Home Notizie Venezia 2015: Coppa Volpi meritata a Valeria Golino, scandalosi titoli italiani

Venezia 2015: Coppa Volpi meritata a Valeria Golino, scandalosi titoli italiani

Vorrei vivere in un Paese in cui i giornali fossero meno enfatici e partigiani

pubblicato 13 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:47

Mi fa piacere che giuria internazionale abbia scelto quel che riteneva giusto. Forse la presenza di un bravo regista latinoamericano, messicano, Alfonso Cuaron, ha influito non poco, ma penso anche che gli sia stato alleato il giovane italiano Francesco Munzi. Il Leone d’oro è andato a “Desde allà” di Lorenzo Vigas, venezuelano, storia ardita e drammatica di un uomo che ama il corpo dei ragazzi. Il Leone d’argento è stato vinto da “El clan” di Pablo Trapero, argentino, ambientato negli ultimi anni della dittatura dei militari, anni di crimini. Gran Premio della giuria a “Anomalisa” di Charles Kayfmann, animazione, tecnica e sentimenti. Le Coppe Volpi a Valeria Golino, protagonista napoletana di una storia napoletana, “Per amor vostro”; e a Fabrice Luchini, grande attore italofrancese che conoscemmo giovani nei film di Eric Rhomer, per “L’hermine”. L’Europa è contenta.

Al di là del valore dei film, indiscusso, da discutere, giudicati da una giuria in cui è parte Emmanuel Carrère, bisogna riconoscere che la Mostra 72 è terminata con una scossa di orgoglio, premiando autori e attori meritevoli, fuori dai giri, con proposte nuove, discutibili, ripeto, se si vuole come accade per tutti i verdetti, ma non banali, non strumentali e soprattutto non scontate.

Detto questo, vorrei tirare le orecchie ai titolisti dei giornali italiani. Non sono d’accordo nel dire che la stampa quotidiana o settimanale italiana non sia buona. Non è vero. I giornali ogni dì , scremato il mondo dei partiti e della politica che fa fatica a mostrarsi credibile, pubblicano spesso articoli interessanti, sempre meno provinciali, sempre meno offuscati dal nazionalismo, e cercano di aprirsi al mondo, alla scienza, alla tecnica, ai nuovi gusti e costumi, come non era mai accaduto in passato.

Purtroppo per il cinema, novità non ce ne sono. Se l’ambiente ama dormire nelle glorie del passato e nelle celebrazioni del poco presente valido, è uno spettacolo leggere i titoli dei giornali e anche dei telegiornali. Il tal regista italiano (non faccio nomi): “…conquista la Mostra” (quando invece le reazioni nelle proiezioni sono state fischiate); un altro regista italiano ignorato da premi e pubblico: “…fa il botto con lampi geniali”; un terzo italiano: “…stupisce il pubblico con stile provocatorio” (mentre si tratta di noiosi e pasticciati schiaffi all’intelligenza e soprattutto al cinema).

I lamenti si possono cogliere, quasi tutti, nei dialoghi al volo nei viali e nei ristoranti. “C’è poco questo e di quest’altro…”, “Ma chi credono di infinocchiare col red carpet?”, “Burocrati incapaci, fallimento dopo fallimento”, “morta gora”, “cinema stagnante, Mostra perdente”; e così via.

Non siamo alle solite. Sono cose situazioni già viste e sentite, Ma non siamo alle solite perchè le Mostre e i Festival fanno sempre più fatica a cercare, a trovare i film. La concorrenza di Cannes e altre proposte si fa più forte. In Italia molti nuovi o meno nuovi festival vivono di aria fritta, più contorni che piatti pregiati.

Baratta e Barbera, presidente della Biennale (che sa cambiare), e il direttore Barbera (uomo sensibile) sono nella palude italiana che produce magari anche tanti film ma tutti uguali, tutti benpensanti (o quasi, l’aggettivo quest’anno non vale per “Non essere cattivo” di Claudio Caligari), in un vuoto di idee e di personalità, nel vuoto produttivo (pochi produttori capaci), nel vivere alla giornata, in giornate in cui i talenti scompaiono. Il tempo stringe, qualcosa va fatto.