Home Curiosità Nella partita che si gioca sul cinema italiano, mettiamo i ciak in tavola: diamo vere garanzie ai giovani

Nella partita che si gioca sul cinema italiano, mettiamo i ciak in tavola: diamo vere garanzie ai giovani

Dai tempi degli Sperimentali Rai seguo i modi, le speranze, le fortune di chi ama il cinema e vuole farlo, e ho capito…

pubblicato 1 Giugno 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:11

Partiamo dalle ultime notizie, ben note: la vittoria di Alice Rorhwacher con Le meraviglie. Come ho già scritto, una buona notizia; come lo è stato quella dell’Oscar a La grande bellezza, film molto sostenuto, e anche molto discusso. Come è giusto.

Poi ci sono notizie controverse: arrivano sugli schermi molte commedie di registi, con attori italiani, e diseguali fortuna, è fin troppo ovvio. Un piccolo mondo, che forse un domani sarà grande; ma non si può sognare di tornare alla stagione lontana della commedia italiana anni 50-60-7O, con i suoi registi e con i suoi protagonisti (non faccio neanche i nomi, chi ci legge avrebbe l’obbligo di conoscerli).

Una notizia che mi smuove. L’altra sera, in una delle rassegne di Luca Pallanch e Domenico Monetti organizzate per la Cineteca Nazionale, al Cinema Trevi, questa volta (la terza se non sbaglio) dedicata gli anni 70, è stato presentato “Lapsus-Storie di viandanti e poeti”. Da me diretto, quando avevo lasciato di mio volontà il Servizio Sperimentali Rai tv, riprese di Enzo Costantini, intervento del grande poeta Andrea Zanzotto e di poeti di tanti paesi con in testa Allen Ginsberg, e italiani come Dario Bellezza. Non è stata una operazione nostalgia. Lo provano per contrasto la presenza di Stefania Maggio detta Paperina, viandante nei festival rock, oggi costumista per cinema e tv; e con lei, quelle di altri “oscuri” viandanti dei festival dei poeti come Valentino Zeichen, oggi uno dei nostri migliori scrittori. Successo e parole che evocavano situazioni, pensieri, esperienze, avventure. Un’epoca che non c’è più, tenera e bollente, che si può, senza rimpiangere, assegnare ai suoi tempi.

Aggiungo che “Lapsus” si inseriva in una intensa produzione che curai, da cui uscirono Gianni Amelio, Giuseppe Bertolucci, Peter Del Mondo, Gian Luigi Calderone e tanti altri; che si mescolarono a talenti (con i loro film) come Jean Luc Godard, Glauber Rocha, Marco Ferreri, Gianni Amico. Una esperienza che la Cineteca, diretta da Emiliano Morreale, ha riproposto organicamente. Sono cose di ieri. Istruttive. Quella non è stata un’isola felice ma una tormentata vicenda, a causa della torpidità di gran parte del cinema, ostile alle novità e incapace di capire le nuove esigenze di chi vuole affacciarsi o addirittura lavorare nel cinema, sulla spinta dei grande maestri italiani e stranieri, proponendo altri progetti, altri orizzonti.

La tormentata vicenda continua. Così viene condizionata l’intermittente, “superstite” vitalità, di chi riesce se non a sfondare ma almeno a bucare le croste censorie esistenti (burodiffidenze, scarsità di volontà seria di ricerca, scuole invecchiate o deleterie). Le istituzioni pubbliche o semipubbliche hanno il fiato grosso, i portafogli vuoti (anche per spese sbagliate), una visione limitata.

Per smuovere l’iceberg del nulla, scricchiolante e sordo, che continua a colpire il Titanus del cinema (iperbole!), ci vorrebbe qualcuno capace di impegnare coloro che hanno responsabilità e amano il cinema, in una vera discussione tesa a scongelare la situazione, ritrovare l’energia e il calore dei tempi di “Lapsus” e dei lapsus. Servono mentalità, approcci, sentimenti diversi. Qualcuno ci prova. Lo scorso anno a Civitanova Marche, in un festival, tremila giovani hanno assistito a un incontro con Paolo Sorrentino, dove entusiasmo e volontà di efficacia sono emerse con prepotenza felice. Anche quest’anno lo stesso festival presenterà un autore che considero ancor giovane (ma non faccio il nome), che ha saputo sottrarsi alla bonaccia con iceberg. La cosa importante è scommettere creando sul futuro, senza le bave dei soliti “responsabili irresponsabili” sempre più silenziosi e incollati nel potere del nulla. Mettiamo veri ciak in tavola.