In fondo al bosco: trailer, clip e locandina del thriller noir di Stefano Lodovichi
In fondo al bosco: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul thriller-noir di Stefano Lodovichi nei cinema italiani dal 19 novembre 2015.
Il prossimo 19 novembre Notorious Pictures porterà nelle sale In fondo al bosco, un thriller a tine noir di Stefano Lodovichi al suo secondo lungometraggio per il cinema dopo “Aquadro”.
In fondo al bosco racconta della scomparsa sulle Dolomiti di un bambino di 4 anni di nome Tommi. Cinque anni dopo viene ritrovato un bambino senza nome e documenti. Il DNA coincide si tratta dello stesso bambino scomparso anni prima, ma i genitori del bambino hanno sentimenti contrastanti rispetto al ritrovamento: il padre è felice di poter riabbracciare suo figlio, ma la madre ha il sospetto che quel bambino non sia il suo Tommi.
Il film è interpretato da Camilla Filippi, Filippo Nigro, Giovanni Vettorazzo, Teo Achille Caprio, Stefano Detassis, Maria Vittoria Barrella, Roberto Gudese, Luca Filippi e Alessandro Corabi.
La trama ufficiale del film:
Ogni 5 dicembre, da tempo immemore, gli abitanti di un piccolo villaggio montano sfilano mascherati da diavoli in un baccanale che dura fino all’alba: la festa dei Krampus. Ma il 5 dicembre del 2010 è ricordato per un evento diverso e terribile: Tommaso Conci, un bambino di 4 anni, scompare nel nulla. Cominciano le ricerche, si apre un’indagine. Il principale sospettato diventa proprio il padre, Manuel Conci, un alcolista con precedenti di violenza: il candidato ideale alla gogna mediatica. Non vengono raccolte prove sufficienti a incriminarlo, ma per tutto il paese rimane il colpevole. Solo sua moglie Linda, fragile e sensibile, gli resta accanto. Cinque anni dopo, un bambino senza nome e documenti viene ritrovato in un cantiere della periferia di Napoli. Hannes Ortner, il commissario del paese che non ha mai smesso di cercare Tommi, prende in custodia il bambino. Il DNA coincide: quel bambino è Tommi. Manuel finalmente può riabbracciare il suo bambino, liberarsi da un lutto atroce, dal senso di colpa e dalle accuse della collettività. Linda, invece, non riesce ad adattarsi a quella nuova situazione. Un sospetto scava dentro di lei, alimentato dal suo istinto di madre: quel bambino, silenzioso ed inquietante, non è davvero suo figlio. Ed altre persone in paese nutrono gli stessi dubbi. Pietro, il vecchio padre di Linda, ed Else, Flavio e Dimitri, tre ventenni che gestiscono il pub del posto, sembrano sapere più di quello che lasciano intendere. Per loro il bambino è morto quella notte di cinque anni prima, ma allora perché il DNA è lo stesso? In un crescendo di fatti sempre più inspiegabili, Manuel si ritroverà solo contro tutti: il paese, il suocero Pietro e la sua stessa moglie rifiuteranno il bambino e mentre la sua vita va di nuovo in pezzi, lui stesso comincerà a dubitare che abbiano ragione. Ma la verità che si nasconde dietro al ritorno di Tommi è ancora più spaventosa delle credenze del posto…
Il regista Stefano Lodovichi parla della mitologia del Krampus:
La maschera del Krampus è il travestimento oltre il quale si nasconde il lato oscuro delle persone. E il ritorno di quel bambino, l’arrivo in paese del “diavolo”, porterà la luce là dove da troppi anni ormai il buio aveva sommerso tutto, nel profondo di un bosco oscuro e dimenticato. Ogni personaggio del film ha dei segreti, indossa una maschera e cela un’identità più complessa e nascosta. Il tema del doppio, della metà oscura, attraversa l’intera storia declinato nelle forme più varie, e trova la sua radice drammaturgia nel mondo dei Krampus dove, come dice la leggenda, “tra i numerosi falsi diavoli, si nasconde quello vero”.
Il meccanismo narrativo del film è all’insegna del flashback:
Il meccanismo narrativo richiama quello di “The Prestige” di Christopher Nolan. La linea del presente si svolge in parallelo con quella del passato ed è caratterizzata da flashback di personaggi che, la notte del 5 dicembre del 2010, la notte della scomparsa del piccolo Tommi, erano presenti nel bosco che costeggia il paese. L’evoluzione dei flashback, seminati all’interno del film, dà la chiave di lettura del presente e rivela, in un montaggio alternato che converge in un finale serrato, le verità nascoste dietro alla storia e al mistero del ritorno del piccolo Tommi Conci.
In fondo al bosco non è un horror a tutto tondo:
In fondo al bosco non è un horror, è un thriller e un dramma familiare oscuro e inquietante. È la storia di una famiglia distrutta che non riesce a riemergere dal buio dove è sprofondata dopo la scomparsa del figlio. Ed è anche un film di atmosfere che vive perennemente a cavallo di un’ambiguità inquietante, attraverso location oscure, buie e allo stesso tempo realistiche. Ispirandomi alla maestosità della natura raccontata da grandi artisti come Friedrich, Turner, Füssli, Goya, Böklin e gli incisori del Die Brücke come Karl Schmidt-Rottluff, Emil Nolde o Ernst Ludwig Kirchner ho cercato di creare un’atmosfera antica, romantica, come se fossimo in un paese dove l’elettricità non è ancora arrivata e le persone vivono la notte al riparo dai mostri e gli incubi, illuminati soltanto dalle luci di candele e lampade a olio.
Tutto questo per calibrare un linguaggio adatto a tenere in tensione lo spettatore, a tratti spaventarlo e di sicuro inquietarlo secondo la tradizione di grandi capolavori come il cinema di Polanski, Hitchcock e i primi film di Shyamalan.