Song of silence: Distribuzione Indipendente ascolta il suono della Cina che vive ai margini
Nella Cina dell’esordiente Chen Zhuo con il “Song of silence” di esistenze che vivono ai margini del fiume, della società e di una Cina incapace di accoglierle.
Pensando al suono del silenzio coma una sorta di anomalia di un mondo frastornato (la natura non è silenziosa), consiglio di mettervi in ascolto di Song of silence di Chen Zhuo, il nuovo appuntamento della stagione cinematografica del circuito di Distribuzione Indipendente, che arriva in sala dal 29 maggio 2014.
Una sinfonia musicale che trova nel “canto della neve” (il silenzio) una via per scappare dalla realtà, mentre la poesia azzurra delle acque del fiume, scorre placida lambendo le esistenze di quella Cina che appare incapace di sostenere il grande cambiamento innescato dal progresso imperante.
L’elemento ideale per cullare l’isolamento di esistenze ai margini, destinate a sfiorarsi, come quella della piccola Jing e suo zio pescatore, troppo terrene per non spingersi oltre il confini (incestuosi) del lecito e della dura esistenza, la stessa che spinge lei sordomuta in un mondo di sordi ai suoni delle emozioni e dei sentimenti.
Sordi come la madre che vive con un compagno che lei non sopporta, come il padre (poliziotto sciovinista) ossessionato dall’idea di avere un figlio maschio che la costringe a vivere con la giovane amante (incinta) votata ad una musica che lei non può sentire, ma alla quale sembra destinata ad avvicinarsi.
Esistenze incerte che scorrono lungo i binari della ferrovia e gli argini del fiume, incapaci di vivere rapporti familiari fragili anche quando tentano solo di edificare una torre di legno, e divincolarsi da quell’immaturità che dall’adolescente che stende pesci rossi come panni, dalla madre che non sa aiutare la figlia, o un padre che non sa rapportarsi al mondo femminile, sembra estendersi a tutta la Cina (Hong Kong richiederebbe un discorso a aprte) incapace di cogliere le opportunità che si stanno palesando.
Limiti che interessano anche il regista Chen Zhuo, al suo esordio cinematografico sul mercato cinese sordo a stimoli e crescita dei giovani talenti.
Una storia basata su fatti realmente accaduti, ambientata a Hunan, nello stessa provincia che ha dato i natali al regista e interpretata in modo convincente da attori in gran parte non professionisti, per questa opera prima indipendente, girata con 200.000 dollari (circa), che dopo aver sorpreso critica e pubblico del 14° Far East Film Festival, sarà sul grande schermo delle sale italiane del circuito di Distribuzione Indipendente che trovate on line.
Note di regia
Parte della storia di Song of Silence proviene dalla realtà. Ho impiegato un anno a scrivere la sceneggiatura e questo è il mio primo film. Racchiude temi come l’amore, le responsabilità sociali, la perdita degli affetti e degli ideali nell’era del cambiamento e della dislocazione, ma non vi è un tono cupo o negativo: per descrivere il dolore ho scelto un’atmosfera tranquilla. Penso che il grigio sia il colore perfetto per definire il film.
Non mi sono dato un obiettivo preciso da raggiungere, sicuramente essendo il mio primo film ho guardato a quella che è la realtà familiare e quotidiana che ho vissuto sino a oggi, non a caso ho scelto di ambientarlo nel mio paese natale. Ho guardato al contesto sociale contemporaneo cinese, allo scollamento tra realtà e ideali.
Il silenzio e il canto sono il nucleo centrale del film: il primo rappresenta pazienza e perdono, è una risposta realistica, mentre il secondo rappresenta rottura e catarsi, è l’ideale della parola. Le due protagoniste, Mei e Jing, percorrono strade parallele: una si ritrova ad abbracciare il silenzio, l’altra a nascondersi nel canto. Ma in realtà sono molto simili, per questo si cercheranno a vicenda, l’una nel cuore dell’altra. Nella vita di tutti i giorni, spesso ci si ritrova a fare orecchie da mercante: per sopravvivere in questa società o si tace o si piange a dirotto.
Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura di Song of Silence nell’estate del 2010, e sono andato avanti per nove mesi, cambiando oltre venti versioni. La struttura narrativa del film è stata chiusa soltanto due settimane prima dell’inizio delle riprese. Per ogni scena abbiamo realizzato dei bigliettini appositi e li abbiamo attaccati al muro. Essendo il creatore del progetto, non riesco a chiarire razionalmente i pensieri che lo hanno alimentato, poiché dietro ogni parola sembra esserci una sfumatura emozionale.
Chen Zhuo