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Festival di Roma 2014: premio alla carriera per Tomas Milian

Festival di Roma 2014: Tomas Milian torna in Italia per ricevere un premio alla carriera.

pubblicato 30 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:49

Recentemente vi abbiamo segnalato l’uscita in libreria, il prossimo 8 ottobre con Rizzoli, della biografia “Monnezza amore mio” in cui l’attore Tomas Milian si racconta dall’infanzia a Cuba fino al periodo trascorso in Italia in cui è diventato un’icona della commedia e del poliziesco all’italiana.

A seguire vi proponiamo un comunicato stampa in cui si annuncia il premio alla carriera (Marc’Aurelio Acting Award) che sarà insignito all’attore durante il prossimo Festival Internazionale del Film di Roma.

A consegnare il prestigioso riconoscimento a Tomas Milian nel corso della serata d’apertura sarà Sergio Castellitto (che ha scelto proprio Milian come interprete del suo nuovo film).

L’interprete di origini cubane incontrerà il pubblico in occasione di una Masterclass che sarà moderata da Giona Nazzaro e Manlio Gomarasca, membri del comitato di selezione del Festival con Gomarasca che è anche autore della biografia della Rizzoli dedicata all’attore.

Il comunicato stampa ufficiale

“Roma, al contrario, si legge Amor” – Tomas Milian

La decisione di conferire l’Acting Award a Tomas Milian risiede in primo luogo nella considerazione che l’attore è diventato nel corso del tempo uno dei simboli stessi della romanità al cinema insieme a figure del calibro di Alberto Sordi e Carlo Verdone.
L’affetto incondizionato del popolo e della città tutta di Roma ne sono la prova inconfutabile.
Si tratta non solo di celebrare un legame vivo e indissolubile di un artista con la sua città d’elezione ma, soprattutto, di rendere omaggio a un talento impareggiabile del cinema del ventesimo secolo.
Tomas Milian, attore di origini cubane, nato nel 1933, 82 anni, è cittadino statunitense e italiano (ha ottenuto la cittadinanza italiana nella seconda metà degli anni Settanta).
La sua carriera cinematografica è esemplare. Dalla natia L’Avana, Cuba, si trasferisce a New York dove entra a far parte del prestigioso Actors’ Studio di Lee Strasberg, la fucina attoriale che ha prodotto talenti del calibro di Marlon Brando, James Dean, Dennis Hopper e Robert De Niro.
Giunge in Italia come protagonista assoluto della commedia di Jean Cocteau Il poeta e la musa andata in scena nell’ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto per la regia di Franco Zeffirelli.
Il successo di Milian è immediato e gli permette di essere notato dall’ambiente del cinema italiano che in quegli anni attraversa un profondo e fertile periodo di rinnovamento politico, estetico e formale.
Nel corso di tutti gli anni Sessanta lavora con registi di valore assoluto come Mauro Bolognini (La notte brava, Madamigella di Maupin, Il bell’Antonio), Francesco “Citto” Maselli (I delfini, Gli indifferenti, Ruba al prossimo tuo), Luchino Visconti (Il lavoro, segmento del classico Boccaccio ’70), Pier Paolo Pasolini (Ro.Go.Pa.G. – Laviamoci il cervello il segmento La ricotta), Valerio Zurlini (Le soldatesse), Carlo Lizzani (Banditi a Milano), Florestano Vancini (La banda Casaroli), Franco Brusati (Il disordine), Nanny Loy (Un giorno da leoni), Renato Castellani (Mare matto), Alberto Lattuada (L’imprevisto).
Il suo straordinario talento gli permette di diventare uno degli attori più richiesti del cinema italiano degli anni Sessanta e non solo. Infatti, nel 1965, Milian interpreta Il tormento e l’estasi di Carol Reed al fianco di Rex Harrison e Charlton Heston.
L’inquietudine artistica lo spinge agli inizi degli anni Settanta verso l’anti-Hollywood che stava rivoluzionando il cinema americano. Tant’è vero che Dennis Hopper, regista di Easy Rider, lo vuole come interprete del suo film più controverso The Last Movie – Fuga da Hollywood al fianco di leggende del calibro di Peter Fonda, Kris Kristofferson, Samuel Fuller e John Phillip Law.
Contemporaneamente Tomas partecipa da protagonista assoluto alla straordinaria stagione dello Spaghetti Western interpretando i capolavori di Sergio Sollima (Faccia a faccia, Corri uomo corri), Sergio Corbucci (Vamos a matar, compañeros), Giulio Petroni (Tepepa, al fianco di Orson Welles), Giulio Questi (Se sei vivo spara) film che sono stati sottratti all’oblio, nonostante l’amore degli esperti e dei cinefili, solo grazie a Quentin Tarantino che li ha celebrati nel suo Django Unchained.
Grazie alla presenza picaresca e antieroica di Milian il western italiano assume coloriture politiche che fanno risuonare nei film di quegli anni le urgenze delle lotte terzomondiste e anti-imperialiste.
Attore duttilissimo in grado di alternare cinema popolare e impegnative sortite nel cinema d’autore più esigente, Milian interpreta nel 1970 L’amore coniugale, l’unico lungometraggio di finzione diretto dalla scrittrice Dacia Maraini. Sempre nel 1970 interpreta I cannibali di Liliana Cavani, opera che anticipa la grande stagione dei conflitti sociali e studenteschi.
Quando l’epoca del western declina, Milian diventa la star indiscussa della grande stagione del cinema poliziesco italiano rappresentando sempre un eroe popolare e popolano che lo porterà infine a costruire l’ultima grande maschera della commedia di costume italiana, il personaggio di Nico Giraldi, campione d’incassi indiscusso dei decenni Settanta e Ottanta.
Lontanissimo dalla figura del giustiziere solitario che andava per la maggiore nel coevo cinema statunitense, Milian porta in dote ai suoi tutori della legge (e lestofanti) una comprensione istintiva e un affetto genuino nei confronti dei tormenti e dei problemi degli ultimi. E anche in questo è in sintonia assoluta con la grande stagione della contestazione studentesca.
Nonostante lo straordinario successo che accoglie sempre il suo lavoro, Milian non dimentica il cinema d’autore impegnandosi con maestri del calibro di Michelangelo Antonioni, interpretando Identificazione di una donna, e di Bernardo Bertolucci (La luna).
Torna negli Stati Uniti al termine degli anni Ottanta dove riprende a lavorare all’interno dello star system hollywoodiano collaborando con registi di fama internazionale come Steven Spielberg (Amistad), Oliver Stone (J.F.K. – Un caso ancora aperto), Steven Soderbergh (Traffic, film vincitore del premio Oscar®), Robert Redford (Havana), Abel Ferrara (Oltre ogni rischio) e James Gray (The Yards), presidente della Giuria dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
Partecipa anche a serie televisive di rilievo indiscutibile come Miami Vice prodotta da Michael Mann, Law & Order, U.C. Undercover e Oz, prodotta dalla HBO.

PERCHÈ UN PREMIO A MILIAN NELLA CITTÀ DI ROMA

Tomas Milian e Roma sono sinonimo l’uno dell’altra. Milian ha costruito a Roma, intorno a una figura che reca in sé i tratti di quella cultura popolare romana ancora non completamente assorbita dalla società dei consumi di cui Pier Paolo Pasolini in poesia è stato il cantore più alto e Luigi Magni lo storiografo più attendibile, il maggiore successo della sua carriera, quello più duraturo, che gli ha permesso di assurgere alle dimensioni di autentica icona dell’immaginario collettivo.

Milian ha offerto un ritratto unico di una città e dei suoi abitanti alle soglie di un sofferto e complesso processo di trasformazione sociale ed economica che la cultura ufficiale non è riuscita, se non altro non in tempo reale, a raccontare in forme altrettanto efficaci e di eguale diffusione di massa.

L’umanità celebrata da Gianfranco Rosi con Sacro GRA vive già nei film delle serie incentrate sul personaggio di Nico Giraldi, esemplare irripetibile di poliziotto dalla parte degli ultimi e degli umili, in lotta contro i potenti e i corrotti, burocrati e colletti bianchi, in grado di rivolgersi ai suoi superiori e colleghi con la voce schietta e pungente di una romanità nella quale il vernacolo assume la coloritura delle pasquinate più irriverenti già celebrate nella migliore tradizione del Belli.

Milian, corpo multi-etnico, cubano, statunitense e soprattutto italiano ha dichiarato: «Roma è la città in cui mi sento a casa. La città che mi ha accolto come un figlio e che mi ha insegnato la vita. Se c’è un posto dove voglio trascorrere gli ultimi anni della mia esistenza è Roma che, al contrario, si legge Amor».

Nello spirito della grande festa popolare di cui il Festival Internazionale del Film di Roma si è fatto portatore sin dagli esordi, un riconoscimento alla persona di Tomas Milian ci sembra un omaggio dovuto per esprimergli l’affetto imperituro che la Capitale (e l’Italia tutta) non ha mai cessato di tributargli.

Siamo convinti che la presenza di Tomas Milian al Festival Internazionale del Film di Roma sia un momento altamente qualificante e popolare al tempo stesso. Una festa vera, schietta, genuina.

Milian è un punto di congiunzione fra due mondi e concezioni del cinema che nella sua persona si saldano miracolosamente. Siamo convinti che si tratti di un evento atteso spasmodicamente dagli ammiratori dell’attore. Lo attestano le cifre delle vendite sempre altissime dei film di Milian in dvd e blu-ray, nonostante la crisi dell’editoria elettronica, i continui passaggi televisivi dei suoi film e i numerosi forum e fan club a lui dedicati su internet.

Roma premiando Milian omaggia l’ultimo cantore della città, un artista incomparabile, unico, che ha toccato il cuore di milioni di romani e italiani sparsi in tutto il mondo. (Giona Nazzaro)

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