Venezia 2015, The Danish Girl: Recensione in Anteprima
Eddie Redmayne è Lili Elbe, prima storica transessuale in The Danish Girl. Ma è Alicia Vikander a rubargli inaspettatamente la scena
Cullato per anni da Nicole Kidman, il progetto è alla fine capitato tra le mani della coppia Hooper/Redmayne, già vista all’opera con Les Miserables e da cui tutti al Lido si aspettavano scintille, se non fosse che a rubare la scena tanto ad Einar quanto a Lili sia stata una ‘swedish girl’ di 26 anni, Alicia Vikander, negli ultimi mesi apprezzata in Operazione U.N.C.L.E. ed Ex Machina. Sarà infatti proprio lei, nei panni di Gerda Gottlieb, moglie di Einar, ad illuminare la 3° fatica del regista britannico, solido, ‘classico’, lineare, esteticamente pulito e privo di particolari picchi dal punto di vista registico. Una caratteristica che 5 anni fa lo portò dall’anonimato totale all’immeritato trionfo agli Oscar. Quindi perché non ripetersi?
Sceneggiato da Lucinda Coxon, The Danish Girl pennella i tratti di una storia d’amore quasi d’altri tempi. Quella di Einar Wegener e Gerda Gottlieb, poco più che 20enni sposi nel 1904 dopo essersi conosciuti alla scuola d’arte di Copenaghen. Visibilmente innamorati i due vivono una vita apparentemente perfetta, in quanto appagati anche dal punto di vista prettamente artistico. Lui paesaggista e lei ritrattista, tutto cambia quando Einar ‘posa’ vestito da donna per la moglie. Un’esperienza apparentemente ‘giocosa’ che finirà invece per stravolgere Einar, facendo venire a galla quell’io femminile per anni nascosto e taciuto. L’alter-ego Lili, nata quasi per scherzo, si insinua sempre più nella testa, nello stomaco e nel cuore di Wegener, tanto da portarlo a parlare di lei in 3° persona e a replicare quell’esperienza di apparente ‘travestitismo’ anche in pubblico. Con il placet della moglie Gerda, tanto stravolta dalla realtà dei fatti quanto incapace di ‘abbandonare’ suo marito, l’amore di una vita. Fianco a fianco, e nel cuore di un’Europa che vedeva tutto ciò che era ‘diverso’ come qualcosa di pericolosamente malato, i due iniziarono insieme un percorso di accettazione che li portò prima fino a Parigi e poi allo storico e allora mai tentato cambio di sesso. Perché Einar era sì uno errore della natura, ma solo e soltanto in quanto donna nel corpo sbagliato. Quello di un uomo, da tagliare e dimenticare per lasciar spazio a Lili Elbe.
Mai come in questi ultimi due anni lo star system a stelle e strisce ha ‘scoperto’ il mondo transgender, celebrando in tv serie come Transparent, attrici come Laverne Cox e personaggi come Caitlyn Jenner. Che anche Hollywood tornasse ad occuparsi di questa fetta dell’Universo glbtqi, 10 anni dopo Transamerica, era quindi scontato, per non dire dovuto. Nel farlo, va detto, sia la Coxon che Hooper hanno costruito un’opera rispettosa nei toni ed onesta nella sua rappresentazione. Contestualizzando il tutto ai primi anni ’20, la (ri)scoperta della propria identità di genere da parte di Redmayne non poteva che tramutarsi in qualcosa di sconvolgente, di pericoloso, di scandaloso. Androgino nei lineamenti e semplicemente perfetto per la parte, Eddie è sensazionale nel ‘trasformarsi’ in Lili, tanto nella postura quanto nell’eleganza e delicatezza dei movimenti, per poi esagerare dal punto di vista espressivo. La guerra interiore portata avanti dal suo doppio personaggio esplode con eccessiva enfasi, tra smorfie lacrimose e sorrisi a pioggia, finendo così per ‘perdere’ il confronto diretto con la vera ‘eroina’ della pellicola.
La sorprendente Vikander, artista, donna e meravigliosa moglie che mai abbandonerà suo marito, anche quando questo diventerà Lili a tutti gli effetti e ostenterà attimi di puro e semplice ‘egoismo’ introspettivo/sentimentale nei suoi confronti. Un ruolo sfaccettato, combattuto e complesso, quello con grazia portato avanti da Alicia, all’interno di una pellicola che nata come se fosse un dipinto, tra ritratti attoriali e paesaggi umorali, si trasforma presto in un melenso melodramma tendenzialmente ricattatorio nei confronti del pubblico. Alla pioneristica e coraggiosa scelta di cambiar sesso, aggiustando definitivamente quell’io alla nascita uscito difettoso, Hooper affianca l’eterno rapporto d’amore tra Einar-Lili e Gerda, romanzando di fatto una storia inaspettatamente ritrovatasi su strade prettamente sentimentali. Una scelta voluta e dichiarata, quella del regista, che ha così indirizzato la vita della ‘ragazza danese’ del titolo su un doppio binario.
Paradossalmente imperfetto nella sua ricercata ‘perfezione’, perché tutto è al posto giusto per ammaliare il pubblico e compiacere la critica, The Danish Girl ha così mantenuto le titubanti premesse della vigilia, tanto da poter serenamente prevedere una ricca pioggia di nomination ai premi più importanti di stagione, Oscar in testa. Una conclusione di fatto inevitabile per un progetto privo di smaccati difetti ed aulici momenti ma vistosamente necessario, mai come in questo preciso momento storico, nel tramutare in immagini quel dramma interiore ed esistenziale che quotidianamente, e in ogni parte del mondo, vivono centinaia di persone a cui si può attribuire una sola ‘colpa’: quella di esser nate nel corso sbagliato.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”4″ layout=”left”]
The Danish Girl (Usa, drammatico, 2015) di Tom Hooper; con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Sebastian Koch, Ben Whishaw e Matthias Schoenaerts – uscita in sala: febbraio 2016