Identicals: recensione in anteprima
Courmayeur Noir in Festival 2015: intrigante progetto di Simon Pummell, tra distopia e noir. Malgrado questo, Identicals non riesce a stare al passo con la sua ambizioni, in questo per niente aiutato dai due protagonisti
Non è tutto da buttare riguardo all’ultimo film di Simon Pummell, Identicals, in Concorso al Noir in Festival di quest’anno. Anzi, detta così sembrerebbe che non ci sia quasi nulla da prendere, mentre invece questo non è del tutto vero. Quella che Pummell mette in scena è una love-story a cavallo tra filosofia e fantascienza, dove quest’ultima disciplina è subordinata alla prima. Anche perché le dinamiche che contano sono pressoché tutte interne, laddove la rappresentazione di un ecosistema possibile è ridotta all’osso.
Vuoi per il budget contenuto, vuoi perché altre sono le mire di Pummell, che questo film lo ha anche scritto. E non era d’altronde facile dare vita ad un sci-fi credibile con all’incirca due milioni di euro, nonché cinque sole persone a lavorare alla post-produzione di un film che delega parecchio alla computer grafica. Tuttavia vi metteremmo fuori strada se ci soffermassimo più di tanto sulla componente visiva, in pochi punti modesta, ma che in fondo diventa un “problema” solo nella misura in cui ci viene precluso uno scorcio vero e proprio sul mondo che fa da sfondo alla storia.
No, a nostro parere il vero limite di Identicals sta nel cast, con particolare riferimento ai due attori protagonisti, Lachlan Nieboer e Nora-Jane Noone: pressoché inerti, incapaci di trasmettere alcunché. È probabile che tale freddezza rientri nell’ambito di alcune precise indicazioni impartite da Pummell, che d’altra parte si muove in un ambito che ammicca alla scienza, considerato che di mezzo ci sarebbe pure la psicoanalisi. Davvero però, in casi come questi diventa essenziale riuscire a stabilire qualcosa, qualunque cosa, con i personaggi; strada, questa, che ci viene del tutto preclusa proprio dalla modestia delle performance.
Cos’è allora che tendiamo a tenerci di questo seppur intrigante sci-fi? Beh, certe intuizioni ci sembrano felici, quantunque forse poco utili alla storia, salvo nel caso di un’inquadratura fissa che perdura per un’intera scena con la macchina da presa che tutt’al più si muove in maniera impercettibile; qualche transizione notevole, di cui una da un soffitto alla facciata di un edificio meravigliosa; due/tre primi piani alla De Palma, a cui in generale Identicals si rifà parecchio, non soltanto a livello visivo.
Un film sulle identità, quelle che ciascuno di noi contempla senza magari avvedersene. L’amore, o quantomeno l’interesse di Pummell per la letteratura distopica è chiara, basti pensare già all’incipit, che vede questo ragazzo, Slater, affidare la propria vita ad una multinazionale che è in grado di consegnargliene una nuova, nel senso, appunto, di una nuova identità. Ripartire da zero, insomma, secondo «ciò di cui hai bisogno, non in base a ciò a che vuoi», come si recita in un video pre-registrato al quale Slater assiste una volta entrato nel suo nuovo, minimale ed ultra-futuristico appartamento. In realtà però il ragazzo non è alla ricerca di un nuovo inizio, bensì di una continuazione, quella con la sua ragazza.
Sta qui la vocazione noir del film, che vede il suo protagonista inseguire una donna, salvo poi scoprire che non solo non è l’unica a cui dà la caccia, ma che potrebbe pure essere lui stesso a sua volta la “preda”. Credetemi, non vi svelo alcunché. Gli ultimi venti minuti più o meno, passano in maniera dolce, per alcuni lenta, dai toni di un De Palma a quelli di un Lynch. Un’ultima parte che mira al mind-bending duro e puro, ambiguo, sfuggente. Personalmente ho molto apprezzato questo cambio di registro in fondo così elegante. Peccato per l’intera prima metà, ma pure qualcosa di più: a conti fatti un lungo, sfiancante preambolo al momento che più interessava a Pummell, ossia esporre la tesi su cui il film poggia. Non abbastanza per un film di un’ora e mezza però.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]
Identicals (Olanda-Irlanda, 2015) di Simon Pummell. Con Nora-Jane Noone, Lachlan Nieboer, Tim Faraday, Jacinta Mulcahy e Tim Ahern.