The Batman, recensione: da vigilante a eroe, una cupissima parabola a tinte crime
Leggi la recensione di Blogo dell’acclamato “The Batman” di Matt Reeves, con Robert Pattinson come nuovo Bruce Wayne.
The Batman ha finalmente esordito nei cinema e il cupissimo cinecomic del regista Matt Reeves ha mantenuto la promessa e le premesse, portare sul grande schermo un Bruce Wayne per una nuova generazione. Robert Pattinson riesce a regalare ai fan di film e fumetti un Batman memorabile, e riavviare un franchise che dal lontano 1989 ha portato sullo schermo una serie di eroi, anti-eroi e criminali entrati, chi più chi meno, di diritto nell’immaginario della cultura pop.
“The Batman” ci racconta di un Bruce Wayne ancora alle prese con un trauma che lo sta consumando, una bestia nera feroce, depressa e atavica che Bruce sfama punendo la marmaglia che infesta una Gotham che sembra ormai senza speranza. Un ventre molle fatto di corruzione, depravazione e criminalità che come un cancro sta divorando una città inerme che solo Batman e un onesto poliziotto, il commissario Gordon del bravissimo Jeffrey Wright, cercano di salvare combattendo a mani nude una guerra che sembra ormai inesorabilmente perduta.
“The Batman” in realtà non presenta nulla di realmente nuovo all’interno dell’universo di Batman, in realtà Matt Reeves fagocita e miscela l’immaginario cinematografico e quello dei fumetti per creare un Batman alternativo che è figlio di mondi e media diversi. Il film di Reeves potrebbe davvero rappresentare il Batman definitivo se non ci fosse quel capolavoro de Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan a svettare ormai da oltre un decennio come inarrivabile punto di riferimento per i moderni cinecomic. A testimonianza di ciò anche il film di Reeves come la trilogia di Nolan ritrae un vigilante mascherato in un universo in cui il realismo regna sovrano, dove i superpoteri sono l’intuito, la capacità deduttiva, la forza bruta, il bisogno di fare della vendetta una ragione di vita e dove i criminali sembrano usciti da un gangster-movie di Scorsese, con solo una deriva grottesca nel Pinguino di un irriconoscibile Colin Farrell che sembra un mix tra l’Al Capone di De Niro ne Gli intoccabili e i grotteschi gangster del Dick Tracy cinematografico.
“The Batman” ha diverse fonti d’ispirazione che Reeves miscela con dovizia e fa sue inglobandole all’interno di una storia “crime” o poliziesca che dir si voglia. Una trama di grande impatto e anche ambiziosa dal punto di vista narrativo, tanto che il film ha una durata di quasi tre ore che potrebbero rendere il film ostico allo spettatore occasionale, un tempo dilatato di cui abbisogna l’evolversi della storia e del duello a colpi di enigmi, misteri svelati e colpi di scena tra Batman e l’Enigmista che però valgono senza dubbio fino all’ultimo minuto di visione. Prima grande fonte d’ispirazione di Reeves per il suo “The Batman” è il fumetto di culto anni novanta Il lungo Halloween ambientato durante il primo anno di attività del Crociato Incappucciato. La trama di “The Batman” posticipa gli eventi del film rispetto al fumetto, ambientandoli durante il secondo anno da vigilante di Bruce Wayne e sostituisce con l’Enigmista di Paul Dano, il serial-killer “Festa” del fumetto originale, un misterioso assassino il cui nome deriva dalla sua abitudine di uccidere soltanto durante le festività.
L’Enigmista di Dano è un esempio di come la vera recitazione emerga potente e oscura anche dietro ad una maschera. In questo caso Dano fa di voce, sguardo e postura mezzi intimidatori proprio come il Batman di Robert Pattinson, entrambi i profili psicologici durante il dipanarsi della trama verranno man mano definiti e spesso viaggeranno in parallelo, creando una inquietante dicotomia vigilante / criminale simile a quella che il Joker imputa a Batman durante la famosa scena dell’interrogatorio ne “Il cavaliere oscuro” di Nolan. Dicotomia che in questo caso Reeves ribalta: se il Bruce Wayne di Christian Bale alla fine del film diventa criminale braccato perché “è l’eroe che Gotham merita, ma non quello di cui ha bisogno…”; il Batman di Robert Pattinson affronta un percorso inverso quando si rende conto che la città ha bisogno di un eroe e non di un brutale vigilante. Uno spauracchio per i criminali che finisce inesorabilmente per terrorizzare anche coloro che deve proteggere, e soprattutto diventa cattivo maestro per chi alla fine persegue la vendetta e imita la giustizia fai da te, per farne un distorto uso personale.
“The Batman” e la sua cupezza, che rispecchia la rabbia e la depressione che diventano il modo di vedere il mondo di un Bruce Wayne traumatizzato, pescano suggestioni da un paio di pellicole altrettanto cupe diventate dei cult,. In primis il Seven di David Fincher con un serial-killer moralizzatore che miete vittime e sfida le autorità, nel film ci sono molti parallelismi tra il John Doe di Kevin Spacey e l’Edward Nashton di Paul Dano. L’altro film è Il corvo di Alex Proyas; la ricerca di vendetta in una città brutalizzata, diventata una carcassa divorata dal crimine, sono elementi che ritroviamo nel Bruce Wayne di Pattinson che in alcune scene del film, in cui l’attore non indossa la maschera, rievoca inevitabilmente l’Eric Draven del compianto Brandon Lee.
Se dovessimo continuare a cercare connessioni allo scopo di provare che in “The Batman” non c’è nulla di nuovo ci vorrebbe davvero troppo tempo. Preferiamo fermarci qui ed elogiare il regista Matt Reeves e la sua capacità di regalare ai fan un Batman “alternativo”, ma anche figlio di tutto ciò che di buono cinema (i film di Burton e Nolan, ma anche il Joker di Todd Phillips), fumetti (chi più ne ha più ne metta) e serie tv (vedi Gotham e Titans) hanno saputo infondere all’universo del Cavaliere oscuro, diventando poi fonti d’ispirazione, anche solo per suggestioni, del cupo universo creato da Reeves che arriva potente a mettere un punto fermo nell’evoluzione immaginifica dell’iconico supereroe DC.