Diamante nero: recensione in anteprima del film d’apertura della Quinzaine di Cannes 2014
Festival di Cannes 2014: il primo colpo di fulmine della rassegna arriva dalla Quinzaine des Réalisateurs. Si tratta del film d’apertura Diamante nero – Bande de Filles, opera terza di una giovane regista, Céline Sciamma, che ha già capito tutto dal (suo) cinema, che non sembra ormai poter più sbagliare e che tira fuori ogni volta film dall’energia unica. E non riuscirete più a smettere di ascoltare Diamonds di Rihanna!
L’inizio è folgorante: una musica elettronica introduce alcuni giocatori di rugby che entrano in un campo. Tutto è girato rigorosamente al rallenti. Scopriamo presto che sono delle ragazze. Campanello d’allarme: Céline Sciamma ha girato un altro film sull’identità. Vero: solo che, al contrario dei suoi precedenti lavori, non si limita all’identità sessuale!
La regista, classe 1980 ed una carriera invidiabile con tre coming-of-age tutti apprezzatissimi, chiude con Bande de Filles la sua trilogia sulle ragazze. Tira fuori dal cilindro un altro colpo al cuore, che resta quasi sempre folgorante come la sua apertura. Però se Naissance des pieuvres e Tomboy mettevano l’accento sulla scoperta dell’omosessualità da parte di due ragazzine, il suo terzo film scava nell’identità di una ragazza che si rapporta sempre con l’esterno. Che certo non mancava negli altri due titoli, ma era quasi “secondario” rispetto alla scoperta interiore.
Questo esterno chiama in causa la propria società, la famiglia, il proprio quartiere e il gruppo di amici. Marieme ha 16 anni, vive a casa con la madre (sempre assente per lavoro: fa le pulizie in un albergo), le due sorelline più piccole e il violento fratello maggiore. Vive la sua adolescenza come una successione di continui divieti. I divieti del suo quartiere, la legge dei maschi, i ragazzi più “potenti” della scuola.
Ma l’incontro con tre ragazze libertine e bullette cambia tutto. Ballano, litigano, parlano ad alta voce, ridono di tutto. Marieme entra nella banda delle ragazze, capitanata dalla tostissima Lady (ma non è il suo vero nome!), per vivere finalmente la sua giovinezza. Ed incomincia a cambiare, ad uniformarsi al gruppo, a farsi valere con gli altri e a litigare con le bande di ragazze rivali.
Entra finalmente in un gruppo in cui si sente accettata e può vivere per la prima volta anche la sua femminilità. Da “maschiaccio” che giocava a videogiochi di calcio alla playstation, Marieme si scopre “donna”, negli abiti e nelle movenze. Non può vivere appieno però questa scoperta perché si invaghisce di uno dei migliori amici del fratello, e un ragazzo non può toccare la sorella dell’amico…
Quella che all’inizio poteva sembrare una parabola sul bullismo fortunatamente si apre a ben altro. La Sciamma abbandona sin da subito ogni velleità autoriale di denuncia e si “limita” innanzitutto a fare bene ciò che ha fatto coi suoi due precedenti film: narrare la quotidianità adolescenziale, con tutte le sfumature, i dettagli e i tocchi che riesce magicamente a caprire e mettere in scena con una verosimiglianza unica.
Quasi come fosse la perfetta fusione tra il cinema di Cantet e Kechiche, il cinema della Sciamma riesce a sembrare sempre credibile quando racconta storie di ragazzi, episodi di vita ordinaria, sia negli svolgimenti narrativi che nei dialoghi a prima vista più semplici. Bande de Filles è infatti pieno zeppo di momenti di amicizia, intimità, scherzi, abbracci e risate che portano alle lacrime.
Sono momenti inseriti in un contesto preciso, quello di un gruppo di ragazze nere di un certo tipo di quartiere in Francia, ma sono universali. Con in più un tocco estetico che è già una firma, una cifra stilistica consapevole e ogni volta freschissima, e che aiuta il coinvolgimento emotivo. Si pensi solo alla straordinaria sequenza in cui le quattro amiche ballano in una stanza d’hotel Diamonds di Rihanna in tutta la sua interezza, cantandola pure in lip-sync: è energia allo stato puro.
Che la Sciamma, oltre ad una capacità speciale di dirigere giovani attori senza esperienza, abbia poi una consapevolezza tecnica ormai consolidata è un dato di fatto, e basterebbe guardare il film per capirlo. Ogni inquadratura è studiata perfettamente, ogni scena notturna ha fascino da vendere, ogni cambio di luce non è mai casuale, come nel caso della scena di bacio tra Marieme e l’amico del fratello sulle scale.
Se c’è invece un appunto da fare al film sta nel suo uso degli stacchi in nero, che la regista sfrutta per sottolineare delle ampie cesure temporali. Questi stacchi in nero sono moltissimi, ed implicano spesso grandi cambiamenti all’interno della storia e nell’evoluzione psicologica di Marieme. L’effetto è quello di costringere lo spettatore a rientrare ogni volta nel film. La Sciamma è troppo brava per non sapersi riprendere in fretta ogni singola persona seduta in sala, ma soprattutto nella parte finale rischia grosso.
Il percorso di Marieme comunque assume sfumature sempre più intriganti, aumentando le stratificazioni del personaggio e le implicazioni dell’esterno sul suo percorso. Così capiamo che la ragazza sta solo cercando, come un camaleonte, di imparare ogni regola per poi saperla utilizzare al meglio. Un compito arduo e difficile, che però mi sembra anche un minimo comune denominatore nelle storie di molti adolescenti.
E quello che alla fine sembra un tremendo scacco finale proprio nei confronti di questo benedetto e complicatissimo esterno, si rivela invece il punto di partenza per qualcosa di inedito, che né Marieme né lo spettatore possono forse nemmeno immaginarsi. Un salto nel buio. L’ennesimo. Quanti ne abbiamo vissuti, nella nostra adolescenza, e quanto ci hanno fatto bene dopo averli superati…
Voto di Gabriele: 8
Voto di Antonio: 8
Diamante nero – Bande de Filles (Francia 2014, drammatico 112′) di Céline Sciamma; con Tatiana Rojo, Diabate Idrissa, Rabah Nait Oufella, Karidja Touré.