Home Curiosità Un film di Tim Burton usato dagli scienziati per studiare la psicosi

Un film di Tim Burton usato dagli scienziati per studiare la psicosi

Un team di ricercatori ha utilizzato “Alice in Wonderland” di Tim Burton per studiare la psicosi.

pubblicato 19 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:35

Anche un cinefilo alle prime armi può probabilmente identificare in qualche secondo il surreale e “darkeggiante” stile cinematografico del regista Tim Burton. Da Edward mani di forbice a Beetlejuice fino alla goticheggiante Gotham City concepita per i suoi film di Batman, il regista ha sempre sviluppato uno stile che definire personale è un eufemismo, una vera e propria impronta visiva che è diventata una firma. Ora il sito Van Winkle’s ci informa che al di là di loro merito artistico, i film di Burton sono diventati un mezzo attraverso il quale si può ottenere un qualche progresso di tipo scientifico.

La fonte riporta che un team di neuroscienziati della Aalto University ha recentemente condotto uno studio con il film di Burton Alice in Wonderland, a quanto pare alcune pellicole del regista sono state di enorme aiuto nell’individuare le fasi iniziali della psicosi. Per questa ricerca sono stati assemblati due gruppi di soggetti a cui è stato proiettato il film: persone che avevano subito un episodio psicotico e un gruppo di controllo di persone con nessuna storia di psicosi. Per definizione la psicosi è un’anomalia della capacità del cervello di fare una distinzione tra ciò che è reale e ciò che non lo è, quindi in teoria il cervello dei membri del gruppo di controllo avrebbe dovuto reagire in modo diverso agli stimoli rispetto al gruppo sperimentale.

Immagini computerizzate del cervello sono state prese da ogni soggetto durante la visione del film, per esaminare come una zona specifica del cervello, chiamata Precuneo (che coinvolge memoria episodica, elaborazione visuale-spaziale, riflessione su se stessi e aspetti della coscienza) rispondeva agli stimoli procurati dal film. I ricercatori hanno scoperto che un algoritmo informatico che hanno sviluppato potrebbe esaminare i diversi cervelli e prevedere, con l’ottanta per cento di precisione, i soggetti che sarebbero inclini alle prime fasi di psicosi. Questa ricerca è stata una sorta di rivelazione e sarà di enorme aiuto nel lungo percorso verso la diagnosi precoce di tali condizioni.

Una ricerca di questo tipo era stata condotta già in precedenza, ma solo su soggetti in una condizione di riposo o impegnati in giochi rudimentali. Come molti sanno, l’Alice in Wonderland di Tim Burton presenta elementi surreali impossibili da elaborare attraverso la logica e che richiedono allo spettatore di processare mentalmente la storia di Alice che caduta in un buco si ritrova in un regno / realtà molto diverse da quelle che lei conosce, questo sforzo d’immaginazione richiesto dal film ha fornito precisione alla valutazione complessiva del computer.

Data la natura della filmografia di Burton, il suo lavoro sembra una scelta logica per questo tipo di esperimento. I ricercatori hanno scelto Alice in Wonderland in primo luogo perché si trattava di una delle opzioni meno inquietanti che avevano a disposizione e poi perché volevano che i cervelli dei soggetti si concentrassero principalmente sul distinguere tra realtà e fantasia.

Questo studio dimostra come i film in realtà possano servire ad uno scopo che va oltre il puro intrattenimento o l’espressione artistica. Disturbi di questo tipo possono avere un effetto paralizzante su coloro che ne subiscono l’influenza e i risultati di un esperimento di questo tipo potrebbe effettivamente migliorare la vita di milioni di persone in tutto il mondo. I risultati sono affascinanti e chissà che Alice in Wonderland 2 non aprà altri percorsi celati “dietro lo specchio” in quell’affascinante e ancora insondabile mistero che è il cervello umano.

 

 

Fonte: Cinemablend