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Partisan: trailer italiano e poster del film con Vincent Cassel

Partisan: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul thriller con Vincent Cassel nei cinema italiani dal 27 agosto 2015.

pubblicato 22 Agosto 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 13:24

I Wonder Pictures il prossimo 27 agosto porta nei cinema italiani Partisan, il thriller australiano opera prima di Ariel Kleiman che vede protagonisti Vincent Cassel, Nigel Barber e Jeremy Chabriel.

Gregori (Cassel) è il leader carismatico di un gruppo di donne e bambini maltrattati, il loro protettore e il loro mentore. Tra le attività ordinarie e quotidiane che insegna ai bambini, c’è anche l’omicidio. I problemi sorgono quando Alexander, figlio adottivo prediletto di Gregori, mette in discussione la sua autorità. Il piccolo Alexander è come ogni altro bambino: ingenuo, curioso, sveglio. Ma è anche un assassino perfettamente addestrato. Con ritmo incalzante, Partisan cattura lo spettatore dentro un mondo claustrofobico, governato da un codice morale deformato, dove lo sguardo si apre su visuali sconcertanti e il respiro viene a mancare.

IL REGISTA ARIEL KLEIMAN

Nel 2010, i cortometraggi che Ariel Kleiman aveva girato al Victorian College of the Arts in Australia iniziarono a ricevere le attenzioni del pubblico mondiale. La sua assurda storia d’amore, Young Love, fu proiettata nel 2010 al Sundance Film Festival dove vinse una Menzione d’Onore per il Miglior Cortometraggio.

Un paio di mesi dopo, il suo film di diploma da 20 minuti, l’epico dramma sottomarino Deeper Than Yesterday, è stato presentato in anteprima mondiale alla Settimana della Critica di Cannes e ha vinto il Kodak Discovery Award per il Miglior Cortometraggio e il Petit Rail d’Or. Il talento di Ariel è stato evidente anche nella selezione ufficiale di Cannes 2010, con il corto Muscles.

Deeper Than Yesterday è stato distribuito e ha vinto premi nei più prestigiosi festival cinematografici del mondo, compreso il Sundance 2011 dove ha ricevuto il Premio della Giuria.

PARTISAN è il primo lungometraggio di Ariel Kleiman. La sceneggiatura del film, co-scritta con la collaboratrice e ragazza Sarah Cyngler, è stata premiata dal Sundance Institute nel 2012 con il Mahindra Global Filmmaking Award, un riconoscimento assegnato in tutto il mondo a quattro filmmaker indipendenti emergenti. Kleiman è anche stato invitato a presentare il progetto al prestigioso Sundance Director’s and Screenwriters Lab.

NOTE DI REGIA

Non ho mai compreso il motivo per cui decido di raccontare certe storie piuttosto che altre, ho sempre seguito un percorso più istintivo. Ragionandoci a posteriori, ho capito che ogni film che ho girato è nato a partire da un’immagine surreale.

All’inizio del 2010, mi sono imbattuto in un articolo del New York Times che parlava della compravendita di bambini assassini in Colombia, i cosiddetti “sicarios”. Al di là della natura orrorifica delle storie e delle azioni commesse da questi bambini, non saprei dire perché mesi dopo l’immagine di un bambino che sparava a un uomo adulto fosse rimasta nella mia testa così ostinatamente. Finché ho letto per caso una citazione di uno dei miei eroi del mondo del cinema, Luis Buñuel, il maestro del surrealismo, che aveva detto una frase tipo “non riesco a immaginare un’immagine più surreale di un uomo che spara a un altro uomo”.

Era una dichiarazione piuttosto semplice ma più ci pensavo, più sentivo la profonda sensazione che avrei dovuto trasformare in un film ciò che sentivo nelle mie viscere. Sapevo sin dall’inizio che non volevo raccontare una storia che parlasse specificamente dei sicarios colombiani. Volevo liberare la loro storia di tutti i fattori economici e socio-politici inerenti a quella precisa realtà. Volevo raccontare una storia molto semplice e umana; qualcosa di universale, ambizioso e mitico sulla relazione tra ragazzini e adulti; sugli adulti che vedono il mondo in un certo modo e cercano di trasmettere la loro visione ai loro figli. Una storia sul potere del pensiero indipendente e sulla tragedia di bambini a cui non è permesso vedere il mondo attraverso occhi sereni e ottimisti.

Mentre scrivevamo PARTISAN, io e Sarah abbiamo spesso pensato al film come fosse una fiaba; e sotto diversi punti di vista effettivamente si tratta della fiaba del Pifferaio Magico. Nella nostra versione, lo strumento ipnotico di Gregori non è un piffero ma la sua bocca. Gregori è arrabbiato, infuriato con il mondo intero e, quasi per vendicarsene, allontana dalla società queste madri e i loro figli. È un po’ come se PARTISAN riprendesse la storia dal momento in cui i bambini sono stati portati nella caverna del Pifferaio. Lì, il Pifferaio elargisce insegnamenti e li incoraggia a odiare la gente esattamente quanto la odia lui. Gregori ottiene questo risultato con la scusa che la vita in questa “caverna” è più felice e sicura, ma tutto deriva dalla sua stessa anima danneggiata.

L’undicenne Alexander è in quel momento della sua vita in cui inizia a pensare indipendentemente e PARTISAN è in gran parte narrato dal suo punto di vista emotivo. Il pubblico si unisce ad Alexander nel suo viaggio fuori dall’infanzia, condivide la sua adorazione e il suo amore per Gregori, il suo benessere all’interno della struttura, la sua paura per il mondo esterno e coloro che vi abitano e la sua confusione nel momento della presa di coscienza.

Vorrei che ogni film che giro portasse il pubblico a fare un viaggio. Adoro quando un film ci lancia in un mondo strano, estremo e imprevedibile. Nonostante questo mondo sia ben distante dalla nostra vita di tutti i giorni, ci connettiamo e ci mettiamo in relazione immediatamente con le emozioni che si dipanano sullo schermo. È questa esperienza la cosa che in assoluto amo più del Cinema. (Ariel Kleiman)

 

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