Home Curiosità Mussolini al cinema in 10 film e interpretazioni per l’uscita di “M – Il figlio del secolo”

Mussolini al cinema in 10 film e interpretazioni per l’uscita di “M – Il figlio del secolo”

Benito Mussolini interpretato al cinema da otto diversi attori: dal Rod Steiger di “Mussolini ultimo atto” a Mario Adorf in “Il delitto Matteotti” fino al Massimo Popolizio del satirico “Sono tornato”.

11 Gennaio 2025 11:16

Mussolini torna con le fattezze di Luca Marinelli in M – Il figlio del secolo, la miniserie tv di produzione italo-francese disponibile su SKY e NOW diretta da Joe Wright (Anna Karenina), scritta da Stefano Bises e Davide Serino e basata sull’omonimo romanzo del 2018 di Antonio Scurati.

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Cogliamo l’occasione della messa in onda di “M – Il figlio del secolo” per stilare una classifica con dieci interpretazioni di Benito Mussolini che includono quelle iconiche di Rod Steiger in Mussolini ultimo atto e Mario Adorf in Il delitto Matteotti. “M – Il figlio del secolo” può contare su un’estetica al contempo potente e straniante, con un istrionico Luca Marinelli davvero sorprendente nel suo interpretare un Mussolini “superuomo” generato dalla propaganda e quello più “politico” che ha portato un manipolo di facinorosi a sottomettere l’Italia intera grazie a potenti alleanze in divenire, un popolo sfiancato dalla guerra facilmente manipolabile dalla propaganda, ma soprattutto delitti politici commissionati in momenti cruciali e il reiterato sbandierare un incombente “minaccia bolscevica”. Un plauso va anche alla regia del britannico Joe Wright, una messa in scena all’insegna del “visionario” che miscela cinema e teatro con suggestioni che vanno dai cinegiornali di guerra, ai film di propaganda, dal neorealismo italiano al cinema espressionista tedesco.

Nella nostra lista c’è anche il Mussolini di Massimo Popolizio nella commedia Sono tornato di Luca Miniero, un remake italianizzato del film tedesco campione d’incassi Lui è tornato (2015), in cui veniva raccontato l’ipotetico ritorno di Adolf Hitler nella Germania odierna e le sue conseguenze. Quella che viene fuori dal film di Miniero è un’Italia spesso folkloristica e parodia di se stessa, legata ad un ricordo del fascismo ridicolmente buonista e che gioca con il saluto romano in maniera infantile nascondendosi dietro a scuse puerili come satira e goliardia. Nel film Massimo Popolizio interpreta un Mussolini che ritrova, almeno in parte, la sua Italia populista e spesso ignorante (nel senso che ignora), in cerca dell’uomo forte al comando e che sembra non aver imparato nulla dalla storia, e soprattutto dal fatto che tende fondamentalmente a reiterarsi, sempre per colpa dell’uomo e non di un qualche destino che incombe sul genere umano. “Sono tornato” non si getta in una facile critica della figura di Mussolini, ma punta i riflettori sul ricordo di questa figura che alcuni “nostalgici” hanno ereditato e mistificato nel corso dei decenni, con una lenta e inesorabile erosione della memoria storica, Memoria che ora i più giovani sembrano aver completamente perduto, di certo non per colpa loro, ma poiché figli di una generazione “di mezzo” che avrebbe dovuto fungere da ponte tra passato e presente, incapace di reagire ad una nuova ondata di populismo supportata con estremo vigore dai social media, tutti incentrati sul “qui e ora” e quasi allergici ad un passato che per molti è diventato solo un inutile fardello da lasciarsi alle spalle.

Rod Steiger in “Mussolini ultimo atto” di Carlo Lizzani (1974)

Nei primi mesi del ’45 si delinea chiaramente l’esito della guerra e Mussolini (Rod Steiger) decide di rifugiarsi in Valtellina. Non trovando però i militari che avrebbero dovuto attenderlo, si nasconde tra i soldati tedeschi incaricati di portarlo in Germania. Ugualmente riconosciuto, viene giustiziato assieme all’amante, Claretta Petacci (Lisa Gastoni).

  • Nel cast anche Franco Nero nei panni del partigiano Walter Audisio, nome di battaglia Colonnello Valerio, colui che il 28 aprile 1945, eseguì materialmente la sentenza di morte di Benito Mussolini, della sua amante Claretta Petacci e altri sedici giustiziati provvedendo anche al trasporto per la pubblica esposizione in Piazzale Loreto, a Milano.
  • La ricostruzione della fucilazione di Mussolini e Petacci si basa sulla versione ufficiale fornita all’epoca dal Partito Comunista Italiano, di cui faceva parte Audisio. Da allora, ci sono state molteplici teorie contrastanti su quando e dove esattamente siano avvenute le esecuzioni.
  • Il 30 aprile 1974, durante la proiezione del film a Savona, il gruppo terroristico neofascista Ordine Nero mise in atto un attentato, il primo di una serie che durarono fino al maggio 1975, facendo detonare una bomba al plastico esplose nel centro di Savona,a poca distanza da una sala cinematografica dove veniva proiettato il film di Lizzani, che era stato accolto con rabbia dai neofascisti.
  • Rod Steiger tornerà ad interpretare Benito Mussolini ne Il leone del deserto (1980), film storico basato sulla vita del condottiero libico Omar al-Mukhtar, che si batté opponendosi alla riconquista della Libia da parte del Regio Esercito italiano.

Filippo Timi in “Vincere” di Marco Bellocchio (2009)

Benito Mussolini (Filippo Timi) è alla direzione dell’Avanti quando incontra Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno) a Milano. Antimonarchico e anticlericale Mussolini è un ardente agitatore socialista impegnato a guidare le folle verso un futuro di emancipazione sociale. In realtà la Dalser lo aveva già fuggevolmente incontrato a Trento e ne era rimasta folgorata. Ida crede fortemente nelle sue idee: Mussolini è il suo eroe. Per lui, per finanziare la fondazione del Popolo d’Italia, il giornale che diventerà il nucleo del futuro Partito Fascista, vende tutto: appartamento, salone di bellezza, mobilio, gioielli. Allo scoppio della guerra Benito Mussolini si arruola e scompare dalla vita della donna. Ida lo rivedrà in un ospedale militare, immobilizzato e accudito da Rachele, appena sposata con rito civile. Furente si scaglia contro la rivale rivendicando di essere lei la vera moglie, di avergli dato un figlio, ma viene allontanata a forza. Ida è una donna dalle reazioni esplosive, incapace di accettare compromessi. Disconosciuta, sorvegliata, pedinata, non si arrende, protestando la sua verità, scrivendo lettere a chiunque: alle autorità, ai giornali, al Papa. Rinchiusa in manicomio lei – in un istituto il bambino – per oltre undici anni, tra torture e costrizioni fisiche, non ne uscirà mai più e mai più rivedrà suo figlio, a cui toccherà la stessa disperata sorte di esistenza cancellata.

  • Benito Mussolini fu davvero bigamo? Il Times di Londra l’ha scritto; l’accreditato storico biografo del duce, Denis Mack Smith, lo ha ritenuto «altamente probabile». Ma al di là della bigamia o meno, sulla vicenda di Ida Dalser e di suo figlio, si è scritto e detto molto poco, sia dagli storici, nazionali e non, sia dalla stampa. Il merito di aver riportato alle cronache la sua vicenda è di due autori Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli che hanno realizzato il documentario Il Segreto di Mussolini , in coproduzione con La Grande Storia di Rai Tre, e trasmesso su Rai Tre il 14 gennaio 2005.
  • Marco Bellocchio ha conosciuto la Dalser proprio grazie al documentario di Laurenti e Norelli . La vicenda a cui è ispirato il documentario è venuta a sua volta alla luce grazie alle minuziose ricerche di un giornalista di Trento, Marco Zeni, che per primo ha ricostruito la vicenda della Dalser già nel 2000 nel libro L’ultimo filò e successivamente nel libro La moglie di Mussolini (Trento, Effe e Erre, 2005). Il giornalista Alfredo Pieroni poi, attraverso una nuova raccolta preziosa di lettere e documenti, ricostruisce la vicenda della Dalser in Il figlio segreto del Duce: la storia di Benito Albino Mussolini e di sua madre Ida Dalser (Milano, Garzanti, 2006).
  • Valeria Golino, Ambra Angiolini e Nicole Grimaudo hanno tutte sostenuto un provino per il ruolo di Ida.

Mario Adorf in “Il delitto Matteotti” di Florestano Vancini (1974)

Il film ricostruisce gli eventi del delitto Matteotti, il rapimento e l’assassinio di Giacomo Matteotti, deputato del Regno d’Italia, commesso il 10 giugno 1924 a Roma. L’assassinio fu compiuto da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini per le denunce da parte di Matteotti dei brogli elettorali e del clima di violenza messi in atto dalla nascente dittatura di Benito Mussolini nelle elezioni del 6 aprile 1924. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924. Il 3 gennaio 1925, in un discorso di fronte alla Camera dei deputati, Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale, e storica» del clima nel quale l’assassinio si era verificato, A tale discorso fece seguito, nel giro di due anni, l’approvazione delle cosiddette leggi fascistissime e la decadenza dei deputati che avevano partecipato alla secessione dell’Aventino in protesta al delitto Matteotti.

  • Nel film Franco Nero è Matteotti e Mario Adorf interpreta Mussolini. Il cast include anche Riccardo Cucciolla (Antonio Gramsci), Renzo Montagnani (Umberto Tancredi) e Gastone Moschin (Filippo Turati).
  • Florestano Vanicni ha diretto anche La lunga notte del ’43 (1960), La banda Casaroli (1962) e diversi episodi dello sceneggiato La piovra.

Bob Hoskins in “Io e il duce” di Alberto Negrin (1985)

Un avvincente mix di documentario e dramma che racconta la vita e la morte del Duce (Bob Hoskins), dai suoi giorni da terrorista alla sua alleanza con Hitler, fino al tradimento del genero e alla prematura scomparsa per mano dei partigiani.

  • Unica produzione televisiva della nostra classifica, questa miniserie prodotta per HBO e basata in buona parte sul diario di Galeazzo Ciano, narra il non sempre facile rapporto tra quest’ultimo, interpretato da Anthony Hopkins, e Mussolini che ha il volto di Bob Hoskins. In particolare il film narra gli ultimi anni del regime dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale.
  • Nel cast ci sono anche Susan Sarandon (Edda Mussolini Ciano), Annie Girardot (Rachele Mussolini) e Barbara De Rossi (Claretta Petacci).

Massimo Popolizio in “Sono tornato” di Luca Miniero (2018)

Roma. Giorni nostri. Dopo 80 anni dalla sua scomparsa Benito Mussolini (Massimo Popolizio) è di nuovo tra noi. La guerra è finita, la sua Claretta non c’è più e tutto sembra cambiato. All’apparenza. Il suo ritorno viene casualmente filmato da Andrea Canaletti (Frank Matano), un giovane documentarista con grandi aspirazioni ma pochi, pochissimi successi. Credendolo un comico, Canaletti decide di renderlo protagonista di un documentario che finalmente lo consacrerà al mondo del cinema. I due iniziano così una surreale convivenza, che tra viaggi per l’Italia, ospitate tv e curiosi momenti di confronto con gli italiani di oggi, porta il Duce a farsi conoscere e riconoscere sempre di più, al punto tale da diventare il protagonista di un show in tv e di mettersi in testa di poter riconquistare il paese. Una commedia politicamente scorretta che pone un’inquietante domanda: e se lui tornasse davvero?

  • Così come nell’originale tedesco, il film è composto anche da scene improvvisate (video a seguire) in cui Massimo Popolizio interagisce nei panni di Mussolini con persone ignare della finzione in atto, scatenando le reazioni più disparate. Durante le riprese per le vie di Berlino del film originale l’attore tedesco Oliver Masucci nei panni di Hitler era invece seguito da alcune guardie del corpo onde prevenire aggressioni da parte dei civili coinvolti nelle riprese.
  • Il film è un remake del film rivelazione tedesco campione d’incassi Lui è Tornato – Er ist Wieder Da di David Wnendt a sua volta basato sull’omonimo bestseller di Timur Vermes.
  • Massimo Popolizio ha interpretato anche il politico Vittorio Sbardella nel film Il divo; il criminale “Il Terribile” nel film Romanzo criminale, personaggio ispirato alla figura del boss di Centocelle Franco Nicolini alias Franchino er criminale e il conte Monaldo Leopardi, padre di Giacomo Leopardi in Il giovane favoloso.
  • Il regista Luca Miniero sul film: “Ci siamo ben guardati di far proporre a Mussolini una qualche soluzione ai problemi del paese (…) i suoi discorsi sono puro populismo, eppure quando arringa in televisione ci convince perché ci somiglia molto. Tocca ad una donna malata di Alzheimer ricordarci cosa ha fatto.”

Claudio Spadaro in “Un tè con Mussolini” di Franco Zeffirelli (1999)

Firenze 1934: un gruppo di signore inglesi si trova presso la tomba di Elizabeth Barrett Browning per l’annuale omaggio alla poetessa. Al raduno delle “Scorpione”, chiamate così per il loro pungente umorismo, manca solo Mary (Joan Plowright), che arriva tenendo per mano un bambino. Si tratta di Luca (Charlie Lucas), figlio naturale di Paolo Innocente (Massimo Ghini), un mercante di tessuti per il quale Mary lavora: l’uomo si è rifiutato di riconoscere il piccolo. Hester Random (Maggie Smith), che fa parte del gruppo delle signore britanniche, è vedova dell’ambasciatore britannico in Italia ed è simpatizzante del fascismo e di Benito Mussolini (Claudio Spadaro). Hester, che non vede di buon occhio la statunitense Elsa (Cher), collezionista di quadri d’arte moderna e ammaliatrice di uomini, riesce a farsi ricevere da Mussolini e prende un tè con lui che le promette garanzie.

  • Claudio spadaro ha interpretato Benito Mussolini per ben quattro volte (aiutato da una buona somiglianza fisica): dopo Un tè con Mussolini di Zeffirelli lo ha impersonato nelle produzioni televisive, Maria José – L’ultima regina (2001) di Carlo Lizzani, Mafalda di Savoia – Il coraggio di una principessa (2006) di Maurizio Zaccaro e Trilussa – Storia d’amore e di poesia (2013) di Lodovico Gasparini. Dal 2008 al 2010 ha interpretato l’agente dei servizi segreti Pigreco nella serie Romanzo criminale – La serie.
  • Il cast del film include tre premi Oscar: Dame Maggie Smith, Dame Judi Dench e Cher; e due candidate all’Oscar: Dame Joan Plowright e Lily Tomlin.
  • Dame Maggie Smith ha recitato anche La strana voglia di Jean nei panni di un’altra donna fuorviata che adorava Mussolini. Il film del 1969 è basato sul romanzo Gli anni fulgenti di Miss Brodie di Muriel Spark e sulla pièce teatrale The Prime of Miss Jean Brodie di Jay Presson Allen tratta dal romanzo.

Rod Steiger in “Il leone del deserto” di Mustafa Akkad (1980)

L’anno è il 1929 e il dittatore Benito Mussolini (Rod Steiger) si trova ancora di fronte alla guerra di 20 anni condotta dai patrioti beduini per combattere la colonizzazione italiana e l’istituzione della Quarta Sponda – rinascita di un Impero Romano in Africa. Mussolini nomina il generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed) come suo sesto governatore in Libia, fiducioso che il soldato eminentemente accreditato possa schiacciare la ribellione e ripristinare le glorie dissipate della Roma Imperiale. Ispiratore nella resistenza verso gli oppressori è la leadership di un uomo Omar Mukhtar (Anthony Quinn), insegnante di professione, guerrigliero per necessità.

  • Film storico basato sulla vita del condottiero senussita libico Omar al-Mukhtar, che si batté opponendosi alla riconquista della Libia da parte del Regio Esercito italiano.
  • Il film è stato censurato impedendone la distribuzione in Italia, in quanto ritenuto “lesivo all’onore dell’esercito italiano”, dove è stato trasmesso in televisione solo una volta, su Sky nel 2009 e mai trasmesso dalla RAI. Nel settembre 2024 su iniziativa della ONG Un Ponte Per è stato ottenuto il visto ministeriale liberando il film dalla censura dopo 44 anni.
  • Secondo di due film in cui Rod Steiger ha interpretato il leader fascista italiano Benito Mussolini. Il primo è stato Mussolini ultimo atto (1974).
  • L’ossessione della produzione per l’autenticità si è estesa fino allo stesso barbiere che era solito radere la testa di Benito Mussolini, assunto per radere quella di Rod Steiger, l’attore che lo interpretava.
  • La ricerca per questo film, che ha richiesto un anno e mezzo, è stata resa un po’ più facile dal fatto che Benito Mussolini, ossessionato dalla propaganda, aveva praticamente ogni aspetto della sua campagna libica catturato su pellicola.
  • Il film è costato circa 35.000.000$ non ha superato il milione di dollari d’incasso, il che lo ha reso uno dei più grandi disastri finanziari nella storia del cinema. Era famoso nell’industria cinematografica per l’enorme quantità di denaro che ha perso. “Il leone del deserto” si colloca accanto a molti altri grandi flop d’incassi dei primi anni ’80, come I cancelli del cielo (1980), Inchon (1981), Spiccioli dal cielo (1981) e Blitz nell’oceano (1980).

Vincenzo Pirrotta in “Il cattivo poeta” di Gianluca Jodice (2020)

1936. Giovanni Comini (Francesco Patanè) è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace (Fausto Russo Alesi), segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d’Annunzio (Sergio Castellitto) e metterlo nella condizione di non nuocere… Già, perché il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini (Vincenzo Pirrotta) teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Ma al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera.

  • Vincenzo Pirrotta ha recitato anche in Quo Vado?, Il primo re, Il traditore, Koza Nostra, Mafia Mamma. Spaccaossa e nella serie tv The Bad Guy nei panni di Salvatore Tracina.
  • Il regista Gianluca Jodice sul film: “Il Cattivo Poeta è un film sull’inverno della vita di un poeta, e di una nazione intera. Racconta l’ultimo anno di Gabriele d’Annunzio. E lo fa da un punto di vista particolare, quasi come fosse una storia di spie, basato però rigorosamente su fatti storici accertati. Un biopic, un film storico ma anche un thriller… La lunghissima clausura, quasi un auto-esilio, di d’Annunzio dentro il Vittoriale volge al termine. La sua età avanzata, i suoi malanni, i suoi vizi, lo hanno portato a una depressione finale. Solo il rapporto che verrà a instaurarsi con la giovane spia, mandatagli lì da Mussolini, gli procureranno l’ultimo sussulto di vitalità e lo spingeranno a desiderare di contare ancora qualcosa. E come nel più classico dei noir, si fronteggiano mondi contrapposti: da una parte un luogo chiuso, isolato, come il Vittoriale, dall’altra la realtà esterna, la dimensione politica con i suoi torbidi movimenti. La grande Storia e le piccole storie. E poi il vecchio e il giovane, le due donne rivali, il Duce e il Vate…”

Il periodo storico

Tra il 1936 e il 1937, l’Impero d’Italia sta per raggiungere la sua massima estensione: dal Rodano ai Balcani, la Croazia, la Dalmazia, il Montenegro, l’Albania e la Grecia, e fino all’Africa, con la Libia, l’Eritrea, la Somalia e da poco anche l’Etiopia… Ma i venti di guerra ora hanno cessato di essere una brezzolina primaverile, stanno iniziando a soffiare con un impeto sempre più minaccioso: la posta in gioco è sempre più alta, la costruzione dell’Impero deve proseguire e la preoccupazione di Mussolini è la massima compattezza interna. La polizia segreta, l’OVRA e gli altri mille tentacoli del regime controllano tutto e tutti, il Paese è un covo di spie e delatori, quasi ogni condominio, ogni singolo cittadino è controllato. Gli italiani, l’opinione pubblica dev’essere eccitata dalla propaganda, deve orientarsi favorevolmente alle nuove alleanze in politica estera, al nuovo posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale. E nessuno deve opporsi. Siamo sull’orlo di sconvolgimenti epocali… Ed ecco le due personalità debordanti che combattono un duello più o meno sotterraneo da circa vent’anni: Mussolini e d’Annunzio. “Una cordiale inimicizia”, come qualche storico l’ha definita. Da una parte il Duce, condottiero indiscusso della nazione, e dall’altra il Vate, sempre più vecchio e in disparte. Tra loro si susseguono ora più che mai infinite, sottili schermaglie, perché d’Annunzio fascista non lo è stato mai (come avrebbe potuto d’altronde il suo slancio libertario e anticonformista affiancare lo spirito piccolo borghese, violento e clericale del fascismo?). Questo il Duce lo sa bene, come sa bene che d’Annunzio ha ancora un seguito enorme, è un intoccabile, per il suo essere poeta internazionale, intellettuale europeo ed eroe di guerra. Qualsiasi parola di d’Annunzio, pronunciata o scritta, un appunto, una lettera, un articolo, ancor oggi può far tremare il regime. E proprio in questi ultimi anni di vita del poeta (muore a settantacinque anni, il 1° marzo del 1938) corrisponde il progressivo avvicinamento tra Mussolini e Hitler. Il Duce, consapevole dell’avversità radicale del poeta nei confronti della Germania nazista, sottopone a uno stretto controllo il Vittoriale, inviando un giovane gerarca, lo zelante federale di Brescia Giovanni Comini. Con la specifica funzione di dissuadere qualsiasi mossa che il poeta potrebbe progettare per scongiurare e far fallire l’asse italo-tedesco.

Fernando Briamo in “Claretta” di Pasquale Squitieri (1984)

Una giornalista (Catherine Spaak) vuole realizzare un film sulla vita e la morte di Claretta Petacci (Claudia Cardinale), l’amante di Benito Mussolini (Fernando Briamo). Di fronte a reticenze e scarso materiale deciderà di reperire informazioni di prima mano rivolgendosi direttamente alla sorella di Claretta Petacci, Miriam (Nancy Brilli).

  • Claretta Petacci è stata l’amante di Benito Mussolini, da lei amato fin dall’infanzia, con il quale condivise la sorte quando venne fucilata dai partigiani il 28 aprile 1945. Era sorella maggiore dell’attrice Maria Petacci e sorella minore del chirurgo Marcello Petacci. Claretta fu arrestata il 25 luglio 1943, alla caduta del regime fascista, per essere poi liberata l’8 settembre, quando venne annunciata la firma dell’armistizio di Cassibile. Tutta la famiglia abbandonò Roma e si trasferì nel Nord Italia, controllato ancora dalle forze tedesche, dove poi si instaurò la Repubblica Sociale Italiana. Clara si trasferì in una villa a Gardone, non lontano dalla residenza di Mussolini e dalla sede del governo repubblicano a Salò, costantemente sorvegliata dal tenente delle SS Franz Spögler.
  • Per la sua interpretazione nel ruolo di Claretta Petacci, Claudia Cardinale è stata premiata col Nastro d’argento per la miglior attrice, con il Globo d’Oro e con il Premio Pasinetti alla Mostra del Cinema di Venezia.

Duccio Camerini in C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno (2022)

In occasione del debutto della serie tv "M - Il figlio del secolo" con Luca Marinelli, Cineblog vi propone la figura di Benito Mussolini in 10 interpretazioni tra cinema e TV.

Nel terzo capitolo della saga, l’improbabile banda di criminali composta da Giampaolo Morelli, Marco Giallini e Gian Marco Tognazzi viaggia indietro nel tempo fino al 1943 per rubare la Gioconda ai francesi. A causa di un imprevisto, mentre fuggono col quadro i tre sono costretti a rifugiarsi a casa di Adele (Carolina Crescentini) che ha una figlia che finirà nelle mani dei nazisti. Sandro Pertini (Rolando Ravello), Benito Mussolini (Duccio Camerini), il Re Vittorio Emanuele e addirittura Adolf Hitler diventano gli involontari co-protagonisti di questo tentativo di recuperare la ragazzina, mentre le possibilità di tornare al presente si fanno sempre più labili

  • Si tratta del terzo film della saga che ammicca a “Ritorno al futuro” iniziata con Non ci resta che il crimine (2019) e proseguita con Ritorno al crimine (2021). La trilogia di Massimiliano Bruno ha generato Non ci resta che il crimine – La serie del 2023.
  • Duccio Camerini ha recitato anche in Fortapàsc (2009), 20 sigarette (2010), Diaz – Don’t Clean Up This Blood (2012), Gli ultimi saranno ultimi ancora diretto da Massimiliano Bruno (2015) e Il principe di Roma (2022) in cui ha recitato con Marco Giallini.