Beetlejuice Beetlejuice, recensione: un sequel all’altezza che torna alla mitologia burtoniana
Recensione e colonna sonora di Beetlejuice 2 di Tim Burton con Michael Keaton, Winona Ryder, Jenna Ortega Catherine O’Hara, Monica Bellucci e Willem Dafoe – Al cinema con Warner Bros. Pictures Italia.
Beetlejuice Beetlejuice ha debuttato nei cinema italiani e mentre scriviamo questa recensione, il sequel di Tim Burton si è scatenato al box office, scalzando in patria dal primo posto Deadpool & Wolverine con un debutto nazionale da record. Beetlejuice 2 ha incassato circa 110 milioni di dollari in Nord America (145 milioni in tutto il mondo), diventando il terzo maggior esordio del 2024; Il secondo maggior esordio di sempre per Tim Burton; e il secondo maggior esordio di sempre per un film horror, superando It: Capitolo 2 altro titolo targato Warner Bros. Questo significa anche che il sequel ha già superato l’intero incasso globale del film originale (74 milioni) dopo un solo weekend nei cinema.
Registrato per dovere di cronaca questo exploit d’incassi, veniamo al film che vede il visionario filmmaker nominato all’Oscar Tim Burton, e l’attore candidato all’Oscar Michael Keaton tornare a fare squadra per questo atteso sequel del pluripremiato classico Beetlejuice – Spiritello porcello.
Beetlejuice è tornato! Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora perseguitata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la figlia adolescente e ribelle, Astrid, scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con i problemi che stanno nascendo in entrambi i regni, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci tre volte il nome di Beetlejuice e il demone dispettoso torni nuovamente per scatenare il suo caos.
Beetlejuice Beetlejuice – La recensione del film
Iniziamo col dire che l’originale “Beetlejuice” è ascrivibile tra le migliori commedie horror di sempre, che potremo includere in una ideale “Top 10”, insieme a gioiellini del calibro de L’armata delle tenebre di Sam Raimi e Sospesi nel tempo di Peter Jackson. I produttori all’epoca, parliamo di fine anni 80, avevano adocchiato il re dei film d’azione Arnold Schwarzenegger per il ruolo di Beetlejuice (sic!), questo ancor prima che “Schwarzy” rivelasse la sua vis comedy con I gemelli prima e Un poliziotto alle elementari successivamente. Per fortuna Burton cambiò idea e alla fine scelse l’eclettico Michael Keaton, che ricordiamo in principio rifiutò il ruolo poiché le prime bozze della sceneggiatura erano molto più horror e con molto meno humour di quello che arriverà poi sul grande schermo.
Ora dopo l’accantonato Beetlejuice Goes Hawaiian, progetto del 1990 in cui Burton voleva abbinare un film di tipo balneare con surfisti ad una sorta di espressionismo tedesco, e tutta una serie di annunci e smentite nonché diverse false partenze, a ben 36 anni dall’originale arriva “Beetlejuice Beetlejuice”. Si tratta di un sequel diretto che segue l’esempio di diversi recenti successi come Halloween 2018, Top Gun: Maverick, il Ghostbusters di Jason Reitman, Bad Boys 3 e Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F.
Tim Burton realizza un sequel fresco ma legato a doppio filo all’originale, e per questo mantiene ben salda la connessione con il passato riportando a bordo tre dei protagonisti dell’originale. Tornano infatti un divertente e divertito Michael Kaeton nei panni del demone bio-esorcista titolare, Winona Ryder (Stranger Things) come Lydia Deetz, ora medium di fama e una Catherine O’Hara in splendida forma, l’attrice riprende il ruolo di Delia Deetz, artista avanguardista. Si aggiungono al cast le new entry Justin Theroux, Willem Dafoe, Monica Bellucci in un mix di Morticia, la Sally di Nightmare Before Christmas e la Sposa di Frankenstein; il debuttante Arthur Conti visto nella serie tv House of the Dragon e la talentuosa e lanciatissima Jenna Ortega nel ruolo della conflittuale figlia di Lydia, Astrid, l’attrice torna a collaborare con Burton dopo la serie tv Mercoledì.
Se l’originale “Beetlejuice” rappresentava appieno lo spirito surreale e fiabesco di stampo dark del Burton più outsider, vedi Edward mani di forbice piuttosto che La sposa cadavere, “Beetlejuice Beetlejuice” è un film che mostra la maturità raggiunta dal regista, ora narratore più mainstream e in grado di bilanciare lo humour nerissimo e lo stile visionario che lo contraddistingue, con gli stilemi di una commedia fruibile a più livelli e da una platea molto più vasta. “Beetlejuice Beetlejuice” è diviso in due mondi, il mondo dei vivi e l’aldilà, ma stavolta l’aldilà non è visto con gli occhi dei due fantasmi dell’originale (Alec Baldwin e Geena Davis) ormai passati oltre, ma saranno gli umani a sconfinare e a portare scompiglio nel grottesco e sempre più burocratizzato oltretomba.
Burton costruisce un racconto lieve, divertente e allestito con tutto il repertorio da “freak show” che ha reso così peculiare l’originale, incluso il laido “demonazzo” di Keaton pronto con le sue gag e e le sue battute sconce a rendere il tutto godibilmente disgustoso, all’insegna del politicamente scorretto. Burton oltre ad usare un perfetto mix di effetti pratici e CGI, amplia lo sguardo sul “Regno dei morti”, mette in campo nuove minacce spettrali e aggiunge un pizzico di Halloween al tutto per una ricetta che ancora dopo tanti anni risulta particolarmente godibile.
“Beetlejuice Beetlejuice” conferma una regola di questi ultimi anni, evitare di “rifare” o “riavviare” cult e classici che hanno fatto epoca, vedi i recenti e disastrosi reboot de L’esorcista e The Crow – Il Corvo, ma optare invece per nostalgiche e riuscite “reunion” come nel sequel di Burton, poiché sembra acclarato che si rischia meno e ci si diverte molto, ma molto di più.
La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Danny Elfman alla sua diciottesima collaborazione con il regista Tim Burton inclusa la serie tv “Mercoledì”. Elfman conosce un allora esordiente Burton negli anni ottanta e stringe con lui un sodalizio artistico e un’amicizia di lunga data. Burton gli chiede di scrivere la colonna sonora per la sua prima opera di rilievo, Pee-wee’s Big Adventure (1985), che segna anche l’esordio di Elfman come musicista orchestrale, senza la sua band Oingo Boingo.
- Tim Burton ha ammesso che la sua scelta della canzone “MacArthur Park” di Richard Harris (originale) e Donna Summer (cover)è stata più inconscia e concreta che altro:
Ho la mia bizzarra playlist. Tutti hanno una playlist. Quindi quella era nella mia. Non so, non era nella sceneggiatura o altro, è solo qualcosa che ho sentito, non so, si adattava semplicemente allo spirito. Ed era una canzone che mi piaceva. Era emozionante, era operistica ed è in un certo senso bizzarramente romantica e grandiosa. E quindi sembrava semplicemente dato il suo personaggio e il suo tipo di talento multiplo, multilingue, qualsiasi cosa Ma quella era una cosa meravigliosa. Non ci siamo preoccupati molto della sceneggiatura o dello studio o di chiunque altro. Siamo andati e l’abbiamo fatto. Che è qualcosa, come ho detto, che ha in un certo senso dato nuova energia al fatto del perché ti piace fare film e della parte legata all’ignoto. Non è qualcosa che è scolpito nella pietra. È qualcosa che è, ci pensiamo, ma poi semplicemente non ci preoccupiamo. Lo facciamo e basta. Ed è stato molto liberatorio.
- Catherine O’Hara, ha ribadito la sensazione intuitiva di Burton che “MacArthur Park” si adattasse perfettamente al film:
E tutta la chiesa e il numero musicale, quando ho sentito per la prima volta che stavano facendo l’intera canzone e Tim ha semplicemente tirato fuori così tanti livelli di follia in quel numero. E voglio dire, ma anche cose vere succedono con Lydia e Astrid e noi. È semplicemente selvaggio, grandioso e sorprendente.
- La colonna sonora include una cover del brano “Day-O” presente nel film originale e interpretata in questo sequel da Alfie Davis & The Sylvia Young Theatre School Choir.
- La musica presente nel montaggio finale (The Dream/The Nightmare) è presente nel montaggio finale di Carrie – Lo sguardo di Satana (1976).
- Altri brani inclusi nel film: Where’s the Man di Scott Weiland / Carrie (Main Titles) di Pino Donaggio / Right Here Waiting di Richard Marx / Svefn-G-Englar di Sigur Rós / Tragedy dei Bee Gees / Somedays di Tess Parks / Lucia di Lammermoor, Act 1: ‘Regnava nel silenzio alta la notte e bruna’ (Lucia, Alisa) interpretato da Maria Callas / Margaritaville di Jimmy Buffett / TV Spot di Danny Elfman / Soul Train Theme (Scat Version) di The Soul Train Gang / Cry, Cry di Mazzy Star
1. MacArthur Park (Single Version) – Donna Summer (3:55)
2. Tragedy – Bee Gees (5:01)
3. Day-O – Alfie Davis & The Sylvia Young Theatre School Choir (2:52)
4. Somedays – Tess Parks (2:40)
5. Where’s the Man (2023 Remaster) – Scott Weiland (5:12)
6. Right Here Waiting – Richard Marx (4:28)
7. Svefn-g-englar – Sigur Rós (10:06)
8. MacArthur Park – Richard Harris (7:24)
9. Main Title from CARRIE – Pino Donaggio (2:51)
10. Main Title Theme – Danny Elfman (3:20)
11. End Titles – Danny Elfman (4:35)
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