Ecco, si apre Girando a Cinecittà, sulla scia di un grande cinema che ci manca…
Il pubblico potrà finalmente vedere, nel concreto dei film e dei generi della Città del Cinema sulla Tuscolana, un lungo film di montaggio tra capolavori, dai classici agli attori, ai comici, straordinari
Ogni tanto vado a passeggiare,a Cinecittà, nel luogo dove Dante Ferretti, nostro scenografo Oscar, ha ricostruito la New York di “Gangs of New York”. Non un cimitero, ma uno sprone. Ricostruire il passato per costruire il futuro. Ecco il punto. E’ indispensabile oggi riprendere il tema del destino del cinema. Lavorare alla mostra come consulente storico, ricercatore di documenti d’ogni tipo, regista dei filmati di montaggio (e altro), seminati nel percorso della mostra, percorso a cura di Alida Cappellini e Giovanni Licheri, mi ha suggerito pensieri e soprattutto una esigenza che sento nell’aria, e riguarda tutto il cinema italiano.
Questo, come prima cosa, mi ha dato, mi suggerisce, l’elaborazione della mostra, prodotta da Giuseppe Basso, che non vuole essere una offerta intinta nella ordinaria gestione delle memorie del cinema. Il lavoro mi ha fatto cambiare idee, giudizi, convincimenti. Tutte cose, queste, che sono state e sono schiave delle mentalità pigre del nostro cinema, tutto felice di ripetere le sue glorie invece di guardare avanti. Una esigenza vitale.
Premetto che continuo ad essere dalla parte di un cinema capace anche col basso o medio costo di raccontare grandi storie, popolari o meno popolari, anche se Visconti, Rossellini, Fellini, ieri; e Petri, Bellocchio, Tornatore, Sorrentino, ieri e oggi, hanno cercato sempre di raggiungere un pubblico generalista, in nome della intelligenza e della qualità. Non hanno puntato sul cinema d’èlite ma sul pubblico capace di riempire le sale, interessarlo, mandarlo a casa con qualche utile pensiero, almeno qualche suggestione. I risultati li conosciamo, fra premi, riconoscimento dei critici del mondo, la gratitudine che il pubblico ha avuto verso autori e attori che si sono fatti amare.
Non possiamo pretendere che dai nomi e da tanti altri che potrei ancora citare, molti dei quali sono allineati nella mostra, scaturisca il colpo di bacchetta magica per risolvere i tanti problemi del cinema italiano. Però. Il cinema italiano non ha fatto solo film camera e cucina, da sempre ha spaziato nel paese e nel mondo; ha inventato dei prototipi che hanno avuto fortuna sempre nel mondo; è stato grande nella ispirazione, nelle forme, nel racconto del paese, nel paese collocato nella globalizzazione ancora prima che se ne parlasse. Se il neorealismo è piaciuto ovunque, non è stato perché ha prodotto film che hanno conquistato spettatori con interessi e gusti diversi.
Queste mie opinioni sono il prodotto di un viaggio tra i quasi quattromila film che sono stati girati fino ad oggi a Cinecittà, ma derivano soprattutto da un secondo viaggio attraverso il prodotto dei film che il pubblico va a vedere nelle sale, e poi finiscono nelle infinite trame delle sale e delle multisale. Nelle nostre sale pullulano i film italiani di commedia, più o meno riusciti(meno, meno…), che arrancano ma qualcosa di buono, intelligente e divertente, esce fuori di tanto in tanto.
Pullulano anche due tipi di film che vengano da oltre frontiera. I film americani o francesi che hanno come obiettivo di attrarre un pubblico colto o semicolto, con storie d’amore, vita sociale,storiche. Mentre i kolossal che pescano nella preistoria e nella fantastoria proponendo gigantesche ricostruzioni fatte con costose riprese, con altrettanto costosi trattamenti in post-produzione elettronica.
Questi sono quasi sempre americani e inglesi. I capitali viaggiano nel mondo e raggiungono la Nuova Zelanda dove rivivono gli Hobbit. Ne escono mostruose creature tecnologiche il cui destino è garantito dalla vitalità dei videogames presso i giovani. Li vado a vedere, per farmi schiacciare da mostri e liberare da astratti personaggi biondi e pallidi che lottano con i mostri, un po’ muoiono e un po’ vivono, anzi no, sopravvivono.
Ecco il punto a cui voglio arrivare nel bel giorno qual è e sarà quello di domani tra i prati e i pini romani di Cinecittà. Rivivono, anzi vivono i capolavori del cinema italiano; da loro c’è molto da imparare. Ma c’è da imparare di come ripartire. Una battaglia mostruosa per non darla vinta
in pieno ai mostri che fanno un sacco di figli. Auguri cinema italiano, sei una bella signora. Affascinante. Riepiloghiamo, amando e andando avanti.