Child 44 – Il bambino n. 44: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Leggiamo insieme le reazioni dei critici al film “Child 44 – Il bambino n. 44”
Avete visto il thriller Child 44 – Il bambino n. 44? Il film diretto da Daniel Espinosa e interpretato da Tom Hardy, Joel Kinnaman, Noomi Rapace, Gary Oldman, Charles Dance, Jason Clarke, Vincent Cassel, Tara Fitzgerald, Paddy Considine, Sam Spruell, Fares Fares, Josef Altin, Nikolaj Lie Kaas è stato da noi recensito giorni fa, ed oggi vediamo insieme cosa hanno scritto i critici Italiani e Americani. Su RottenTomatoes il film ha ricevuto il 23% dei voti positivi. Proprio pochino, vediamo nel dettaglio il perché.
James Berardinelli – ReelViews: Il film allude a una storia avvincente, ma non è in grado di fornirla. Voto: 2/4
Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: noioso. Voto: C-
AO Scott – New York Times: assomiglia più ad un un pilot affrettato per una fiction televisiva.
Jocelyn Noveck – Associated Press: In definitiva, quello che abbiamo è un torvo affare deludente, un peccato. Voto: 1.5 / 4
Stephanie Zacharek – Village Voice: Per lunghi tratti, è noioso e faticoso. Eppure, ci sono modi peggiori per trascorrere due ore.
Claudia Puig – USA Today: avrebbe potuto essere di gran lunga più convincente. Voto: 2.5 / 4
James Rocchi – TheWrap: “Child 44” trasforma un best-seller in un lento thriller noioso quasi totalmente privo di emozioni. Voto: 1.5 / 5
Jordan Mintzer – Hollywood Reporter: Il film non affascina come dovrebbe.
Tom Huddleston – Time Out: uno script debole, una regia blando e – Dio, perché? – quegli accenti impenetrabili, nessuno emerge con molta dignità da questo fiasco con molta dignità. Voto: 1/5
Jorge Iván Morales – Cine Premiere: non arriviamo mai ad entrare in empatia con i personaggi.
Jeffrey M. Anderson – Common Sense Media: un thriller senza emozioni. E’ troppo lungo, troppo triste, e anche eccessivamente pesante. Voto: 2/5
Max Nicholson – IGN Movies: non è un brutto thriller, ma avrebbe potuto essere migliore. Voto: 6.5 / 10
Tony Medley – Tolucan Times: Un thriller teso, ben diretto, ottime interpretazioni soprattutto per Tom Hardy, Noomi Rapace e Gary Oldman, eccezionale fotografia scura e minacciosa arricchita da una sobria colonna sonora. Voto: 8/10
Stephen Rebello – Playboy online: Il film va selvaggiamente fuori dai binari a caccia di tanti personaggi, sottotrame e complicazioni. Voto: 2/4
Steven Rea – Philadelphia Inquirer: triste e faticoso. Voto: 1.5 / 4
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: (…) Tutto in Child 44 è artificioso, affettato e sgradevole. (…) Un esercizio di stile, complicato da un torbido groviglio sentimentale, che una volta di più cancella ogni cornice (ogni necessità) storica per restituircene solo la buccia: ambienti, luci, costumi, etc. Si capisce che in Russia sia proibito. Ed è una frase che non avremmo mai pensato di scrivere…
Maurizio Porro – Il corriere della sera: (…) Il risultato è uno storico ed enfatico melò – il complotto spionistico è vecchio come la convergenza parallela delle dittature, mentre il complotto manca di qualche passaggio – in cui tutti fanno brutta figura nei confronti della Storia, anche se il finale, dopo 137 interminabili minuti, finge di lasciarci una speranza.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Child 44 poteva essere un film riuscito (…) Manca il giusto accento su cruciali eventi storici di quell’anno, determinanti anche ai fini del thriller: parliamo della morte di Stalin il 5 marzo e l’esecuzione per tradimento del suo successore, l’efferato ex ministro degli interni Beria, avvenuta il 26 giugno (…) Cambiando le carte del sottofinale, il copione non amministra con sufficiente finezza i risvolti psicologico/narrativi della vicenda che rischiano di apparire poco comprensibili. A risultare chiara, tuttavia è la demonizzazione della dittatura stalinista, che nella Mosca di Putin (chissà perché…) non è stata affatto gradita: tanto che il film, previsto in uscita, è sparito dalla circolazione.
Maurizio Acerbi – il Giornale: (…) il film dimostra che non sempre da un signor romanzo (…) si ricava un adattamento all’altezza. Colpa, qui, del regista Espinosa, incapace di dare un vero centro ad una pellicola poco emozionante che finisce per dipanarsi su due trame sviluppate in maniera quasi indipendente tra di loro, almeno fino all’inevitabile incrocio finale dal sapore farsesco.
Paolo D’Agostini – la Repubblica: (…) Molto forte è l’ambientazione di questa storia che presenta la Russia del 1952 in modo poco lusinghiero. La logica del sospetto espelle il protagonista dall’élite dell’onnipotente polizia segreta (per essersi rifiutato di denunciare la moglie) e lo sbalza nel sottomondo degli esclusi da dove intraprende cocciutamente una sgradita indagine su una catena di orrendi delitti le cui vittime sono sempre bambini.