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Pane e Burlesque: Recensione in anteprima

Arriva il Full Monty al femminile in salsa pugliese. Fate spazio a Pane e Burlesque

pubblicato 28 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:19

“Ma in che mondo viviamo. Le donne lavorano e gli uomini stanno a casa? In un mondo migliore”.

Un debutto al cinema in qualità di regista e sceneggiatrice dopo un decennio di documentari. Per riuscire nell’impresa Manuela Tempesta ha scelto di cavalcare la crisi economica con ‘femminilità’, dando vita a Pane e Burlesque, film riconosciuto di interesse culturale con contributo economico del Ministero che sbarcherà in sala il 29 maggio, con distribuzione 01.

Un vero e proprio Full Monty all’italiana con guêpière, calze e piume di struzzo, capitanato da Sabrina Impacciatore ed impreziosito da Laura Chiatti, Michela Andreozzi, Giovanna Rei, Caterina Guzzanti, Edoardo Leo, Fabrizio Buompastore e Raffaele Braia. Non solo una commedia ma una pellicola legata alla quotidianeità e al sociale che da oltre un lustro stiamo vivendo, tra fabbriche che chiudono, cassintegrati disperati e disoccupati che dinanzi alla crisi e alla cinghia che stritola si ‘reinventano’ dando sfogo alla creatività. Soprattutto in ambito femminile.

Ci ritroviamo così in un piccolo paese del Sud Italia, in Puglia, dove le acque sono a dir poco agitate. Da quando ha chiuso la fabbrica di ceramiche che dava lavoro a buona parte degli abitanti, gli ex operai passano le giornate nella sezione del centro a giocare a fantacalcio, mentre la piccola merceria di Vincenzo e sua moglie Matilde, dove lavora anche la sarta Teresa, si ritrova sommersa di debiti. La situazione è drammatica e apparentemente senza soluzioni, quando all’improvviso torna in Paese Giuliana, figlia dell’ex proprietario della fabbrica ormai deceduto fuggita via 20 anni prima. Peccato che Giuliana sia ora Mimì La Petite, primadonna Burlesque insieme alle Dyvettes, di nuovo ‘a casa’ per vendere le proprietà di famiglia. Ma c’è una truffa dietro l’angolo per la povera Giuliana, senza più un soldo e di fatto costretta ad arruolare 3 paesane che di Burlesque non sanno nulla per concludere decine di spettacoli già prenotati. Loro sono Matilde, Teresa e Viola, ovvero due sarte e una cameriera pronte a denudarsi per portare il cibo in casa, senza però mai dire nulla ai rispettivi compagni/famigliari…

Non un film sul Burlesque, come potrebbe sembrare dal titolo, ma un film che ‘sfrutta’ il Burlesque per rappresentare uno spaccato dell’Italia di oggi, stretta tra debiti, banche assetate e un lavoro che stenta a tornare ‘concreto’. Un anno dopo il divertente Amiche da morire di Giorgia Farina, il cinema italiano torna a puntare con attenzione alla donna e alla capacità tutta femminile di guardare avanti, di rimboccarsi le maniche e sfidare il destino avverso. Una donna come faro della famiglia, che cresce i figli, accudisce i mariti e si fa il mazzo, svendendo persino la propria dignità per far tornare i conti in casa. Aiutata in fase di scrittura dall’ormai onnipresente Massimiliano Bruno e dalla sorprendente Michela Andreozzi, la Tempesta ha saputo rappresentare con brio una trama che ha preso a piene mani dal classico di Peter Cattaneo del 1997, sostituendo il proletariato maschile di Sheffield con le disperate casalinghe pugliesi. Chiamata a soppesare ‘commedia’ e ‘drammaticità’ della complessa situazione che stiamo vivendo, la regista ha troppo spesso esageratamente premuto sulla presunta comicità di determinati sketch, per poi rialzarsi nell’immortalare la banale eppure tragica verità attuale, che vede milioni di italiani sull’orlo della crisi.

Regina della scena una fragile, disillusa, sognatrice e solo all’apparenza sicura di se’ Sabrina Impacciatore, terrorizzata e stremata dall’età che avanza, con una goffa, impacciata, macchiettistica e innamorata Chiatti al suo fianco. Sorprendente e credibile Michela Andreozzi, co-sceneggiatrice e qui unica fonte di sostentamento in famiglia, con marito cassintegrato, figlia a carico e uno stipendio che si fa sempre più leggero. Formosa e lontana mille miglia dallo stereotipo della donna Burlesque, è proprio la sua Teresa a spiccare dal punto di vista introspettivo, mentre Caterina Guzzanti presta il proprio volto per interpretare una solida sindacalista. Unico vero protagonista maschile Edoardo Leo, uomo di sani principi che vede con orrore l’idea che sia la donna a risolvere i problemi di casa. Figurarsi se persino ‘spogliarellista’. Uomini, va detto, qui ripresi come pigri bambinoni, timorosi, depressi e tendenzialmente incapaci di azzannare la vita e le difficoltà che la rappresentano. Se non con l’aiuto di chi hanno accanto, vedi mogli.

Dopo aver carburato a fatica, tra momenti morti, gag friabili, una presa diretta un po’ troppo caotica e personaggi vuoti (terrificanti Dyvettes su tutte), la Tempesta trova il baricentro della propria opera prima con il passare dei minuti, dando voce e risalto al mondo della donna italiana, qui padrona del proprio destino e del destino altrui, da orientare tramite intraprendenza e forza di volontà. Non mancheranno le risate, anche se meno evidenti rispetto alle intenzioni su schermo, mentre l’immancabile lieto fine risulterà essere esageratamente melenso (quelle lucciole gridono vendetta). Eppure Pane e Burlesque ha il merito di riportare la commedia italiana su binari più ‘sociali’ e meno volgari, tanto da non sfruttare mai forme e curve delle protagoniste, limitandosi ad inquadrarle come inattesa opzione per rialzarsi dalla polvere. E ricominciare a correre.

Voto di Federico: 6

Pane e Burlesque (Italia, commedia, 2014) di Manuela Tempesta; con Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Michela Andreozzi, Giovanna Rei, Caterina Guzzanti, Edoardo Leo, Fabrizio Buompastore, Raffaele Braia – uscita giovedì 29 maggio 2014.