Spectre a Roma, incontro con Daniel Craig, Monica Bellucci, Sam Mendes e Christoph Waltz
Dopo averci girato il film per quasi un mese Daniel Craig, Monica Bellucci, Sam Mendes e Christoph Waltz sono tornati nella Capitale per presentare Spectre
700 copie. Manca ormai poco all’uscita monster di Spectre nei cinema d’Italia, datata 5 novembre. Un 24esimo capitolo, quello dedicato alla saga James Bond, questa mattina presentato alla stampa romana, poi chiamata ad incontrare Sam Mendes, Daniel Craig, Christoph Waltz e la nostra Monica Bellucci. Una ‘mini-conference’ a cui abbiamo partecipato anche noi di Blogo, con il sottoscritto ancora ‘intontito’ dalla visione del film-fiume (150 minuti), soprattutto se paragonata alla perfezione stilistica, di scrittura e di regia di Skyfall. Meraviglioso nella sua parte iniziale, con un sublime piano-sequenza messicano che darà poi il via ad un’apertura a dir poco straordinaria tanto nella sua spettacolarità quanto nella sua complessità, Spectre tende a sgonfiarsi con il passare dei minuti, seminando splendide scene d’action ad altri momenti di pura stanca, perché legati ad un rapporto 007-Léa Seydoux che tenderà a frenare l’intero progetto. Troppe aspettative, probabilmente, e quell’acclamato capitolo precedente a complicare ulteriormente le cose. Come avvenuto con Quantum of Solace, distanti anni luce da Casino Royale, anche Spectre sembrerebbe aver ‘scontato’ i fuochi d’artificio precedenti. Dovendo fare una classifica dei Bond made in Craig finirebbe al 3° posto.
Ma in attesa di leggere la nostra recensione in anteprima del film veniamo per l’appunto all’incontro capitolino con regista e cast, illuminato dalla bellezza quasi ‘criminale’ della Bellucci, 51enne che irradia energia con la sua sola presenza. Una Bond-Girl tutta italiana, la 5° della storia, che ha così commentato l’esperienza sul set:
[quote layout=”big”]’Per me è stata una bellissima esperienza poter lavorare con Sam Mendes, avere momenti di così tanto piacere recitativo con Daniel Craig. Questo è un ruolo chiave, perché Lucia da’ delle informazioni a Bond che danno poi il via alla missione. In breve tempo succedono poi tante cose, questa donna passa dalla disperazione alla paura, dalla guerra all’estasi. Quando ho incontrato Mendes mi ha detto che voleva fare di questa donna una cinquantenne, una donna adulta. Questa sua tristezza, questa sofferenza, questa solitudine dovevano trasparire. Malgrado non sia più giovane doveva avere ancora una femminilità. Ed è questo a salvarle la vita’. ‘Con questo film ho avuto la possibilità di dare in poco tempo tante emozioni diverse. Ci sono tanti momenti in cui questo personaggio passa da un’emozione all’altra. Ho un ruolo minore, ma credo che sullo schermo non sia mai una questione di minutaggio, ma di dar vita ad un personaggio forte. Ho imparato tantissimo da Sam Mendes e vorrei tornare a lavorare con questo meraviglioso attore (Waltz), un giorno o l’altro’.[/quote]
Proprio Christoph, due volte premio Oscar, si è invece ‘allontanato’ dai villain tarantiniani a cui c’aveva sempre abituato, negando di aver ‘attinto’ in qualche modo da loro.
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‘Diciamo che ho preso il 17.5% dai Bastardi senza Gloria, il 21.35% da Django. Un po’ da altri ruoli. Scherzo. Non funziona così. Io interpreto la parte che mi viene data. Non è come con Il piccolo chimico. Il nostro lavoro è un arte che proviamo a tenere sotto controllo, utilizzando quel che mi è stato donato. Non impongo nulla nei confronti del personaggio. Noi raccogliamo esperienze e poi cerchiamo di capire com’è fatto un film. Perché c’è anche altro, oltre alla prova dell’attore. La regia, il montaggio, i cameraman, le musiche. Elementi che si nutrono a vicenda e sono tutti estremamente importanti. Ci sono poi aspetti psicologici legati ad un attore, tra ispirazioni e caratteristiche, il personaggio ti si incolla addosso. Si assoggetta a noi. C’è tutto questo alla fine’.[/quote]
Il divo tedesco, sempre più spesso legato ai ruoli da ‘cattivo’, si è invece detto tutt’altro che preoccupato dall’eventuale ‘cliché interpretativo’.
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‘Chi sono io per dire quel che accadrà in futuro nei confronti della mia carriera? Non lo so. Vedremo’.[/quote]
Monica, infine, ha provato a spiegare ‘come’ riesca ad entrare in una parte. Quali sono i passaggi che solitamente va ad incrociare prima di dare il via alle riprese.
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‘Credo che ci sia una parte puramente tecnica: come mi vesto, mi trucco, mi pettino, come cammino. Tutto crea l’atmosfera. Chi è questa donna, da dove viene, cosa fa nella vita, chissà da quant’è che non fa l’amore visto che presto si concede a Bond. Poi c’è una parte inconscia. Cosa si fa pochi minuti prima di girare, ed è quella la parte che più mi piace. La parte per cui un attore si eccita, ed è quella parte che da’ il motore. La più pericolosa, quella che viene fuori dall’anima. Faccio cinema per quel momento magico, in cui non sai quel che accadrà fino a quando non viene dato il ciak’.[/quote]
Altra mini-conference ed altri due ingressi in scena con Daniel Craig e Sam Mendes. Il primo Bond da quasi 10 anni e 4 film (con un quinto da realizzare per contratto); il secondo al bis dopo il boom di Skyfall. 13 anni fa, ma in pochi se lo ricordano, i due girarono anche Era Mio Padre. Un ritorno, quello di Craig negli abiti di 007, che ha ancor di più dipinto i lineamenti dell’agente segreto sul suo volto, tanto dall’aver quasi inglobato il personaggio ideato da Ian Fleming.
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‘Ma non è successo in modo consapevole. Non ho provato a cambiarlo. Quando ho iniziato ad indossarne i panni sapevo che non volevo copiare gli altri attori che avevano interpretato Bond. Ho preso ispirazione dai libri di Flaming, ho ricominciato da zero. Ho volutamente lasciato spazio attorno al personaggio, anche se c’è una regola da cui non posso scappare. Sto interpretando James Bond’.[/quote]
La miglior scena del film, come scritto, è quella iniziale, che vede l’azione prendere vita a Città del Messico, nel pieno delle celebrazioni del Giorno dei Morti. Una scena segnata da un ipnotico piano-sequenza che Mendes, giustamente, ha rivendicato con orgoglio.
[quote layout=”big”]’Quella è stata la più soddisfacente ed eccezionale scena del film. Un’atmosfera incredibile, l’energia e l’architettura di quella piazza. E’ stato un qualcosa che c’ha veramente caricato. Avevamo 300 tecnici, è stato difficile ma avevamo di tutto. Gru, camion e attrezzature pazzesche, tra musica dal vivo, inseguimenti, migliaia di persone in strada e quello scontro finale con l’elicottero in cielo. E’ la scena di cui vado più orgoglioso, anche per una questione di ritmo. E’ un microcosmo nel film, tutto quel che ho imparato in Skyfall l’ho messo in questa sequenza d’apertura’.[/quote]
Dimenticato il Messico l’azione si sposta poi a Roma, nella Capitale, dove la troupe è rimasta per quasi un mese. Per tre settimane Mendes ha di fatto girato solo di notte, per dar vita ad uno spettacolare inseguimento per le strade della Città Eterna, così ‘ricordato’ dal regista:
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‘Il miglior ricordo che mi porto dietro di Roma è uno dei vostri tesori nazionali: Monica Bellucci. Scherzi a parte siamo stati accolti molto bene dalla città, c’è stata data l’opportunità di creare una cosa spettacolare. Bond non era mai stato a Roma. Abbiamo voluto evitare i cliché, Roma di notte è qualcosa di fantastico. Siamo grati per il calore dei romani e per le opportunità che ci sono state date dall’amministrazione’.[/quote]
Immancabile anche un commento da parte di Daniel, infortunatosi causa sanpietrini a bordo di una sfrecciante Aston Martin. Perché tutte le strade bucate portano a Roma.
[quote layout=”big”]’E’ stata un’incredibile esperienza, abbiamo girato in posti incredibili. Tutti noi abbiamo lasciato un pezzettino del nostro cuore qui a Roma, perché c’è stato consentito di girare in posti fantastici e fare delle cose veramente spettacolari. L’opportunità di tornare a Roma mi ha quest’oggi reso felice. Fare quel che abbiamo fatto a Roma è stato fantastico, quindi grazie alla città’.[/quote]