Deliria: recensione del cult “slasher horror” di Michele Soavi e nuove uscite da collezione in home video
Recensione e tutto quello che da sapere su “Deliria”, il film horror del 1987 diretto da Michele Soavi e interpretato da David Brandon, Barbara Cupisti, Domenico Fiore, Robert Gligorov, Mickey Knox e Giovanni Lombardo Radice.
Michele Soavi è recentemente tornato nei cinema italiani con il suo cult Dellamorte Dellamore, un horror anni novanta ispirato all’omonimo romanzo di Tiziano Sclavi, autore noto per aver creato l’icona horror dei fumetti Dylan Dog. Il film ha segnato l’ultima incursione di Soavi nel genere horroro dopo una manciata di pellicole davvero promettenti, a partire dall’esordio di stampo slasher Deliria datato 1987 e considerato ad oggi un film di culto tra gli amanti del genere horror.
Horror Music è lo spettacolo che una compagnia teatrale chiusa in un hangar sta provando da giorni. Tutto tranquillo fino a quando il maniaco a cui il musical è ispirato scappa dall’ospedale psichiatrico nel quale era rinchiuso e si mischia agli attori della compagnia. Inevitabilmente inizia un metodico e sanguinario conto delle vittime brutalmente uccise dall’assassino, coperto da una maschera che raffigura un uccello. Esordio alla regia di Michele Soavi per uno dei migliori slasher horror degli anni 80. Prodotto da Joe D’Amato, realizzato con visionarietà e fantasia, essenziale nel dispensare suspense e gore.
Deliria – La recensione del film
Il 1987 è stato un anno intenso per il genere horror con oltre un centinaio di pellicole uscite tra Europa e Stati Uniti che hanno incluso più di qualche cult. Ricordiamo tra questi l’Evil Dead 2 aka La casa 2 di Sam Raimi, l’Hellraiser che vede Clive Barker esordire alla regia, Il Nightmare 3 di Chuck Russell, i vampire-movie Ragazzi perduti e Il buio si avvicina, e l’apocalittico Il signore del male, film che con Grosso Guaio a Chinatown ed Essi Vivono chiude una sequenza di flop a livello d’incassi per il regista John Carpenter che per fortuna e a ragione, con il trascorrere del tempo si guadagneranno lo status di film di culto.
Quello stesso anno in Europa invece debutta Michele Soavi, il suo piccolo slasher Deliria aka StageFright usciva nello stesso periodo in cui il tedesco Jörg Buttgereit firmava il suo controverso Nekromantik, Dario Argento dirigeva il suo decimo thriller-horror con Opera e Luci Fulci ispirandosi a Carrie – Lo sguardo di Satana realizzava Aenigma, un horror che coinvolgeva una ragazza in coma, poteri sovrannaturali e un serial killer fantasma.
Soavi confenziona uno slasher da manuale…
“Deliria” è uno slasher da manuale che incorpora alcuni elementi di classici che hanno fatto la storia del genere, a partire dal maniaco pluriomicida che fugge dal manicomio (vedi Michael Myers di “Halloween”) e perpetra una sanguinosa strage con indosso una maschera, e attraverso omicidi coreografici (vedì Jason Voorhees di “Venerdì 13”). Soavi ligio alle regole dello slasher include, in questa sua allegorica mattanza gore, un paio di regole imprescindibili: l’immancabile “final girl”, in questo caso Barbara Cupisti che quell’anno apparirà anche nell'”Opera” di Argento, e un finale in cui il maniaco omicida, all’apparenza morto, sembra tornare miracolosamente alla vita.
Con il manuale del “Piccolo omicida seriale” ben stampato in mente, Soavi allestisce la sua giostra horror e ci mette la sua impronta o meglio un’impronta che non può prescindere da “maestri” del genere che lo hanno inevitabilmente influenzato come Argento, con cui Soavi ha collaborato come regista di seconda unità e Fulci, altro regista horror di culto per il quale Soavi aveva recitato in Paura nella città dei morti viventi. In questo esordio di Soavi non possiamo però dimenticare l’apporto di Aristide Massaccesi meglio noto come il Joe d’Amato di Antropophagus, Rosso sangue e Buio Omega, che con la sua Filmirage finanziò “Deliria” e ne curò personalmente la fotografia con Renato Tafuri (Il ladro di bambini).
Una regia ispirata per un coinvolgente baldoria gore…
Con movimenti di macchina ricercati, che ad un certo punto sembrano addirittura rievocare Sam Raimi, l’obiettivo scivola sinuoso tra i meandri del palcoscenico / teatro dove è ambientato sia il film, che il musical in allestimento da cui prende il via la storia. Soavi oltre a creare con dovizia un’atmosfera ansiogena, maneggiando con grande cura i momenti di suspense, regala anche un ché di claustrofobico alla messa in scena grazie ad una chiave scomparsa. La sparizione di questa chiave che preclude l’unica via d’uscita si somma alla noncuranza di due poliziotti di guardia in auto (uno interpretato dallo stesso Soavi) parcheggiati all’esterno del teatro sotto una pioggia incessante. Questi due elementi, chiave introvabile e poliziotti distratti, contribuiranno a trasformare l’edificio in una trappola letale per chi si trova all’interno, ma anche in un inatteso e gradito “parco giochi” per il killer che dal canto suo si calerà perfettamente nella parte indossando durante la mattanza, perpetrata con perversa “creatività”, un costume di scena del musical, adornato per l’occasione da una grande maschera che ritrae un inespressivo e inquietante barbagianni.
“Deliria” segnerà così il promettente esordio di un regista il cui talento per il genere sembrava destinato ad arricchire il panorama horror italiano per parecchi anni a venire. Purtroppo le cose sono andate diversamente: dopo aver girato il suggestivo e goticheggiante La chiesa e l’ambizioso e imperfetto La setta, entrambe produzioni di Dario Argento, Soavi non tornerà più al genere lasciando come suo “canto del cigno” il grottesco zombie-movie Dellamorte Dellamore, un altro piccolo cult che ad ogni visione ci ricorda quello che Soavi avrebbe potuto regalare al cinema horror di questi ultimi anni, anche solo come produttore/sceneggiatore. Chissà che non sarebbe magari riuscito a svecchiarne alcuni punti di riferimento ormai obsoleti, regalando ad un genere così tanto snobbato in Italia una nuova generazione di autori, che hanno fatto e fanno tuttora molta fatica ad emergere in un panorama distributivo asfittico, che per fortuna sta lentamente cambiando, ampliando le vedute e rigenerandosi grazie soprattutto l’avvento dei grandi streamer e di piattaforme come Sky.
Curiosità
- Il film è uscito a livello internazionale con i titoli “Stage Fright”, “StageFright” e “Sound Stage Massacre”, ma il film è noto anche come Bloody Bird (Francia e India) e Aquarius (Spagna e Germania).
- Il film segna il debutto alla regia di Michele Soavi dopo una gavetta come assistente di Joe D’Amato aka Aristide Massacesi, aiuto regista di Lamberto Bava e Dario Argento e una carriera di attore.
- Durante una proiezione al Fantasia Film Festival, i fan hanno lanciato piume bianche dal balcone del teatro che sono piovute sul pubblico in omaggio all’inquietante finale del film.
- La scena in cui Brett si inchina davanti allo specchio per scoprire Wallace in piedi proprio dietro di lui è un omaggio al film Tenebre (1982) di Dario Argento, in cui Michele Soavi è stato assistente alla regia.
- Il regista Michele Soavi fa un cameo nel ruolo del giovane poliziotto appostato nell’auto della polizia fuori dal teatro.
- Prima della sua morte nel 1999, Joe D’Amato stava progettando di rifare “Deliria” come “Willy Shocks Treatment”, il film doveva svolgersi in una stazione televisiva che stava riaprendo dove anni prima un conduttore televisivo chiamato Willy Shocks aveva ucciso la moglie che aveva scoperto avere una relazione, passano gli anni e la stazione televisiva riapre e gli omicidi ricominciano. L’assassino avrebbe indossato un costume fatto di lampadine al posto della maschera da gufo che si vede in Stage Fright. Un’altra idea di Joe D’Amato era ambientata a bordo di una nave da crociera diretta a Barcellona, e l’assassino avrebbe dovuto essere un violinista pazzo.
- La musica classica ad alto volume che Wallace diffonde nel sistema teatrale è tratta dal film di Sergei M. Eisenstein La corazzata Potemkin (1925).
- La sceneggiatura è stata scritta da “Lew Cooper”, uno dei numerosi pseudonimi usati dallo scrittore George Eastman a sua volta uno pseudonimo di Luigi Montefiore.
- Sebbene l’intero film sia girato in Italia, parlato in italiano con un cast e una troupe italiani, la storia è ambientata negli Stati Uniti con la bandiera a stelle e strisce bene in vista in un ufficio insieme a copie di Time Magazine, uniformi della polizia e marchi di auto della polizia (anche se ovviamente solo di marca europea) e banconote false in dollari USA per creare l’illusione dell’ambientazione americana.
- La co-sceneggiatrice Sheila Goldberg interpreta l’infermiera che si rifiuta di aiutare Betty e Alicia nel reparto psichiatrico.
- Il pesce carnivoro che l’infermiera viene mostrata mentre dà da mangiare all’ospedale psichiatrico è un “pesce leone” noto anche come pesce scorpione orientale.
- David Brandon ha interpretato Caligola in Caligola: La storia mai raccontata (1982) di Joe D’Amato, mentre Robert Gligorov ha interpretato Caligola in Roma. L’antica chiave dei sensi (Caligola’s Slaves, 1984) di Lorenzo Onorati.
- Al minuto 47:37 puoi vedere una foto in bianco e nero di un cattivo dei film di Joe D’Amato.
Deliria – Le nuove edizioni da collezione del film
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Deliria – La colonna sonora del film
- Le musiche originali di Deliria del compositore Simon Boswell (Phenomena, Demoni 2, Il ragazzo dal kimono d’oro, Hardware – Metallo letale, Santa Sangre – Sangue Santo, Il signore delle illusioni).
- La colonna sonora include anche il brano “Mystery Rouge” di Mia.
1. Aquarius Theme 04:38
2. Hieronymus 03:17
3. Deliria 03:45
4. Bloody Bird 02:40
5. Requiem For An Owl 03:56
6. Backstage 04:36
7. Drama Queen 04:48
8. Method 02:04
9. Drill 02:13
10. Aphonia Clericorum 04:08
Nuove edizioni da collezione della colonna sonora
DELIRIA – SOUNDTRACK – SIMON BOSWELL MUSIC – CD LIMITED
Colonna sonora – Musica di Simon Boswell – CD Deluxe Digipack limitato a 300 copie
€ 14,00
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Vinile blu marmorizzato in edizione limitata + inserto pieghevole – Uscita 17 febbraio
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DELIRIA – SOUNDTRACK – MARBLE YELLOW VINYL LIMITED
Vinile giallo marmorizzato in edizione limitata 499 copie
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