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I due volti di gennaio: Recensione in Anteprima del film con Viggo Mortensen

Hossein Amini, al debutto da regista, confeziona un thriller vecchio stile senza infamia e senza lode. Certo, ma non per questo meno suggestivo, e con tre attori di prim’ordine, ossia Viggo Mortensen, Kirsten Dunst ed Oscar Isaac

pubblicato 30 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:47

Atene nel 1962 conserva ancora quel fascino marcatamente classico ma al tempo stesso esotico, specie per chi, venendo dall’altra parte del mondo, si ritrovava circondato da sculture e rovine che aveva visto e magari studiato solo attraverso immagini e cartoline. È qui che l’affascinante e misterioso Chester (Viggo Mortensen), insieme alla giovane moglie Colette (Kirsten Dunst), decidono di passare le proprie vacanze, sotto il sole di una Grecia a tinte arancioni.

Rydal (Oscar Isaac) è anch’egli americano ma, al contrario dei due facoltosi coniugi, si trova lì a fare la guida turistica. Oramai pienamente integrato nei ritmi e nelle dinamiche del posto, si capisce subito che il ragazzo sa il fatto suo: dopo poche inquadrature veniamo per esempio a conoscenza del suo classico giochetto, quasi un marchio di fabbrica, quando con la scusa di cambiare dollari con dracme si appropria indebitamente della sua fetta ai danni dell’ingenua ma ricca signorina che le sbava dietro.

I due volti di gennaio s’impone da subito per un’atmosfera specifica, che fa non poca leva sulla fotografia più che sulla location – senza negare che l’ambientazione sia elemento essenziale, ci mancherebbe. Le primissime battute ci mostrano l’avvicinamento tra la coppia di sposi e la squattrinata guida turistica, quest’ultimo fortemente attratto non solo dall’avvenente donna, ma anche dal marito. Un gioco di sguardi che induce a credere la qualsiasi, quasi che quei tre, per qualche strana via, si conoscano. Ma non è così.

Hossein Amini, qui alla sua prima prova da regista dopo aver firmato, tra gli altri, la sceneggiatura di Drive, non s’inventa nulla, né si inoltra attraverso sentieri arzigogolati. Il suo è un thriller decisamente classico, volendo tradizionale, che ammalia e tiene incollati dapprima per i toni, salvo poi innestare a metà film il colpo di scena che permette l’impennata anche sul fronte narrativo. Sì perché se c’è qualcosa che va evidenziata a discapito de I due volti di gennaio è una prima parte un po’ lenta, più di quanto fosse opportuno nonostante quel ritmo sia funzionale alla luce del successivo sviluppo della trama. Insomma, qualora non si riesca a trarre piacere quell’incedere sì lento ma elegante, a suo modo suadente, si rischia di sbadigliare fino al momento della svolta (che arriva parecchio più avanti).

Ma abbiamo lasciato i tre protagonisti lì, ancora intenti a “studiarsi”. Ebbene, arriva l’inevitabile momento in cui si conoscono, e vanno senz’altro osservati con attenzione questi primi momenti. Chester e Colette invitano Rydal per una cena, mentre quest’ultimo si presenta con l’erede di uno degli uomini più ricchi d’America. I due uomini si parlano, in qualche modo lusingandosi a vicenda, mentre monta il mistero su entrambi. Finché un omicidio non lega in maniera indissolubile le loro esistenze, ed i tre sono costretti a rifugiarsi a Cnosso.

È una caccia all’uomo, sebbene il film rimanga focalizzato sui meccanismi che s’innescano tra moglie e giovane, tra quest’ultimo e il marito, ma anche tra i due stessi coniugi, costretti a stare uniti malgrado le loro stesse aspettative. Amini si smarca così piuttosto discretamente nell’evitare di far scadere l’intero contesto nella più classica delle tresche, lavorando per lo più sul non detto e sul non visto, che è poi la cifra de I due volti di gennaio.

Un film che starebbe benissimo anche su un palco di teatro, e d’altra parte è tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, la stessa che ha scritto Il talento di Mr. Ripley. Tutto ruota attorno agli sviluppi incrociati di queste tre relazioni, dai contorni giustamente sfocati, perché nulla può mai emergere troppo nettamente. Il finale stesso è di quelli che, qualora qualcuno non avesse colto ogni singolo passaggio, elargisce la sua sentenza in maniera discreta, quasi dissimulata; come se il dover uscire finalmente allo scoperto da parte della storia fosse una concessione dovuta suo malgrado.

Manco a dirlo, ora che sappiamo quanto siano centrali i tre personaggi protagonisti (e lo sono ancora di più di quanto possiate immaginare), era di vitale importanza indovinare il cast. Missione riuscita? Possiamo dire di sì. Forse Isaac, per quanto bravo e a suo agio, appare un pelo più anziano di quanto l’apice di questa storia suggerisca; o forse è il formidabile Mortensen, lui che, anche quando non eccelle, buca lo schermo come pochi, ad essere più giovane del dovuto. Sempre raffinata la Dunst, la cui grazia innata è perfetta per il ruolo che qui è chiamata a ricoprire: ruolo che potrà in qualche modo sembrare meno “importante” rispetto agli altri due, se non altro per la parsimonia nella gestione dei suoi dialoghi, ma che invece si rivela fondamentale e non solo per la svolta decisiva che la riguarda.

Con I due volti di gennaio Amini si rifà ai toni del thriller come detto classico, godibile pressoché in ogni sua parte, con l’aggiunta di quel non so che di ricercato che impreziosisce ulteriormente una vicenda che poteva tranquillamente passare inosservata, o peggio, venire vanificata da uno svolgimento approssimativo. Ed invece chi si accosterà al film potrebbe rimanere incantato da certi scorci, così come dagli abiti, dalle pettinature e quant’altro.

Perché, senza nulla togliere al comparto narrativo, I due volti di gennaio non esisterebbe nemmeno senza la sua capacità di trasportarci in quei luoghi, in quegli anni, senza caricare troppo l’atmosfera. E in tale economia va certamente annoverato uno dei punti di forza di quest’opera, che bene o male si basa anche su tematiche quasi archetipiche (per lo meno al cinema) come la figura del doppio speculare o il fascino dell’ignoto anche esemplificato dalla bella di turno. A patto di non farsi travolgere dalla sopra citata prima parte la quale, come già sottolineato, risulta sì funzionale… però è anche vero che il buon vino non è per tutti, quindi non ogni palato potrebbe gradire. Ciononostante, vale la pena dare fiducia a questo esordio.

Voto di Antonio: 6½

I due volti di gennaio (The Two Faces of January, USA, 2014)di Hossein Amini. Con Viggo Mortensen, Kirsten Dunst, Oscar Isaac, Daisy Bevan, David Warshofsky, Nikos Mavrakis, Prometheus Aleifer, Socrates Alafouzos, Yigit Özsener, Ozan Tas, Omiros Poulakis, Evgenia Dimitropoulou, James Sobol Kelly e Özcan Özdemir. Nelle nostre sale da giovedì 9 ottobre.