The Gallows – L’esecuzione: recensione in anteprima
La Blumhouse Productions ci prova ancora, con un lavoro low-budget che si appresta ad abbattere il muro dei 40 milioni d’incasso. Nonostante ciò The Gallows resta un horror found-footage pressoché inconsistente, sebben lasci la porta spalancata per tornare di nuovo e di nuovo ancora su questo misterioso assassino armato di cappio
Di Jasom Blum, fondatore della Blumhouse Productions, tutto si può dire fuorché che gli manchi il fiuto. Scorrendo la lista dei non pochi film prodotti nell’ultimo decennio c’è di tutto: brutti, belli, mediocri, accettabili e addirittura veri e propri fenomeni come Paranormal Activity o Insidious. Tra i “semplicemente” riusciti, per esempio, come non citare i vari Sinister, Oculus o Whiplash, quest’ultimo prima incursione agli Oscar per la società?
Tornando alla storia più recente, appena qualche mese fa, della Blumhouse nelle nostre sale si è visto un certo Unfriended, che, se non convince su tutte le ruote, conferma ulteriormente l’occhio lungo di questa casa di produzione a cui non dispiace sperimentare, mettersi in gioco, senza disdegnare (anzi) territori più o meno familiari, onde innescare quei piccoli o grandi corto circuiti a tutto vantaggio di opere che per lo più rimangono piccole.
D’altronde quando da un lavoro come The Gallows – L’esecuzione ci tiri fuori quasi 40 milioni di dollari a fronte di una spesa di appena 100 mila, evidentemente hai ragione tu e non gli altri. Tendenza peraltro costante, senza per forza scomodare i quasi 200 milioni di Paranormal Activity (budget: 15 mila dollari). L’avere però intercettato un filone che evidentemente, specie alle generazioni più giovani, interessa e piace, non implica necessariamente che la Blumhouse riesca a sfornare sistematicamente lavori che qualitativamente diano assolutamente ragione di certe cifre.The Gallows si svolge all’interno di un liceo. Il film si apre sul più classico dei filmini relativi alla recita scolastica, sebbene in questo caso si tratti di un vero e proprio spettacolo teatrale risalente al 1993 e messo su dagli alunni, che si rifà per l’appunto su The Gallows, un testo che in realtà non esiste se non nell’universo del film. Altra trovata arguta, visto che del testo fino alla fine veniamo a conoscenza giusto di un passaggio, senza sapere in realtà di che parli – e via di sequel, prequel, spin-off e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che le spensierate riprese diventano il documento di un’inspiegabile tragedia, in cui un ragazzo, Charlie, rimane impiccato nel corso dello spettacolo. Ad ogni modo i protagonisti, nel 2015, sono quattro, Reese, Pfeifer, Ryan e Cassidy, che peraltro sono i nomi reali dei quattro giovani attori.
La formula è ancora una volta quella del found footage, che in un primo momento si sofferma sull’illustrazione del classico ambiente liceale, fatto di cheerleader, giocatori di football e “sfigati”; tutto molto generico, nonché in linea con l’immaginario, a torto o a ragione, delineato proprio da produzioni cinematografiche di questo tipo. Reese si fa convincere da Pfeifer a prendere parte allo spettacolo, mentre Ryan si fa beffe dell’amico evidentemente negato. Perciò l’idea: e se sabotassimo lo spettacolo distruggendo la scenografia? E come tutte le idee del cavolo, ad una prima reazione di reticenza, segue il tuffarcisi con tutte le scarpe. I quattro allora si intrufolano nella scuola durante la notte e qui comincia il film.
Una delle pieghe, senz’altro indesiderate, che sta assumendo questa tipologia di film sta nel disatteso realismo, checché la formula lasci supporre. Anzi, paradossalmente proprio questa sfrenata ricerca di verosimiglianza mette in luce l’artificio. Sarà la troppa esposizione, dato che oramai comincia ad essere nutrito l’elenco di film che si rifanno a questo schema, sarà che in fondo le storie, in alcuni casi, rappresentano il vero limite. The Gallows è il tipo di horror soprannaturale da “salto sulla sedia”, di quelli che puntano tutto su questa reazione estemporanea in cui qualcosa sbuca fuori all’improvviso e, per quanto te l’aspetti, almeno qualche volta ci caschi.
Non mancano i twist, le rivelazioni, tutto relegato, manco a dirlo, alla parte finale. Rivelazioni fino a un certo punto comunque, poiché risolvono giusto la vicenda trattata fino a quel punto, lasciando però una voragine se si pensa allo schema generale. Restano infatti inevase non poche risposte, tutte a ritroso, per cui se dovessimo scommettere su un The Gallows 2 viene più naturale pensare a un prequel piuttosto che a un sequel. Tuttavia gli elementi disposti sul tavolo da questo primo capitolo non sono abbastanza, mancando un’idea di fondo convincente, qualcosa che dia adito a una chiave di lettura ulteriore, ossia che vada oltre la vicenda, per niente appassionante, di questi quattro ragazzi che tentano di fuggire da un liceo.
Intriso di cliché, con The Gallows si tenta ancora una volta di sublimare certo tipo di “amatorialità” camuffandola da genere, sebbene il problema non stia nella formula (il found footage) bensì nell’incerto uso che se ne fa. Eppure dalla sua avrebbe pure una durata ottimale, che è all’incirca di 80 minuti. Ma che si sentono tutti, dal primo all’ultimo secondo; tanto è forzato l’intero scenario, con questi ragazzi che in una situazione a limite sembrano più preoccupati a riprendere che a trovare una soluzione. In fondo The Gallows questo è, ovvero un pretesto per accumulare una serie di scene dal potenziale interessante, se non altro perché rodate, ma legate in maniera sciapa. Ma soprattutto nient’affatto discreto nel suo porsi come opera essenzialmente furbetta, facendo praticamente a meno di buona parte del ventaglio tecnico nel suo insieme (fotografia, scenografia etc.) per amore di abbattere i costi. Anzi, addirittura fiero nella sua inconsistenza immaginativa, se non a livello produttivo; che è poi il vero problema.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”3″ layout=”left”]
The Gallows – L’esecuzione (The Gallows, USA, 2015) di Chris Lofing, Travis Cluff. Con Reese Mishler, Pfeifer Brown, Ryan Shoos, Cassidy Gifford, Travis Cluff, Price T. Morgan, Theo Burkhardt e David Herrera. Nelle nostre sale da oggi, mercoledì 19 agosto.