Il regno del pianeta delle scimmie, recensione e curiosità: il nuovo film della saga su Disney Plus dal 2 agosto
Recensione e tutto quello che c’è da sapere sul quarto film della nuova serie di film reboot della saga “Il pianeta delle scimmie” che debutta in streaming su Disney+
Il regno del pianeta delle scimmie dopo la sua corsa nelle sale debutta oggi 2 agosto su Disney+. Si tratta del decimo film della saga e quarto capitolo della serie di film reboot ambientato 300 anni dopo gli eventi di The War – Il pianeta delle scimmie, sequel che ha segnato l’epilogo della trilogia che ha visto protagonista il Cesare di Andy Serkis.
Anni dopo la morte di Cesare molti clan di scimmie sono emersi nell’oasi in cui il leggendario leader condusse i suoi compagni scimpanzè, mentre nel frattempo gli umani regredivano ad uno stato selvaggio. In questo scenario di pace e condivisione fa la sua apparizione un leader scimmia che distorce gli insegnamenti di Cesare per schiavizzare altri clan alla ricerca delle ultime tracce di una tecnologia umana segreta. In questo scenario di terrore un’altra scimmia di nome Noa (Owen Teague) dopo che le guardie di Proximus Cesare (Kevin Durand) hanno distrutto il suo villaggio e ucciso i suoi compagni intraprende un viaggio insieme ad una ragazza umana, Mae interpretata da Freya Allan della serie tv The Witcher.
Il regno del pianeta delle scimmie – La recensione del film
La saga del Pianeta delle scimmie è un franchise che ha fatto e cambiato in qualche modo la storia del cinema di genere arrivando dopo una fantascienza incarnata dal 2001: odissea nello spazio di Kubrick e prima dell’exploit dello Star Wars di George Lucas. Riavviare una saga di questa popolarità con 4 sequel all’attivo a cui si aggiungono il suggestivo ma controverso remake di Tim Burton, due serie tv, fumetti, videogiochi e una valanga di merchandise è sembrato qualcosa di davvero arduo per una decina di anni fino alla trilogia reboot di Rupert Wyatt e Matt Reeves che ha rilanciato la saga dandole un tocco di modernità non solo relativa agli effetti speciali, ma anche alle tematiche affrontate.
Dopo un trilogia reboot così riuscita e un personaggio tanto carismatico come Cesare era possibile una ripartenza perlomeno paragonabile? La risposta non è solo affermativa, ma la mano del regista Wes Ball, che aveva già esplorato il genere post-apocalittico con il suo corto Ruin del 2011 e successivamente con la trilogia di The Maze Runner, ha fornito tutta la sua esperienza e capacità estetica per regalarci l’avvio di una seconda trilogia potente visivamente, evocativo ma soprattutto in grado di narrare una storia “altra” in cui umani e scimmie condividono lo schermo, collaborano, ma la loro alleanza risulterà fragile come un cristallo quando la volontà degli umani di riconquistare il pianeta e la belligeranza di alcune scimmie e del loro leader megalomane creerà una frattura insanabile.
L’amicizia tra Noa e Mae costruita con fatica sulla diffidenza e la paura, la scelta del viaggio dell’eroe come scoperta di un mondo più grande e periglioso, ma soprattutto l’incontro tra scimmie diverse per mentalità, da una parte quelle cresciute negli insegnamenti di Cesare e dall’altra quelle brutalmente indottrinate con una versione distorta di tali insegnamenti. Tutti questi elementi hanno reso “Il regno del pianeta delle scimmie” una esperienza piacevole e sorprendentemente riflessiva nella sua altisonante confezione da blockbuster hollywoodiano pronto a “stupirvi con effetti speciali”.
Nonostante all’interno della narrazione si reiterino alcuni elementi del precedente The War – Il pianeta delle scimmie, in realtà non si possono paragonare ad esempio lo spietato colonnello J. Wesley di Woody Harrelson in grado di uccidere il figlioletto reo di aver contratto un virus con il dittatore scimmia Proximus che alla stregua dei nazisti utilizza umani “collaborazionisti”, in particolare uno, che sfrutta per apprendere la storia per poi trarne il peggio.
Entrambi gli antagonisti sono di fatto dittatori, ma uno è un militare addestrato mentre l’altro aspira ad essere un imperatore. Sono di fatto diversi anche se rappresentano effettivamente facce di una stessa medaglia su cui sono incise parole come guerra, violenza e sopraffazione. Anche Noa non può essere paragonato al saggio Cesare, il giovane scimpanzé che affronta una ricerca universale di identità e scopo manca di esperienza che però compensa con cuore e tolleranza, insegnamenti di Cesare che però vacillano inevitabilmente di fronte alla legge del più forte imposta dalle scimmie di Proximus.
“Il regno del pianeta delle scimmie” oltre a rispecchiare l’odierna società e politica, intollerante e belligerante la prima e divisiva e aggressiva la seconda, cattura anche un’atmosfera d’altri tempi che richiama i grandi film d’avventura con cui siamo cresciuti. Un plauso speciale agli effetti speciali di WETA FX creati per stimolare quel senso di meraviglia tipico dei film incentrati sull’esplorazione di mondi sconosciuti, in questo caso una Terra regredita e selvaggia. Il regno del pianeta delle scimmie è un’aggiunta riuscita al franchise e pone anche solide basi per futuri capitoli, che culmineranno inevitabilmente nel capolavoro originale del 1968.
Curiosità sul film
- Mentre sono nel bunker del governo degli Stati Uniti, le scimmie si imbattono in una bambola che dice “Mama” con la stessa voce della bambola che Taylor ha trovato nel film del 1968, il che aumenta la consapevolezza che un tempo gli umani erano la specie dominante sulla Terra.
- Raka chiama Mae con il termine Nova, affermando che le scimmie chiamano tutti gli umani Nova. Nova era il nome dell’umano muto adottato da Maurice in The War – Il pianeta delle scimmie. Nova è anche il nome della compagna umana di Taylor nel Pianeta delle scimmie originale del 1968.
- “Il regno del pianeta delle scimmie” è ambientato 300 anni dopo The War – Il pianeta delle scimmie nell’area della California meridionale. La residenza di Raka è situata sotto le rovine dell’Aeroporto Internazionale di Los Angeles (LAX). Il clan di Noa risiede da qualche parte nel bacino di Los Angeles. Il clan di Proximus Cesare risiede vicino ai resti del ponte di Coronado Bay vicino a San Diego, California. L’osservatorio è fortemente implicito essere il Griffith Observatory, con sede sulle colline di Hollywood. Questo è un cenno alla saga cinematografica originale, poiché il bacino di Los Angeles è l’ambientazione di Fuga dal pianeta delle scimmie, 1999: conquista della Terra e Battaglia per il pianeta delle scimmie. Anche primi film della “trilogia di Cesare” sono stati ambientati anche a San Francisco e nei dintorni e nel vicino Muir Woods National Park.
- La scena con una Mae spaventata che si nasconde nell’erba alta è girata nello stesso modo della scena di una Taylor spaventata che si nasconde dai gorilla cacciatori nel film del 1968. Corre persino sui massi in modo simile a come Taylor saltava giù da un tronco per evitare i gorilla.
- Il regista Wes Ball ha spiegato che inizialmente era preoccupato di unirsi al franchise, ritenendo che un sequel diretto di The War – Il pianeta delle scimmie fosse “non necessario” e “poco fantasioso” poiché “sarebbe stato ingiustamente paragonato a quella trilogia perfetta uscita in precedenza negli ultimi 10 anni”. Una volta che il regista ha avuto l’idea di saltare avanti nella linea temporale, è stato allora che si è sentito più a suo agio con l’idea di dirigere il capitolo successivo. Ha spiegato “quindi, ci è venuta questa idea di rimanere nello stesso universo. Siamo ancora parte del mondo di Cesare, ma stiamo tagliando molti, molti anni dopo, dopo il fatto, dove puoi davvero esplorare cosa è diventato Cesare, cosa è diventato la sua eredità, le sue idee”. Ball ha anche condiviso che il film agisce essenzialmente sia come sequel che come prequel, colmando il divario tra la trilogia precedente e il film originale del 1968. Ball ha spiegato: “ci troviamo in un certo senso nel mezzo, onorando le nostre origini con questo grande reboot che è avvenuto con la trilogia di Cesare, e iniziamo a fare strada verso quella versione del ’68 in cui le scimmie parlano e hanno la democrazia e tutte queste cose folli. Quindi, questo è stato in un certo senso l’approccio che abbiamo adottato”.
- Il simbolo che appare in tutto il film, come quello sulla collana che ha Raka, è il design della finestra della camera da letto di Cesare in L’alba del pianeta delle scimmie (2011).
- Il regista Wes Ball ha presentato il film ai produttori come “Apocalypto con le scimmie”.
- Noa e la sua famiglia appartengono alla stessa specie di Cesare, il che suggerisce che potrebbero essere suoi lontani discendenti tramite Cornelius, il più giovane della sua famiglia e l’unico sopravvissuto alla fine di The War – Il pianeta delle scimmie. Ciò conferisce ulteriore simbolismo tematico al conflitto ideologico e fisico di Noa con Proximus Cesare, l’opposto ideologico di tutto ciò che Cesare immaginava fossero le scimmie, nonostante usassero la sua eredità mitologica per i propri fini.
- L’idea di una leadership scimmiesca che fruga nella conoscenza umana e la presenta come propria per giustificare il proprio potere risale almeno alla sceneggiatura del 1995 di Sam Hamm per un reboot de Il pianeta delle scimmie.
- Trevathan dice a Mae che tra tutti i testi e i libri che gli legge, Proximus è il più interessato alla storia romana e ha principalmente modellato se stesso e il suo regno ideale sui vari personaggi di spicco di essa. Probabilmente Proximus si innamorò di questa particolare epoca quando scoprì che uno dei leader più famosi e influenti dei Romani era Giulio Cesare (da cui lo scimpanzé Cesare prendeva direttamente il nome).
- Il fatto che “Il regno del pianeta delle scimmie” sia ambientato 300 anni dopo il precedente è stabilito solo da materiali supplementari e interviste. L’apertura del film menziona solo una descrizione molto più vaga stabilita in “molte generazioni”.
- Quando era il momento di entrare nel personaggio di Noa, Owen Teague doveva impiegare solo 15 minuti per farsi mettere i puntini di motion capture sul viso e indossare la tuta, ha affermato: “poi andavo sul set e di solito Elaine, la nostra coordinatrice dei movimenti, ci guidava nel riscaldamento, e questo era tutto. Era diventato un rituale per me, quella era la mia giornata. Giravamo per 10 ore e mangiavamo altri cinque pasti prima di bruciare così tante calorie da dover semplicemente tenere il passo. E poi tornavo a casa, cenavo, facevo la doccia, andavo a letto. Quella è stata la mia vita per sei mesi, ed è stato davvero meraviglioso”.
- Dopo aver ottenuto il ruolo principale di Noa, Owen Teague ha trascorso giorni in un santuario di scimmie in Florida, dove si è avvicinato molto ai primati, fatta eccezione per gli oranghi che, a suo dire, puzzavano terribilmente, affermando “i nostri predecessori evolutivi erano tipi puzzolenti”.
- Wes Ball ha immaginato la storia di Noa/Mae come una nuova trilogia e ha già pianificato i prossimi due film mentre affrontano il tema di portare avanti l’eredità di Cesare. Crede che il franchise rimanga attuale come sempre, considerando i nostri tempi divisivi. “C’è così tanta storia da raccontare. Ciò che mi piace del franchise è che questi film sono uno specchio della nostra società, delle cose che stiamo attraversando, e possiamo guardare noi stessi e vedere l’umanità attraverso gli occhi di queste scimmie”. Ha detto Ball.
- In un’intervista con Empire, il regista Wes Ball ha spiegato che che nei film precedenti, abbiamo visto le scimmie nella loro “età della pietra”, ma in questo film, le vedremo nella loro “età del bronzo”, mentre prima erano cacciatori-raccoglitori organizzati, ora hanno insediamenti più permanenti, indossano abiti, usano utensili di metallo e hanno una cultura più sviluppata con religione e un sistema di scrittura. Tuttavia, la loro rappresentazione effettiva in “Il regno del pianeta delle scimmie” collocherebbe le scimmie in qualcosa di più simile al loro “periodo calcolitico”, poiché alcuni clan utilizzano ancora utensili in pietra e, a parte i manufatti umani recuperati, la lavorazione dei metalli delle scimmie è per lo più in rame.
- Il regno di Proximus si trova lungo la costa della California meridionale. Questa è la stessa area generale in cui sono state girate le scene sulla spiaggia di Il pianeta delle scimmie (1968). Gli scafi delle navi arrugginiti sono un omaggio alla famosa Statua della Libertà arrugginita.
- Per il ruolo di Proximus Cesare, Kevin Durand si è ispirato ad oratori carismatici, come il life coach Tony Robbins, il miliardario della tecnologia Elon Musk e Arnold Schwarzenegger nei suoi anni da governatore dello stato della California. Schwarzenegger ha quasi recitato in un reboot del franchise Il pianeta delle scimmie negli anni ’90.
- La star di The War – Il pianeta delle scimmie Andy Serkis ha pubblicizzato “questa nuova avventura sul Pianeta delle scimmie, elogiando il regista Wes Ball e dichiarando che il suo sequel, Il regno del pianeta delle scimmie, “farà impazzire la gente”.
- In “Il regno del pianeta delle scimmie” umani selvaggi indossano tutti un bikini di pelliccia o un perizoma come nel film originale.
- Proximus Cesare è interessato all’Impero Romano, facendo riferimento ad un vecchio trattamento di Adam Rifkin per un lontano sequel del film originale del 1968 che avrebbe mostrato le scimmie che vivevano in una civiltà simile a quella romana, descritto da lui come un “epico di peplum” come “il Gladiatore in costume da scimmia”, anche un omaggio che fa riferimento alle scimmie che hanno inspiegabilmente nomi latini nella serie originale.
- Wes Ball ha iniziato a lavorare a “Il regno del pianeta delle scimmie” dopo la cancellazione del suo adattamento fantasy della serie a fumetti “The Mouse Guard” in seguito all’acquisizione della Fox della Disney. Il regista Matt Reeves (che ha diretto i precedenti film di Apes) era pronto a produrre.
- Il primo trailer di “Il regno del pianeta delle scimmie” ha ricevuto 75 milioni di visualizzazioni online nelle prime 24 ore.
- Owen Teague ha trascorso molto tempo a guardare e studiare i primati mentre si preparava a interpretarne uno e ha persino finito per imitare le loro abitudini alimentari. Infatti, lui e il resto del cast hanno mangiato così tante banane sul set che alla fine è diventata una gag ricorrente. Teague ha rivelato in un’intervista con Entertainment Weekly “Avevo una routine perché ero lì ogni giorno per sei mesi. Mi alzavo due ore prima della chiamata. Facevo il riscaldamento, facevo le mie cose di respirazione e il lavoro vocale. E poi mangiavo qualcosa, di solito mangiavo una banana. È una battuta ricorrente nel cast che amiamo tutti le banane. Ho bisogno di colazione con uova e avocado ogni giorno, non più banane. Anche se quelle spuntavano durante il giorno”.
- Kevin Durand ha anche citato la storia dietro al perché Proximus non vorrebbe che gli umani riprendessero potere attraverso il contenuto del silo. “Sai come siamo. Siamo avidi e siamo così egoisti come razza. Guarda lo stato del mondo dall’inizio del nostro tempo qui, e non si è mai fermato”, dice Durand. “Ci uccidiamo sempre a vicenda per le cose più stupide: territorio, interpretazione del dogma. Quindi ho semplicemente approfondito la questione e non ho mai pensato che fosse cattivo. Ho solo pensato che fosse un uomo in missione o un bonobo in missione.”
- Il regista Wes Ball paragona Il regno del pianeta delle scimmie a “L’età del bronzo” per le scimmie. Per lui, è più un’epopea storica che un’avventura fantascientifica futuristica, ponendo l’eterna domanda: umani e scimmie possono coesistere pacificamente? “Ho sempre amato il fatto che sia passato così tanto tempo da cancellare ogni prova della nostra esistenza nel film del ’68. E poi scopri tutto questo passato inquietante del mondo che una volta era con cui abbiamo potuto giocare qui. Non potevano farlo nei tre film precedenti. Riguardavano la fine del mondo umano; il nostro riguarda l’inizio del mondo delle scimmie.”
- In origine il “collaborazionista” Trevathan stava morendo lentamente, e il desiderio di Proximus di reclutare Mae era quello di avere un sostituto a portata di mano.
- Wes Ball estrapola dal classico di fantascienza del 1968 per rielaborare la sequenza de “La caccia” (incluso un omaggio al tema inquietante di Jerry Goldsmith del compositore John Paesano) riunendo Noa e Mae durante una emozionante fuga in un campo di erba alta a cavallo. Ha anche reso omaggio a “La zona proibita” con gli spaventapasseri scimmia (che riecheggiano la colonna sonora di Goldsmith) e “La caverna” (con la familiare bambola parlante che ricrea la traccia audio “mama” dell’originale). Allo stesso tempo, Ball inserisce anche allusioni a “L’altra faccia del pianeta delle scimmie”, “Conquista del pianeta delle scimmie” e “Battaglia per il pianeta delle scimmie” e ammette persino che ci sono piani per un sequel dell’originale del ’68 “è nel mirino, è all’orizzonte, ma c’è ancora molta strada da fare. E nessuno spinge per farlo. Quindi, se potessi scegliere, non rifarei l’originale. Ci costruirei sopra, e poi ricomincerei, tornerei indietro e guarderei quello del ’68 lasciandolo entrare in questo franchise”. Ha detto Ball. Ma senza viaggi nel tempo: “La gente lo accetterebbe oggi? Io faccio fatica con questo, ma tutto è possibile. Quei film si addentrano in un territorio selvaggio: mutanti che pregano le armi nucleari. È un’idea fantastica. Realizziamo letteralmente i mutanti? Non lo so. Ma prendendo il concetto di base dietro di esso, giocheremo con tutte quelle idee. Prendiamo spunto da tutto questo, quindi speriamo di sentirci parte di questa lunga tradizione”, ha detto Ball.
- “Il regno del pianeta delle scimmie” è il primo film della serie di film del Pianeta delle scimmie ad essere distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures.
- La macchina da presa, che guarda dall’alto le scimmie a cavallo, si sposta a sinistra per rivelare la parte posteriore della testa coronata di Proximus in primo piano mentre le guarda dall’alto. L’inquadratura imita esattamente, ed è un chiaro omaggio, all’inquadratura iniziale di rivelazione in Il pianeta delle scimmie (1968) quando la Statua della Libertà appare per la prima volta.
- Proximus è latino e significa “recente” o “vicino a” e suona simile a “proxy” e “prossimità”, si presenta come la seconda venuta del mitico messia delle scimmie.
- Lo sviluppo è iniziato nell’aprile 2019, dopo l’acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney, con Ball assegnato come sceneggiatore e regista a dicembre. Gran parte della sceneggiatura è stata scritta durante la pandemia di COVID-19 nel 2020, con il casting iniziato a giugno 2022, dopo il completamento della sceneggiatura. Teague è stato scelto per il ruolo principale quell’agosto, mentre il titolo del film e il cast aggiuntivo sono stati svelati nei mesi successivi. Le riprese principali sono iniziate nell’ottobre 2022 a Sydney e si sono concluse nel febbraio 2023.
- Raka e Noa notano più volte che Nova/Mae li sta attivamente seguendo, mentre gli umani selvaggi mostrati non sembrano seguire uno schema prestabilito.
- Freya Allan si è aperta su diversi argomenti, tra cui la rivelazione dell’intelligenza di Mae. In un’intervista, ha ammesso di essere stata pronta a mentire su quell’aspetto del suo personaggio, qualcosa che anche il regista Wes Ball voleva tenere segreto. Far arrivare quella rivelazione in uno dei trailer più recenti è stato un “peccato”, ha osservato, ma sperava comunque che avrebbe colto gli spettatori di sorpresa come è successo a Noa e al suo compagno Raka. Per quei primi momenti in cui Mae sembra una normale selvaggia, Allan ha attinto a momenti della sua infanzia in cui fingeva di essere un animale. L’intento era che Mae trovasse un equilibrio tra il non essere un’imitazione “troppo perfetta” dei selvaggi di cui aveva sentito parlare nelle storie crescendo e “un coniglio abbagliato dai fari” in modo da non destare sospetti. Con l’aiuto del coordinatore dei movimenti Alain Gauthier, Allan ha dato a Mae una fisicità simile ad altri umani selvaggi, ma non del tutto. “Non è selvaggia e non ne sa molto. In realtà non ne ha mai visto uno [fino all’inizio del secondo atto]”, ha affermato. “Quindi devi vedere quei piccoli momenti in cui dici, ‘Non è come gli altri umani'”.
- Il fatto che le scimmie usino i resti spiaggiati di una nave come dimora è un riferimento al cimitero delle navi usato come nascondiglio in Fuga dal pianeta delle scimmie (1971).
- Non è chiaro quale libro di Kurt Vonnegut Mae scelga quando incontra per la prima volta Trevathan, ma considerando di che film si tratta, è quasi sicuramente la raccolta di racconti brevi Welcome to the Monkey House.
- La produzione di “Il regno del pianeta delle scimmie” è iniziata nell’ottobre 2022. Le riprese principali di “Il regno del pianeta delle scimmie” sono state condotte presso i Disney Studios Australia a Sydney, con il titolo provvisorio Forbidden Zone. Il 15 febbraio 2023, Ball ha annunciato la fine delle riprese con un video BTS dai set di “Il regno del pianeta delle scimmie”.
Il regno del pianeta delle scimmie – Gli effetti visivi
- Il regista Wes Ball ha elogiato molto Weta FX, la società di effetti visivi con cui ha lavorato anche per la trilogia di The Maze Runner. “Creano miracoli sullo schermo”. Ball ha parlato delle simulazioni utilizzate per il film, “c’è un’enorme quantità di lavoro di simulazione in questo film che penso sia fantastico, stanno facendo cose che non sono mai state fatte prima”.
- Il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist che ha lavorato a tutte e tre le serie precedenti enfatizza la rappresentazione realistica delle scimmie e del loro mondo nelle ultime puntate con una tecnologia migliorata. Per creare le immagini, gli animatori di Weta FX hanno lavorato molto, impiegando oltre 946 milioni di ore di thread per il rendering. Winquist ha affermato: “Per quanto riguarda l’evoluzione della tecnologia, sono molto orgoglioso di dove siamo attualmente. Quando torno indietro e riguardo alcune scene di ‘L’alba del pianeta delle scimmie’, ora mi sembrano così primitive. E all’epoca pensavamo che fosse l’apice di ciò, ed era così grandioso. Ma è fantastico vedere la tecnologia continuare a migliorare la credibilità e il realismo non solo dell’aspetto, ma anche delle loro prestazioni. E ciò che noi, i nostri animatori, siamo in grado di ottenere è davvero mozzafiato”.
- Wes Ball aveva due cose a suo favore nel dirigere il film, il suo amore per il franchise originale che aveva visto per la prima volta in TV da bambino negli anni ’80, e la sua ammirazione per Avatar, la cui produzione virtuale e abilità nella performance capture ha sfruttato con l’aiuto di Weta FX. Ha spiegato: “una cosa che ho sempre voluto fare è recitare in quello stile Avatar e farlo qui, dove non ci sono macchine da presa, luci, set. E devi crearlo al computer con artisti davvero talentuosi. E mi sono divertito molto a farlo”. Ball ha avuto un assaggio della tecnologia lavorando con Weta sull’adattamento “Mouse Guard” del romanzo grafico di David Petersen (abbandonato dopo la fusione Disney/Fox) “è lì che ho incontrato quei ragazzi e Andy Serkis [che si diceva fosse il protagonista e che è stato consulente speciale per Kingdom] è stato davvero importante per me e ha aiutato gli attori a entrare nella loro mentalità. Non l’avevano mai fatto prima”.
- In termini di effetti visivi, il regista Wes Ball era particolarmente orgoglioso dei 33 minuti di CG completa (una novità del franchise), in particolare dell’immensa quantità di acqua simulata. Il momento clou è una scena d’azione con acqua che scorre in un silos per armi. “Abbiamo allagato un parcheggio convertito con acqua CG e ho fatto mettere agli attori sacchi di sabbia da 9 kg sulle loro gambe e camminare sul palco in modo che fingessero di essere nell’acqua. È stata una quantità folle di dati. Petabyte e petabyte e petabyte (1 petbyte = 1 milione di gigabyte). E ci siamo impegnati molto per mantenere un linguaggio cinematografico concreto in tutto questo”.
- Il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist ha spiegato che la scena finale di The War – Il pianeta delel scimmie è stata girata su un set e poiché la troupe si trovava in Australia per girare questo film, voleva fare qualcosa di diverso. Ha parlato con le persone del reparto location per chiedere se c’era un posto in cui poteva andare e catturare filmati per far risaltare quella prima scena. “Voglio che questo ambiente sia basato su un luogo reale”, ha detto. “E mi hanno indicato questa fantastica location nell’estremo sud del Nuovo Galles del Sud, vicino al confine con Victoria, che si trova in cima a una stazione sciistica. Ha queste incredibili strutture rocciose di granito in questo paesaggio della tundra quasi alpino. E così Jake [Cenac], un ragazzo che è stato con noi per anni in diversi film di Apes, lui e io siamo saltati in macchina, abbiamo guidato per cinque ore verso sud e siamo andati a piedi fino alla cima della stazione sciistica con la nostra attrezzatura. [Lì] abbiamo trascorso un pomeriggio solo catturando [e] scansionando con il LIDAR tutto il paesaggio, così da avere del materiale per creare il nostro ambiente digitale, solo per evitare che venisse tirato fuori dal nostro fondoschiena e fosse basato su un posto reale.” Nessuno coinvolto nelle riprese vere e proprie è stato coinvolto nella cattura di quella scena “Erano letteralmente due ragazzi degli effetti visivi con l’attrezzatura sulla schiena”, ha detto Winquist. “È stato davvero divertente.” Parte del motivo per cui Winquist è stato in grado di farlo è stato il rapporto che ha sviluppato con il regista Wes Ball. “Questa è stata probabilmente l’esperienza più piacevole che abbia mai avuto su un [film] fino ad oggi”, ha detto Winquist. “La cosa bella di Wes è che porta così tanta esuberanza in tutto ciò che riguarda la post-produzione. La post-produzione è la sua parte preferita [ed] è decisamente più la sua specialità rispetto alla parte sul set. E questo perché ha un background nell’animazione 3D. Quindi è la nostra gente. Parliamo la stessa lingua. Il numero di volte in cui ho sentito Wes in questo processo dire, ‘Oh, mi fido di te, fai semplicemente quello che ritieni giusto.’ E poi, ci veniva in mente qualcosa e lo presentavamo e lui diceva, ‘Fantastico.’ Quindi sì, mi piacerebbe essere a bordo [di] qualsiasi cosa Wes farà dopo.”
- Il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist descrive le incredibili complicazioni delle varie scene d’acqua, una si svolge su un ponte sopra un fiume in piena e un’altra coinvolge un’enorme inondazione di acqua oceanica. Secondo Winquist, il risolutore d’acqua di Avatar: La via dell’acqua è stato fondamentale per far decollare queste scene, perché ha permesso agli artisti degli effetti di simulare come l’acqua avrebbe risposto a determinati elementi, come i personaggi scimmia e i loro corpi pelosi, senza dover renderizzare completamente quelle scene al computer. Ciò ha permesso ai direttori artistici di modificare la scena prima che il rendering avesse luogo, rendendo possibili rapidi aggiustamenti. In precedenza, i computer potevano impiegare quasi 3 giorni per rendere completamente tutti i dettagli CG di una scena prima che il team degli effetti potesse guardare i risultati, modificare gli algoritmi e quindi ricominciare il processo. Questo significa che questo tipo di scena CG è praticamente impossibile da perfezionare nel modo in cui il team Weta ha potuto farlo con questo film. Ma nonostante tutti i modi in cui la tecnologia AI è migliorata in modo essenziale nel film, Winquist la vede ancora come niente più che uno strumento vuoto senza gli artisti che la guidano e definiscono il prodotto finito, ha detto Winquist: Non voglio mettere in ombra l’elemento umano. Ho visto approcci in cui la struttura è andata davvero a fondo nel lato dell’apprendimento automatico delle cose, e sembra che si sia fermata lì. Vedo i risultati di ciò, e non credo proprio a quella voce che esce da quel viso o altro. La cosa in cui trovo che abbiamo così tanto successo è che gli artisti alla fine guidano le scene finite, usando la roba dell’apprendimento automatico come uno strumento, invece che la risposta al problema”. Per Winquist, l’elemento umano sarà sempre la chiave per produrre qualcosa di grandioso e artisticamente interessante. Ha detto: “in definitiva, gli strumenti di apprendimento automatico possono solo rigurgitare ciò che è stato loro dato, non lo so. Forse sono un luddista, ma non so se ci sia mai un punto in cui quella roba possa rendere significativamente un film davvero coinvolgente. Un’opera d’arte che qualcuno vorrà effettivamente sedersi e guardare. La cosa a cui torno sempre è, perché dovrei prendermi la briga di leggere qualcosa che qualcuno non si è preso la briga di scrivere? Che si tratti di parole o di immagini.”
- Il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist si è seduto con Polygon prima dell’uscita del film e ha discusso dei modi in cui gli strumenti di intelligenza artificiale sono stati fondamentali per realizzare il film e di come le limitazioni di tali strumenti rendano ancora l’elemento umano fondamentale per il processo. Rivelando che alcuni degli strumenti di apprendimento automatico più importanti erano chiamati “risolutori”. Winquist ha spiegato “Un risolutore, essenzialmente, sta semplicemente prendendo un mucchio di dati, che si tratti dei punti sul viso di un attore o sulla sua tuta da mocap, ed eseguendo un algoritmo. Sta cercando di trovare la minima quantità di errore, essenzialmente cercando di abbinare dove si trovano quei punti nello spazio 3D, a un giunto sul corpo dell’attore, il corpo del suo burattino, diciamo. O nel caso di una simulazione, un risolutore sta essenzialmente prendendo dove ogni singolo punto nella simulazione dell’acqua, diciamo, era nel fotogramma precedente, osservando la sua velocità e dicendo, “Oh, quindi dovrebbe essere qui nel fotogramma successivo” e applicando la fisica a ogni passo del percorso”.
- Gli strumenti di risoluzione AI, che il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist e il suo team hanno sviluppato e perfezionato in ogni film su cui ha lavorato Weta Digital, consentono allo studio di affrontare progetti più ambiziosi e sembra che avrebbero potuto farlo in passato. Ad esempio, l’enorme pezzo forte al culmine del film è una scena che Winquist non è sicuro di aver potuto fare senza la nuova generazione di software di risoluzione dell’acqua del team. Tali strumenti sono stati prevedibilmente perfezionati durante la produzione di Avatar: La via dell’acqua (2022). Winquist nota che il lavoro è stato un passo avanti rispetto alle scene d’acqua in The War – Il pianeta dele scimmiue (2017), “avremmo faticato. Direi che se non avessimo fatto quei film precedenti, ci sarebbe stata una grande spinta in Ricerca & Sviluppo per metterci al passo con i tempi”. Ha detto Winquist.
- Quando il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist ha sentito che la Fox stava realizzando un altro film del Pianeta delle scimmie, inizialmente era scettico. “È stato presentato come ‘Ehi, c’è un altro film di Apes, ti interessa lavorarci?’ E io ero tipo, ‘Oh. Non lo so.'” ha detto al sito io9. “Parte di ciò era dove andrà a parare? Perché se sarà solo ‘E poi’ [non ero interessato] Cesare è morto. Che direzione prenderà?” Winquist era un supervisore degli effetti visivi in ciascuno dei tre precedenti film di Apes, quindi non voleva semplicemente fare di nuovo la stessa cosa. Fortunatamente, quando ha letto di più a riguardo, ha capito che Il regno del pianeta delle scimmie non era affatto così. “La cosa più importante per me che mi ha attirato è stata proprio questa nozione di tipo, quali sono le possibilità di un mondo che è così lontano dalla fine della civiltà umana quando la natura sta prendendo il sopravvento?” ha detto. “Cominci a immaginare tutte queste immagini nella tua testa e le possibilità di creare tutto ciò erano affascinanti. È stato un inizio davvero bello, fresco e nuovo per il prossimo capitolo del franchise.”
- Wes Ball ha parlato della dimensione dei dati utilizzati per il film, “solo dati di simulazione, il file cache che eseguono per questa roba, sono 10-11 petabyte di materiale. Sono più di Avatar 2, mi è stato detto”. Non si sa quanti dati siano stati utilizzati in totale per il film, tuttavia Avatar: La via dell’acqua (2022) ha utilizzato 18,5 petabyte di dati.
- Per i volti di molti personaggi scimmieschi, il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist ha affermato che gli strumenti di risoluzione AI potrebbero manipolare i modelli digitali 8 per adattarli approssimativamente alle forme della bocca degli attori e alla sincronizzazione labiale, conferendo ai volti le vaghe pieghe e le rughe che ci si aspetterebbe di formare con ogni parola. (Winquist afferma che Weta Digital ha originariamente sviluppato questa tecnologia per mappare la performance di Thanos di Josh Brolin su un modello digitale nei film di Avengers) Dopo che un risolutore ha fatto la sua magia, gli artisti Weta si mettono al lavoro sulla parte difficile, prendendo le immagini iniziate dal risolutore e rifinendole in modo che sembrino perfette. È qui, per Winquist, che entra in gioco la vera arte, ha spiegato: “significa che i nostri animatori facciali possono usarlo come pietra di paragone, essenzialmente, o un trampolino. Quindi possono passare il loro tempo a rifinire e cercare tutti i punti in cui il risolutore stava facendo qualcosa su una faccia di scimmia che non trasmetteva realmente ciò che stava facendo l’attore”.
- Kim Seoung-seok, un modellatore facciale senior presso Weta FX, ha osservato che il nuovo film richiedeva competenze più complesse e sofisticate per creare le scimmie. Ha affermato: “Sono passati 300 anni, le scimmie si sono evolute per essere più intelligenti e usare di più il linguaggio verbale. È stata creata la civiltà, così come i conflitti al suo interno. È tecnologicamente complesso, ma il nostro lavoro si è distinto nell’implementarlo”. Sun Se-ryul, il motion capture tracker del film, ha lasciato intendere che le espressioni delle scimmie avranno più dettagli, ha affermato: “Avevamo bisogno di molte foto per il lavoro dettagliato. Abbiamo trovato un tipo di orango (con l’aspetto che volevamo) in uno zoo in Germania e gli abbiamo scattato delle foto per lavorarci. Sono stati utilizzati molti tipi diversi di tecnologie. Abbiamo lavorato delicatamente, principalmente intorno al viso, e la tecnologia correlata è avanzata. In quegli aspetti, vedrete scimmie leggermente più realistiche”. Il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist ha aggiunto che spera molto che gli effetti visivi avanzati del film aiutino gli spettatori a entrare nel suo mondo e ad apprezzare la storia di fantasia, dicendo: “Ciò che spero che il pubblico ottenga da questo film è di immergersi molto rapidamente nella storia e nei personaggi e di smettere di pensare. E spero che non si preoccupino della tecnologia e che guardino gli effetti visivi. Spero che il pubblico venga semplicemente travolto dalla narrazione e dalle incredibili performance che abbiamo ottenuto dai nostri attori e dai nostri animatori e che si diverta davvero perché è una storia d’avventura piuttosto divertente”.
- Mentre la maggior parte degli strumenti di intelligenza artificiale che hanno suscitato preoccupazione online sono addestrati estraendo migliaia di opere d’arte pubblicate su Internet da artisti che non hanno dato il loro permesso per quell’uso e subordinando i loro stili ed elementi per costruire il suo vocabolario, gli strumenti Weta Digital sono invece addestrati internamente, esclusivamente sul lavoro dello studio stesso, secondo il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist “c’è così tanta area grigia intorno alla proprietà del copyright e ‘da dove prendono tutte queste informazioni?’ giusto? Nei luoghi in cui utilizziamo l’apprendimento automatico nella nostra pipeline, l’algoritmo viene essenzialmente addestrato sulle nostre informazioni. Viene addestrato sui nostri attori, viene addestrato sulle immagini che gli stiamo fornendo, che abbiamo generato. Non sulle immagini da chissà dove.”
- Invece di dover creare meticolosamente ogni singolo lip sync e tic facciale, gli animatori e gli artisti concentrano il loro tempo sulla creazione delle profondità delle sfumature emotive che gli strumenti di risoluzione AI non erano in grado di gestire. Ciò consente loro di svolgere un lavoro più attento e dettagliato di quanto sarebbe stato possibile quando queste fasi iniziali dovevano essere eseguite a mano.
- Secondo il supervisore degli effetti visivi Erik Winquist, il reboot fornisce un nuovo tono e modifiche estetiche alla serie. Ha affermato: “i tre film precedenti erano pesanti sia esteticamente che nel tono. Erano un po’ cupi. Stavamo parlando di un’apocalisse. Quindi questo film ci dà l’opportunità di andare molto più avanti nel futuro e di trovare un cast di personaggi completamente nuovo. Ci consente di assumere un tono diverso. Questa è una divertente storia d’avventura che, dal punto di vista anestetico, sembra molto diversa dai film precedenti. Il linguaggio cinematografico che utilizziamo è molto diverso da quello dei film precedenti. Quindi è stata una grande opportunità per provare un nuovo look e un nuovo campo per un franchise familiare.”
- Wes Ball ha rivelato che offrirà l’intero “Kingdom” come un raro bonus Blu-ray prima e dopo composto da riprese giornaliere grezze e una performance capture completa e VFX. “Questi sono veri narratori al lavoro qui. Voglio mostrarlo e celebrarlo”. Ha detto Ball.
Curiosità con “SPOILER” sul finale del film
- Quando gli umani sopravvissuti riescono finalmente a mettersi in contatto con altri umani usando la tecnologia di comunicazione ripristinata, la voce dall’altra parte dice che provengono da Fort Wayne, Indiana. Nel film originale Il pianeta delle scimmie, il personaggio di Charlton Heston, Taylor, dice al dottor Zaius di essere di Fort Wayne, Indiana.
- Noa viene bruciato da una lancia stordente all’inizio del film, lasciando una cicatrice che ricorda il neo di Cesare nella trilogia precedente
- L’implicazione della scena finale che anche al momento di questo film non è stata trovata alcuna cura per l’influenza simiana mutata e che quelle sacche di umanità che hanno mantenuto la loro intelligenza e tecnologia sono costrette a rimanere confinate in ambienti ermeticamente sigillati per evitare la contaminazione del virus, aiuta a spiegare la loro incapacità di ricostruire la loro civiltà o di reclamare il pianeta dalle scimmie nonostante la loro superiorità tecnologica. Sono letteralmente intrappolati nelle loro strutture, con solo una manciata di individui come Mae e Trevathan in grado di andare in missioni di esplorazione, perché apparentemente sono fanno parte degli Immuni. Il che aiuta anche a spiegare perché ristabilire la comunicazione satellitare sarebbe un grosso problema per queste persone: dopo secoli di isolamento, permetterà loro finalmente di iniziare a lavorare insieme, almeno per quanto riguarda lo scambio di informazioni.
- Secondo Freya Allan il film originariamente aveva un finale molto più cupo nella scena in cui Mae visita Noa, con una pistola dietro la schiena nel caso in cui lui voglia vendicarsi delle scimmie morte nel diluvio. Sembra una misura precauzionale, ma Allan ha rivelato che le implicazioni della scena originariamente sarebbero state molto più sinistre, Mae era andata lì appositamente per uccidere Noa. Allan ha spiegato: “nella scena che ho girato, Mae stava andando lì per ucciderlo perché la spaventa. La sua intelligenza la spaventa. Mae non vuole ucciderlo, ma sente di doverlo fare. In origine, la vedi effettivamente puntare la pistola contro Noa, ma lui le dà le spalle. E quindi pensi, ‘Oh mio Dio, sta per sparargli?’ Mae piange mentre lo fa. E poi non lo fa. Nel momento in cui lui menziona il nome di Raka, posa la pistola. Ma poi nel montaggio, volevano che sembrasse più sottile, e onestamente preferisco di gran lunga quello che hanno fatto. È molto più intelligente e ti consente davvero di pensare di più. Quindi diventa un addio molto emozionante, uno con una tragica, persistente rovina”.
- Mentre gli altri umani indossano pellicce, Mae indossa una maglia attillata e pantaloni, alludendo alla tecnologia e alla sapienza necessarie per realizzare tali indumenti.
- Il nome di Noa è duplice: in primo luogo, continua i parallelismi biblici della trilogia precedente. Mentre Cesare è stato paragonato a Mosè, sia per aver aiutato a liberare i loro popoli schiavizzati, sia per averli condotti verso una terra promessa in cui non avrebbe mai potuto entrare, Noa è simile a Noè che aiuta a salvare il suo popolo da un grande diluvio. In secondo luogo, le prime parole di Mae sullo schermo sono il suo grido “NOA!”, che richiama la prima parola di Cesare nella trilogia precedente, un grande “NO!”
- Le sacche nascoste di umani intelligenti ancora esistenti sono un omaggio agli umani intelligenti (anche se mutati) trovati in L’altra faccia del pianeta delle scimmie (1970).
- Il personaggio di Kevin Durand manipola le parole e gli insegnamenti della scimmia benevola, in modo da poter schiavizzare le scimmie per portare a termine la sua missione più grande: sbloccare una cassaforte piena di tecnologia e intelligenza umana. Ma come spesso devono fare gli attori dietro ai cattivi, Durand ha trovato un modo per difendere il punto di vista del suo personaggio. “Sapeva che la razza delle scimmie sarebbe finita in gabbia. Sarebbe finita su piatti, mangiata; sarebbe stata massacrata. Sarebbe stata anche sottoposta a esperimenti in laboratorio e, con ogni mezzo necessario, il più velocemente possibile, doveva fare ciò che doveva fare”, spiega Durand. “Doveva portare tutte le scimmie della terra nel suo regno, in modo che potessero raggiungere questo obiettivo di ottenere queste informazioni. Non credo che gli piaccia dover fare ciò che è necessario, ma non ha scelta.”
- Kevin Durand crede che il suo personaggio sia sopravvissuto affermando: “Proximus striscerà fuori da quell’oceano? Non hai visto il suo corpo. Hai solo visto un grande spruzzo d’acqua. È una creatura gigantesca e magnifica, e data la massa di quella bestia, ce l’ha fatta? Non lo so, ma penso che ci sia una possibilità [che Proximus sia sopravvissuto] in Apes.”
- La prima parola pronunciata da un essere umano in Il regno del pianeta delle scimmie è “Noa”. La prima parola pronunciata da una scimmia nel primo film, L’alba del pianete delle scimmie è “No”.
Fonte: IMDb / Wikipedia