Stasera in tv: “Sorry We Missed You” su Rai 3
Rai 3 stasera propone “Sorry We Missed You”, film drammatico del 2019 diretto da Ken Loach con Kris Hitchen, Debbie Honeywood e Rhys Stone.
Cast e personaggi
Kris Hitchen: Ricky Turner
Debbie Honeywood: Abbie Turner
Rhys Stone: Sebastian “Seb” Turner
Katie Proctor: Liza Jane Turner
Doppiatori italiani
Stefano Thermes: Ricky Turner
Benedetta Ponticelli: Abbie Turner
Leonardo Caneva: Sebastian “Seb” Turner
Anita Ferraro: Liza Jane Turner
La trama
Newcastle. Ricky (Kris Hitchen) e la sua famiglia combattono contro i debiti dopo il crack finanziario del 2008. Una nuova opportunità appare all’orizzonte grazie a un furgone nuovo che offre a Ricky la possibilità di lavorare come corriere per una ditta in franchise. Si tratta di un lavoro duro, ma quello della moglie (Debbie Honeywood) come badante non è da meno. L’unità familiare è forte ma quando entrambi prendono strade diverse tutto sembra andare verso un inevitabile punto di rottura.
Curiosità
- Ken Loach nasce nel 1936 a Nuneaton. Frequenta il liceo King Edward VI e in seguito studia diritto al St. Peter’s Hall di Oxford. Dopo un breve periodo in cui si dedica al teatro, nel 1963 viene reclutato dalla BBC come regista televisivo. È l’inizio di una lunga carriera in televisione e nel cinema in cui firmerà la regia di decine di film, da Cathy Come Home e Kes negli anni sessanta a Terra e libertà, Sweet Sixteen, Il vento che accarezza l’erba (Palma d’Oro, Festival del film di Cannes 2006), Il mio amico Eric, La parte degli angeli e Io, Daniel Blake (Palma d’Oro, Festival del film di Cannes 2016).
- Kris Hitchen (Ricky) ha preso ispirazione per la sua parte dal suo tempo lavorando come idraulico negli anni tra i lavori di recitazione.
- Come alcuni altri film di Ken Loach, il cast di “Sorry We Missed You” è composto da attori e non attori sconosciuti. L’assenza di stelle riconoscibili rende più facile per il pubblico credere che i personaggi siano persone comuni con lotte riconoscibili.
- Questo era un sequel del film di Ken “Io, Daniel Bake”, anch’esso girato a Newcastle.
- La canzone cantata dalla paziente di Abbie, quando Abbie si fa pettinare i capelli, è ‘Goodnight Irene’, che è la canzone cantata dai fan della squadra di football del Bristol Rovers.
- La storia di “Sorry We Missed You” prende in parte ispirazione dalle esperienze di Don Lane, un corriere per DPD morto nel gennaio 2018 a causa di una malattia che era sttao costretto a trascurrae nella fretta delle consegne di Natale. il corriere aveva saltato diversi appuntamenti in ospedale per curare il suo diabete di tipo 1 perché gli erano state addebitate 150 sterline dalla DPD quando aveva saltato le consegne per partecipare a un appuntamento per una visita e temeva ulteriori addebiti.
Intervista al regista
Il regista Ken Loach racconta come è nata l’idea di “Sorry We Missed You”?
Quando abbiamo finito Io, Daniel Blake, ho pensato “Chissà, forse questo è il mio ultimo film”. Ma quando eravamo andati ai banchi alimentari per svolgere le nostre ricerche per quel film, ci eravamo resi conto che molte delle persone che li frequentavano avevano un impiego, part time o con contratti a zero ore. È un nuovo tipo di sfruttamento. La cosiddetta gig economy (il modello economico basato sul lavoro accessorio), i lavoratori autonomi o a chiamata dalle agenzie, la precarietà dell’impiego, sono temi che hanno continuato a caratterizzare le ininterrotte conversazioni quotidiane tra Paul [Laverty] e me. E pian piano è emersa l’idea che forse valeva la pena di fare un altro film, non esattamente complementare a Io, Daniel Blake , ma comunque legato al primo.
Loach spiega l’iter seguito con lo sceneggiatore Paul Laverty per le ricerche legate fatte per portare nel film il massimo realismo.
Paul ha svolto la maggior parte delle ricerche e in seguito abbiamo incontrato insieme alcune persone. Spesso gli autisti erano reticenti a parlare, non volendo correre il rischio di perdere il lavoro. È stato estremamente difficile entrare nei magazzini. Un uomo molto disponibile, responsabile di un deposito non lontano dal luogo dove abbiamo girato, ci ha dato indicazioni molto precise su come allestire il nostro magazzino. Gli autisti del film sono quasi tutti autisti o ex autisti nella vita. Quando abbiamo girato quelle scene, sapevano come fare. Conoscevano il processo, il suo funzionamento e le pressioni esercitate per eseguirlo in tempi rapidi. L’aspetto più sorprendente è il numero di ore che le persone devono lavorare per guadagnarsi decentemente da vivere e anche la precarietà del loro lavoro. Lavorano in proprio e, in teoria, sono affari loro, ma se qualcosa gira storto tutti i rischi ricadono su di loro. Ed è molto facile che ci sia un problema con il furgone e se non si presentano per svolgere il servizio subiscono sanzioni equivalenti a quelle di Daniel Blake. A quel punto possono perdere parecchi soldi molto rapidamente. Per quanto riguarda gli assistenti domiciliari come Abby, possono stare in giro per le loro visite anche dodici ore, ma vengono pagati solo sei o sette ore al minimo della paga.
Loach spiega quali sono i quesiti che solleva il film.
Questo sistema è sostenibile? È sostenibile fare acquisti grazie a un uomo in un furgone che si ammazza lavorando 14 ore al giorno? In fin dei conti, è davvero un sistema migliore rispetto a recarci in un negozio e parlare con il gerente? Vogliamo davvero un mondo in cui le persone lavorano sotto una simile pressione, con ripercussioni devastanti sulle loro amicizie e sulle loro famiglie e un restringimento delle loro vite? Qui non si tratta del fallimento dell’economia di mercato, al contrario è la logica evoluzione del mercato, conseguenza della concorrenza selvaggia a ridurre i costi e ottimizzare i profitti. Il mercato non si interessa della nostra qualità di vita, è preoccupato solo di fare soldi e le due cose non sono compatibili. I lavoratori sulla soglia della povertà, come Ricky, Abby e la loro famiglia, pagano il prezzo. Ma alla fine tutto questo non conta a meno che il pubblico non creda alle persone che vede sullo schermo, non le abbia a cuore, non sorrida con loro, non condivida i loro problemi. Sono le loro esperienze vissute, riconosciute come autentiche, che dovrebbero toccarci.
Intervista ai protagonisti Kris Hitchen & Debbie Honeywood
Ci presenti Ricky…
KH: Ricky è un gran lavoratore che desidera soltanto il meglio per la sua famiglia. Quando lo incontriamo, sta attraversando un momento molto delicato perché si è appena lanciato in una nuova avventura lavorativa e ha alcune tensioni con suo figlio Seb e con la sua famiglia in generale. È sempre stato il capo della sua famiglia e colui che ha principalmente provveduto al suo sostentamento e pensa sempre di avere tutte le risposte. Ma adesso è arrivato al punto di iniziare a dubitare di se stesso e di chiedersi se le decisioni che ha preso siano state giuste per i suoi cari. Questo significa che sta andando un po’ in pezzi, perché per la prima volta si domanda che cos’è esattamente questa situazione e che senso abbia tutto questo.
Qual è il passato di Ricky?
Ha fatto una serie di lavoretti mal pagati e semi qualificati nel settore dell’edilizia. Ha sempre
lavorato in squadra nei cantieri e si è anche occupato un po’ di giardinaggio paesaggistico. È in grado di fare qualsiasi cosa in un cantiere edile pur di riuscire ad avere una paga. Vive a Newcastle, dove si è trasferito da Manchester dopo essersi innamorato di Abby che ha conosciuto in un locale notturno e con cui ha finito col fare due figli. Gran parte della sua storia consiste nel fatto che ha tentato di tutto per cercare di avere una casa sua e ottenere un mutuo, ma ovviamente non ci è riuscito per via del collasso della Northern Rock. Quando si manifesta l’idea del lavoro di fattorino per lui è come fosse l’ultima chance, una seconda occasione d’oro. Sta invecchiando e sente di doverlo fare subito: qualche anno di sacrifici durissimi per mettere al sicuro se stesso e la sua famiglia.
Come ha ottenuto il ruolo?
Ho iniziato a recitare seriamente quando ho compiuto 40 anni. Avevo quasi finito di pagare il mutuo e avevo lavorato per 20 anni come idraulico in proprio. Avevo sudato sette camicie per anni per mettere la mia famiglia in una condizione che mi avrebbe consentito di fare l’attore e ho chiesto a mia moglie se era d’accordo con la mia scelta – avevo bisogno della sua benedizione perché lei avrebbe dovuto continuare a lavorare. E lei si è messa a lavorare sei giorni alla settimana per permettermi di iniziare a recitare. Quando mi hanno proposto questo ruolo, avevo già visto l’annuncio su Spotlight, ma cercavano esclusivamente attori di Newcastle. Poi un bel giorno il mio agente mi ha contattato e mi ha detto che cercavano qualcuno di Manchester o Bolton. In sostanza me! Io vivo a Bolton, ma sono di Manchester e ho un passato nell’edilizia. Mi sono presentato alle audizioni, ho iniziato a chiacchierare con Ken, pensavo di essere stato scarsissimo, ma mi hanno convocato di nuovo. Sono andato e ce l’ho messa tutta – ti capita una sola chance, giusto? Da quel giorno in poi, è avvenuto tutto molto rapidamente. Ho ricevuto una telefonata e ricordo che mi avevano appena pagato alcuni boiler. Gli ultimi scaldabagni che ho installato in vita mia, spero…
Chi è Abby?
DH: Abby è una badante. Lavora quattro sere su sette e fatica a recarsi dai suoi assistiti perché il marito le ha venduto l’auto, un elemento fondamentale per un’assistente domiciliare che opera in una città. Cerca anche di crescere i suoi figli, due ragazzi in età scolare che richiedono la sua presenza. E lei si sente in colpa come madre. Sommando tutti questi fattori, il risultato è che Abby è sull’orlo del crollo. Si sente perennemente in colpa, vuole fare del suo meglio per tutti perché tutti le stanno a cuore. Nel lavoro vuole prendersi cura dei suoi assistiti, malgrado le sue priorità siano i suoi figli e suo marito. Ma non riesce a star dietro a ogni cosa.
Come sono arrivati a questo punto Abby e Ricky?
Dieci anni prima c’è stato il crollo della Northern Rock. Ricky lavorava nel settore dell’edilizia. È stato licenziato. Avevano ottenuto una promessa di concessione del mutuo sulla casa, ma è svanita nel nulla. Poi Ricky è passato da un lavoro precario a un altro, hanno vissuto in affitto, cambiando diverse case. Invece Abby è riuscita a trovare solo questo lavoro come assistente domiciliare in cui vieni pagato in base al numero di visite. Insieme riescono a stento a sbarcare il lunario, ma nulla di più.
Come si sono incontrati?
Si sono conosciuti a un rave quando erano entrambi molto giovani. Abby è originaria di Newcastle, Ricky viene da Manchester. Un giorno lei non sapeva come rientrare a casa e così lui l’ha riaccompagnata con il suo furgone sgangherato, riuscendo a conquistarla suppongo.
Com’è il loro rapporto adesso?
Come quello di una coppia vera, penso: nella vita reale, quando ci si ammazza di lavoro, ogni cosa ostacola il rapporto. Le priorità diventano altre. Quando mai hai il tempo anche solo di parlare, per non dire di guardare, l’altro? Non lo so proprio.
Come sei stata scelta per interpretare Abby?
Sono un’insegnante di sostegno e lavoro a North Tyneside. A 40, anni mi sono iscritta all’agenzia artistica NE1 4TV perché nella mia lista dei desideri avevo scritto che avrei voluto fare televisione. Ho ottenuto un piccolo ruolo come comparsa nella serie televisiva Vera. Poi mi hanno chiesto di tornare per dire cinque parole e nient’altro. Sono rimasta nei loro elenchi. Capitavano sempre delle offerte di lavoro fino a quando non è apparso questo annuncio: descriveva il personaggio come una donna sulla quarantina con due figli adolescenti, dolce e coriacea, che si fa benvolere da tutti. Ho mostrato l’annuncio a mio marito che ha commentato “Sembra la tua descrizione, vai e provaci!” E contemporaneamente una delle mie migliori amiche mi ha detto la stessa cosa! Ho dovuto mandare un breve videomessaggio fatto con il mio cellulare a Ken, che poi ho incontrato per un drink. In seguito ho fatto una serie di audizioni. Ho scoperto quale ruolo avrei interpretato solo alla fine. Devo confessare che ho urlato delle parolacce quando mi hanno detto che avrei avuto uno dei protagonisti. Non ci potevo credere! Poche settimane dopo stavamo già girando.
La colonna sonora
- Le musiche originali di “Sorry We Missed You” sono del compositore britannico George Fenton (Le relazioni pericolose, Red Joan, Un uomo tranquillo, Il ritratto del duca), Fenton e il regista Ken Loach sono collaboratori assidui, tra le loro precedenti collaborazioni ricordiamo My Name Is Joe, Il vento che accarezza l’erba, Il mio amico Eric, Io Daniel Blake.
- La colonna sonora include il brano “Know How” di Young MC, brano incluso anche nella colonna sonora di Baby Driver – Il genio della fuga.