Film 2015: ecco i più attesi da Cineblog
A nuovo anno iniziato, noi di Cineblog non vogliamo farvi mancare proprio nulla. Ecco dunque i titoli da non perdere per nessuna ragione nel corso del 2015
Nel 2015 oramai ci siamo, e con tutte le scarpe. Dopo esserci perciò guardati indietro, tra i migliori film visti in sala ed altri ancora inediti, tocca a questo punto pensare ai dodici mesi che verranno. I quali si prospettano non meno densi, senza considerare le immancabili sorprese che impreziosiscono ogni annata. Perciò ci siamo fatti avanti pure noi, perché già siamo proiettati verso quanto ci aspetta, nelle sale così come ai vari Festival ai quali contiamo ancora di partecipare.
Poche regole, se non quella di essere diretti. Titolo/titoli e perché. C’è chi ha raggruppato più film seguendo uno schema sensato, chi invece si è limitato a dodici menzioni, senza magari tralasciare chi nella lista non ci è rientrato per poco. La lista. Da La lista manca sempre qualcosa, per un motivo o per un altro. Non è stato facile, anche perché qui ci si affida davvero a sensazioni, intuito, magari a speranze. Ad ogni modo non troverete film che devono sì uscire, ma di cui abbiamo già parlato (che so? Un Birdman, per esempio). Trattasi di titoli che in alcuni casi in Italia probabilmente non ce la faranno nemmeno ad approdare entro dicembre. E pazienza; noi ve ne abbiamo parlato.
Peraltro, concedetecelo, ci pare addirittura ponderata nel suo insieme, ovvero unendo gli sforzi di tutti e ciascuno: c’è il blockbuster mainstream così come il titolo un attimo più ricercato, che quasi sicuro vedremo ad un Festival. Anche perché l’anno Domini 2015 segna anche il ritorno di alcune saghe storiche di fantascienza, ossia Terminator e Star Wars; pure questo va considerato Non ci siamo fatti mancare nulla, insomma. Come sempre. Benefici che ricadono, si spera, anzitutto su voi lettori, avidi di conoscere cosa ci aspetta in una stagione che, La lista o non-La lista, vi assicuriamo essere davvero folta di appuntamenti potenzialmente meritevoli.
Aspettando con ansia di essere spiazzati, di trovarsi davanti il titolo saltato fuori all’ultimo istante e che alla fine si rivela uno dei più rappresentativi. Oppure, va messo in conto anche questo, venire smentiti da quello su cui puntavi così tanto che alla fine l’amarezza diventa doppia. Sia quel sia, date voi un’occhiata e fatevi un’idea. Perché in fondo è un gioco, anche questo. E prendendolo come tale, vi auguriamo ancora una volta buon 2015, ore che le feste sono volate via e si torna a pieno regime.
FEDERICO
– Inside Out: perché sono passati ben 5 anni dall’ultimo vero capolavoro Pixar (Toy Story 3 – La grande fuga), ultimamente troppo concentrata su sequel e prequel, tanto da far schizzare in alto l’attesa nei confronti di questo Inside Out, non solo finalmente ‘originale’ nella storia ma anche ritorno dietro la macchina da presa di Pete Docter, regista di quella meraviglia che fu Up.
– La giovinezza, Mia Madre e Tale of Tales – Il racconto dei racconti: ovvero la tripletta tutta italiana che potrebbe invadere Cannes 2015. Il post Oscar per Sorrentino, l’ennesimo banco di prova per Garrone, il ritorno ‘misterioso’ di Nanni.
– The Hateful Eight: semplicemente Quentin Tarantino. C’è altro da dire?
– Knight of Cups di Terrence Malick: ogni suo film fa rima con evento. Il ritorno a Berlino 16 anni dopo l’Orso d’Oro con La sottile linea rossa. In redazione si freme.
– The Revenant di Alejandro González Iñárritu: il film di una vita per Leonardo DiCaprio. Oscar ora o mai più.
– Crimson Peak di Guillermo Del Toro e Regression di Amenàbar: l’atteso ritorno al genere horror di due registi che tra paure e mostri c’hanno sempre meravigliosamente sguazzato.
– Spectre: fare meglio di Skyfall. Impossibile? Forse sì, ma mai porre limiti a Sam Mendes.
– Silence di Martin Scorsese: perché il mastodontico Martin ce l’ha in canna da 25 anni, perché il trio di protagonisti Liam Neeson – Andrew Garfield – Adam Driver è sulla carta invidiabile, perché Cecchi Gori gli ha persino fatto causa per non averlo girato prima e perché qualsiasi film di Scorsese, vuoi o non vuoi, scrive di suo un pezzo di storia del Cinema.
– The Neon Demon di Nicolas Winding Refn: perché si sente la necessità di mettere a tacere i tanti (troppi) che non hanno amato Solo Dio perdona.
– Sea of Trees di Gus Van Sant e Carol di Todd Haynes: da una parte Cate Blanchett e dall’altra Matthew McConaughey, in mano a due registi che non hanno bisogno di alcuna presentazione.
– Jurassic World, Terminator Genisys, Mad Max: Fury Road e Star Wars VII: i 4 veri ‘ritorni hollywoodiani’ dell’anno, tra sequel e reboot. Popcorn, occhialetti 3D e meraviglie visive. Perché il blockbuster può anche essere di qualità. O almeno sulla carta.
– Jupiter Ascending di Andy & Lana Wachowski – Tomorrowland di Brad Bird: i due ‘sci-fi’ inediti dell’anno, perché quando toccano la fantascienzaa i Wachowski sono meravigliosi e perché Bird, fino ad oggi, non ha fallito un colpo che uno.
GABRIELE
– 45 Years (Andrew Haigh): una trama bellissima per un regista che col film precedente (l’incredibile Weekend) aveva offerto prova di talento e gentilezza rari.
– La Blessure, la vraie (Abdellatif Kechiche): dopo aver ritrovato il regista con un capolavoro (La vita di Adele), questo dovrebbe essere nel mirino di tutti.
– Carol (Todd Haynes): a troppi anni di distanza da Io non sono qui ritorna uno degli autori americani più bravi. E con Cate Blanchett, poi. Lo aspettiamo tutti da troppo tempo.
– Elle (Paul Verhoeven): il sottovalutato Black Book ce lo aveva ridato in splendida forma, questo regista discusso, ambiguo e intrigante. Qui lavora con Isabelle Huppert e una trama pazzesca.
– Inside Out (Pete Docter, Ronaldo Del Carmen): il trailer ce lo ha confermato. Questo deve per forza essere il gran ritorno della Pixar, quella che abbiamo amato fino a Toy Story 3.
– Knight of Cups / ‘Project V’ (Terrence Malick): il primo – dal trailer superlativo – è in concorso a Berlino, il secondo forse sarà a Cannes. Se non pecca in autoreferenzialità, saranno bombe.
– The Light Between Oceans (Derek Cianfrance): l’incontro tra il regista di Blue Valentine e Come un Tuono e Michael Fassbender. Già fremo.
– The Lobster (Yorgos Lanthimos): trama assurda e distopica per il vero unico autore della New Wave greca, qui al debutto in lingua inglese e con cast di lusso.
– Midnight Special (Jeff Nichols): il mio film più atteso del 2015. Perché i suoi primi tre film sono ottimi, perché la trama è stupenda, e perché c’è ancora Michael Shannon. Aspettative alle stelle.
– Queen of the Desert (Werner Herzog): uno dei progetti più misteriosi e ‘lenti’ degli ultimi anni. Il ritorno di Herzog alla finzione dopo 6 anni. Un grande ruolo per Nicole Kidman.
– Ricki and the Flash (Jonathan Demme): per me Demme potrebbe riprendere un frigorifero per 2 ore, lo guarderei comunque. Qui ritorna finalmente alla grande con Meryl Streep.
– Tangerine (Sean Baker): uno dei registi indie americani più sensibili e bravi in circolazione (guardatevi tutto, se potete). Il mio film più atteso del Sundance 2015.
– Wiener-Dog (Todd Solondz): giocherà pure un po’ troppo col suo mondo e col suo cinema (questo riprende Fuga dalla Scuola Media). Ma per me ogni film di Solondz, vero super indipendente, è un evento.
Attesa anche per: Blackhat (Mann), The End of the Tour (Ponsoldt), Erran (Audiard), Room (Abrahamson), The Sea of Trees (Van Sant), The Trap (Korine).
ANTONIO
Blackhat di Michael Mann: questo e i due che seguono sono entrati senza passare dal via. Già promettente di suo, la recente vicenda degli hacker che hanno giocato a tirar fuori mutande e calzini (sporchi o meno) dai cassetti di Sony lo rende ancora più sul pezzo. Fermo restando che 1. È Mann, e 2. L’argomento è attualissimo a prescindere. Ma poi è Mann.
Knight of Cups di Terrence Malick: il trailer mi ha tramortito. Ok, Malick è nelle mie corde, e dove altri vedono tronchi d’albero, erba e fogliame, io, che non sono esattamente un amante della natura, ci vedo mondi dentro ai quali nessun altro riesce a farmi sbirciare.
Queen of the Desert di Werner Herzog: concludiamo questo immaginario trittico. Herzog è il cinema: prendere o lasciare. A ‘sto giro, poi, si concentra su un biopic molto affine al personaggio che è lui stesso. Come a dire che la materia la conosce eccome, al di là dei riferimenti reali alla vita della Bell.
Star Wars: Il risveglio della Forza di J.J. Abrams: sebbene l’idea non mi abbia mai particolarmente esaltato, so già che in prossimità di quel 18 dicembre le cose cambieranno. Checché se ne pensi, il suo solo esserci sarà un evento.
Spectre di Sam Mendes: Skyfall è lo 007 pressoché ideale per i giorni nostri. Bond è lo stesso, così come il regista. Le premesse depongono a favore.
The Trap di Harmony Korine: dopo un fulminante Spring Breakers, Korine torna in Florida per un thriller su cui si sa giustamente poco ma sul quale glissare sarebbe davvero inopportuno.
High Rise di Ben Wheatley: negli anni ’70 Nicolas Roeg ci andò vicino. Oggi l’umorismo glaciale di colui che attualmente, insieme a Peter Strickland, è il miglior regista britannico della sua generazione, incontra finalmente il romanzo fantascientifico di Ballard. Almeno qualche botto c’è d’aspettarselo.
Midnight Special di Jeff Nichols: non solo perché Nichols è uno dei più interessanti da quella parte del mondo, ma anche perché per questo lavoro dice di essersi chiaramente ispirato ad un certo John Carpenter. A chi scrive tanto basta.
Sicario di Denis Villeneuve: nel 2013 Villeneuve ha eseguito un uno-due spiazzante: prima Prisoners, poi Enemy. Film diversi, certo, ma incisivi quanto serve (specie il secondo, sebbene in questo caso sia meglio riferirsi al primo) per guardare a questo suo ultimo lavoro con relativa impazienza. C’è pure un cast degno di nota, per questa crime-story di confine tra gli USA e il Mexico.
Inside Out di Pete Docter e Ronaldo Del Carmen: se la Pixar non riuscirà a tornare ai livelli che le competono con questo, beh, il problema assumerà forme preoccupanti. Ma è più facile che stavolta vada tutto per il verso giusto.
The Lobster di Yorgos Lanthimos: l’incipit è uno dei più accattivanti degli ultimi tempi. Ma l’aspetto che mi incuriosisce ancora di più è quale approccio intenda adottare un regista come Lanthimos ad una distopia così particolare.
Silence di Martin Scorsese: forse ci siamo. Il romanzo di Endo riesce ad essere struggente e forse, tra gli altri, è questo uno dei motivi che hanno spinto Scorsese a procrastinare. Ma di materiale per cavarci fuori roba seria ce n’è. Seria e che va vista.
Lasciarli fuori non è stato facile: The Martian di Ridley Scott, Elle di Paul Verhoeven, The Tale of Tales di Matteo Garrone, 1001 Nights/Arabian Nights di Miguel Gomes, The Light Between Oceans di Derek Cianfrance e Macbeth di Justin Kurzel.
PIETRO
Avengers – Age of Ultron: dopo un notevole debutto i Vendicatori tornano a difendere il pianeta Terra e stavolta sembra che una forte impronta dark e una nemesi di notevole spessore possano regalarci un altro cinecomic di proporzioni galattiche.
Star Wars Episodio 7 – Il risveglio della Forza: senza alcun dubbio il film più atteso dell’anno, JJ Abrams con un primo trailer ci ha mostrato una solida connessione con la trilogia originale e la ferma intenzione di omaggiare il classico anni ’70, evitando con cura il fastidioso effetto “videogame” della seconda trilogia di Lucas.
Ant-Man: questo è uno dei film che spero mi sorprenda, un supereroe atipico per un approccio atipico al formato cinecomic, con Guardiani della galassia si è fatto centro e visto un primo trailer anche in questo caso le premesse sembrano esserci tutte.
Foxcatcher: questo cupo dramma biografico ci mostra uno Steve Carell inedito in una performance in odore di Oscar che mette a dura prova il registro drammatico di un attore che ha fatto della commedia il suo punto di forza.
Fast and Furious 7: in questo caso l’attesa è più una curiosità sul come si sia riusciti o meno a dare un degno commiato all’amato Brian O’Conner del compianto Paul Walker, anche il cambio di regia, fuori Justin Lin dentro James Wan, potrebbe riservare qualche gradita sorpresa.
Into the Woods: fiabe e musical, un binomio che ha contribuito a creare il fenomeno “Disney” e in questo caso un cast d’eccezione su cui spicca la strega canterina di Meryl Streep, un’ambientazione gradevolmente dark e un musical di successo come base potrebbero regalare dell’intrattenimento di gran lusso.
Jurassic World: nonostante un primo trailer in cui la CG regna sovrana, la riapertura del leggendario parco di Steven Spielberg promette azione, avventura e tonnellate di dinosauri in caccia risvegliando inevitabilmente il bimbo che è in noi.
Lupin III: da fan dell’originale come non possiamo attendere con ansia l’uscita anche in Italia del primo live-action dell’anime Lupin, considerando anche il fatto che per fortuna non è caduto nelle mani di Hollywood che già ha fatto notevoli danni con diversi adattamenti, vedi Dragon Ball e Dylan Dog.
Mad Max – Fury Road: un franchise che ha fatto la storia del cinema a sfondo post-apocalittico, il ritorno del regista della trilogia originale che vedeva protagonista Mel Gibson e un carismatico nuovo “Max” che ha le fattezze del roccioso Tom Hardy, senza naturalmente dimenticare un trailer ad alto tasso di violenza e follia.
Jupiter – Il destino dell’universo: i Wachowski dopo il cult Matrix hanno avuto un periodo poco felice, ma con il recente e sottovalutato Cloud Atlas sembrano aver ripreso vigore e questo nuovo sci-fi, che miscela azione e fantascienza epica di ampio respiro, potrebbe rivelarsi una conferma di due filmmakers ritrovati.
John Wick: Dopo Matrix la carriera di Keanu Reeves come peraltro quella dei fratelli Wachowski è entrata in fase di stallo, ma questo rutilante action diretto da un paio di esperti coordinatori stunt promette violenza e azione a profusione e un Reeves ritrovato.
Pixels: un attacco di alieni invasori che utilizza videogame anni ’80 e un team di “arcaders” capeggiati da Adam Sandler reclutati per salvare la Terra. Con una premessa del genere, una forte impronta comedy e Chris Columbus alla regia siamo davvero curiosi di vedere il livello di esilarante follia a cui saremo sottosposti.