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Yves Saint Laurent: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Guardiamo insieme le recensioni Americane e Italiane sul biopic “Yves Saint Laurent”

di carla
pubblicato 31 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:04

E’ uscito nei cinema il 27 marzo il biopic Yves Saint Laurent diretto da Jalil Lespert con Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Lebon, Laura Smet, Marie de Villepin, Nikolai Kinski, Ruben Alves e Astrid Whettnall. Dopo la nostra recensione, oggi leggiamo i pareri dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 47%. A voi è piaciuto?

Jonathan Romney – Observer [UK]: La Francia ha tutte le ragioni per essere compiaciuta del suo patrimonio culturale, ma la nazione ha sviluppato un modo terribilmente pio di commemorarlo in film biografici. Voto: 2/5

Paul Whittington – Irish Independent: Pierre Niney è eccezionale come Saint Laurent. Voto: 4/5

Charlotte O’Sullivan – This is London: Sorprendentemente divertente e, in alcuni punti, tagliente. Voto: 3/5

Brian Viner – Daily Mail [UK]: Il film di Jalil Lespert non riesce a trasmettere il significato duraturo del contributo di Saint Laurent all’haute couture. Voto: 3/5

Peter Bradshaw – Guardian [UK]: Un film che ha la lucentezza di un video promozionale incredibilmente costoso. Voto: 2/5

David Jenkins – Little White Lies: Questo biopic bello e lussureggiante del maestro della moda francese è tutto superficie e nessuna sensazione. Voto: 2/5

Cath Clarke – Time Out: l’equivalente cinematografico di scarpe comode. Voto: 2/5

Kate Stables – Total Film: le Fashioniste Hardcore accorreranno per sbavare sulle sfilate interminabili, ricche di autentici pezzi d’archivio YSL. Voto: 3/5

Angie Errigo – Empire Magazine: Elegante come i vestiti di Yves Saint Laurent. Voto: 3/5

Claire Sawers – The list: Cuce insieme due lati dell’uomo: l’affascinante, ma cronicamente timido genio dell’Algeria, e l’edonista che ha combattuto con dubbi e auto-distruzione per la maggior parte della sua vita. Voto: 4/5

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Massimo Bertarelli – il Giornale: Elegante e barbosa commedia biografica che ripercorre le carriere di un talento dell’alta moda.(…) Le sfilate si alternano ai bisticci e agli isterismi, fra continui baci sulla bocca, di Yves Saint Laurent e del suo compagno&socio Pierre Bergé. Creatori di abiti, ammirati nel mondo, che una sana di mente non metterebbe neanche a Carnevale.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: La debolezza è nel fatto che la sceneggiatura per quanto calibrata si mantiene un poco a distanza dai personaggi, senza dare un vero affondo drammaturgico. Ma i tanti mutamenti di cornici e d’epoca – dall’Algeria natia alla Parigi Anni ’50 – sono felicemente rispecchiati dal regista Jalil Lespert; eccellenti gli interpreti entrambi della Comedie Francaise: Pierre Niney è un Saint Laurent introverso, illuminato da lampi di gaiezza; il Guillaume Guillen di Tutto sua madre conferisce a Bergé grinta di manager e materna amorevolezza.

Roberto Nepoti – la Repubblica: Pochi film biografici hanno saputo rivelare il segreto del talento del loro protagonista, musicista, artista o creatore di moda che fosse. Ora, senza pretendere un Quarto potere su YSL, si sperava in qualcosa di più che un resoconto del perfezionismo depressivo, dei tormenti sentimentali e delle dipendenze del grande sarto. Però questo è quanto Jalil Lespert ci dà, cedendo il punto di vista al personaggio del narratore Bergé (Guillaume Gallienne, appena visto in “Tutto sua madre”) fino a rinunciare ad averne uno proprio. Giocato sull’estetizzazione degli abiti e dei corpi, il film si risolve in un catalogo di tableaux vivants senza vero interesse.

Roberto Escobar – L’espresso: Girato senza preoccupazioni agiografiche.