Noi e la Giulia – Recensione in Anteprima
Tratto da Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei, esce nei cinema d’Italia Noi e la Giulia
‘Siamo la generazione del piano B. Lavorare in questo Paese fa così schifo che quando allo schifo per il lavoro si aggiunge quello per la città cominci ad elaborare il tuo piano B. A 20 anni era il chiringuito sulla spiaggia. A 40, quasi sempre, si tratta di un agriturismo’.
Con queste parole Edoardo Leo, regista, co-sceneggiatore e co-protagonista di Noi e la Giulia, ha provato a raccontare i disagi di una generazione cresciuta a pane e crisi, politica incancrenita e burocrazia spinta, disillusa e perennemente frenata dalla triste realtà che la circonda. 5 anni dopo il sorprendente debutto alla regia con Diciotto anni dopo e due anni dopo l’opera seconda Buongiorno papà, il sempre più impegnato Leo (10 film in 3 anni) ha portato in sala il romanzo ‘Giulia 1300 e altri miracoli‘ di Fabio Bartolomei, trovando un cospicuo sostegno produttivo da parte di una major come la Warner. Al suo fianco non solo Stefano Fresi, co-protagonista del fulminante Smetto quando Voglio, ma anche Luca Argentero, Claudio Amendola, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso.
Protagonisti della storia una serie di falliti senza speranza, degli autentici sfigati che nella vita poco o nulla hanno fatto di buono, tra lavori insoddisfacenti, grane giudiziarie, crisi sentimentali ed esistenziali, ansie e depressioni croniche e pericolose ossessioni politiche. Cinque quarantenni che dinanzi ad un sogno finalmente condiviso e cavalcato decidono di lottare contro l’inevitabile inconveniente che nel loro caso fa rima con ‘Camorra’. Non solo una commedia, quindi, bensì un titolo a più ampio respiro, in grado di delineare i tratti di un Paese tanto ricco di fascino quanto appesantito da corruzione e criminalità. I 5 ‘pazzi’ portati in sala da Leo si ribellano a ciò che appare ‘dovuto’ e inevitabile, facendo ‘resistenza civile’ con le armi che trovano in casa. Una falce e un martello, una playstation, un po’ di fumo. Perché di fronte al ‘galoppino’ Carlo Buccirosso, meraviglioso come al suo solito, il ‘comunista’ e idealista Claudio Amendola, per principio contrario al pagamento del pizzo, perde la testa e da’ vita al più astruso dei piani B. Il sequestro di persona. Prende così consistenza, tra il surreale e il fantasioso, una commedia divertente e al tempo stesso dai toni amari, per quanto (in)credibile nell’Italia che stiamo ancora oggi vivendo.
Un branco di perdenti che osa sfidare la Camorra. E in casa propria, facendogliela sotto il naso. Abbiamo l’uomo senza palle Argentero, invitato dal padre morente a ‘rischiare’, almeno una volta nella vita; il televenditore truffatore Leo, coatto fascista e ignorante; l’ansioso e pacifista Fresi; la frivola e incinta Foglietta; e soprattutto i due veri mattatori del film, coloro che lo trascinano lungo le due ore (troppe) di durata. Buccirosso, come detto, camorrista ‘sognatore’ e con decine di famiglie da cui ‘attingere, e il rivoluzionario Amendola, che punta ai David e/o ai Nastri come Attore non Protagonista di stagione. Perché il suo Sergio, idealista fallito con moglie che l’ha lasciato per uno di Confindustria e figlia ‘innamorata’ di Maria De Filippi, buca lo schermo.
Ma non è tutto oro quel che luccica, ovviamente. Perché se il forzato incrocio tra i personaggi di Argentero e Foglietta stride, anche perché da tempo l’ex gieffino porta avanti il personaggio del belloccio goffo e spaesato qui forzato dal punto di vista espressivo, la stessa storia sembra più volte incartarsi nel suo sviluppo, tra ripetizioni continue e situazioni già viste che stentano ad andare incontro ad un’autentica evoluzione. L’agriturismo dei sogni tirato su dai 5 prende seriamente la strada del ‘miracoloso’ nella mezz’ora finale, pagando probabilmente lo scotto dei troppi ingredienti gettati nel pentolone.
La ‘resistenza civile’ alle ingiustizie subite, la derisione di una Camorra ridicola nei suoi rappresentanti, la corruzione di quella polizia che dovrebbe proteggere i nostri interessi e la rivincita di una generazione a cui sono stati tolti persino i sogni. Dagli isterici e borghesi 30enni di Muccino ai comici e disoccupati 40 anni di Leo, che conferma di avere una chiara idea di cinema dal punto di vista stilistico, ma in quel finale volutamente aperto, e conseguentemente ‘amaro’ perché lasciato lì a galleggiare tra le mani dello spettatore, qualcosa non torna. Il pistolotto ‘narrato’ da Argentero, voce che entra ed esce a suo piacimento nel ‘raccontare’ il film, rimarca con eccessiva enfasi ciò che poteva rimanere non detto, così come la rapida conclusione del piano B, sconclusionato eppure trascinato per le lunghissime, appare esageratamente netta e tirata via. Come se lo stesso Edoardo, dopo aver caricato tutti i propri compagni di avventure sulla Giulia 1300 del titolo, abbia poi avuto dubbi sul da farsi. Quale svincolo prendere. E soprattutto se ingranare la prima, in modo da guardare solo avanti, oppure la retromarcia, tornando così coraggiosamente indietro. Nel dubbio è rimasto in folle, in balia di una tragicomica e musicale batteria, resistente e nuova ma ahilui funzionante solo ad intermittenza.
Voto di Federico: 6
Noi e la Giulia (Ita, commedia, 2015) di Edorardo Leo; con Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi, Carlo Buccirosso – uscita giovedì 19 febbraio 2015.