Pacifiction – Un mondo sommerso: trailer italiano del film di Albert Serra (Al cinema dal 18 maggio)
Tutto quello che c’è da sapere su “Pacifiction – Un mondo sommerso”, il nuovo film del regista spagnolo Albert Serra al cinema dal 18 maggio con Movies Inspired.
Dopo la tappa alla XIII edizione del Rendez-Vous, il festival italiano dedicato al cinema francese, dal 18 maggio nelle sale italiane con Movies Inspired Pacifiction – Un mondo sommerso (Tourment sur les îles), il nuovo dramma del regista spagnolo Albert Serra.
Choc cinematografico del 2022, chef-d’ouvre, Pacifiction è stato salutato dalla critica come il film dell’anno. I due recenti César, uno per la miglior fotografia a Artur Tort, l’altro al miglior attore per il protagonista, il magistrale Benoît Magimel, continuano il percorso di incoronazione di un film inclassificabile… Potente, audace, ermetico, grottesco, sublime, crepuscolare, iperrealistico, artificiale. Gli aggettivi si perdono, così come i tentativi di definizione. Si può coniugare un thriller politico con un saggio poetico? Il regista catalano sembrerebbe dire di sì firmando un cinema modernissimo nel raccontare il tempo presente: quella magnetica calma che precede la tempesta. Incontro con un cineasta che ha deciso di spingere ai limiti la narrazione.
Pacifiction – Trama e cast
La trama ufficiale: Sull’isola di Tahiti, nella Polinesia francese, l’Alto Commissario della Repubblica De Roller, rappresentante dello stato francese, è un uomo calcolatore, ma dai modi impeccabili. Nei ricevimenti ufficiali, così come negli ambienti più equivoci, misura costantemente il polso di una popolazione locale la cui collera può manifestarsi in qualsiasi momento. Soprattutto da quando circola una voce insistente: l’avvistamento di un sottomarino, presenza spettrale che annuncerebbe una ripresa dei test nucleari francesi.
Il cast: Benoît Magimel, Pahoa Mahagafana, Marc Susini, Matahi Pambrun, Alexandre Melo, Sergi López, Montse Triola, Michael Vautor, Cécile Guilbert, Lluis Serrat, Mike Landscape, Cyrus Arai, Mareva Wong e Baptiste Pinteaux.
Pacifiction – Trailer e video
Curiosità sul film
- Secondo il regista, durante la produzione sono state girate circa 500 ore di riprese, di cui circa 200 ore con dialoghi e registrazioni sonore. Serra ha spiegato che fin dall’inizio della sua carriera ha cercato di sfruttare i vantaggi delle riprese digitali e quindi gira scene lunghe e improvvisate con 3 macchine da presa contemporaneamente, il che si traduce in molte riprese con cui lavorare in post-produzione.
- Cast tecnico: Fotografia di Artur Tort / Sound Mixer & Design si Jordi Ribas / Montaggio di Albert Serra, Artur Tort, Ariadna Ribas / Scenografie di Sebastian Vogler / Costumi di Práxedes De Vilallonga / Sound Mix di Bruno Tarriere.
Albert Serra – Note biografiche
Nato a Banyoles nel 1975, Albert Serra è un artista e regista catalano. Laureato in filologia spagnola e teoria della letteratura, ha scritto opere teatrali e diretto diversi lavori video. Si è fatto conoscere a livello internazionale con il suo secondo lungometraggio, Honor de cavalleria, libero adattamento di Don Chisciotte interpretato da attori non professionisti del suo villaggio e presentato alla Quinzaine des réalisateurs del festival di Cannes 2006. Per El cant dels ocells (2008), Serra si è ispirato a una canzone tradizionale catalana di Natale, che dà il titolo al film, e ha lavorato con lo stesso gruppo di persone per raccontare il viaggio dei Re Magi che seguono la stella cometa per trovare Gesù bambino. Nel 2013, il Centre Pompidou di Parigi gli ha dato una carta bianca nell’ambito di una corrispondenza con il regista argentino Lisandro Alonso. Nello stesso anno ha ricevuto il Pardo d’oro al festival di Locarno per Història de la meva mort, ispirato alle memorie di Casanova. La mort de Louis XIV, interpretato da Jean-Pierre Léaud nel ruolo del Re Sole, è stato presentato al festival di Cannes 2016. Liberté, con Helmut Berger, Marc Susini, Baptiste Pinteaux, ricreazione cinematografica della sua omonima pièce teatrale del 2018 alla Volksbühne di Berlino, ha vinto il premio speciale della giuria nella sezione Un certain regard del festival di Cannes 2019. Nel 2022 Serra torna a Cannes in concorso con Pacifiction.
Intervista al regista
Pacifiction segna una svolta sorprendente per molti aspetti nel suo lavoro. È un film contemporaneo e non in costume. È una sceneggiatura originale e non l’adattamento di un’opera letteraria. L’attore protagonista è una star del cinema francese che ha recentemente ricevuto il premio César. La narrazione, più classica rispetto ai suoi film precedenti, si muove tra cronaca e thriller politico. Infine, la trama si svolge a Tahiti. Come è nato un progetto così insolito?
Per essere precisi, non è la prima volta che faccio un film che si svolge “nel presente”. Ne ho già fatti diversi, con mio grande piacere, all’interno di commissioni per il mondo dell’arte contemporanea. Il progetto originale di Pacifiction era un film che si svolgeva in Francia. Ma non volevo filmare Parigi, la banalità e la tristezza della Francia borghese e metropolitana, le sue strade e i suoi caffè… Volevo qualcosa di diverso, volevo andare in un posto lontano. Perché non i territori francesi d’oltremare? A poco a poco è emerso un soggetto e ho scritto una sceneggiatura completa che è tradizionale nella sua costruzione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, mi piace scrivere sceneggiature. Questa si è ispirata alle memorie di Tarita Tériipaia. Tarita fu, per dieci anni, la moglie di Marlon Brando. Si erano conosciuti durante le riprese de L’ammutinamento del Bounty (1962) in cui lei aveva uno dei ruoli principali. Nelle sue memorie parla della sua vita con l’attore, ma anche della sua infanzia. Ho trovato molto interessanti i contrasti che lei ha evidenziato, da una parte tra la purezza della sua infanzia a Papeete e la presenza, a volte nociva, degli occidentali, e dall’altra tra questo paradiso e l’arrivo di una troupe cinematografica di Hollywood. Questo rapporto tra paradiso sognato e corruzione reale, ma anche tra una certa realtà e il cinema, mi è parso molto stimolante. Per quanto riguarda Benoît Magimel, l’ho incontrato a Cannes tre anni fa mentre presentava Un’estate con Sofia di Rebecca Zlotowski, in cui è magnifico. Abbiamo chiacchierato in modo informale. Ho subito notato in lui la capacità rara di essere al tempo stesso naturale e artificiale.
Immagino che il senso del gioco di parole del titolo internazionale, Pacifiction – le divagazioni, le finzioni, sia tutto ciò che passa nella testa di un uomo che vive su un’isola del Pacifico, tutte le storie che racconta a sé stesso…
Sì. È affascinante filmare il mondo contemporaneo, ma lo faccio senza alcuna ideologia, senza idee preconcette né alcuna volontà di fare il minimo discorso sull’epoca. O di farlo appena. Mi interessano solo le immagini. Al riguardo, sono quelle di un paradiso che ci porta a chiederci se esista davvero o se sia solo un miraggio, se la possibile ripresa degli esperimenti nucleari, la presenza di ingegneri francesi, la corruzione, la speculazione immobiliare… se tutto questo non sia in realtà l’esatto contrario del paradiso, una sorta di continuazione del colonialismo nel XXI Secolo. Questo contrasto è ciò che mi interessa. Ma l’essenziale del film accade nella mente di quest’uomo affabile ed enigmatico che seguiamo per oltre due ore e mezza. Egli immagina delle cose, è abitato da delle paure, ma tutto ciò resta incerto. Tutto è incerto in Pacifiction! È in questa prospettiva che ho soppresso, quasi sistematicamente, tutto ciò che poteva riferirsi troppo esplicitamente alla situazione sociale dell’isola. Di questo ci sono solo tracce minime. Penso al puritanesimo religioso, all’accesso talvolta vietato ai casinò o all’alcol, alla tensione coloniale, agli espatriati – persone che hanno lasciato la metropoli dopo un fallimento per scoprire una vita facile ma un po’ squallida -, all’obesità onnipresente da quando i fast-food hanno sostituito i prodotti della pesca, o ancora allo stato disastroso della salute… Tutti questi substrati permangono, ma sono appena percepibili. Questa era la nostra idea: eliminare al montaggio tutto ciò che, riferendosi a una problematica di ordine sociale, non rispondeva alla pura immaginazione cinematografica. Volevo soltanto che si sentisse vagamente che qualcosa non funziona. Ho quindi messo da parte la corruzione, tutte quelle immagini già viste nelle serie televisive… Quanto è legato ai sottomarini, ai test nucleari, mi sembrava, al contrario, corrispondere a una fantasia più potente. Del resto, non c’è nulla di reale qui, o almeno per il momento, anche se la guerra in Ucraina ha rimesso il nucleare al centro del dibattito.
Benoît Magimel è straordinario ed è anche circondato da attori e personaggi piuttosto singolari…Può dirci qualcosa di più al riguardo?
Sergi Lopez interpreta il proprietario di un night club, un uomo di poche parole ma efficiente. Marc Susini, che ha recitato anche in La mort de Louis XIV e Liberté, è un ammiraglio piuttosto strano – soprattutto se si pensa che è a capo di un’intera flotta! -, forse drogato, e che pronuncia l’ultima battuta del film. La scrittrice venuta a riposarsi lontano da casa è interpretata da una vera scrittrice, Cécile Guilbert, specialista di Warhol e Saint-Simon, che ho conosciuto grazie a un’amica comune, Catherine Millet. C’è anche Lluis Serrat, come in tutti i miei film a partire da Honor de cavalleria. Per contro, attraverso un casting su Facebook abbiamo trovato sul posto Matahi Pambrun, nel ruolo del giovane capo clan con cui De Roller ha un rapporto burrascoso: è straordinario. E sul posto abbiamo trovato Pahoa Mahagafanau che interpreta la splendida Shannah, la cui importanza è andata crescendo durante le riprese. Shannah fa parte di quelli che la tradizione locale chiama RaeRae o Mahu, cioè uomini cresciuti come donne e che le loro famiglie o la società destinano a impieghi “femminili”. Oggi queste persone hanno la possibilità di cambiare sesso sottoponendosi a un intervento chirurgico, ma per molto tempo non è stato così e ciò ha creato un’ambiguità diffusa. So che la transessualità è un tema molto sentitooggi, ma non è questo il motivo per cui il personaggio è diventato così importante; è semplicemente successo, perché amo molto Shannah. Una delle mie ossessioni è sempre stata quella di creare immagini o situazioni inedite nel cinema. La bizzarra e commovente scena sulla terrazza in cui De Roller scrive sul suo libretto nero e parla con Shannah, paragonandola a una leonessa, i loro sorrisi, la loro relazione incerta… credo sia qualcosa di mai visto prima in un film.
Con l’illuminazione, la precisione delle inquadrature, la durezza di alcuni volti enigmatici – penso in particolare a un uomo dal volto emaciato con gli occhiali da sole che vediamo spesso sullo sfondo – Pacifiction è quasi un thriller americano.
Sono d’accordo! Durante le riprese, ho pensato a film degli anni ‘70 o dei primi anni ‘80 come Perché un assassinio (1974) di Alan J. Pakula o Alla maniera di Cutter (1981) di Ivan Passer: film sulla paranoia, o sulla fine di un sogno, sulla perdita del controllo o dell’immagine di sé. De Roller è tutto questo. Non riesce a gestire tutto, teme che i suoi superiori – che, per di più, sfida apertamente – possano metterlo da parte, sembra convinto di essere presto fatto fuori… Immagina che le cose siano decise in sfere di potere molto alte, in luoghi segreti e nascosti, mentre in realtà vediamo che tutto si riduce a cose piuttosto piccole, piuttosto elementari. È come se mancasse il livello intermedio, quello della realtà.
C’è già qualcosa di nuovo ed eccitante all’orizzonte per lei?
Sì. Un film sull’arte contemporanea, se possibile con una star, di cui l’unica cosa che posso dire è il titolo: “I Am an Artist”.
[Intervista di Emmanuel Burdeau, maggio 2022]
Pacifiction – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono di Marc Verdaguer & Joe Robinson. Quarta collaborazione di Verdaguer e il regista Albert Serra dopo il dramma Història de la meva mort (2013), il biopic storico La mort de Louis XIV (2016) e il film d’azione Roi Soleil (2018).
- La colonna sonora include il brano “I Like Your Style” di Freddy Butler.
Pacifiction – Foto e poster