Il più bel secolo della mia vita: nuove clip del film con Sergio Castellitto e Valerio Lundini (al cinema dal 7 settembre)
Tutto quello che c’è da sapere su Il più bel secolo della mia vita, il film con Sergio Castellitto e Valerio Lundini premiato a Giffoni 53 nei cinema dal 7 settembre con Lucky Red.
Dopo la tappa al Giffoni 53, dove ha vinto nella sezione Generator +18, dal 7 settembre nei cinema italiani con Lucky Red Il più bel secolo della mia vita, commedia dell’esordiente Alessandro Bradani interpretata da una coppia d’eccezione: Sergio Castellitto e Valerio Lundini.
Il più bel secolo della mia vita – Trama e cast
La trama ufficiale: Un’assurda legge ancora in vigore in Italia impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l’identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l’opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della mia vita racconta l’incontro tra un centenario proiettato nel futuro e un giovane ancorato al passato e del loro viaggio alla riscoperta delle proprie origini.
Il cast include anche Marzio El Moety, Carla Signoris, Antonio Zavatteri, Elena Lander, Betti Pedrazzi e Sandra Milo.
Il più bel secolo della mia vita – Trailer e video
Nuove clip ufficiali pubblicate il 5 settembre 2023
Curiosità sul film
- Alessandro Bardani dirige da una sua sceneggiatura scritta con Luigi Di Capua (Sono solo Fantasmi, Smetto quando voglio Masterclass & Honorem).
- La premesse del film si basa sulla legge 184 del 1983 che impedisce ad un figlio adottivo di conoscere il nome di chi l’ha messo al mondo ovvero non permette di risalire alle proprie origini fino al compimento del centesimo anno di età.
- Il film ha vinto nella la sezione Generator +18 del Giffoni Film Festival 2023.
- Cast tecnico: Fotografia di Timoty Aliprandi / Montaggio Claudio Di Mauro / Scenografia Marta Marrone / Costumi di Eva Coen.
- Una produzione Goon Films, Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Prime Video.
La tappa a Giffoni 53
La magia in Sala Galileo tra le note di Brunori Sas e le emozioni dei protagonisti de “Il più bel secolo della mia vita”.
La vita e l’attesa della morte, la ricerca delle proprie radici, un’amicizia particolare e le emozioni vissute scena dopo scena in un mix di risata e pianto in una favola che diventa realtà e viceversa. “Il più bel secolo della mia vita” è tutto questo e i giffoners della categoria +18 hanno vissuto uno tra “i più bei giorni della loro vita”. L’anteprima e poi l’attesa, la magia che si è creata in sala in un incontro-dibattito di Q&A che al #GiffoniFilmFestival migliora davvero il mondo.
Anche quando la critica e le domande profonde dei giurati si fanno sottili e impregnano la bellissima atmosfera in Sala Galileo. La proiezione finisce tra gli applausi e l’ovazione di chi ha vissuto il privilegio di esserci insieme ai protagonisti, al regista e a chi ha creato la colonna sonora (Sergio Castellitto, Valerio Lundini, Alessandro Bardani e Brunori Sas): “Il film riesce ad essere credibile in tutto, utilizzando uno degli strumenti narrativi più complessi. Se cercate delle incongruenze realistiche sbagliate – ha sottolineato Sergio Castellitto – perché il film va assunto con la leggerezza con cui è recitato. E’ una commedia umana divertente e poi parla di morte e della sua attesa. Questa capacità di vedere insieme l’alto e il basso, il bianco e il nero ce l’ha soltanto la favola. E il regista in questo è riuscito in maniera egregia. Le parole della canzone di Brunori poi risuonano come spiegazione emotiva di quello che è successo nel film. Interessante il confronto con questa acutezza di domande”.
Poi il consiglio ai giffoners: “Cercate nei film ciò che amate e parlate di quello, di ciò che non vi piace, non ne parlate”. Il rapporto con i genitori, la propria identità, l’affetto per Castellitto “ci sono tanti modi di dire ti voglio bene, mia madre non me l’ha mai detto ma mi ha sempre chiesto se avessi mangiato. Questo era il suo modo per dirmi che mi voleva bene”.
Due personalità opposte, quella di Castellitto e Lundini, che si sono intrecciate, creando una vera e propria forza naturale ed emozionante: “Ci siamo molto divertiti e abbiamo anche giocato: si impara molto dai bambini perché quando giocano si divertono, si arrabbiano se non si rispettano le regole. Secondo me Lundini è una sorpresa formidabile nel film perché è stato capace di mantenere la sua personalità non propriamente di un attore tradizionale mischiato a questo incontro. Posso darvi un consiglio in generale? – chiede Castellitto – non dimenticatevi di una cosa: la migliore risposta di fronte ad un film che uno spettatore possa avere è il silenzio. Voi fate domande molto competenti qui. Non perdete mai però l’emozione dello spettatore puro. Davanti a molti film non ho avuto necessità di parlare e di chiedere ma la necessità di stare zitto e di ripensare a quell’emozione che mi era arrivata, fidatevi soprattutto di quella. Quello che conta è la purezza di aver visto quella cosa e se vi ha emozionati o no”.
Il regista Alessandro Bardani ha risposto alle curiosità in sala: “Alcune cose non cambiano ma possiamo cambiare noi rispetto alle cose – ha sottolineato spiegando cosa ha rappresentato questo film – qui parliamo di una legge, quella dei 100 anni, alcune cose che noi diamo per scontate come sapere il nome dei propri genitori, sapere chi siamo, 400mila persone in Italia questo diritto non ce l’hanno. Abbiamo cercato di far capire attraverso due personaggi che partono dallo stesso trauma ma diametralmente opposti. Il vecchio che guarda al futuro e il giovane che scava nel suo passato, che ci si è incastrato dentro e non riesce ad andare avanti: abbiamo voluto raccogliere tutto quello che racchiude la vita tra cose quotidiane e particolarità. Mi avete emozionato (si rivolge ai presenti in sala), siete la mia prima platea del mio primo film”.
Il film parte dalla legge 184 del 1983 che impedisce ad un figlio adottivo di conoscere il nome di chi l’ha messo al mondo ovvero non permette di risalire alle proprie origini fino al compimento del centesimo anno di età. Nel film tutto ruota attorno a due attori come Lundini e Castellitto: “Si parte dalla sceneggiatura e dalla scrittura e lì ho cercato un equilibrio, srotolando emotivamente una storia attraverso i personaggi. Poi c’è un salto – ha spiegato Bardani – c’è carne, ossa e personalità che partono da quello che c’è scritto ma poi vanno anche oltre trovando un equilibrio nell’insieme che è unico. La fortuna del film è stata incontrare Sergio e Valerio che non solo sono grandi attori ma hanno messo tanto della loro personalità e così dirigere è stato facile perché avevano una semplicità molto complessa che è nata proprio sul set naturalmente arricchendo i personaggi come solo loro potevano fare. La realtà appartiene comunque a questi personaggi: un centenario è già di per sé un tipo fiabesco ma ha tanta vita addosso. Il giovane è un personaggio ossessionato completamente reale e credo che proprio l’incrocio fra stili che mi piace. Questa è la commedia all’italiana che va tra sacro e profano. E’ nel limbo tra risata e pianto, tra fiaba e realtà e surreale che abbiamo cercato di sviluppare questa storia”.
Valerio Lundini si è interfacciato per la prima volta ad un film come “Il più bel secolo della mia vita”: “Nel mio caso è stata la prima cosa che ho fatto non scritta da me e quindi mi sono totalmente fidato di Alessandro e di Sergio. L’alternanza di momenti seri e momenti più divertenti è il pregio principale del film. Ragiono quasi sempre allo stesso modo: non c’è bisogno o urgenza sempre di far ridere qualcuno perché, se poi una cosa è sincera e spontanea, viene da sé che è anche divertente. La vita è così: ci sono momenti buffi e momenti meno divertenti. L’esigenza del film era raccontare una storia e pensiamo di esserci riusciti”.
Le note che accarezzano il crescendo di emozioni del film di Bardani sono quelle di Brunori Sas. “La vita com’è” è il titolo del singolo al quale ha collaborato anche Riccardo Sinigallia: “Sono molto gioioso perché la visione mi ha lasciato una sensazione di pulizia, sarà che ho pianto…il film l’ho visto per intero solo oggi. Sono contento di aver partecipato a questo film. Siamo ad un livello alto. Per usare una metafora culinaria – ha evidenziato il cantautore – è uno spaghetto al pomodoro, una pizza. E non è facile fare uno spaghetto al pomodoro come lo ha fatto Bardani. C’è stata una battuta in particolare che mi ha spinto a pensare alla canzone che è diventata poi un incastro perfetto”.
Il più bel secolo della mia vita – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Francesco Cerasi (Mollo tutto e apro un chiringuito, Una notte da dottore, Bentornato Presidente, Gli Uomini d’oro).
- La colonna sonora include il brano inedito “La vita com’è” di Brunori Sas prodotto da Riccardo Sinigallia e di prossima uscita per Island Records.
- “Questo è il tipo di film che piace a me. Scritto e diretto con cura, interpretato in modo naturale da tutti gli artisti coinvolti. Uno di quei rari film che sa di vero, che sorridi e ti commuovi al tempo stesso e che lascia spazi di riflessione sui rapporti generazionali (ma non solo), in modo poetico e mai banale.” – ha dichiarato Brunori Sas.
C’è musica che nasce e un 31 agosto che muore per Brunori Sas. In chiusura dei rituali “festeggiamenti di San Brunori” – che ormai da anni i fan celebrano ricordando il brano “Guardia ‘82” – fuori a sorpresa a mezzanotte La vita com’è (Island Records), il brano inedito prodotto da Riccardo Sinigallia che impreziosisce la colonna sonora de “Il più bel secolo della mia vita”
Avere vent’anni o cento|non cambia poi mica tanto|se non riesci a vivere|la vita com’è – suona come un quesito aperto l’incipit del brano, canzone portante e piccolo inno morale di un film che fa del tema dell’accettazione il suo leitmotiv.
“La vita com’è”, nata dalla prima stesura di sceneggiatura del lungometraggio indagando la relazione fra i due protagonisti, si apre verso dopo verso a un’interpretazione universale, al centro della quale c’è l’uomo, condannato a voler a tutti i costi allungare la propria vita.
Il senso di vero e di autentico che traspare dalla pellicola è racchiuso fra le intime note di Brunori, che accarezzano con il suono del pianoforte il crescendo di emozioni trasmesse dal film.
Il brano “La vita com’è” di Brunori Sas è disponibile QUI.