Whiplash: Recensione in Anteprima
J. K. Simmons e Miles Teller mattatori nel più bel ‘film musicale’ degli ultimi anni. Whiplash
Vincitore un anno fa del Sundance Film Festival, poi visto al Festival di Cannes e candidato a 5 Premi Oscar nelle categorie Miglior Film, Miglior Montaggio, Migliori Effetti Sonori, Miglior Sceneggiatura non originale e Miglior Attore non protagonista, Whiplash di Damien Chazelle esce finalmente anche nei cinema d’Italia. Opera seconda di un ragazzo di appena 29 anni, il titolo Sony Classics che verrà distribuito dalla Warner nelle sale nostrane ha incassato solo 10 milioni di dollari negli Usa, anche se innegabilmente tra le più straordinarie ‘esperienze’ cinematografiche di stagione.
Un’opera inizialmente nata come corto, vincendo lo Short Film Jury Award for U.S. Fiction al Sundance. Chazelle, che per anni ha vestito gli abiti del batterista jazz prima di intraprendere la carriera da regista, ha con coraggio ampliato la propria storia tramutandola in lungometraggio, lasciando esterrefatti per impostazione e messa in scena. Solo apparentemente ‘già vista’ la trama, che ruota attorno ad un ambizioso, solitario e timido diciannovenne batterista jazz da poco iscritto al conservatorio di Manhattan. Qui, anche se ultimo arrivato, ‘distratto’ dalla conoscenza di una bella ragazza, tendenzialmente trascurato in casa e stritolato da un’agguerrita concorrenza, Andrew verrà ‘puntato’ dal rigoroso, maniacale e intransigente Terence Fletcher, docente apprezzato ma conosciuto per i metodi d’insegnamento che potremmo definire ‘poco ortodossi’. Uno scontro, quello tra i due pennellato dal regista, che è di fatto già Storia.
Se un insegnante diventa violento, fisicamente e psicologicamente nei confronti dei propri studenti, ma ottiene risultati in caso contrario irragiungibili, possiamo chiudere un occhio? Partendo da questa provocatoria ma intrigante domanda, figlia anche dalle proprie esperienze personali, Chazelle ha dato vita a questo poco convenzionale ‘film musicale’, grondante sudore e sangue, con strumenti violenti come mitragliatori e bacchette pungenti come pugnali. Un titolo dal ritmo sconvolgente, audace, girato e montato come se fosse una partitura, impetuoso nella sua crescita, imprevedibile nell’evoluzione e costruito con una forza tale da far gridare al miracolo cinematografico.
Mattatore da strameritato Premio Oscar un immenso J.K. Simmons, reale direttore d’orchestra prima di esplodere in qualità d’attore. Un Simmons sboccato, violento, isterico, perfezionista e ignobile nel modo in cui stritola i propri studenti perché alla disperata ricerca di un ‘nuovo Charlie Parker’, eppure empaticamente ipnotico e profondamente affascinante, anche perché disegnato sui lineamenti dell’epocale Sergente Maggiore Hartman di kubrickiana memoria.
Dal Vietnam del 1987 ad una sala prove di una scuola di musica nella New York della 2014. Da Palla di Lardo a Miles Teller, qui definitivamente e meritatamente esploso, 4 anni fa scoperto da John Cameron Mitchell con Rabbit Hole ma ancor prima di diventare attore musicista. Chazelle ha dato vita alla sua personale e viscerale guerra in un’aula della Grande Mela, tra stonati flauti, taglienti violini, incalzanti pianoforti e un carro armato formato batteria, con le parole in grado di uccidere gli studenti in trincea e gli strumenti sempre pronti a ferirli, costringendoli a reagire, a farli rialzare e a superare i propri limiti.
Chazelle, autore anche dell’esplosiva sceneggiatura originale che vede Simmons bombardare i propri alunni di provocazioni al limite dell’aggressione fisica, estremizza con clamorosa credibilità il paradosso di un maestro indifendibile e mostruoso sul piano pratico, perché persino pericoloso per i propri studenti, e l’improbabile fine ‘musicale’ che in rari casi può arrivare a giustificare gli obbrobriosi mezzi adoperati. Da una parte un giovane tanto emotivamente fragile quanto sicuro delle proprie qualità, e con l’ingombrante ombra della ‘solitudine’ dell’artista che da sempre divora i jazzisti, dall’altra un guru dell’insegnamento tanto stimato e temuto quanto disposto a tutto pur di forgiare e far venire alla luce un vero fenomeno da orchestra.
Una giostra di emozioni a cavallo del jazz che deflagraza negli ultimi 20 minuti, che potremmo e forse dovremmo definire i più complessi, emozionanti ed elettrizzanti 20 minuti di cinema dell’ultimo anno. Qui, grazie al montaggio choc di Tom Cross che meriterebbe non una bensì due statuette, Whiplash completa la propria parabola che fa gridare al ‘capolavoro’, tra forza di volontà e talento, fatica e coraggio, tempo da cogliere al millesimo di secondo e un destino da costruire con le proprie dita scorticate dal dolore, portando per mano verso l’Olimpo dei ruoli di una vita un fisicamente provato e bravissimo Teller e un epico Simmons. Per non parlare di colui che li ha ‘inventati’ e poi diretti. Damien Chazelle. Ad Hollywood si è accesa una stella.
Voto di Federico: 9
Voto di Gabriele: 8
Carla: 9
Whiplash (Usa, 2014) di Damien Chazelle; con Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell, Nate Lang, Kavita Patil, Michael D. Cohen, Tian Wang, Kofi Siriboe, Tarik Lowe, Marcus Henderson, C.J. Vana, Calvin C. Winbush, Adrian Burks, Charlie Ian, Damon Gupton, Jayson Blair, April Grace – uscita giovedì 12 febbraio 2015