Nymphomaniac – Volume 1: recensione in anteprima del film di Lars von Trier
Provocatorio e discontinuo, sciocco e serio: Nymphomaniac – Volume 1 di Lars von Trier arriva nella versione internazionale censurata, quindi doppiamente “monco”. In attesa della seconda parte, con qualche dubbio di troppo.
Nero. Un nero prolungato che dura per un po’ di tempo, sicuramente più del dovuto. Stacco improvviso su un claustrofobico scorcio di paesino, in quello che sembra una specie di piccola intersezione tra vicoli. Nevica, in questo scenario che potrebbe essere quello di Dogville se solo la cittadina non fosse semplicemente disegnata sul pavimento.
Lars von Trier ricomincia dal teatro: cos’è l’inizio di Nymphomaniac se non un dialogo a due voci “da camera”? Due personaggi (Joe e Seligman, la donna e l’uomo), una sola ambientazione (la camera dove lui porta lei, svenuta sul pavimento della strada), un botta e risposta serrato e misterioso. Poi sì, inizia il “romanzo di formazione”.
Difficile dare un’opinione sul Volume 1 dell’opera più attesa dell’anno, dopo una campagna di marketing martellante e a suo modo geniale, ancora più della media degli altri film del regista danese. Difficile innanzitutto perché non è il film che von Trier avrebbe voluto: questa è la versione epurata di almeno un’oretta di scene di sesso (la director’s cut si è vista per ora solo a Berlino), curata dai suoi stessi montatori.
Più difficile perché, come Kill Bill di Tarantino, questo è a tutti gli effetti il primo tempo di un’opera monster per durata e ambizione. Come valutare quindi una pellicola a metà? Si deve, perché questo ci presentano. Con la consapevolezza che il giudizio finale non può che essere rimandato; ancora di più se si pensa che manca giusto un’ora di girato…
Nymphomaniac ci racconta la storia della ninfomane Joe da quando era bambina fino all’età adulta. Di 8 capitoli totali qui ne vengono presentati 5. Uno è molto divertente (“La signora H”, con una grande Uma Thurman), uno molto brutto (“Delirio”). Sono il capitolo 3 e 4. Il terzo non aggiunge comunque molto al senso del film, il quarto prova a connettere emotivamente il pubblico al personaggio di Joe senza riuscirci. Quindi, per almeno metà, il primo volume di Nymphomaniac è un grande punto di domanda.
Era chiaro sin dall’inizio a tutti, fan e detrattori di von Trier, che l’operazione di marketing del film non avrebbe corrisposto poi alla sua vera natura. Così come Antichrist non era un horror, e così come Melancholia non era un film catastrofico o sci-fi, Nymphomaniac non è un porno. Non può esserlo nemmeno nella versione lunga, perché dettagli e primi piani in più non possono spostare il baricentro di un’opera ben più “seriosa” di quello che si poteva pensare.
Nymphomaniac non è lo scandalo che la pubblicità e la prima locandina ci dicevano: ma non è più una novità. A livello sessuale ci sono un paio di pompini, una penetrazione, qualche scopatina e una lunga ed eterogenea galleria fotografica di peni. È semmai il tentativo di von Trier di racchiudere tutto il suo cinema in un’opera “definitiva” che va avanti per accumulo continuo di cose, idee, pensieri. Quindi anche di autocitazioni: attenzione alla volpe di Antichrist (individuatela in una delle inquadrature!), ai discorsi sul “dogma” e ai parallelismi “universali”.
Possono anche sembrare divertenti l’uso della matematica (quel 3+5…!), della geometria e della musica (francamente meno l’uso del parallelismo tra approccio sessuale e pesca), eppure nel tessuto di Nymphomaniac risulta tutto piuttosto vacuo. Come se von Trier fosse fin troppo consapevole dell’operazione che sta compiendo e abbia una fredda consapevolezza di tutto ciò che sta dicendo e mettendo in scena. L’ha sempre fatto, intendiamoci: ma questa volta il risultato lascia perplessi, perché non ha la carica spietata e assurda di un Antichrist e né la “bellezza” e l’emotività di un Melancholia.
Se manca la coesione e il film è molto discontinuo, resta comunque il fascino del percorso autoriale di von Trier. Pur nel suo schematismo di fondo (Joe, donna, è l’impulso; Seligman, uomo, è la razionalità), Nymphomaniac potrebbe pure segnare un passo in avanti rispetto agli altri due “capitoli” della cosiddetta Trilogia della Depressione: perché è come se von Trier provasse a mettere un po’ di ordine (attraverso la matematica, la geometria, la musica…) nel caos. Che “regna”, come tutti ben ricordiamo…
Anche qui nulla di nuovo, per carità. Il regista è da secoli che sfrutta il cinema per fare film che servano a lui come un lettino psicanalitico. Da secoli poi materializza le sue paure e le sue idee pessimiste sul mondo in figure femminili dilaniate nel corpo e nell’anima. Mentre i detrattori lo accusavano di misoginia, i fan riconoscevano che, comunque la si pensasse, le sue protagoniste restavano nella memoria, mentre dei personaggi maschili non fregava nulla a nessuno.
Nymphomaniac in questo senso è una piccola vittoria oggettiva per i fan. Potrà non piacere l’approccio un po’ vecchia scuola nel raccontare la sessualità femminile, potrà non piacere l’idea di struttura del film: ma tutto si può dire meno che von Trier non “capisca” Joe. E dopo la mancanza di pietà per chiunque della protagonista di Antichrist, e dopo la mancanza di felicità di Justine, ecco che qui si affaccia la mancanza di godimento di Joe.
Ma lo “spunto” arriva troppo tardi e proprio sul più bello, in quello che è il capitolo finale della prima parte, il più interessante e quello che almeno riesce un minimo finalmente a farci entrare in empatia con Joe, che finora ha avuto le sembianze gentili di Stacy Martin. Charlotte Gainsbourg per ora si limita a restare a letto a raccontare la sua storia a Stellan Skarsgård, ma il suo carisma è potente anche così.
Viene da chiedersi come possa evolvere non solo la storia personale di Joe, ma anche la relazione della donna con questo uomo così razionale e allo stesso tempo misterioso. Domanda che immaginiamo troverà risposta nel Volume 2. La speranza a questo punto è che Nymphomaniac funzioni un po’ come Melancholia, che aveva una prima parte “preparatoria” ed emotivamente arida rispetto a quello che era il cuore pulsante del film stesso, ovvero la seconda parte.
Le immagini “in anteprima” del Volume 2 sui titoli di coda del Volume 1 lasciano intravedere che tutto stia finalmente per scoppiare, sia a livello visivo che a livello epidermico. Questo ci attendiamo innanzitutto dal secondo tempo di Nymphomaniac: non parliamo del pruriginoso, ma di qualche emozione e stimolo in più da parte di un film con un nome così “importante”. E da un regista che ci ha abituati a pugni sullo stomaco ben diversi.
Voto di Gabriele: 6
Voto di Antonio: 4 (commento)
Voto di Federico: 5
Nymphomaniac – Volume 1 (Nymphomaniac: Vol. I, Danimarca / Germania / Francia / Belgio, 2013, drammatico, 118′) di Lars von Trier; con Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Connie Nielsen, Christian Slater, Uma Thurman. In sala dal 03 aprile 2014.