Robert Downey Jr. spiega perché non fa più film indie
Robert Downey Jr. spiega perché non fa più piccoli film indipendenti.
Robert Downey Jr. con la schiettezza e faccia tosta tipica del suo Tony Stark ha spiegato in una recente intervista a Entertainment Weekly perché non ha intenzione di perdere più tempo con piccoli film indipendenti.
Downey Jr. sembra averne davvero abbastanza di progetti low-budget che a quanto pare provocano solo stress e nessun ritorno, e l’attore non parla solo di un fattore economico, ma anche a livello creativo:
Sono sfiancanti e talvolta fanno schifo tanto che ti viene da dire: “A cosa stavo pensando?”. A volte sono i piccoli film che ti assorbono completamente e ti prendono più tempo perché sono come: “Hey, amico siamo un paio di giorni indietro con le riprese. Pensi di poter rimanere per il tuo compleanno e poi tornare per il Quattro di luglio. E a proposito della troupe… potresti pagare il catering? E, oh a proposito amico quando andiamo al Sundance che ne dici…di sederti su una sedia per sei giorni di fila in modo da vendere il film così che poi faremo 180 dollari quando esce nelle sale?
Si tratta chiaramente di una dichiarazione volutamente provocatoria e polemica che però non arriva dal nulla, ma come risposta ironica alla polemica del regista Alejandro González Iñárritu che durante un’intervista aveva definito i cinecomic “un genocidio culturale” (esaltazione da Oscar?), definizione a cui Downey Jr. ha poi risposto così:
Guarda, lo rispetto tantissimo, e penso che per un uomo la cui lingua madre è lo spagnolo già il semplice pronunciare una frase come ‘genocidio culturale’ dimostri quanto sia intelligente.
Nella lunga carriera di Downey Jr. ci sono partecipazioni a piccoli film in qualche modo alternativi allo star-system hollywoodiano, vedi “Guida per Riconoscere i tuoi Santi” di Dito Montiel premiato al Sundance e co-prodotto dal musicista Sting, ma è chiaro che utilizzare un termine come “genocidio” riferito al cinema nasce da un cultura radicata che fa del cosiddetto cinema d’autore una sorta di casta di cui purtroppo fa parte anche un certo cinema italiano, che nel perseguire un’identità autorale ad ogni costo ha letteralmente staccato la spina ad un cinema di genere ormai moribondo, affossandolo definitivamente per poi lamentarsi, a seguito di incassi miseri, di una presunta “ignoranza” dello spettatore che pretende, non sia mai, di andare al cinema per fruire di intrattenimento d’alto profilo che guarda un po’ il cinema americano produce a dosi massicce, senza per questo rinunciare ad una indispensabile quota di cinema di spessore (sarà una specie di miracolo o puro e semplice equilibrio?).
Chiaramente questa schiettezza avrà delle conseguenze per Downey Jr., ci sarà chi tirerà in ballo i miliardi guadagnati dall’attore con i cinecomic o peggio chi rivangherà a mo’ di anatema il suo travagliato passato legato a varie “dipendenze”. Per quanto riguarda il sottoscritto devo ammettere di ritrovarmi pienamente nel concetto che un certo atteggiamento snob verso qualsiasi tipo di cinema è segno di poca lungimiranza e di poco rispetto, che si parli di Almodovar o di Eli Roth il cinema resta cinema e quando anche in Italia la smetteremo di farne un vanto per pochi “eletti” forse riusciremo a riportare nelle sale un minimo sindacale di spettatori, magari investendo meno in film che nessuno andrà a vedere.