La verità secondo Maureen K.: due clip in italiano del film “La Syndacaliste” con Isabelle Huppert (al cinema dal 21 settembre)
Tutto quello che c’è da sapere su “La verità secondo Maureen K” (La Syndacaliste), la storia vera con Isabelle Huppert nei cinema italiani dal 21 settembre 2023 con I Wonder Pictures & Unipol Biografilm Collection.
Dopo il successo de La padrina, il regista Jean-Paul Salomé torna a dirigere la magnetica star francese Isabelle Huppert in La verità secondo Maureen K. (La Syndacaliste). Il film è stato presentato in concorso nella Sezione Orizzonti di Venezia 79 e uscirà nei cinema italiani dal 21 settembre distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.
Diviso tra impegno civile, thriller e indiretta riflessione sulla disparità di genere, La verità secondo Maureen K. narra di un’incredibile indagine ambientata nel mondo del nucleare e della politica ed è ispirato alla vera storia di Maureen Kearney, già raccontata nel libro “La Syndicaliste” di Caroline Michel-Aguirre. Maureen Kearney, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese, diventa un’informatrice, denunciando accordi top-secret che scuotono il settore nucleare francese. Sola contro il mondo, Maureen lotta con le unghie e con i denti per portare alla luce lo scandalo e difendere più di 50.000 posti di lavoro. Maureen Kearney viene trovata nella sua abitazione legata a una sedia, con una lettera A incisa sulla pancia. Sconvolta, la donna non ricorda nulla dell’aggressione. Le indagini si susseguono serrate, ma man mano che emergono nuovi elementi, nella mente degli inquirenti inizia a crescere il dubbio e a insinuarsi un terribile sospetto… così da iniziale vittima, Maureen si ritrova a essere la prima sospettata. Maureen dovrà fare di tutto per riuscire a dimostrare la sua verità.
La Syndacaliste – Trama e cast
La trama ufficiale: Essere l’esponente sindacale di spicco di una multinazionale apre le porte ai più alti livelli dell’industria e della politica. Ma quando cerchi di ostacolare gli interessi dei potenti, il contraccolpo può rivelarsi brutale, soprattutto se sei una donna in un mondo dominato dagli uomini. Questa è la vera storia di Maureen Kearney, aggredita e umiliata in casa sua. Sconvolta, Maureen viene inizialmente ascoltata e protetta. Ma le indagini si svolgono sotto pressione e nella mente degli inquirenti inizia a crescere il dubbio: da vittima, la donna si ritrova a essere la prima sospettata. Non creduta, vilipesa, trattata da bugiarda e visionaria, Maureen dovrà fare di tutto per riuscire a dimostrare la sua verità. Da Jean-Paul Salomé (Belfagor – Il fantasma del Louvre, La padrina – Parigi ha una nuova regina), un thriller paranoico avvincente e contemporaneo con una inarrivabile Isabelle Huppert.
Il cast del film include anche Alexandra Maria Lara, Benoît Magimel, Marina Foïs, Yvan Attal, Grégory Gadebois, Pierre Deladonchamps, Geno Lechner, François-Xavier Demaison, Gilles Cohen, Aloïse Sauvage, Yves Heck, Antoine Basler e Andréa Bescond, Niko Ravel e Clément Giren.
La Syndacaliste – Trailer e video
Nuove clip in italiano pubblicate 22 settembre 2023
Curiosità sul film
- “La verità secondo Maureen K.” è ispirato alla vera storia di Maureen Kearney, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese, che divenne un’informatrice, denunciando accordi top-secret che scossero il settore nucleare francese. Sola contro il mondo, lottò con le unghie e con i denti contro ministri e capitani d’industria per portare alla luce lo scandalo e difendere più di 50.000 posti di lavoro….
- Jean-Paul Salomé dirige “La verità secondo Maureen K.” da una sua sceneggiatura scritta con Fadette Drouard e basata sull’omonimo libro di Caroline Michel-Aguirre.
- Cast tecnico: Fotografia di Julien Hirsch / Montaggio di Valérie Deseine & Aïn Varet / Casting JuliePe Denis / Scenografia Françoise Dupertuis / Costumi Marité Coutard / Suono di Christoph Schilling, Louis Bart, Damiano Guillaume, Marc Doisne & Thomas Wargny Drieghe / Primo assistente alla regia Mathieu Thouvenot / Respondabile location Frédéric Morin.
ELENCO SALE DOVE VEDERE IL FILM
Note di regia
Quando ho letto il libro di Caroline Michel-Aguirre La Syndicaliste”, ho capito subito il potenziale cinematografico di questa incredibile indagine ambientata nel mondo del nucleare e della politica. E il film sarebbe rientrato naturalmente nella tradizione dei grandi thriller paranoici a cui sono particolarmente affezionato. La storia agghiacciante di Maureen Kearney non solo fa luce su alcune zone d’ombra dei poteri forti, ma è un dramma che spaventa per il suo occhio clinico su temi attuali e scottanti come il posto delle donne nelle sfere del potere, l’importanza data alle loro parole e la credenza che siano tutte folli e manipolatrici. Quella di Kearney è la storia di un’informatrice tanto quanto di una donna in un mondo di uomini non abitua: a vedere le donne rischiare il tutto per tu0o per attaccare chi è al vertice. Maureen Kearney non è una femme fatale: è una madre e una moglie come quelle che incontriamo tutti i giorni, un’impiegata come tante altre. Diventerà però la donna che la virile vecchia guardia dell’industria francese, aggrappata ai suoi interessi e ai suoi intrallazzi, deve eliminare. Essendo una donna rispettabile, dovrà subire l’onta di non essere creduta, di essere ridotta a persona insignificante, di dover sopportare calunnie sulla sua integrità, di essere ridotta alle tragedie che hanno segnato la sua vita e che non diventeranno altro che le ennesime ferite intime che i suoi nemici useranno per screditarla agli occhi dei suoi cari e della legge. Al di là della forma, che si ispira ai thriller politici americani come Tutti gli uomini del presidente, Una squillo per l’ispettore Klute e il più recente Revelations, questo è prima di tutto un film fondamentalmente politico, un dramma sul funzionamento del potere e la sua inesorabile violenza contro coloro che tentano di sovvertirlo. Ho avuto l’opportunità di collaborare nuovamente con Isabelle Huppert, ma questa volta su un registro completamente diverso. Sempre, però, con la volontà di farle incarnare un personaggio ancorato alla realtà e con cui lo spettatore si identifica facilmente. [Jean-Paul Salomé]
Il libro di Caroline Michel-Aguirre
Maureen Kearney, irlandese, insegnava inglese ad Areva dal 1987. Era un rappresentante esecutivo della CFDT eletta segretaria generale del Comitato aziendale europeo dal 2004. Nel 2012 Maureen Kearney era vicina a diversi ministri e membri eletti del nuovo governo. Nell’estate del 2012 un ministro l’ha informata dell’esistenza di un accordo segreto tra EDF e CGNPC, una compagnia nucleare cinese. Alla fine trova una copia dell’accordo. Smuove cielo e terra per fermare questo accordo. Ha previsto un trasferimento di know-how da Areva da parte di EDF al loro partner cinese. Nel dicembre 2012 viene brutalmente aggredita in casa. Perseguita dallo Stato francese per “crimine immaginario” sono necessari 6 anni per essere assolta e uscirne. Nel 2019 Caroline Michel, giornalista di Obs, racconta la sua incredibile storia in un libro edito da Stock: “La Syndacaliste”.
La sinossi ufficiale del libro: In una casa della periferia parigina, il 17 dicembre 2012, una donna è stata trovata in stato di stupore, legata a una sedia, con il manico di un coltello conficcato nella vagina. Una “A” è stata disegnata da una lama sulla sua pancia. Si chiama Maureen Kearney, è la sindacalista di Areva. Per anni Maureen ha difeso gli interessi dell’ammiraglia nucleare francese. È vicina ad Anne Lauvergeon, frequenta ministri e capitani d’industria. Quando viene a sapere che il nemico giurato di Areva, EDF, è pronto a firmare un contratto con i cinesi che potrebbe portare a un trasferimento di tecnologie, si fa avanti, allerta i politici. Fino a quel giorno di dicembre 2012. In seguito al suo attacco, è stata avviata un’indagine da parte della gendarmeria. Quindi tutto cambia. E se la sindacalista avesse inventato tutto? Maureen sarebbe un’isterica, una manipolatrice? O semplicemente un informatore schiacciato da un sistema che va al di là di lei? Teso come un thriller, l’indagine di Caroline Michel-Aguirre ci immerge nel cuore di una terrificante storia di potere, politica, industria, ma soprattutto umana.
Il libro “La Syndacaliste” è disponibile nell’edizione francese su Amazon.
Jean-Paul Salomé – Note biografiche
Salomé ha studiato cinema alla Sorbonne Nouvelle, prima di dirigere due cortometraggi. Dopo una prima esperienza nella fiction per la televisione (Crimes et jardins, 1991), ha diretto il suo primo lungometraggio nel 1993, Les Braqueuses, con Annie Girardot. Cinque anni dopo ha firmato un altro film del genere, Restons groupés.
Dal 2001 Jean-Paul Salomé si dedica a film ambiziosi e ad alto budget, il primo dei quali, Belfagor: Il fantasma del Louvre, è una rivisitazione del mito del celebre fantasma del museo parigino. Per indagare su questo mistero, il regista ha chiamato Sophie Marceau, un’attrice che ha dire0o di nuovo sei anni dopo come comba0ente della resistenza in Female Agents.
Ha poi elaborato una versione moderna delle avventure del ladro gentiluomo Arsène Lupin (2004) con Romain Duris e Kris:n Scott Thomas. Nel 2010, Jean-Paul Salomé ha dire0o il suo primo film in lingua inglese negli Stati Uniti, The Chameleon, basato sulla storia vera di un impostore interpretato da Marc-André Grondin, al fianco di Ellen Barkin e Famke Janssen.
Con Io faccio il morto (2013), commedia slapstick ispirata ai film di Blake Edwards, Jean-Paul Salomé ha ricevuto numerose
candidature ai premi Magritte. Jean-Paul Salomé ada0a spesso libri per il grande schermo, come nel caso dei suoi ultimi due film, La padrina – Parigi ha una nuova regina (2021) e La verità secondo Maureen K. (La Syndacaliste) (2023) – entrambi con Isabelle Huppert nel ruolo di protagonista. Passando da un genere all’altro con virtuosismo, i suoi film hanno sempre un grande senso della narrazione cinematografica e popolare.
Intervista al regista
La verità secondo Maureen K. è basato su una storia vera. Come l’hai scoperta?
L’ho scoperta grazie a un tweet. La giornalista Caroline Michel-Aguirre ha annunciato la pubblicazione del libro “La “Syndicaliste. Ho fa0o qualche ricerca e ho capito che c’era del materiale per un film. Avevo già preso in considerazione l’idea di realizzare un film su un’informatrice, Irène Frachon, e sul suo ruolo nello scandalo Mediator, ma poi non se n’era fatto nulla. La storia di Maureen Kearney, la sindacalista con la S maiuscola di Areva, la pressione a cui è stata sottoposta, l’aggressione violenta nei suoi confronti sono tutti elementi di grande potenza dramma:ca. Una o più persone hanno provato con tutte le loro forze a costringerla a interrompere le sue indagini. Il viaggio di Maureen, la sua accusa, la sua redenzione, i momenti di dubbio e depressione su cui ha trionfato sono di per sé una storia cinematografica. Forse più nello stile del cinema politico americano o italiano che mi piace, piuttosto che secondo la tradizione francese. C’era anche la promessa di un ruolo per Isabelle Huppert: l’uscita di La padrina – Parigi ha una nuova regina era stata rinviata a causa del Covid, ma entrambi volevamo lavorare di nuovo insieme. Ho trovato delle foto di Maureen Kearney online e ho subito capito che Isabelle poteva somigliarle sullo schermo. Dopo aver letto il libro, ho saputo che il produ0ore Bertrand Faivre ne aveva acquisito i diritti, ma non aveva in mente un regista specifico. Abbiamo raggiunto un accordo e io e la sceneggiatrice Fadette Drouard abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura.
Hai conosciuto Maureen Kearney?
Prima ho incontrato Caroline Michel-Aguirre. Le ho detto quali elemen: volevo evidenziare. Il suo libro è un affascinante resoconto giornalistico, un’indagine molto approfondita dei meccanismi interni del caso, di cui ha scoperto alcuni elementi incredibili. È stata lei a trovare la moglie del dirigente Veolia che era stata aggredita proprio come Maureen. Ma al di là dei fatto e della posta politica ed economica in gioco, volevo sapere cosa aveva vissuto Maureen dall’interno, cosa aveva passato la sua famiglia, come si era rialzata ed era andata avanti. Avevo bisogno di una dimensione personale. È quello che ho spiegato a Maureen Kearney quando ho conosciuto lei, suo marito e sua figlia. Le ho detto qual era la mia visione del personaggio e che Fade0e Drouard e io avremmo dovuto immaginarci alcune scene della sua vita familiare da ciò che percepivamo del suo rapporto con suo marito e sua figlia. Che avremmo dovuto inventare cose. Alcuni passaggi del libro erano molto intrigante. Ad esempio, una sera in cui la situazione si è fa0a molto intensa, Maureen va a fare un giro in macchina di notte. Ma non sappiamo perché o cosa farà. Forse un raptus suicida? Abbiamo concordato che Maureen avrebbe letto la sceneggiatura e l’avrebbe approvata, specificando anche che a volte il personaggio non la ritraeva o che non reagiva come avrebbe reagito lei. Ma gran parte del film è fedele a quanto accaduto: alcuni dialoghi sono riportati parola per parola, in particolare ciò che ascoltiamo durante i due processi. La ricerca della verità è stato uno dei principi guida per l’intera squadra. E ci ha portati a girare nei luoghi in cui si è realmente svolta la vicenda: il Ministero delle Finanze, l’ospedale di Rambouillet, il tribunale di Versailles dove gli ex dipendenti dell’Areva, che avevano assistito al vero processo, si sono presentti vestiti da sindacalisti per fare le comparse.
L’angoscia di Maureen Kearney è anche quella dell’informatore che nessuno ascolta?
Assolutamente sì. Ma è anche la storia del suo carattere: un misto di fragilità e forza. È intraprendente, ha tenuto testa a dirigenti e ministri, ma ha anche provato una sorta di euforia nel far parte di un mondo così lontano dalle sue origini. Ed è la storia della lotta di classe: lei è di estrazione operaia e ha fatto carriera grazie alla sua intelligenza, al duro lavoro e alla sua ostinazione nel voler ricoprire il ruolo di sindacalista dell’Areva. Ma forse ha osato un po’ troppo. È stato interessante esplorare il dopo: dopo essere stata messa da parte, esclusa da quel mondo e aggredita ferocemente, quando si è ritrovata a casa da sola e ingiustamente accusata, come ha affrontato quello sconvolgimento nella sua vita?
Ha fatto bene a fare la spia?
Assolutamente! Lo smantellamento di Areva da parte dell’amministratore delegato di EDF Henri Proglio, che sognava di diventare il grande capo del se0ore nucleare francese, ha portato alla perdita di conoscenze francesi, che sono state svendute ai cinesi. E anche alla perdita dell’indipendenza energetica francese, i cui nodi stanno venendo al pettine. Ma soprattutto, della messa in pericolo e dell’eliminazione di decine di migliaia di pos: di lavoro avvenuta pochi mesi dopo lo scandalo. La lotta di Maureen Kearney non riguardava l’energia nucleare in sé, che all’epoca aveva una cattiva reputazione a causa del disastro di Fukushima. Era una lotta politica e sociale. Ma ha incontrato ostacoli invalicabili e nessuno sembrava capire quale fosse il problema. I ministri del governo continuavano a dirle che stavano gestendo la situazione senza, in realtà, fare nulla; i dirigenti del settore la definivano una pazza e non qualificata a esprimersi poiché non era un’ingegnera – lavorava per Areva come insegnante di inglese, fornendo istruzione continua e formazione professionale.
Come ha fatto Isabelle Huppert a gestire questo personaggio?
Siamo andati molto d’accordo sul set di La padrina – Parigi ha una nuova regina. C’è una sorta di fluidità nella nostra relazione, una facilità nel dire le cose in maniera semplice. Isabelle si approccia alla recitazione in modo molto pragmatico. Lavora sodo, ma crede anche nella spontaneità, in ciò che accade nel momento in cui la macchian da presa sta girando. Sono sicuro che ogni regista è diverso, ma anche io sono pragmatico. Io non faccio prove e lei non ne chiede. Parliamo più volte della sceneggiatura, la correggiamo se necessario. Delineiamo il personaggio.
Personaggio che si definisce più attraverso il suo aspetto che la sua psicologia.
È un approccio che si ada0ava bene al personaggio di Maureen Kearney, dato il suo guardaroba unico: indossava spesso vestiti colorati, accessori appariscenti, come i suoi occhiali di cui aveva una collezione impressionante, orecchini spettacolari, ecc. Chiaramente non aveva gli stessi mezzi degli uomini e delle donne potenti: con cui era a contatto. Il personaggio aveva una certa stravaganza divertente da trasmettere sullo schermo. Si era creata una sorta di armatura attraverso il suo look e questo a Isabelle piaceva molto. Un’armatura che a volte cadeva, a seconda delle circostanze.
Note di Isabelle Huppert
Interpretare una persona reale, vivente, fornisce approcci per sviluppare l’aspetto di un personaggio e questo è più vero che mai nel caso di Maureen Kearney, che non risponde all’idea standard di una sindacalista – anche se le persone ci sorprendono sempre e non sono mai come le immaginiamo in base al loro ruolo. Ci siamo ispira: al modo in cui Maureen si vestiva, si truccava e si pettinava: i capelli biondi, lo chignon e i gioielli che indossava. Mi interessava conoscerla, ma recitare è sempre un atto di immaginazione e ci si può distanziare dalla realtà quanto si vuole. Non sono sicura che avere un modello “reale” aumenta: la propria responsabilità nei confronti della persona che si sta interpretando. Prima di tutto, quella responsabilità ricade in gran parte sul regista. Inoltre, a interessarmi dell’argomento, tra le altre cose, erano lo scetticismo e l’ambiguità che sono emersi dal modo in cui gli altri vedevano il personaggio.
Una volta trovato l’aspetto fisico del personaggio, il resto arriva naturalmente. Tanto più che, grazie al talento di parrucchiere, costumista e tutti coloro che hanno lavorato all’aspetto di Maureen, non si trattava di un travestimento. Non è stato un artificio che mi ha ostacolato. Faceva davvero parte di me. Sarebbe stato più difficile e meno divertente se fossi rimasta me stessa, senza le sue scelte che sono anche, in parte, maschere teatrali. Ad esempio, i suoi occhiali sono molto importanti. Modificano l’aspetto della persona che li indossa e il modo in cui la guardiamo. Impediscono l’accesso diretto allo sguardo e modificano la nostra visione, provocando una leggera trasformazione della realtà. È interessante il ruolo degli occhiali nel cinema: ricordo di averne indossa: in “La commedia del potere” di Claude Chabrol.
Non ho pensato alla colpevolezza o all’innocenza di Maureen. Quello che mi interessava era il tumulto che ha generato e che curiosamente persiste ancora oggi, se si crede ai recenti documentari sul caso. Durante tutto il film, il viaggio del personaggio è singolare, dall’inizio della sua lotta fino all’ultima scena in cui testimonia grandiosamente davanti alla commissione dell’Assemblea nazionale. Maureen combatte contro una specie di Idra tentacolare che è molto più grande di lei, e, allo stesso tempo, lotta per qualcosa di molto semplice: salvare posto di lavoro. Potrebbe arrendersi, ma dentro di lei c’è una feroce volontà di comba0ere e, in fondo, di essere un personaggio più importante di quanto era destinata a essere. Era una sindacalista, non avrebbe dovuto guidare un esercito. Ma si è costruita un piccolo regno a capo del quale ha deciso di regnare e resistere. Voleva anche inventarsi una vita molto diversa da quella che aveva. Alla fine, si è ritrovata sola contro il mondo – il suo lato Erin Brockovich! Ma le sue scelte l’hanno schiacciata.
La violenza di ciò che Maureen ha subito ha messo in pericolo la sua vita privata. Ha fatto breccia nella sua famiglia, anche se, al di là dei silenzi, c’è sempre stato un po’ di umorismo tra lei e suo marito, interpretato da Grégory Gadebois. È quasi come se, abituata a parlare in circostanze che padroneggiava bene, le siano mancate le parole. Penso alla scena del primo processo, dove, in un contesto imponente, Maureen si ritrova più fragile che mai. Ho immaginato molte cose per quel momento: si può immaginare di tutto! Ad esempio, se si fosse inventata tutto, sarebbe crollata davanti all’enormità della sua menzogna. Ecco cosa avrebbero potuto pensare coloro che non le credevano quando l’hanno vista crollare, insieme, secondo loro, a tutto il castello di carte che aveva costruito. Quando tutti ti accusano, forse finisci per dubitare della tua stessa innocenza. Maureen aveva fatto molta strada quando ha deciso di contestare la sua condanna e fare appello. È stata una decisione personale che ha dimostrato la sua enorme tenacia, il suo coraggio e la sua volontà di farsi giustizia da sola. Come nella scena in cui prova da sola a ricostruire le circostanze dello stupro. Solo lei può farlo, essendo stata abbandonata da tutti e profondamente sola. Non aveva altra scelta che il pragmatismo, per vedere se ciò di cui era accusata fosse possibile.
Ho citato Claude Chabrol, e penso che ci sia qualcosa di chabroliano nel film, una certa aridità, ma in senso buono, niente di sentimentale, forse una sorta di ironia con un tocco morale. Adoro lavorare con Jean-Paul Salomé. Andiamo molto d’accordo, come sul set di La padrina – Parigi ha una nuova regina. Non c’è esitazione nella sua regia, il che è sempre confortante per un a0ore. E c’è una fiducia reciproca tra di noi. I bravi cineasti non sono mai interventisti con i loro attori o intervengono in modo invisibile, che dà energia e fiducia, mai in modo che ostacoli.
La Syndacaliste – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Bruno Coulais (I fiumi di porpora, Les choristes – I ragazzi del coro, Il popolo migratore, Coraline e la porta magica, Addio mia regina, Tra la terra e il cielo, WolfWalkers – Il popolo dei lupi).
- Coulais e il regista Jean-Paul Salomé hanno collaborato anche per Fatal Agents, Io faccio il morto e Belfagor – Il fantasma del Louvre.
- Bruno Coulais nasce a Parigi il 13 gennaio 1954. Dopo una prima formazione classica (violino, pianoforte) si sposta gradualmente verso il cinema. Questo percorso includerà una serie di incontri, uno dei più suggestivi quello con il regista François Reichenbach, che gli affida nel 1977 il documentario musicale Mexico Magico. Ha composto la sua prima colonna sonora per un lungometraggio nel 1986, con La femme secrète di Sébastien Grall. Fino agli anni ’90 mantiene un basso profilo lavorando per la televisione. La grande svolta arriva nel 1996 quando Coulais incontra i registi e documentaristi Claude Nuridsany e Marie Pérennou che gli affidano le musiche del documentario Microcosmos – Il popolo dell’erba. Questo film unico, che lascia molto spazio per la musica renderà Bruno Coulais uno dei compositori più richiesti del cinema francese.
La Syndacaliste – Foto e poster