77 anni, che cosa sono di fronte ai film di Cinecittà?
I film girati nella Città del cinema, che nasce del 1937 proprio ad aprile, sono quattromila: una quantità che cancella gli anni… una grande vitalità, meglio ieri che oggi, vien da dire…
Settantanni di una lunga avventura che continua ad interessare il mondo. Google ha aperto la sua giornata con una bella grafica proprio su Cinecittà che in questi giorni compie una bella età, ragguardevole ma apprezzabile a un patto. E cioè, dando un giusto, rilevante rilievo al periodo tra il 1937 e il 1943 (sospensione dell’attività), dopo la parentesi del neorealismo (1946- 1949/50), sono gli anni Cinquanta a reinventare la Città del cinema, grazie alla “Dolce vita” che è la ciliegina sulla torta della Hollywood sul Tevere (1950-1963, con “Cleopatra” che concluse questa fase).
La dolce vita, girata nel 1959, esce con grande successo, tra polemiche, scandali, e crea una leggenda. Fellini realizza il film ricostruendo negli studi un’intera Via Veneto, precisa nei dettagli. Il regista trasforma a Cinecittà la celebre strada in una straordinaria passerella di emozioni e di idee, di personaggi e di storie. E’ uno dei momenti più alti di Cinecittà, dove tutto il cinema converge da tutto il mondo. Mai si sono realizzati tanti film in Italia, il cinema nella nuova realtà diventava l’industria dei sogni che accompagnano la vita, grazie soprattutto ai grandi maestri italiani, e lo spettacolo, grazie ai registi stranieri sempre più numerosi. Federico Fellini (La dolce vita, Boccaccio 70, 8 1/2, Giulietta degli Spiriti, Tre passi nel delirio, Block notes, Satyricon) è un nuovo inizio, l’inizio di una nuova scommessa per esistere, tra gli studi voluti da Mussolini e dal fascismo. Nel decennio caratterizzato dai film e dalla lezione del grande regista, Cinecittà diventa il centro della creatività del regista e la sua prova dell’amore totale per il cinema. Da inquilino di Cinecittà, come aspirava ad essere. Ma anche la dimostrazione della straordinaria vitalità del cinema italiano e di Roma che chiama talenti da tutto il mondo.
L’altro nome, il maestro di Fellini è Roberto Rossellini (Era notte a Roma, Viva l’Italia, Vanina Vanini). Un altro grande regista che cambia strada: gira i suoi ultimi film a Cinecittà e prende una decisione fondamentale con serial come “La lotta per la sopravvivenza”, fiction e documentario, comincia a lavorare per la televisione: è il primo a osare, verso un mezzo considerato fino a quel momento poco considerato.
Poi, il Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, Boccaccio ’70, Il Gattopardo, Vaghe stelle dell’Orsa, Lo straniero, La caduta degli dei) del dopo neorealismo, dopo Bellissima, il film su Cinecittà che cerca nuovi orizzonti, e dopo Senso, girato in gran parte a Venezia. Cinecittà è la sede negli studi di via Tuscolana di tante altre lavorazione tecniche dei suoi lavori. Comprese quelle inerenti a Morte a Venezia, Il Gattopardo e di altre opere come Ludwig e Gruppo di famiglia, L’innocente.
Gli stranieri. Blake Edwards è il celebre regista americano di Colazione da Tiffany e Hollywood Party) approda a Cinecittà per un altro film famoso, entrato anch’esso nella storia del cinema: La pantera rosa, con un cast importante che comprende Peter Sellers, la giovane Claudia Cardinale, Capucine e Robert Wagner.
Robert Mulligan
(Il buio oltre la siepe, Il grande impostore, Torna a settembre). Li chiamavano mestieranti questi registi provenienti da Hollywood e specialisti nei film d’intrattenimento. Mulligan aveva conquistato nel mondo pubblico e critica con un opera contro il razzismo, “Il buio oltre la siepe”. A Cinecittà realizza Torna a settembre, uno dei film in cui conferma abilità di mestiere e soprattutto la capacità di usare i divi del momento: Rock Hudson, Sandra Dee e la “maggiorata” in cerca di successo anche in America: Gina Lollobrigida.
Mark Robson
(Il colosso d’argilla, I ponti di Toko-Ri, I peccatori di Peyton, La valle delle bambole). Come Mulligan, Robson viene a Cinecittà per Il colonnello Von Ryan, un film spettacolare imperniato sulle vicende di un colonnello americano che nel ’43 finisce in un campo di concentramento italiano. Il protagonista è Frank Sinatra, accanto a lui attori famosi come Trevor Howard, Sergio Fantoni e Adolfo Celi (che poi interpreterà il ruolo di un potente cattivo in un film sull’agente segreto 007). Un ruolo significativo in questo film fu affidato a una giovanissima Raffaella Carrà, poi diva della tv.
Terence Young
(Agente 007 Licenza d’uccidere, L’avventuriero, Orazi e Curiazi). Il regista di alcuni film sulle imprese di James Bond- Agente 007, uno di questi con con Sean Connery e Ursula Andress (attrice tedesca che si stabilì a Roma per lavorare a Cinecittà), venne in Italia per girare insieme a Ferdinando Baldi uno dei film del filone storico-mitologico: Orazi e Curiazi, con i divi americani Alan Ladd, famosissimo, Robert Keith e i popolarissimi attori italiani Jacques Sernas, Franco Fabrizi (caro a Fellini) e a Franca Bettoia.
Carol Reed
(Il fuggiasco, Idolo infranto,Il terzo uomo, Trapezio). Regista inglese, famoso per il bel film “Il terzo uomo”, una storia con protagonisti Orson Welles e Alida Valli, negli anni dell’inizio della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica. A Cinecittà arriva per Il tormento e l’estasi, un kolossal su Michelangelo che si “seppellì” in Vaticano, come disse il grande artista, per dipingere la Cappella Sistina. Un cast di rilievo con Charlton Heston (il protagonista di “Ben Hur”), Rex Harrison, Diane Cilento, Thomas Milian (che si stabilirà in Italia e farà ruoli con Visconti e altri grandi registi poi ruoli molto popolari in western e nel genere definito “poliziottesco”).
Pier Paolo Pasolini
(Rogopag, Medea). Il grande scrittore-poeta, che ha debuttato nel ’61 con “Accattone”, girato nei quartieri periferici della Capitale, entra a Cinecittà con l’episodio La ricotta del film a più mani Rogopag (Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti). Un ritratto della Cinecittà tra gli scenari dei film storici-mitologici a sfondo religioso. Poi torna con Medea, la tragedia di Euripide, protagonista il celebre soprano Maria Callas.
Ugo Gregoretti
(I nuovi angeli, Rogopag, Le belle famiglie, Omicron). Da giornalista della Rai che percorre il paese in cerca di personaggi e situazioni curiose, ad esempio Controfagotto e sceneggiati dal piglio satirico, Gregoretti passa al cinema. Si fa apprezzare per alcuni film di mordente attualità sui costumi dell’Italia del decennio.
Sergio Leone
(Il colosso di Rodi, Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, C’era una volta il West). Dopo un film intonato alla tendenza dei primi anni Sessanta sullo storico-mitologico, Sergio Leone inventa un nuovo western, in un primo momento definito “spaghetti western”, con “Per un pugno di dollari”, realizzato in Spagna. Quindi a Cinecittà realizza un sequel, Per qualche dollaro in più, e il successo negli incassi e nei giudizi della critica si amplia. A Sergio Leone è dedicata una apposita sezione della Mostra.
Otto Preminger
(Il cardinale). L’attenzione di Hollywood è basata sulla esportazione a Cinecittà di professionisti che diventano anche autori, e cioè fanno in cui si mescola lo spettacolo all’impegno. E’ il caso di Preminger che, dopo aver diretto “Exodus” (sui profughi ebrei che per tornano in Israele, che nasce come nazione) e “Tempesta su Washington” (manovre e lotte politiche), realizza a Cinecittà un film sul Vaticano, imperniato sulle vicissitudini di un prete americano e la sua carriera nella chiesa.
Vittorio De Sica
(La ciociara, Il boom, Ieri oggi domani, Matrimonio all’italiana, Amanti, I girasoli, Caccia alla volpe, Il giardino dei Finzi Contini). Gli Oscar segnano la bravura del maestro del neorealismo De Sica. Li aveva ricevuti per “Sciuscià” e Ladri di biciclette, ne riceve altri due negli anni Sessanta con “La ciociara” e con “Il giardino dei Finzi Contini”. Ma colleziona anche uno dopo l’altro film come regista e come attore film come Caccia alla volpe, una coproduzione internazionale, a Cinecittà con Peter Sellers e sua moglie Britt Ekland, con attori italiani come Paolo Stoppa e Lando Buzzanca.
Luigi Zampa
(Una questione d’onore, Il medico della mutua, La contestazione generale). La commedia all’italiana con “Il sorpasso” di Dino Risi acquista mordente e racconta scena e retroscena del “miracolo economico”, del “benessere” che travolge le abitudini e apre la porta al consumismo, alle sue contraddizioni. Zampa segue i mutamenti, e continua a svolgere analisi sulla vita del Paese (la sanità pubblica). Con La contestazione generale, girato a Cinecittà sotto l’influenza del Sessantotto, tenta di mettere in luce contrasti e profondi sconvolgimenti, coadiuvato dagli attori del momento: Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Mariangela Melato.
Sono solo alcuni nomi che hanno caratterizzato Cinecittà che ricominciava, viveva i suoi decenni migliori, Cinquanta e Sessanta. Un lungo racconto dimenticato.