Orson Welles: 100 anni festeggiati da Cannes a Bologna
Il genio centenario di Orson Welles celebrato a Cannes, Roma, Bologna e in libreria, con documentari inediti, capolavori restaurati, rassegne e nuove pubblicazioni
A 100 anni, tondi tondi, dalla nascita (6 maggio 1905 a Kenosha, Wisconsin) e quasi 30 dalla morte (10 ottobre 1985 a Hollywood), Orson Welles resta uno dei pilastri più geniali e rivoluzionari della settima arte, almeno quanto lo è stato per teatro, tv, radio e letteratura romanzata.
L’attore, autore, regista e produttore prodigioso sin dagli esordi, in grado di spaventare migliaia di americani con uno sbarco di marziani da show radiofonico, ingannare, inventare e interpretare ruoli indimenticabili per registi del calibro di Carol Reed e John Huston, Claude Chabrol e Pier Paolo Pasolini, seducendo il mondo intero con un esordio cinematografico da Oscar (per la sceneggiatura) come Quarto potere (Citizen Kane), realizzato in 3 mesi di riprese, 9 di montaggio e un ribaltamento dei tempi di lavorazione che frantuma il linguaggio convenzionale con l’uso del ‘flash-back’.
“Ancora oggi, dopo settant’anni dalla sua apparizione, per convergenza quasi unanime degli storici, divide quel secolo abbondante attraverso cui si è stratificata fino ad oggi la vicenda cronologica dei film, in un prima e in un dopo”
Questa riflessione, critiche recenti e fotografie delle sequenze più significative del primo e più eccelso capolavori di Welles, sono protagonisti di “Orson Welles. Quarto Potere” di Nuccio Lodato e Francesca Brignoli, edito da Lindau.
La figura poliedrica e imponente (anche fisicamente, con 1,87 metri di altezza per quasi 140 chili di peso) alla quale il 68° Festival di Cannes si prepara (13-24 maggio 2015) a dedicare un bel po’ del programma di Cannes Classic, con la proiezione dei documentari inediti Orson Welles, Autopsie d’une légende di Elisabeth Kapnist e This Is Orson Welles di Clara e Julia Kuperberg, insieme ai restauri eccellenti di Quarto potere, Il terzo uomo di Carol Reed, dove trasforma il personaggio di Harry Lime in un luciferino simbolo del cinismo del dopoguerra, La signora di Shanghai con la quale rivoluziona il look della rossa di fuoco Rita Hayworth (sua moglie, ancora per poco) con un dark lady bionda, al punto da arrivare in sala solo quasi tre anni dopo le riprese (e il divorzio).
«A me non piacciono, i film. Mi piace farli» Orson Welles
Un omaggio centenario celebrato anche dalla Cineteca di Bologna, con una retrospettiva quasi integrale del lavoro del regista, proiettata sul grande schermo allestito in Piazza Maggiore ‘Sotto le stelle del cinema‘, con Quarto potere e L‘orgoglio degli Amberson, Macbeth, Otello, Rapporto confidenziale, L’infernale Quinlan, Il processo e F come Falso.
La XXIX edizione del festival Il Cinema Ritrovato (27 giugno- 4 luglio 2015) presenta invece il Il terzo uomo che arriva da Cannes e il documentario Magician: The Astonishing Life and Work of Orson Welles (trailer a seguire) di Chuck Workman che, dopo la sua anteprima al Telluride Film Festival, uscirà nelle sale statunitensi il 12 dicembre 2015.
«L’immagine sconvolgente che ho di mio padre Orson è mentre fa il mago sotto la tenda per uno spettacolo benefico, un magic show per le truppe durante la guerra. Era abilissimo coi trucchi, ce li faceva anche a casa e in scena doveva eseguire il famoso numero del segare la donna in due. La prima sera si prestò Rita Hayworth, di cui era innamorato, ma la Columbia le proibì di lavorare gratis, essendo una celebrità; così dalla seconda sera fu Marlene Dietrich a mettersi nella scatola magica» la figlia di Welles
Anche la CSC-Cineteca Nazionale di Roma ha organizzato due giornate al cinema Trevi, dove le proiezioni del Macbeth e l’Otello (il film romano di Welles realizzato in tre anni con grandissime difficoltà produttive ma Palma d’oro a Cannes, ex aequo con Due soldi di speranza di Renato Castellani), sono affiancate dalla presentazione del documentario Roma la città di Orson Welles del critico Ciro Giorgini, consacrato a Welles e recentemente scomparso, insieme a quella di due volumi.
L’Otello senza acca. Orson Welles nel fondo Oberdan Troiani a cura di Alberto Anile (Quaderni della Cineteca Nazionale-Rubbettino), ricostruisce la storia di uno dei film più avventurosi della storia del cinema, l’Otello di Orson Welles, raccontato in mille film e libri, aggiungendo un nuovo tassello: la versione italiana del film, la più lunga, supervisionata da Welles, ignota a gran parte degli studiosi e conservata presso la Cineteca Nazionale di Roma. Poche settimane fa la Cineteca ha ricevuto il preziosissimo fondo di Oberdan Troiani (1917-2005), uno dei direttori della fotografia dell’Otello. Contiene foto, documenti sulla lavorazione del film tra Venezia, la Tuscia e il Marocco, e gli appunti di regia che Welles lasciava alla troupe quando andava in giro per il mondo a interpretare film, con i cui proventi finanziava il suo Otello. Il volume dà conto della preziosa versione italiana del film e mostra per la prima volta i materiali di Troiani, corredati da un’intervista fattagli dal figlio Massimiliano, in cui il vecchio operatore mostra i trucchi e i segreti della lavorazione del film di Welles. Inoltre, il volume contiene alcune immagini dei sopralluoghi per un progetto accarezzato da Welles, un “Giulio Cesare” da girare all’Eur.
I mille volti di Orson Welles a cura di Emiliano Morreale con una prefazione di Giuseppe Tornatore (Cineteca Nazionale-Edizione Sabinae), raccoglie per la prima volta le fotografie scattate tra l’Italia e la Croazia da Maurizio Maggi, assistente e fotografo personale di Welles tra il 1968 e il 1970 (The Deep, Orson’s Bag, Il mercante di Venezia). Le fotografie mostrano Orson Welles al lavoro su numerosi progetti per il cinema e la tv, mai ultimati. Si vede Orson, in compagnia della bellissima moglie Oja Kodar, travestito da Shylock, da Churchill, da donna, da vigile urbano inglese… Il volume raccoglie scritti di Alberto Anile, Paolo Mereghetti, Mariapaola Pierini, e un’intervista a Maurizio Maggi.
«Non mi piace parlare di cinema, ne ho abbastanza di parlare di film. […] Se il nostro amato cinema (e naturalmente quando dico “amato” sono serissimo, perché in effetti noi lo amiamo appassionatamente), beh, se il nostro amato cinema smette di essere la grande ossessione contemporanea, allora la creta per le nostre amate statue resterà in mano ai distributori. Cioè, sarà gettata ai cani – e noi dove andiamo a finire?» Orson Welles
A cent’anni dalla nascita esce anche ‘A pranzo con Orson‘, conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles, nel volume edito da Adelphi.
Foto | CSC-Cineteca Nazionale – Wikipedia (link sulle foto)