Amira: trailer italiano e anticipazioni del film di Mohamed Diab al cinema dal 20 aprile
Tutto quello che c’è da sapere su “Amira”, il film di Mohamed Diab premiato a Venezia 78 in uscita nei cinema italiani dal 20 aprile 2023.
Dopo la vittoria alla 27a edizione Med Film Festival e il Premio Amnesty International Italia, dal 20 aprile nei cinema d’Italia con Cineclub Internazionale Amira, il dramma del regista Mohamed Diab ispirato a notizie di cronaca che riportano il contrabbando di liquido seminale dei reclusi a vita per terrorismo nelle carceri israeliane, il film racconta da un’angolazione inedita il conflitto che divide due popoli e due mondi attraverso il viaggio tragico della protagonista Amira, un’adolescente palestinese che vive con la mamma ed è figlia di Nawar, detenuto in una prigione israeliana fin da prima che nascesse. Quando il tentativo fallito di concepire un altro bambino fa emergere la sterilità del padre, la famiglia scopre che Amira è in realtà figlia di un carceriere israeliano, e che il seme di Nawar era stato trafugato. Sconvolta dalla notizia, Amira decide così di mettersi sulle tracce del padre biologico: la ricerca della sua identità diviene così una riflessione universale sul senso della vita e dell’appartenenza.
Amira – Trama e cast
La trama ufficiale: Amira (Tara Abboud), una diciassettenne palestinese, è stata concepita con il seme di Nawar (Ali Suleiman), trafugato dalla prigione nella quale egli è recluso. Sebbene sin dalla sua nascita il loro rapporto si sia limitato esclusivamente alle visite in carcere, il padre rimane il suo eroe. L’assenza nella vita della ragazza è però ampiamente compensata dall’amore e dall’affetto di coloro che la circondano. Tuttavia, quando il tentativo fallito di concepire un altro bambino porta a galla la sterilità di Nawar, il mondo di Amira viene stravolto.
Il cast è completato da Saba Mubarak, Waleed Zuaiter, Ziad Bakri, Suhaib Nashwan e Reem Talhami.
Amira – trailer e video
Curiosità sul film
- Il film è una coproduzione Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.
- Il film è ispirato a notizie di cronaca che riportano il contrabbando di liquido seminale dei reclusi a vita per terrorismo nelle carceri israeliane.
- Presentato in concorso nella Sezione Orizzonti al 78° Festival di Venezia, dove si è aggiudicato il Premio Interfilm e il Premio Lanterna Magica, al MedFilm Festival 2021 il film ha ricevuto il Premio Amore e Psiche come miglior film e il Premio Diritti Umani Amnesty International.
Note di regia
Il fatto che nel luogo in assoluto più sacro e diviso della Terra esista una qualche forma di ‘immacolata concezione’, è tanto affascinante quanto surreale. Amira rappresenta un’esplorazione microcosmica della divisione e della xenofobia che regnano nel mondo odierno. Nell’atto di dipanare l’identità della nostra eroina, il film solleva la questione se l’odio nasca spontaneo o venga coltivato. [Mohamed Diab]
Intervista con il regista
Il regista Mohamed Diab spiega da dove viene l’idea del film e la fase della sceneggiatura.
Avevo letto su alcuni giornali che le coppie palestinesi riuscivano a concepire i figli anche se il padre era detenuto in Israele. Un sistema di traffico permetteva allo sperma di essere trasportato fuori dalle carceri. Questo sistema di concepimento mi ha colpito e ho iniziato a immaginare i possibili sviluppi narrativi, gli imprevisti che poteva portare un concepimento del genere…Ma soprattutto ho pensato alle grandi domande esistenziali, quasi filosofiche, che andavano al di là del conflitto israelo-palestinese e potevano essere estese a molte situazioni: cosa succede ad un giovane che viene concepito in questo modo? Da dove vengono le sue idee? Da dove ha origine il suo sistema di valori? Quali credenze vengono ereditate? Scrivo con la mia famiglia; mia sorella, mio fratello e mia moglie, che è anche la produttrice del film. Abbiamo iniziato a scambiarci idee e subito abbiamo capito che la sfida del film era immaginare che Nawar non è il padre biologico di Amira. Sua moglie è trattata da tutti come la moglie di un eroe, sua figlia è considerata la figlia di un eroe. Ma se l’eroe non è il marito e il padre che pensavano, cosa succede? Potrebbe essere un dramma shakespeariano, ma la storia è ambientata nella Palestina di oggi, in una città le cui strade sono costellate di ritratti di eroi della libertà – eroi e martiri per i Palestinesi, terroristi e criminali per gli Israeliani. Onorare e celebrare gli eroi è fondamentale per la causa palestinese e i figli concepiti attraverso il traffico di sperma – circa un centinaio al momento – sono un simbolo della lotta contro l’oppressore e un esempio dello spirito palestinese. Un modo di dire che questi combattenti non si arrendono; se vengono uccisi, i figli prenderanno il loro posto e la battaglia contro l’oppressore non si fermerà mai.
Mohamed Diab racconta la scelta dell’eroina Amira e il casting dell’attrice Tara Abboud?
La storia prende senso attraverso il suo punto di vista. La sua prospettiva è al cuore del film: prima ancora che nascesse Amira era un simbolo, la sua strada e il suo sistema di valori erano già tracciati. E con la scoperta che fa, è obbligata a interrogarsi sulla sua identità e ridefinirsi. Questo ci riguarda tutti: pensiamo di essere liberi, ma il 70-80% della nostra identità è stata scelta per noi. E trovare il nostro cammino richiede tempo, energia, coraggio. Gradualmente, come un puzzle, la storia ha preso forma. La sfida e la parte più interessante era capire come distribuire le informazioni nel film. La suspence e la tensione dovevano essere gestite con attenzione. Nelle riscritture successive tutto ha trovato il suo spazio e poi altre modifiche sono avvenute nella fase di montaggio…[per Amira] ho fatto un casting molto ampio, ma appena ho visto Tara Abboud, ho capito che era lei. Il suo provino è stato incredibile e lei aveva il volto perfetto: intensa, innocente e fiera allo stesso tempo. Quando abbiamo girato, alla fine del 2019, aveva 19 anni e aveva già fatto uno show in Giordania con Saba Mubarak, che interpreta sua madre Warda. Entrambe sono giordano- palestinesi (il 70% dei Giordani hanno origini palestinesi). Per quanto riguarda gli attori maschi, sono tutti Palestinesi.
Mohamed Diab descrive Amira come un melodramma e parla di quali reazioni si aspetta avrà il pubblico.
Noi egiziani siamo persone melodrammatiche. Parliamo a voce alta, gesticoliamo, siamo vitali. Ogni volta che scrivo un film, questi ingredienti melodrammatici sono presenti…questa storia avrebbe potuto essere un melodramma di sei ore! Ma volevo anche che ci fosse del mistero. I personaggi femminili mi hanno aiutato in questo: Amira e sua madre sono donne forti, sobrie, che non cedono alla disperazione. Sono lottatrici che resistono. È una questione di sopravvivenza. Warda, con il suo istinto materno, è l’unica a sapere come è stata concepita Amira ed è lei a gestire la situazione e a controllare le sue emozioni, perché sa quanto sia estremamente pericoloso per sua figlia…le persone vedono i film in modi diversi, l’ho notato anche con il mio film precedente, che toccava temi altrettanto delicati. Alcuni spettatori rimanevano della loro idea, altri si sentivano sollecitati e cambiavano idea. Anche Amira per me è un film universale, che può toccare tutti, indipendentemente dalla nazionalità.
Mohamed Diab – Note biografiche
Mohamed Diab è un regista egiziano. Ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore. I suoi film hanno avuto successo commerciale in Medio Oriente e risonanza internazionale. Nel 2010 debutta alla regia con Cairo 678, la storia di tre donne egiziane che uniscono le forze per combattere le molestie sessuali per le strade del Cairo. Nel 2016 il suo film Clash, action thriller politico girato interamente all’interno di un furgone della polizia, viene selezionato per aprire la sezione Un Certain Regard di Cannes. Moon Knight, la serie Marvel Studios per Disney+, è stato il suo esordio americano.
Filmografia: Cairo 1978 (2010) / Clash (2016) / Amira (2021) / Moon Knight (serie tv, 2022)