Essere e avere: trailer italiano del documentario campione d’incassi a sorpresa in Francia (Al cinema dal 12 giugno)
Tutto quello che c’è da sapere su “Essere e avere”, il documentario di Nicolas Philibert blockbuster a sorpresa in Francia nei cinema italiani dal 12 giugno 2023.
Dal 12 giugno nei cinema italiani con I Wonder Pictures Essere e avere del regista Nicolas Philibert, una produzione che rappresenta l’insolito caso di un documentario diventato un inaspettato blockbuster in Francia, vincitore del Premio César e miglior documentario agli European Film Award nel 2002.
Essere e avere – La trama ufficiale
La trama ufficiale: Francia, Auvergne, dipartimento di Puy Le Dome. La zona è talmente isolata che sopravvive l’istituzione della “classe unica”, dove si ritrovano bambini la cui età copre l’intero ciclo scolastico delle elementari. Il maestro del documentario Nicolas Philibert ritrae un insegnante prossimo alla pensione che segue tutti i suoi alunni cercando di trasmettere, oltre a un po’ di sapere generale, anche qualche insegnamento etico e civico, dal rispetto reciproco all’inutilità della violenza.
Essere e avere – Trailer e video
Curiosità sul film
Il cast tecnico: Fotografia di Katell Djian & Laurent Didier / Aiuto operatore di Hugues Gémignani / Suono di Julien Cloquet / Riprese e montaggio Nicolas Philibert / Assistente al montaggio Thaddée Bertrand / Fotografo di scena Christian Guy
Il team di produzione: Responsabile di produzione lsabelle Pailley Sandoz / Produzione Gilles Sandoz / Produttore associato Serge Lalou / Il film è una co-produzione Ma’ia Films, Arte France Cinéma, Les Films d’lci, Centre National de Documentation Pédagogique con la partecipazione di Canal +, the Centre National de la Cinématographie, Gimages 4 e il patrocinio di Ministère de l’Education Nationale, Conseil Régional d’Auvergne, Procirep con Georges Lopez, insegnante, e gli studenti di Saint-Etienne sur Usson (Puy-de-Dome): Alizé, Axel, Guillaume, Jessie, Johan (Jojo), Johann, Jonathan, Julien, Laura, Létitia, Marie-Elisabeth, Nathalie e Olivie.
La controversia legale
Dopo che “Essere e avere” ha ricevuto così tanti premi ed è stato accolto con tanto clamore, l’insegnante, Georges Lopez, ha citato in giudizio il produttore per un risarcimento. Contrattualmente lui e gli studenti sono stati pagati una determinata somma di denaro (compensi per documentari a basso budget), tuttavia Lopez ha fatto tour promozionali e ha pensato di meritare una quota maggiore dopo il successo del film che ha incassato 2 milioni di euro.
Una delle affermazioni principali di Lopez era che i cineasti avevano sfruttato la sua immagine senza autorizzazione. I sindacati cinematografici francesi hanno avvertito che se Lopez avesse avuto successo in tribunale avrebbe significato “la morte del documentario, minando il principio fondamentale che i soggetti non dovrebbero essere pagati per partecipare”.
Parlando dopo il caso giudiziario, Lopez ha affermato che lui, i bambini e le loro famiglie erano stati fuorviati dalla società di produzione del film sullo scopo e sul pubblico previsto del film:
Siamo stati ingannati. La società di produzione ha detto a me e alle famiglie dei bambini che stavano realizzando un piccolo documentario sul fenomeno della scuola del villaggio con un solo insegnante e che il film sarebbe stato utilizzato principalmente per scopi educativi. Hanno detto che avrebbe avuto una proiezione limitata, e non ha mai discusso di commercializzare il film per renderlo un’impresa così commerciale…. Non avevamo idea che sarebbe uscito nei cinema di tutto il paese, distribuito in DVD o distribuito all’estero.
La corte ha stabilito che la partecipazione di Lopez al festival del cinema di Cannes, a cui ha partecipato con alcuni studenti, e le sue ripetute espressioni pubbliche di soddisfazione per il suo successo, costituivano la sua tacita accettazione dell’utilizzo della sua immagine.
I media francesi erano stati critici nei confronti di Lopez, con un giornale che titolava: “Essere e avere: l’insegnante preferirebbe avere”. Tuttavia Lopez ha detto che il denaro non è mai stato la sua motivazione: “Sto semplicemente cercando di far riconoscere alla compagnia cinematografica i miei diritti”. Lopez è stato sostenuto nella sua azione dalle famiglie della maggior parte dei suoi ex allievi, alcuni dei quali hanno dichiarato che loro stessi avrebbero citato in giudizio la compagnia cinematografica.
Lopez ha affermato che l’attenzione inaspettata che il film ha portato ai giovani studenti ha traumatizzato alcuni di loro:
Un bambino, che era stato molto stabile e felice fino all’uscita del film, era così angosciato dalla sua fama inaspettata, che ha iniziato a bagnare il letto e ad avere paura del buio… Altri bambini sono stati presi in giro nelle loro nuove scuole secondarie a causa del loro coinvolgimento. Tutti sono stati sottoposti a una grande quantità di stress come diretta conseguenza del film.”
Claire Hocquet, legale che ha rappresentato il regista Nicolas Philibert, ha dichiarato dopo la sentenza in favore dei produttori e i distributori del documentario: “Sono lieta che il tribunale abbia stabilito che la realtà non dovrebbe essere pagata”. Ha aggiunto: “Pagare qualcuno che appare in un documentario significherebbe trattarlo come un attore, e quella sarebbe la morte del documentario”.
La disputa legale sui profitti del film è proseguita con le famiglie di sette degli 11 allievi del signor Lopez che hanno chiesto il pagamento di una quota di 20.000 euro ciascuno per la partecipazione al documentario. Successivamente i genitori dei bambini coinvolti nel film che hanno portato avanti uan battaglia legale durata cinque anni hanno perso la causa, con il giudice che ha decretato che coloro che partecipano a un documentario non sono né attori né coautori. Le famiglie però non hanno lasciato il tribunale a mani vuote, poiché il tribunale ha stabilito che i produttori non avevano ottenuto il loro pieno accordo sui diritti del DVD, assegnando ad ogni famiglia una quota di 1500€. Le famiglie avevano chiesto un risarcimento di 480.000 euro.
Note del regista
“Essere e avere” non è un documentario in senso tradizionale, non ha un approccio dimostrativo e didattico. Volevo raccontare una storia, evocare emozioni e stare vicino ai personaggi durante questa avventura per condividere le loro difficoltà, le loro gioie e le loro problematiche – ovvero tutti i sentimenti che viviamo nel percorso tortuoso che percorriamo per imparare a leggere, scrivere, fare di calcolo e, alla fine dei conti, crescere.
Volevo che il film fosse ambientato in una zona abbastanza montuosa, con un clima ostile e inverni rigidi. Prima di scegliere questa scuola, ne ho contattate 300 e visitate un centinaio. Mi serviva una scuola con pochi alunni (10 o 12), affinché ognuno di loro fosse facilmente identificabile. Volevo anche vedere rappresentate tutte le età possibili – dall’asilo all’ultimo anno delle elementari – per trasmettere l’atmosfera e il fascino tipici di queste piccole comunità eclettiche e far capire la particolarità del lavoro che viene richiesto agli insegnanti.
Ovviamente mi sono reso conto che la scelta dell’insegnante avrebbe fatto la differenza (non solo per il mio film), ma sono rimasto aperto a ogni possibilità. Poteva essere uomo o donna, giovane o prossimo alla pensione, con o senza esperienza. Sapevo benissimo che il risultato finale non sarebbe stato sempre lo stesso, ma non mi sono fatto preconcetti.
Durante le ricerche, che sono durate circa cinque mesi, molti degli insegnanti che ho conosciuto mi sono sembrati molto appassionati del loro lavoro. I loro metodi e le loro ideologie educative erano variegate, ma, non essendo io qualificato a giudicare questi aspetti, non ne ho fatto la mia priorità. L’insegnante che ho scelto, Georges Lopez, mi era stato indicato dagli ispettori scolastici del posto. Nonostante il suo approccio tendente al tradizionale, mi è sembrata la persona giusta non appena ho varcato la soglia della sua aula. E non mi ha mai dato motivo di rimpiangere la mia decisione. Dietro un’aria
autoritaria, si celava un uomo modesto e acuto, interessato ai suoi alunni. Il film gli deve molto e credo sia evidente.
Quando ci siamo conosciuti, si è stupito che qualcuno volesse girare un lungometraggio su un tema così fragile e ordinario. Gli ho esposto il mio approccio e la mia convinzione che filmare un bambino che fatica a capire le sottrazioni può diventare qualcosa di epico.
Di tutta risposta, mi ha raccontato della sua classe, del forte legame che ha con quel piccolo gruppo che lo ha obbligato, nonostante i suoi 35 anni di esperienza, a modificare costantemente il suo metodo di insegnamento. E non mi ha nascosto di sentirsi di ideologie troppo classiche, suggerendomi in più occasioni di scegliere qualcuno con un approccio più moderno.
Ho voluto rassicurarlo: il mio scopo non era esaminare nel dettaglio il modo in cui insegnava le frazioni o il participio passato. Certo, tutto il film ruota attorno a lui, ma, nonostante l’avremmo ripreso tutto il tempo, sarebbe stato parte del tutto. Pian piano ha iniziato a trovarsi più a suo agio con l’idea. A 55 anni, gli mancava solo un anno e mezzo alla pensione
e questa esperienza, forse, gli avrebbe dato la possibilità di concludere al meglio la sua carriera, prima di passare a fare altro.
Per quanto riguarda i genitori, non hanno esitato a darmi il loro consenso, probabilmente per la fiducia e il rispetto che nutrono nei confronti di quell’insegnante che conoscono da 20 anni. Tuttavia ho ritenuto necessario specificare fin da subito che i loro figli non sarebbero stati ripresi tutti in modo uguale e non sempre sarebbero stati messi in buona luce. Altrimenti non ci sarebbe stato nessun film e certamente nessuna storia da raccontare. Ho anche messo le mani avanti riguardo al montaggio, dicendo loro che avrei scartato ore e ore di girato, probabilmente sacrificando certe scene magnifiche; d’altronde il film non doveva essere una raccolta dei momenti migliori della classe – è una costruzione che sottostà alle sue leggi, non solo alla volontà del regista. In breve, per evitare ogni malinteso, ho voluto ribadire che la mia visione e le scelte che avrei fatto erano totalmente soggettive.
Abbiamo chiesto anche l’opinione dei bambini ed erano orgogliosi di essere stati scelti, ma, a dire il vero, dubito che all’inizio i più piccoli abbiano capito cosa stesse accadendo.
Le riprese sono durate dieci settimane, tra dicembre 2000 e giugno 2001. Il primo giorno abbiamo spiegato a tutti con calma come avremmo lavorato, a cosa servivano le attrezzature e così via. Tutti i bambini hanno provato le telecamere, giocato con lo zoom, indossato le cuffie. Poi l’insegnante ha preso in mano la situazione, loro si sono rimessi al lavoro e noi abbiamo fatto lo stesso. Dopo tre giorni ci sentivamo già parte della classe.
Alla fine, mi sono ritrovato con circa 60 ore di giornalieri. Il film ha preso vita durante il montaggio. Credo che sia un film molto aperto, dà a ogni tipo di spettatore la possibilità di interpretarlo come preferisce, specie se riporta alla mente i ricordi d’infanzia. Personalmente, ci vedo una certa serietà e una certa violenza, anche se contenute. Prima di fare il film, avevo dimenticato quanto fosse difficile imparare e crescere. Questa immersione nel mondo della scuola me l’ha riportato alla mente. E forse è proprio questo il tema del film. [Nicolas Philibert]
Filmografia: Nicolas Philibert è nato nel 1951. Tra i suoi lungometraggi si annoverano: 1990 – La ville Louvre, 84′ / 1992 – Nel paese dei sordi (Le pays des sourds), 99’ / 1994 – Un animal, des animaux, 60′ / 1996 – La moindre des choses, 104’ / 1998 – Qui sait?, 106′ / 2002 – Essere e avere (Être et avoir), 104′
Essere e avere – la colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore francese Philippe Hersant (Arthur Rimbaud – Une biographie, Lettere per L…, Nénette, Tutti per uno).
1. Les sapins 1:01
2. Les vélos 0:39
3. Le pique-nique 0:52
4. En rase campagne 1:06
5. Etre et avoir (Générique de fin) 1:39
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