The Water Diviner di Russell Crowe: Recensione in Anteprima
Russell Crowe padre disperato alla ricerca dei figli morti nella battaglia di Gallipoli in The Water Diviner
” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=5OypC0bReSE”]
Negli ultimi anni sempre più attori hollywoodiani hanno deciso di passare dietro la macchina da presa. Pensiamo a Ryan Gosling, Joseph Gordon-Levitt, Jodie Foster, Angelina Jolie, George Clooney, Sean Penn e Ben Affleck, Premio Oscar grazie ad Argo. Ultimo ad aggiungersi alla sempre più ricca lista Russell Crowe, Premio Oscar con Il Gladiatore e vincitore di un Golden Globe con A Beautiful Mind. A breve in sala con il nuovo film americano del nostro Gabriele Muccino, il 50enne divo australiano ha ‘scelto’ una storia ispirata a fatti realmente accaduti per bagnare il proprio debutto registico. The Water Diviner il titolo del film, in uscita a Natale in patria e poco dopo la Befana in Italia. Una pellicola ambientata quattro anni dopo la devastante battaglia di Gallipoli, in Turchia, durante quella Prima Guerra Mondiale quest’anno già portata in sala da Ermanno Olmi con Torneranno i Prati.
Una campagna militare intrapresa dagli Alleati per facilitare alla Royal Navy e alla Marine nazionale il forzamento dello stretto dei Dardanelli al fine di occupare Costantinopoli, costringere l’Impero Ottomano a uscire dal conflitto e ristabilire le comunicazioni con l’Impero russo attraverso il Mar Nero. La storia bellica del secolo scorso che incrocia la vita privata di un rabdomante australiano, un padre di famiglia che dopo aver perso tutti e 3 i figli in battaglia parte alla ricerca dei loro corpi. Una trama solo apparentemente epica ma in realtà drammaticamente melensa e romantica, ideata dall’autore e sceneggiatore Andrew Anastasios dopo aver scovato una missiva di Cyril Highes, colonnello della Commissione Imperial War Graves incaricato di ripristinare l’ordine nel campo abbandonato di Gallipoli, negli anni immediatamente successivi alla fine della Grande Guerra. Nella missiva una riga in particolare catturò l’attenzione di Anastasios, questa: ‘un vecchio è riuscito ad arrivare qui dall’Australia, per cercare la tomba di suo figlio‘. Poche parole per dare il via prima ad un soggetto e poi ad uno script che avrebbe probabilmente potuto interessare un regista come Ron Howard, che non a caso Crowe conosce assai bene.
Nel raccontare il dramma di una battaglia che tra turchi e australiani vide in pochi giorni oltre 10.000 soldati morire sul campo di Gallipoli, Crowe si è perso nello stucchevole e patinato labirinto dell’industria hollywoodiana, qui ripresa in particolar modo nei suoi evidenti e discutibili difetti. Ciò che sorge come racconto ‘epico’ di stampo famigliare, tra promesse mantenute, orgoglio e forza di volontà, si tramuta lentamente in altro, zigzagando tra ricostruzione socio-politica del conflitto bellico e insostenibile storia d’amore tra Crowe, rimasto vedovo dopo il suicidio della moglie, e Olga Kurylenko, proprietaria ottomana di un hotel che accoglierà con riluttanza il poco gradito ospite australiano. Madre e a sua volta vedova, perché con marito morto in guerra, l’inizialmente ‘distante’ Olga finirà lentamente per conoscere ed apprezzare il lato ‘buono’ del roccioso Russell, tra tazzine di caffè da contemplare e terrificanti ipotetici ‘addii’ in cui seminare simil perle: ‘fai attenzione alle tegole del tetto‘. Il più idiota commiato di sempre.
Pesantemente affidatosi alla sapienza di Andrew Lesnie, direttore della fotografia Premio Oscar con Il Signore degli anelli qui semplicemente senza freni nel volare da un tono all’altro, Crowe ha perso la bussola del proprio racconto perché ingolosito dall’eccesso, dal voler raccontare troppo in troppi pochi minuti e con una inaccettabile leggerezza di scrittura. Girato in appena 3 settimane quasi interamente in Australia anche se ambientato in Turchia, e in condizioni climatiche estreme tra caldo oltre i 45° e piogge torrenziali, The Water Diviner paga la discutibile scelta di virare verso la poco credibile storia d’amore tra i due protagonisti, al melò dal taglio storico, con una Kurylenko ancora una volta impresentabile e un’evoluzione della storia particolarmente surreale.
Perché Crowe passerà dal ‘sentire l’acqua’, essendo contadino rabdomante, al ‘sentire’ le ossa dei figli morti 4 anni prima in un campo di battaglia bagnato dal sangue di oltre 10.000 cadaveri. Vero che va bene tutto nel mondo del cinema, ci mancherebbe altro, ma il limite del ridicolo non dovrebbe mai essere superato. Facendo ampio uso dei flashback, tra passato adolescenziale dei tre legatissimi figli e trincee esplosive, Russell ha così partorito uno strano ibrido di genere con pilota automatico sulla lacrime facile, da stimolare in un ‘toccante’ momento verità finale che andrà a mettere un punto all’infinita ricerca dell’indistruttibile papà che tutte le sere addormentava i figli raccontanto favole. Un uomo pugnalato dalla sorte ma mai domo, tanto da ‘perdonare’ persino il ‘boia’ dei pargoli soldati, un ufficiale turco che diverrà suo riconoscente amico.
Tralasciando rari momenti di credibilità cinematografica, vedi la promettente partenza che vedrà un muscoloso Crowe scavare un pozzo nell’arido deserto Australiano, o una veduta aerea della trincea in guerra illuminata solo dalle bombe e dagli spari, l’esordiente regista è scivolato su una buccia di banana che fa rima con ‘cinema a stelle e strisce’. Quello della peggior specie, nato e realizzato per piacere e commuovere a tutti i costi, tanto dall’andare a ricordare quei milioni di morti in guerra mai ritrovati e riconosciuti dai propri familiari, perchè ufficialmente ‘dispersi’. Drammi reali andati in scena esattamente 100 anni fa, qui malamente incrociati e rappresentati.
Voto di Federico: 4.5
The Water Diviner (Australia, Turchia, Usa) di Russell Crowe; con Russell Crowe, Olga Kurylenko, Jai Courtney, Yilmaz Erdogan, Cem Yilmaz, Ryan Corr, Ben O’Toole, James Fraser, Steve Bastoni, Isabel Lucas, Jacqueline McKenzie, Damon Herriman, Deniz Akdeniz, Megan Gale, Michael Dorman, Robert Mammone, Dan Wyllie, Birol Tarkan Yildiz, Canan Erguder, Salih Kalyon – uscita giovedì 8 gennaio 2015.