Incompresa: recensione in anteprima del film di Asia Argento presentato a Cannes 2014
Festival di Cannes 2014: terzo film da regista per Asia Argento, Incompresa porta l’attrice all’Un Certain Regard. Il film, scritto a quattro mani assieme a Barbara Alberti, è meno tosto di quel che si poteva pensare, decisamente troppo episodico, a tratti sbagliato. Ma contiene attimi di verità ed ha una confezione internazionale non da poco.
Asia Argento ha dichiarato che, a dispetto di quello che si poteva pensare, Incompresa non è un film “terapeutico”. E guardandolo si capisce bene il motivo: perché quello che poteva essere un’autobiografia dura, forse persino un po’ visivamente ripugnante e antipatica, si rivela essere invece molto piú dolce e intima, pur senza rinunciare alla giusta “crudeltà”.
Manca quindi una catarsi nel percorso del film, soprattutto perché non viene cercata. In questo quasi “nostalgico” ricordo anni 80 color pastello, Asia Argento ci racconta un coming-of-age che non dev’essere molto lontano dal suo percorso personale, anche se la regista dichiara che quella che vediamo rappresentata non è certo la sua famiglia.
Non lo è perché nel film il padre, Guido (Gabriel Garko), non è un regista come Dario, ma un attore fortunatissimo e celebre, mentre la madre Yvonne (Charlotte Gainsbourg, pettinata come la Nicolodi) non è un’attrice ma una musicista. La relazione fra i due sta finendo. Volano le accuse (“a recitare sei un cane!”, “ti sei scopata pure i nani!”), e la tensione e le urla sono all’ordine del giorno in casa.
Aria, di 9 anni, si ritrova suo malgrado a vivere questa violenta separazione dei genitori e lo strappo dalle sue “sorellastre” in una famiglia allargata. I suoi genitori non la amano quanto lei vorrebbe. Il padre, superstizioso e iracondo, preferisce a lei la figlia avuta dal suo primo matrimonio. La madre suona tutto il giorno il pianoforte e si divide tra diversi e nuovi compagni.
Aria, strattonata nel conflitto tra suo padre e sua madre, viene respinta e allontanata, rimbalzata da una casa all’altra. Attraversa la città con una sacca a strisce e un gatto nero, sfiorando l’abisso e la tragedia, conoscendo il mondo della notte e imparando a cavarsela da sola. Persino la sua migliore amica inizia a frequentare una nuova amichetta, mentre il ragazzino che le piace non se la fila per nulla.
È quindi vero che quella di Incompresa non è esattamente la storia di Asia: però il nome della protagonista è un’evidente variazione non di certo messa a caso, e nel film si possono riscontare episodi noti della famiglia dell’attrice e regista. Ad esempio si noti la scena in cui la polizia irrompe nelle case di Yvonne e Guido e ci trovano della droga. Successe la stessa cosa nel 1985 ad Argento e alla Nicolodi, quando Asia stava vivendo proprio a casa della “matrigna”.
E poi: il cognome che Aria ha preso dal padre è Bernadotte, che altro non è che lo pseudonimo utilizzato da Dario Argento per firmare un paio di episodi della serie La porta sul buio. Si vede che Asia ci mette tutto il cuore nel raccontare le disavventure della piccola Aria, e anche se non sono esattamente tutti momenti di vita vissuta si avvicinano ad un minimo comune denominatore di esperienze che mi sembrano tipici della vita di un bambino ordinario medio (italiano).
Quasi una variante di un percorso comune, fatto di bigliettini a scuola, con tanto di domanda “vuoi metterti con me?” e due caselle con “sí'” e “no” da sbarrare, le feste con gli amici che finiscono male, gli scherzi e le derisioni, le sigarette fumate di nascosto, i temini in classe con soggetto “il mio migliore amico”, e tante piccole cose che riguardano tutti coloro che hanno vissuto un’infanzia a cavallo degli anni 80 e 90.
Ma la sensibilità di Asia va al di là del “periodo storico”, e in mezzo a questo film cinematograficamente slabbrato, troppo episodico per non rivelare la sua fragilità strutturale e qualche scena francamente “grottesca” (per usare un eufemismo), riesce a regalare allo spettatore qualche bel varlume di ispirata e toccante verità. Quella stessa verità che c’è nell’interpretazione vitale di Giulia Salerno.
La aiutano le citazioni e alcune perle al limite del geniale (Garko che si vede in tv in Senso 45, ad esempio, mentre Yvonne ribadisce il concetto: “che cane”), ed una confezione internazionale che ha fatto piacere il film a Cannes molto di piú ai critici stranieri che agli italiani. La fotografia di Nicola Pecorini sopperisce a tutti quelli che sembrano i limiti di un digitale un po’ povero, mentre la colonna sonora musicale, come ci si aspettava, è una vera pacchia. Avercene.
Voto di Gabriele: 6
Voto di Antonio: 4,5
Incompresa (Italia / Francia 2014, drammatico 103′) di Asia Argento; con Giulia Salerno, Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko, Anna Lou Castoldi, Max Gazzè, Alice Pea, Carolina Poccioni, Gianmarco Tognazzi. In uscita nelle sale il 5 giugno 2014.