87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni: al cinema e in tv
87 Ore di agonia riprese dalle telecamere di sorveglianza di un reparto psichiatrico, con lo sguardo documentale e drammaticamente artistico di Costanza Quatriglio
“87 ore” sembrano poche nell’economia di una vita, soprattutto quando sono le ultime, come quelle che nell’estate del 2009 hanno segnato il destino di Francesco Mastrogiovanni, morto in seguito a un TSO, ovvero il Trattamento Sanitario Obbligatorio che può essere applicato nel nostro paese in caso di motivata necessità e urgenza clinica, anche se il paziente si oppone.
Le ultime 87 ore del maestro elementare di 58 anni, prelevato da un campeggio del Cilento da un singolare dispiegamento di forze dell’ordine (carabinieri, polizia municipale e guardia costiera), convinto a uscire dall’acqua (dove a quanto pare era entrato cantando “Addio Lugano bella”), a farsi sedare, mettere su un’ambulanza e sottoporsi a un trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno.
87 ore che dal 31 luglio al 4 agosto 2009 hanno visto morire Francesco Mastrogiovanni, legato al letto con cinghie che gli bloccano polsi e cavigli, sedato quasi ininterrottamente senza essere nutrito a sufficienza, fino a quando un edema polmonare lo ha soffocato sotto gli occhi incuranti di 6 medici e i 12 infermieri, finiti sotto processo nel 2010 per il trattamento disumano che gli hanno riservato.
Un processo di primo grado che ha condannato i sei medici per sequestro di persona, morte come conseguenza di altro delitto e falso in atto pubblico, assolvendo i dodici infermieri da una responsabilità che il processo d’appello punta a rivedere.
“87 ore” portate sul grande schermo dal documentario di Costanza Quatriglio, sottoponendo gli spettatori alle immagini disumanizzanti delle nove telecamere di sorveglianza del reparto, riprese asettiche e meccanicamente dall’alto a passo uno, ripercorrendo i giorni e le notti d’agonia di Francesco Mastrogiovanni, alternate alle testimonianze dei familiari, commentate dalla nipote Grazia.
[quote layout=”big” cite=”Costanza Quatriglio]“Io ho sempre lavorato in sottrazione e volevo far parlare la sconcertante evidenza di un’immagine: ma ho presto capito che non era sufficiente. Ho cercato allora chiavi di lettura diverse e nuove, per costruire un racconto; ho studiato molto attentamente, quasi ossessivamente quelle immagini, e il corpus di elementi legislativi, giudiziari e e medici relativi al processo. E mi è stato subito chiaro che per una come me, comunque dotata sempre di amore e empatia per quello che filmo, la vera sfida era trovare una relazione con immagini filmate da un occhio disumano e disumanizzante come quello delle videocamere di sorveglianza. L’osservazione, allora, è la chiave del film, l’osservazione disumana che serve a capire il disumano. Le videocamere di sorveglianza sono fredde, impersonali, e ci annullano: ma dobbiamo ricordarci che la reificazione dei corpi è un processo antico, da parte del potere. A combattere questa reificazione ci siamo noi esseri umani, che serviamo per comprendere e organizzare in base alla nostra umanità.” [/quote]
Con una prospettiva drammaticamente documentale che sfiora gli afflati dell’arte con quelli dolorosi del reale, “87 ore” diretto da DocLab con Rai Tre, è Patrocinato da Amnesty International e sostenuto dall’associazione “A buon diritto” di Luigi Manconi e Valentina Calderone.
Dopo la presentazione ad Arcipelago – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini al Teatro Palladium di Roma, arriva nelle sale di Roma e Milano, ma anche Bergamo, Padova, Vicenza, distribuito da Cineama dal prossimo 23 novembre, mentre il 28 dicembre 2015 arriva anche sul piccolo schermo, trasmesso in seconda serata da Rai Tre.
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Posted by Cineama on Mercoledì 18 novembre 2015
[quote layout=”big” cite=”Parola di Grazia Serra, la nipote di Francesco Mastrogiovanni]
“Abbiamo un po’ messo da parte il dolore nel vedere queste immagini. Qui non c’é la storia di mio zio, solo i suoi ultimi giorni: mio zio era una persona molto riservata, e questo crea ancora più dolore. Ma penso sarebbe d’accordo anche lui, perché credeva nella libertà e amava gli ultimi, e allora che tutti vedano. Bisogna cambiare la realtà”[/quote]
Questo però non vi risparmierà il pugno allo stomaco garantito dalla visione, dolorosamente necessaria, per riflettere su un caso niente affatto isolato, che oggi anticipo con il trailer e la locandina ufficiale con il disegno di Simone Massi.