Venezia 2015, Remember: recensione in anteprima del film di Atom Egoyan
È un Atom Egoyan più di forma (televisiva) che di sostanza, malgrado un ottimo Christopher Plummer. Remember si risolve in un lungo preambolo ad un finale che brilla per lo più di luce propria
Zev (Christopher Plummer) soffre di demenza senile. Residente in una clinica per anziani, la moglie Ruth è morta da appena una settimana. Ma lui continua a cercarla, dato che la sua condizione crea dei vuoti nella sua mente, specie a breve termine. L’amico Max (Martin Landau) gli affida una missione: scovare ed uccidere il nazista che tanti anni fa assassinò le rispettive famiglie ad Auschwitz. Un’impresa, ben più ardua considerando la condizione di Zev, che ogni tot di tempo va ancora reclamando la presenza di Ruth.
Memento di Nolan sembrerebbe il riferimento più immediato, tuttavia in questo di Atom Egoyan il meccanismo riserva tutto per il gran finale, lasciando che per buona parte del film non si susseguano rivelazioni e capovolgimenti di fronte d’alcun genere. Remember è un thriller pressoché impeccabile, anche troppo, ed Egoyan oramai da tempo ha intrapreso un sentiero piuttosto chiaro, ovvero quello di essere classico. Un classicismo che può anche ammaliare, certo, tanto è pulito, perché del regista canadese tutto si può dire fuorché non sappia girare. Qui addirittura la sua regia è ancora più asciutta, al limite col televisivo, a tal punto confida nel corretto funzionamento del congegno narrativo.
Ma non tutto è rose e fiori. La ricerca del nazista segue uno schema semplicissimo, con Zev che, attento allo scrupoloso itinerario compilato dall’amico Max, vero e proprio agente di supporto in remoto, lo conduce da un posto all’altro: i bersagli sono quattro, tutti dei potenziali obiettivi. In alcuni passaggi però Remember risulta frettoloso, disinteressato alla credibilità del percorso di Zev, il quale procede trainato da una soprannaturale facilità – che Max funga da “regista” ed “angelo custode” va bene, ma non basta a giustificare tanta tranquillità. Così come è discutibile il modo con cui viene liquidato uno dei quattro, una pura concessione liberatoria, alla quale non a caso in Sala Darsena hanno applaudito.
Plummer ha senz’altro il suo perché, così tenero alle volte, per via di questo suo costante spaesamento; d’altronde un innocuo vecchietto, oltremodo limitato, a caccia di vendetta non può che generare un certo effetto, ed il personaggio di Zev ci riesce. Lo fa attraverso piccole cose, come il sedersi al pianoforte ed improvvisamente riscoprirsi capace di suonarlo, perché altro è la testa altro è il cuore. Eppure tutto è così calcolato, magari volutamente, proprio in funzione del twist conclusivo, il cui impatto stravolge anche alla luce dell’estrema prevedibilità mediante cui si arriva a quel punto. Però, ecco… visto che si è citato Nolan, pensate a Memento: ogni segmento contribuisce a portare avanti la trama, ciascuno culminando con un micro-capovolgimento, avvicinandoci di un po’ alla risoluzione dell’enigma e depistandoci al tempo stesso. Non in Remember, incapace di costruire tensione un passo alla volta.
Il che è un problema non da poco, voluto o meno che fosse, poiché Remember è anzitutto l’intimo ritratto di una persona anziana in conflitto col presente (la malattia) e col passato (l’olocausto di cui è stato testimone). Attraverso il dispositivo del thriller, le cui dinamiche vengono applicate senza alcun particolare guizzo, a tinte noir. Tutti elementi che non si legano in maniera del tutto convincente, lasciando un vuoto che la seppure abile mano di Egoyan non riesce a colmare. Risolvendosi per lo più in lungo, meccanico preambolo, per cui la rivelazione finale colpisce di per sé, avulsa da tutto ciò che è venuto prima. Che si tratti poi di un Egoyan più incisivo rispetto a The Captive poco rileva, pur costatando che un film come questo in sala possa funzionare. E funzionerà.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5.5″ layout=”left”]
Remember (USA, 2015) di Atom Egoyan. Con Christopher Plummer, Martin Landau, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Heinz Lieven, Dean Norris, Henry Czerny, Peter DaCunha, Sofia Wells, Duane Murray, Kim Roberts, Janet Porter e Stefani Kimber.