Alcarras: trailer italiano e anticipazioni film di Carla Simon Orso d’oro a Berlino
Tutto quello che c’è da sapere su “Alcarràs”, il dramma spagnolo di Carla Simon Orso d’oro a Berlino al cinema dal 26 maggio 2022.
Dal 26 maggio al cinema con I Wonder Pictures Alcarràs, il dramma della regista spagnola Carla Simón che ha conquistato l’Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino. Il film è una co-produzione Italia/Spagna che racconta di una famiglia, agricoltori da generazioni, di un piccolo paese in Catalogna che si trova alle prese con fonti di energia alternative e un futuro incerto.
Trama e cast
La trama ufficiale: Alcarràs, un piccolo villaggio della Catalogna. Da quando ne ha memoria, la famiglia Solé vive del frutto di una terra che non è la sua ma a cui dedica tutti i propri sforzi. Il raccolto di quest’anno, però, potrebbe essere l’ultimo: il proprietario del terreno ha nuovi piani per il frutteto, i peschi devono far posto ai pannelli fotovoltaici. L’imminente abbattimento degli alberi di cui si sono presi cura per tutta la vita provoca una profonda spaccatura all’interno della grande famiglia, che per la prima volta si trova ad affrontare un futuro incerto, rischiando di perdere qualcosa di persino più prezioso della propria casa.
Josep Abad. Jordi Pujol Dolcet, Anna Otín, Xènia Roset, Albert Bosch, Ainet Jounou, Montse Oró, Carles Cabós, Joel Rovira, Isaac Rovira, Berta Pipó, Elna Folguera, Antònia Castells, Djibril Casse e Jacob Diarte.
Alcarras – trailer e video
Primo trailer italiano ufficiale pubblicato il 7 maggio 2022
Curiosità
- Carla Simon dirige
- “Alcarràs”
- da una sua sceneggiatura scritta con Arnau Vilaró (Estate 1993).
- Il team al femminile che ha supportato la regista Carla Simon dietro le quinte ha incluso la direttrice della fotografia Daniela Cajías (Las niñas), la montatrice Ana Pfaff (Estate 1993), la scenografa Mónica Bernuy (Estate 1993) e la costumista Anna Aguilà (Durante la tormenta).
- Le musiche originali di “Alcarràs” sono del compositore Andrea Koch al suo primo lungometraggio di finzione dopo il documentario Normal (2019).
- “Alcarras” è una produzione Avalon Pc, Elastica Films, Vilaüt Films, Alcarràs Film Aie in coproduzione con Kino Produzioni (Italia). Prodotto da María Zamora, Stefan Schmitz, Tono Folguera, Sergi Moreno. Co-produttore Giovanni Pompili. Produttori esecutivi María Zamora e Giovanni Pompili.
Note di regia
Alcarràs è un piccolo paese in Catalogna dove la mia famiglia coltiva le pesche. Quando mio nonno è morto qualche anno fa, i miei zii hanno ereditato la terra e la sua cura. Il dolore per la perdita di mio nonno mi ha spinta a dare valore alla sua eredità e agli alberi che coltivava, consapevole che un giorno avrebbero potuto sparire. È così che è nata l’idea del film: una famiglia di contadini – i Solé – sta per perdere la sua coltivazione di peschi che il proprietario del terreno vuole sostituire con pannelli solari. Gli esseri umani coltivano la terra in gruppi famigliari fin dal Neolitico. Quello del contadino è il mestiere più antico di tutti i tempi. Ma la storia della famiglia Solé ha luogo in un momento in cui l’agricoltura tradizionale non è più sostenibile. Come loro sono moltissime le famiglie che, dopo generazioni, sono costrette ad abbandonare le loro terre. Una domanda si impone: cos’è l’agricoltura, oggi? Alcarràs è un omaggio alla resilienza delle ultime famiglie di contadini, ancorate alle antiche tradizioni e sempre più marginalizzate. Questa è una storia di appartenenza a una terra, a un luogo, ma e anche un dramma sull’eterna tensione generazionale, sul doloroso superamento delle antiche tradizioni e sull’importanza di rimanere uniti in tempi di crisi. Alcarràs è concepito come un film corale perché desideravo raccontare cosa significa essere parte di una grande famiglia. Dialoghi che si intrecciano, energie opposte, caos, gesti piccoli ma significativi, reazioni a catena emotive… Ciascun Solé cerca il proprio posto nel mondo in un momento in cui la famiglia è sul punto di perdere la propria identità collettiva. Ho scelto di lavorare con attori non-professionisti della zona di Alcarràs per conservare un legame profondo con la terra e con la sua lingua. Perché diventassero una vera famiglia, gli attori hanno passato molto tempo insieme, improvvisando per costruire le loro relazioni. Ancora oggi, ad un anno di distanza dalle riprese, continuano a chiamarsi con i nomi del film, sentendo che tutti loro hanno due famiglie: quella reale e quella degli “Alcarràs”. [Carla Simon]
Intervista alla regista
La regista Carla Simón parla del film e ne riassume la trama.
“Alcarràs”è la cronaca di una morte annunciata. La famiglia Solé viene a sapere che alla fine dell’estate dovrà lasciare le terre che coltiva da tre generazioni, vicino alla cittadina catalana di Alcarràs. Il proprietario vuole sradicare i loro peschi per installare pannelli solari sui terreni. La famiglia si riunisce per raccogliere l’ultimo raccolto, ma le loro differenze su come affrontare il futuro incerto minacciano la loro unità. Si tratta di un’opera corale in cui ogni membro della famiglia Solé cerca di trovare il proprio posto in questa crisi, proprio nel momento in cui la loro identità condivisa è a rischio.
Simón spiega quali sono i temi principali che attraversano il film.
Da un lato, il film è una riflessione sull’agricoltura al giorno d’oggi. Molti credono che la terra debba appartenere a chi la lavora, e la famiglia Solé coltiva gli stessi campi da molti anni. Ma si erano accordati con il proprietario terriero solo in modo non ufficiale, durante la guerra civile spagnola. E dato che un contratto vale più di qualsiasi accordo verbale, il nuovo proprietario vuole che se ne vadano. Per quanto tempo possono coesistere tradizione e cambiamento in questo luogo? Gli esseri umani hanno coltivato la terra in piccoli gruppi familiari fin dal neolitico. È il lavoro più antico di tutti i tempi. Ma la storia dei Solé si svolge in un momento in cui questo modo di fare agricoltura non è più sostenibile. Le grandi aziende comprano la terra per coltivarla in modo estensivo, i prezzi bassi della frutta costringono a sostituire gli alberi per utilizzi dei terreni con più alti profitti, e i giovani agricoltori lasciano le loro case per cercare di trovare altri impieghi. I modelli stanno cambiando, un vecchio mondo sta finendo, e il nostro film vuole essere un omaggio nostalgico alle ultime famiglie di contadini che ancora resistono. Nonostante i cattivi auspici, spero che l’agricoltura ecologica possa diventare un futuro luminoso per coloro che vogliono continuare a coltivare la terra in piccoli gruppi. Allo stesso tempo, questo è anche un film sulle relazioni familiari, le tensioni generazionali, i ruoli di genere e l’importanza dell’unità nei momenti di crisi. È una riflessione sulla necessità dell’adattamento, mentre vengono rappresentati gli ultimi giorni di un universo che i suoi abitanti credevano eterno. È anche una riflessione sulla mancanza di comunicazione tra i membri di una famiglia, e su come a volte tutto sarebbe più facile se dicessimo ad alta voce quello che pensiamo e come ci sentiamo. Penso spesso ad ALCARRÀS come ad un film d’azione. Non ci sono esplosioni, sparatorie o effetti speciali spettacolari, ma i personaggi vivono su una montagna russa emotiva che mette sottosopra tutte le loro relazioni.
Simón racconta la genesi del film e l’idea iniziale da cui è scaturito.
I miei zii coltivano pesche ad Alcarràs. Lo facevano insieme a mio nonno, che però è morto qualche anno fa. Passo tutte le mie vacanze di Natale e d’estate nella loro terra. Tutto quello che viene vissuto e condiviso in quel luogo ha un enorme valore affettivo per la mia famiglia. Il dolore per la morte di mio nonno mi ha portato a valorizzare la sua eredità e il loro lavoro agricolo. Per la prima volta nella mia vita ho immaginato gli alberi coltivati dalla mia famiglia come qualcosa che un giorno potrebbe scomparire. Improvvisamente, ho sentito il bisogno di ritrarre quel luogo, la sua luce, i suoi alberi e i suoi campi, la sua gente, i loro volti, la durezza del loro lavoro, il caldo d’estate… È un posto che ha un enorme valore cinematografico. L’ultimo raccolto della famiglia Solé in quelle terre era il giusto scenario per parlare di un mondo che sta per finire.
La regista spiega la scelta di lavorare con attori non professionisti.
Cerco sempre il naturalismo negli attori. Penso che più gli attori sono vicini ai personaggi che interpretano, più sono realistici. Volevo che questo film venisse interpretato da contadini che la terra la lavorano, ci sono realmente legati e possono veramente capire cosa significhi perderla. La maggior parte degli abitanti della zona di Alcarràs sono agricoltori o provengono da famiglie di agricoltori. Ero certa che avremmo potuto trovare gli attori giusti tra loro. Poi, ci sono bambini e adolescenti nel cast; loro sarebbero stati comunque attori non professionisti. Inoltre, in quella regione della Spagna si parla un dialetto catalano molto particolare. Non ci sono molti attori originari della zona, e per rappresentare fedelmente quel luogo era importante rispettare il suo modo di parlare. Per trovare i nostri attori, siamo andati in tutte le fiere di paese (questo prima del COVID) per invitare alle audizioni tutti quelli che potevano rientrare nel cast. Abbiamo fatto provini a più di 7.000 persone. Speravo di poter ingaggiare alcuni membri della stessa famiglia, ma non è stato possibile e ogni membro della famiglia Solé viene da un paese diverso. Per cui abbiamo passato molto tempo insieme, improvvisando situazioni per costruire i rapporti tra loro. I legami che si sono creati sono diventati così stretti che ancora oggi si chiamano con i nomi dei personaggi nel film.
Chi è Carla Simon
Carla Simón (1986) è cresciuta in Catalogna. Ha studiato Comunicazione audiovisiva all’Università Autonoma di Barcellona e all’Università della California. Nel 2011 ha ottenuto una borsa di studio da La Caixa per un master alla London Film School, dove ha diretto i cortometraggi Born Positivo, Lipstick, Quelle piccole cose e Llacunes. Nel 2017 il suo primo lungometraggio, Estate 1993, vince il premio come migliore opera prima alla Berlinale, dove ottiene anche il Gran premio della giuria nella sezione Generation Kplus. Il film ha ricevuto oltre 30 riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui 3 Goya e una nomination agli EFA, e ha rappresentato la Spagna nella corsa all’Oscar. Nel 2018, inoltre, Carla Simón ha ottenuto lo Young Talent Prize promosso da Kering e dal Festival di Cannes. In seguito ha realizzato i cortometraggi Después también e Correspondencias, una conversazione epistolare con Dominga Sotomayor, presentata in anteprima a Visions du Réel, al New York Film Festival e al
Festival di San Sebastián tra gli altri. Alcarràs, il suo secondo lungometraggio, ha vinto l’Orso d’Oro alla 72. Berlinale.