Stasera in tv: “Volevo nascondermi” con Elio Germano su Rai 3
Rai 3 stasera propone “Volevo nascondermi”, dramma biografico del 2020 di Giorgio Diritti con Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari:, Fabrizio Careddu, Andrea Gherpelli.
Volevo nascondermi, su Rai 3 il dramma biografico di Giorgio Diritti (L’uomo che verrà) con protagonista uno straordinario Elio Germano nei panni del pittore e scultore Antonio Ligabue.
Volevo nascondermi – Cast e personaggi
Elio Germano: Antonio Ligabue
Oliver Ewy: Ligabue da giovane
Leonardo Carrozzo: Ligabue da bambino
Pietro Traldi: Renato Marino Mazzacurati
Orietta Notari: madre di Mazzacurati
Fabrizio Careddu: Ivo
Andrea Gherpelli: Andrea Mozzali
Denis Campitelli: Nerone
Filippo Marchi: Vandino
Maurizio Pagliari: Sassi
Francesca Manfredini: Cesarina
Daniela Rossi: madre di Cesarina
Mario Perrotta: Raffaele Andreassi
Paolo Dallasta: Erminio Canova
Gianni Fantoni: Antonini
Paola Lavini: Pina
Simone Allai: Il Bel Omin
Paolo Rossi
Giancarlo Ratti
Gabriele Majo: Padrone del Castello di Padernello
Valentina Vanini: cantante lirica
Volevo nascondermi – Trama e trailer
Toni (Elio Germano), figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati (Renato Marino Mazzacurati) è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene richiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.
Curiosità sul film
- Il film è scritto e diretto da Giorgio Diritti al suo quarto lungometraggio dopo la storia vera Il vento fa il suo giro (2005), il pluripremiato dramma storico L’uomo che verrà (2009) e il dramma Un giorno devi andare (2012) con protagonista Jasmine Trinca.
- Per la sua interpretazione, Elio Germano ha vinto l’Orso d’argento per il miglior attore al Festival di Berlino 2020 e il David di Donatello 2021 per il miglior attore protagonista.
- Il film ha vinto un totale di 7 David di Donatello: Miglior film, regista a Giorgio Diritti, attore protagonista ad Elio Germano, autore della fotografia, scenografo a Ludovica Ferrario, Alessandra Mura e Paola Zamagni, acconciatore ad Aldo Signoretti e Miglior suono.
- Il film ha vinto anche 2 European Film Awards: Migliore fotografia a Matteo Cocco e Migliori costumi a Ursula Patzak.
- La storia di Antonio Ligabue è stata già raccontata nei documentari degli anni sessanta “Il paese del sole a picco” (1960) e “Antonio Ligabue, pittore” (1962); nello sceneggiato Rai “Ligabue” del 1977 con protagonista Flavio Bucci; nel film documentario “Antonio Ligabue: fiction e realtà” del 2009 narrato da Flavio Bucci; nel docufilm “Antonio Ligabue, L’Uomo” del 2015. Inoltre il 9 maggio 2019 la casa editrice Chiarelettere ha pubblicato “Il genio infelice” un romanzo del giornalista Carlo Vulpio sulla vita di Antonio Ligabue.
Note di regia
Il film si ispira alla figura di Toni Ligabue (1899-1965).
Toni nacque in Svizzera ebbe un’infanzia travagliata fino a quando, espulso e giunto in Italia, visse da reietto nei boschi fluviali della Bassa padana. Brutto, deforme, fu pittore primitivo che dopo la morte raggiunse fama mondiale.
Nella sua immensa solitudine popolata da incubi, Ligabue percepiva energie invisibili e amplificava la realtà dei sensi dipingendo una giungla feroce, con tigri, leoni e gorilla. Nel farsi lui stesso animale, riconosceva energie superiori. Morte e vita pulsano nei suoi quadri. Una riflessione sul valore della diversità.
Toni, definito allora e spesso anche oggi come matto, è stato soprattutto un bambino rifiutato più volte, nato con problemi fisici che lo hanno reso reietto, che hanno causato la sua emarginazione e probabilmente anche i suoi disturbi psichici. Un uomo capace però di esprimere, nella specificità dell’arte, un talento incredibile, un punto di vista sulla vita, forte e originale.
Si è avvicinato alla pittura sprovvisto di ogni tecnica pittorica, senza conoscere Van Gogh e i Fauves a cui le sue opere sembrano in parte relazionarsi. I suoi quadri esprimono uno sguardo particolare sulla vita, la raccontano come una continua lotta per non soccombere e contengono un forte desiderio di riscatto.
Le sue sculture non sono solo realistiche ma esprimono intense pulsioni vitali. I suoi autoritratti sono la fotografia del suo stato d’animo e nel suo volto, con piccoli mutamenti di espressione a ogni opera, gli occhi rivolti all’osservatore interrogano,
chiedono un ascolto, un riconoscimento, un segno di affetto.Come per ogni uomo nella vita, è capitato anche a Toni di sentirsi inadeguato, sbagliato, sconfitto ed il primo istinto anche per lui in quei momenti è stato il desiderio di nascondersi, di uscire dal mondo. Rileggendo il percorso della sua vita, appare evidente quanto il suo essere visto come “diverso” sia l’origine di molte delle sue sofferenze ma anche il nucleo generativo della sua identità artistica e del suo successo.
La storia di Toni Ligabue ha intrinsecamente un forte valore spettacolare per le straordinarie vicende che hanno caratterizzato la sua vita e offre inoltre, tramite il suo percorso, un’importante riflessione sul valore della “diversità”. Ogni persona ha una specificità preziosa che, al di là delle apparenze, può essere un dono per l’intera collettività.
“…se sono diverso da te vuol anche dire che posso darti qualcosa che tu non conosci…” questo ricordo di essermi sentito dire da un ragazzo disabile anni fa. Quella di Toni è una “favola amara” in cui costantemente emerge un grande attaccamento alla vita, la capacità di non mollare mai. Resiste alla solitudine, al freddo, alla fame vivendo per anni in una capanna sul fiume, supera tante umiliazioni, comprese le degenze in istituti rieducativi e in manicomi.
La storia di Ligabue incanta e interroga, e mette di fronte alla apparente contraddizione tra una fisicità sgraziata, una mente velata da una moderata follia e un talento luminoso che a lungo rimane nascosto e che quando finalmente viene alla luce diventa uno straordinario elemento di costruzione dell’identità e l’occasione, sognata, attesa, cercata, di riscatto.
Approccio visivo
Lo sviluppo narrativo della sceneggiatura esce dall’intenzione della semplice biografia di Antonio Ligabue per proporre un percorso narrativo che segue lo stato d’animo di Toni e fa delle emozioni che vive il perno portante del racconto, in un rapporto che offre allo spettatore un coinvolgimento più intimo e profondo.
Pur in una dimensione di realismo e attinenza alla verità, il film vuol trasferire in sottotraccia la sensazione di “favola nera” che accompagna la vita di Toni e di cui lui stesso incarna, in un certo modo, i codici a partire dal vestire; nel modo di esprimersi, gesticolare, muoversi. Anche il mondo che lo circonda richiama gli archetipi della fiaba in cui si possono riconoscere figure esemplari come la matrigna e il padre “orco”, il direttore del collegio, i ragazzi cattivi che lo prendono in giro, gli adulti che lo deridono.
Una volta diventato adulto, poi, attorno a lui si muove un coro di personaggi – i paesani – perlopiù respingenti, alcuni surreali e fiabeschi a loro volta, ma in cui via via emergono alcune figure amiche che saranno fondamentali per il riscatto di Toni. Ligabue richiama anche alcune caratteristiche dei personaggi dei film di Chaplin che, in fondo come lui, sono in lotta per un posto al sole nella società. [Giorgio Diritti]
Luoghi e cronologia della vita di Antonio Ligabue
- 18 dicembre 1899 – Zurigo – Ospedale delle Donne: Nasce Antonio, figlio di Elisabetta Costa e di padre ignoto. Viene registrato allo stato civile di Vallada Agordina con il cognome della madre e abbandonato in un orfanotrofio di Zurigo poco dopo la nascita.
- Settembre 1900 – Enghnach: Antonio viene dato in affidamento a Elise Hanselman e Valentin Gobel, una coppia di anziani senza figli, desiderosa di averne.
- 18 gennaio 1901- Hemmerscwiel (Svizzera – Cantone di Thurgau): Elisabetta Costa sposa Bonfiglio Laccabue, emigrato da Gualtieri.
- Il 10 marzo 1901, a seguito del matrimonio, Antonio viene legittimato e iscritto anche al registro delle nascite di Gualtieri col nome di Antonio Laccabue.
- Dal 21 agosto 1901 al gennaio 1907: Elisabetta Costa mette al mondo altri tre figli. Nel frattempo la coppia si sposta dal Cantone di Zurigo al cantone di San Gallo (a Sargans) dove la famiglia Laccabue rimane fino al 1910. Anche la famiglia affidataria si sposta: prima a Niederweningen, poi a Tablat, Helligkreuzstrasse quindi a San Gallo. Nonostante la famiglia Laccabue e la famiglia affidataria abitino in luoghi molto vicini, non si sa se Toni Laccabue abbia mai conosciuto la madre naturale e i fratelli.
- 1910 -1912 – Rheinthal / varie località in Svizzera: Antonio frequenta le scuole fino alla terza elementare.
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25 gennaio 1913 – Widnau: Muoiono i tre fratellini e, a distanza di circa un mese, anche la madre, a causa di un
avvelenamento. Il padre Bonfiglio Laccabue è accusato di averli uccisi. Sarà poi scagionato. -
Maggio 1913 – 19 aprile 1914 Marbach: La madre adottiva fa internare Toni nell’istituto rieducativo di Marbach per ragazzi difficili, diretto da un prete evangelico. Sul registro dell’istituto ci sono brevi annotazioni sul comportamento di Toni in cui si specifica scarso rendimento ma attitudine al disegno.
15 maggio 1915 – Marbach: Viene cacciato dall’istituto “per condotta cattiva e scostumata”. Torna in famiglia. La coppia adottiva nel maggio 1915 si trasferisce a Staad (frazione di Thal). Vi rimane fino all’aprile 1917. Toni lavora presso un contadino della zona dove un giorno assiste al macello di una capra. Rimane sconvolto. - Da gennaio al 4 aprile 1917 – Manicomio di Pfafers: Il medico chiede un ricovero per una violenta lite con i genitori, Toni viene inviato al manicomio di Pfafers. Ai medici curanti parla della madre adottiva, che ama, di San Gallo e del periodo all’istituto di Marbach. Le cartelle cliniche lo descrivono facile agli sbalzi di umore, con “improvvise eccitazioni e profonde malinconie”. Viene citata la sua “straordinaria abilità nel disegno, soprattutto di animali” e che “quando disegna appare rasserenato”. Dimesso in aprile, torna a casa. Poco dopo la famiglia adottiva si trasferisce, alla ricerca di lavoro, a Romanshorn. Toni riprende la vita disordinata e torna a litigare con la matrigna, alternando momenti di grande affetto a episodi di duri scontri.
- 11 giugno 1918 – Consolato italiano di Zurigo: Toni sostiene la visita di leva, viene riformato (se arruolato sarebbe stato uno dei Ragazzi del ’99 – l’ultima generazione al fronte nella Grande Guerra).
- Maggio 1919 – Romanshorn: Dopo una lite furibonda, la madre adottiva si rivolga alle autorità competenti, chiedendo di mandare il figlio per qualche tempo in Italia, nel paese del patrigno Bonfiglio Laccabue, sperando di dargli una lezione che lo possa cambiare. Toni viene invece espulso per sempre “per i continui atteggiamenti turbolenti nei confronti della famiglia e della comunità”. È presumibile che l’espulsione in Italia sia dipesa anche a necessità economiche; lo Stato italiano aveva deciso di non inviare più il sussidio economico alla famiglia affidataria.
- 23 maggio 1919: Toni lascia Zurigo (sede delle autorità competenti) e il 2 giugno viene condotto da Chiasso alla questura di Como. Il prefetto di Como scrive al municipio di Gualtieri per avere notizie circa i parenti abitanti nel comune. Da Gualtieri rispondono che i pochi congiunti rimasti si sono trasferiti altrove e ne indicano l’indirizzo. La questura di Como affida Toni ai carabinieri per farlo consegnare al sindaco di Gualtieri.
- Giugno 1919 – Romanshorn: La madre adottiva comprende che l’espulsione di Toni è definitiva, si pente e si rivolge al Console italiano a Zurigo. Il 5 giugno 1919 il console scrive al comune di Gualtieri, dove però di Toni non hanno ancora notizie. Arriverà solo due mesi dopo.
- 9 agosto 1919 – Gualtieri: Toni arriva a Gualtieri. Il Comune gli assegna un letto al Ricovero di mendicità Carri, una modesta sovvenzione e gli offre di lavorare come scarriolante alla costruzione degli argini del Po. Chiede che gli sia fatta una visita medica per accertare le sue condizioni di salute.
- Settembre 1919 – Gualtieri: Toni tenta clandestinamente di tornare in Svizzera. A Lodi viene fermato dai carabinieri. Viene poi consegnato alla questura di Milano e ricondotto a Gualtieri.
- 6 ottobre 1919 – Romanshorn: Lettera della madre adottiva al sindaco di Gualtieri (conservata nell’archivio del municipio), spedita da Romanshorn – Thurgau – Svizzera. La madre spiega le ragioni dell’espulsione e implora di far tornare il figlio in Svizzera.
- Primi anni Venti – Argini del Po: Ligabue lavora come scarriolante. Rimane isolato dai compagni di lavoro, forse anche per le difficoltà di comprenderne la lingua.
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Golena del Po a Gualtieri: Con l’aumentare delle crisi depressive e a causa delle soventi vessazioni dei paesani, Toni si
rintana nei boschi. -
Metà anni Venti – Gualtieri: Ultima lettera della madre adottiva. Tenta di smuovere, tramite il sindaco di Gualtieri, le
autorità svizzere affinché permettano il rientro del figlio in Svizzera. La lettera è indirizzata a Toni (allude a un’operazione a cui deve sottoporsi all’ospedale di Parma, forse alla tiroide) e lo prega di fare attenzione ai cosiddetti arruolatori per la Legione Straniera francese, che arruolano i giovani con l’inganno. - Inverno del 1928 – Golena del Po: Toni incontra nel bosco l’artista Marino Mazzacurati.
- Dal 1928 al 1937 – Villa Torello Malaspina, detta la Palazzina: La villa è la residenza estiva di una nobile famiglia proprietaria di terre nella zona. In una delle vecchie case prospicenti l’ampio cortile, Marino Mazzacurati ha installato il suo studio di pittore e scultore. Accoglie Toni nel suo studio.
- Senza data – Campagne della Bassa Padana: Toni osserva attentamente gli animali che incontra per le campagne, cavalli da tiro, buoi, capre, galline, topi, scarafaggi ma anche la vegetazione, le coltivazioni e il lavoro dei contadini.
- Probabilmente 1929 – zona acquitrinosa della golena di Gualtieri: Uno dei primi quadri, non datato né firmato (forse del 1929 secondo le indicazioni del pittore stesso) è una tavoletta con un nudo di donna dai fianchi prosperosi. Trent’anni dopo, Toni racconta di averla dipinta quando abitava nei boschi, in una casetta in pietra semidiroccata e che la faceva vedere ai contadini in cambio di un centesimo.
- Senza data – Villa Torello Malaspina: Toni dorme nei fienili o nelle serre del parco. Dipinge e modella la creta sia nelle serre sia nello studio di Mazzacurati. Tiene con sé alcuni cani randagi. Custodisce i pochi risparmi in una bottiglia salvadanaio che immerge, legata a un filo, nel laghetto della villa.
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1932 – Gualtieri: Vive senza una fissa dimora, viene ospitato dal flautista Licinio Ferretti che gli promette di
presentarlo a un amico gallerista a Milano. -
1932 – Villa Torello Malaspina: Muore Elba, una bambina di due anni, figlia di poveri contadini, cadendo in un pentolone di acqua bollente. Non avendo una fotografia della bimba, i genitori chiedono a Mazzacurati di dipingere un
ritratto. Mazzacurati affida l’incarico a Toni. - Senza data Gualtieri – Villetta Liberty all’inizio del viale di tigli che porta alla villa Torello Malaspina: La villetta è l’abitazione della famiglia Mazzacurati. Nello scantinato vive l’anziana proprietaria, si chiama Nina. Questa, nonostante fosse spesso in lite col pittore, gli consente di sistemare in un rustico del giardino, un paio di gabbie con alcuni conigli.
- Senza data – Fienile Villa Torello Malaspina: Toni dorme nel fieno, scava un buco, una specie di tana, e vi si cala dentro, rannicchiato su se stesso per ripararsi dal freddo. Nello stesso periodo il gallerista Sergio Negri, quand’era bambino, ricorda di averlo visto con stivali di cuoio alti al ginocchio ricevuti in regalo dalla madre di Mazzacurati. In un’altra occasione lo vede camminare a piedi nudi sulla neve. Ha venduto gli stivali per comprarsi due conigli d’angora. Porta la creta dal Po per modellarla e s’imbratta tutto il corpo.
- 14 luglio – 3 dicembre 1937 – Manicomio San Lazzaro Reggio Emilia: Primo ricovero di Toni al San Lazzaro Diagnosi: carattere violento e atti autolesionistici.
- Dopo il 3 dicembre 1937 – Località varie presso Gualtieri: Dimesso dal manicomio, Toni torna a Gualtieri, vaga ovunque ma senza mai allontanarsi troppo dalla cittadina, dorme nei fienili delle cascine o al Ricovero Carri, nelle stalle o nelle serre del Parco di villa Torello Malaspina. Appena il clima lo permette torna a vivere nei boschi.
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1937-1940 – Gualtieri: Toni realizza alcune sculture in creta per il signor Napolino Ghisolfi di Guastalla (la lotta tra la
lince e un gatto selvatico). - Fine anni Trenta – Gualtieri: Toni compra la sua prima motocicletta.
- Senza data – Cinema teatro di Gualtieri: La signora Nina che vi lavora come maschera, lo fa entrare gratuitamente. Toni ama i film di Tarzan (gli consentono di approfondire la conoscenza degli animali selvatici. Scappa quando un animale viene ferito o ucciso).
- 23 marzo 1940 – Manicomio San Lazzaro Reggio Emilia: Secondo ricovero in manicomio. Diagnosi: il paziente è affetto da psicosi maniaco-depressiva. In manicomio continua a dipingere, seppur con maggiore lentezza.
- 16 maggio 1941 – Guastalla, casa Andrea Mozzali: Toni viene dimesso. L’amico Andrea Mozzali, scalpellino di opere funerarie e pittore umoristico, s’impegna a ospitarlo a casa sua a Guastalla, assumendosene le responsabilità. Mozzali dimostra nei confronti di Toni un’amicizia vera e disinteressata.
- 1942-1943 – Guastalla, casa Andrea Mozzali: Toni vi soggiorna ripetutamente. Mozzali gli commissiona una piccola scultura che deve rappresentare Mussolini a cavallo. Toni rimanda la conclusione dell’opera. Mozzali lo minaccia di privarlo del cibo.
- Durante la guerra – Gualtieri / Guastalla: Si presta saltuariamente a fare da interprete con i soldati tedeschi.
- 1945 – 1948 – Manicomio San Lazzaro – Reggio Emilia: Il 14 febbraio 1945 viene registrato l’ultimo ricovero. A causa di una lite in osteria con un soldato tedesco, gli amici pensano di salvarlo facendolo internare in manicomio. Qui continua a dipingere, riceve collezionisti e giornalisti, tra questi Romolo Valli, che realizzerà un reportage su Toni. Negli ultimi tempi reclama di volere essere dimesso e di voler tornare libero. L’amico Mozzali cerca di aiutarlo, ma essendo stato fascista non può esporsi più di tanto.
- 1947 – Manicomio: Disegna con inchiostro a china lo scheletro di un cervo per dimostrare a uno scultore reggiano, Armando Giuffredi, che è andato a fargli visita col giornalista Ferrante Azzali, di conoscere bene la struttura ossea degli animali. Nell’aprile del ’47 Azzali pubblica l’intervista su L’Europeo.
- Primi mesi del 1948 – Manicomio: Tramite un infermiere o un medico benevolo, Toni scrive al sindaco di Gualtieri. Chiede di essere dimesso. Riferisce i pareri favorevoli della critica d’arte verso la sua opera pittorica.
- Ottobre 1948 – Gualtieri: Nonostante il Comune si opponga, Toni viene dimesso. Tornato a Gualtieri riprende le solite abitudini. La giunta municipale delibera di accoglierlo presso il Ricovero Carri.
- Febbraio 1949 – Gualtieri: Il medico condotto richiede per Toni un nuovo ricovero in manicomio che non avrà luogo.
- 18 giugno 1949 – Reggio Emilia: Toni è invitato alla Mostra nazionale del Paesaggio italiano. Vince il Premio della Banca Agricola Commerciale.
- Primi anni Cinquanta – Bottega del Barbiere Vilem: È inverno e Toni, come fa spesso, è venuto a scaldarsi alla grande stufa in terracotta della bottega. È in piedi, appoggiato alla stufa di schiena. Ha la giacca imbottita di paglia. Non parla con nessuno, pronto ad andarsene se qualcuno tossisce o si raschia la gola sapendo di infastidirlo. Nel negozio viene schernito da un cliente abbiente. Toni si aspetta che il proprietario Vilem, a cui in precedenza ha regalato dei quadri, prenda le sue difese. Il litigio s’inasprisce; Vilem sbatte Toni fuori, minacciando di farlo nuovamente portare in manicomio. Toni gli urla che è un grande artista, mentre lui è soltanto un barbiere e questo resterà per sempre. In seguito, dopo il successo della mostra a Roma, passerà spesso con l’auto nuova davanti alla bottega di Vilem.
- Primi anni Cinquanta – Casa di Ugo Sassi a Guastalla: Ospite di casa Sassi, modella una scultura autoritratto, l’unico esemplare esistente in forma scultorea.
- Novembre 1951 – Paesi della Bassa – Guastalla – Casa Mozzali: La grande alluvione: Toni trova riparo a casa dell’amico Mozzali a Guastalla. Lavorano insieme. I due amici si spostano in motocicletta, guidata da Toni, per incontrare eventuali acquirenti nelle osterie. Un giorno la moto si ferma, chiede a Mozzali di spingerla, la moto riparte e Toni si dimentica dell’amico.
- 1955 – Gonzaga: Prima mostra personale alla Fiera Millenaria di Gonzaga.
- 1956 – Suzzara: Ligabue partecipa al Premio Suzzara di Zavattini.
- Seconda metà anni Cinquanta – Case collezionisti: Ottiene commissioni di quadri da imprenditori di Reggio, Brescia, Verona, Mantova, Brescello, Guastalla. Dipinge presso le case dei committenti.
- Febbraio 1961 – Roma – Mostra alla galleria La Barcaccia: Mostra sostenuta da Mazzacurati che vive a Roma. È la consacrazione di Toni come pittore. Ligabue assapora il primo momento di felicità.
- 1961 – Venezia: È invitato alla IV Biennale dell’Incisione contemporanea. Partecipa con un’acquaforte. Titolo: Cane da caccia con paesaggio.
- 1961 circa – Osteria della Stazione – Gualtieri: Toni dona 90.000 lire, frutto della vendita di un quadro, a una mendicante e al suo compagno privo di gambe che viene trainato su una carrozzella da due cani spelacchiati.
- 8 giugno 1961 – Strade della Bassa: In seguito a una delle sue numerose cadute in moto, Toni viene ricoverato per un mese all’Ospedale di Reggio Emilia.
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Senza data: Una prostituta, solita girare le piazze suonando il violino e cantando canzoni popolari, viene
uccisa a coltellate. Toni invia 100.000 lire alla figlia della donna. - 1962 – Guastalla – Galleria d’arte Sergio Negri: Dopo la mostra romana, Toni si considera un pittore affermato, possiede quindici motociclette tutte rosse e quasi tutte scassate, tre automobili di seconda mano (una Simca, una Citroën e una Fiat 1400). Per moto e auto ha una cura maniacale. I suoi quadri hanno acquistato valore (un quadro di Ligabue vale sul mercato quanto metà di un Morandi), ma Toni non sembra eccessivamente attratto dal denaro.
- 1961 – 1962 – Locanda della Croce Bianca – Guastalla: È l’osteria della Cesarina, di cui Toni s’innamora negli ultimi tempi della sua vita. Vi si è trasferito dal Ricovero Carri di Gualtieri nell’aprile 1961, da quando è a contratto presso la galleria di Sergio Negri. Apprezza il lambrusco, il vermouth e la birra, ma non eccede nel bere. È goloso di dolci alla crema. Nel 1961 realizza, presso la locanda, la scultura “Cavallo stanco”, una delle ultime, poi si dedicherà esclusivamente alla pittura. La sera, prima di addormentarsi, ha preso l’abitudine di indossare abiti femminili.
- 1961 – 1962 – Galleria Negri – Guastalla: Toni parla spesso con trasporto e candore di Cesarina, dice che vuole sposarla e costruire un castello come quelli del Nord Europa per andarci a vivere insieme.
- Primavera 1962 – Galleria Negri – Guastalla: Toni dipinge il “Serpentario”, commissionato da un industriale di Carpi che lo acquista per 350.000 lire.
- Primavera Estate 1962 – Osteria di Pomponesco: Raffaele Andreassi gira l’episodio del bacio con la Pina, una donna del posto convocata per interpretare la parte. Toni arriva su una Fiat 1400 guidata da Vandino, il suo autista. Estate 1962 – Studio di via Adua a Reggio Emilia Toni si è trasferito nello studio di Reggio. Un amico desidera dei suoi quadri e Toni gli chiede in cambio “una donna con il culo grosso”. Una donna accetta di passare qualche giornata con Toni nello studio, senza che accada nulla, a parte qualche piccola tenerezza. Estate 1962 – Galleria Negri – Guastalla/Scantinato dello studio di via Adua a Reggio Toni si trova nella Galleria Negri a Guastalla intento a dipingere. Improvvisamente dice a Sergio Negri che deve andare subito a Reggio Emilia, nella casa-studio di via Adua per dare da mangiare ai conigli e altri animali che tiene nello scantinato. Giunto in via Adua, alcuni animali sono morti: tre conigli, due galline e tre porcellini d’India. Di seguito il pittore si appresta con preghiere e riti vari alla sepoltura degli animali morti di fame.
- Strade e paesi della Bassa: L’autista di Toni, Vandino, è al volante della Fiat 1400. Toni, seduto dietro con accanto una donna ordina a Vandino di rallentare quando entrano nei vari paesi, affinché la gente possa notare che si trova in compagnia. La sera, di ritorno, fa sosta a comprare i sigari toscani nella tabaccheria davanti al negozio del barbiere Vilem, per essere visto. Si arrabbia con Vandino che è diventato grasso e “gli sfonda il sedile dell’automobile”. Un giorno lo licenzia e ne assume un altro: Sergio Terzi, detto Nerone, in seguito anch’egli pittore.
- Prima settimana di novembre 1962 – Galleria Negri – Guastalla: Toni avverte i primi sintomi della paralisi. La notte del 20 novembre, rientrato alla Locanda Croce Bianca, viene colpito da emiparesi e viene ricoverato per un giorno all’ospedale di Guastalla. In seguito viene portato alla clinica neurologica Marchi di Reggio Emilia, e poi definitivamente al Ricovero Carri.
- 18 giugno 1963 – Ricovero Carri: Viene battezzato.
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18 luglio 1963 – Ricovero Carri: Riceve la cresima.
27 maggio 1965 – Ricovero Carri: Ligabue muore. - Il 30 maggio vengono celebrati funerali solenni. È una giornata piovosa
Volevo nascondermi – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Marco Biscarini (Itaker – Vietato agli italiani, Bella Ciao – Per la libertà, Angeli lontani, Il vegetariano) in collaborazione con Daniele Furlani. Il duo e il regista Giorgio Diritti hanno collaborato anche per Il vento fa il suo giro, L’uomo che verrà e Un giorno devi andare.
1. Invisible 4:07
2. La Pazzia I 1:43
3. Grains (Marco Biscarini & Luca Leprotti) 1:39
4. Miniatura I 2:36
5. Grains II 2:19
6. Schegge 2:08
7. Laccabue 0:26
8. Dove sei? 3:24
9. La pazzia III 0:52
10. La pazzia IV 0:51
11. Esilio 1:32
12. Mentalist (feat. Daniele Furlati & Luca Leprotti) 1:43
13. Diavoletto 0:40
14. Miniatura IV 3:02
15. Sogno di Toni (Daniele Furlati) 2:01
16. Roma 1:42
17. Cluster 1:22
18. Toni funambolo (feat. Daniele Furlati) 4:03
19. Il gran signore 1:17
20. Con te 1:55
21. Il soldato militare 2:12
22. Invisible (feat. La Tarma) 4:09
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