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Storia di una ladra di libri: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Guardiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “Storia di una ladra di libri”

di carla
pubblicato 1 Aprile 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:06

E’ uscito il 27 marzo scorso il film drammatico Storia di una ladra di libri, tratto dal romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, scritto nel 2005. Il film, diretto da Brian Percival, vede nel cast Sophie Nélisse, Geoffrey Rush ed Emily Watson. Dopo aver letto la nostra recensione, oggi vediamo i commenti dei critici Americani e Italiani. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto? Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 46%.

David Denby – New Yorker: il romanzo di successo di Markus Zusak sembra essere stato adattato come un film per bambini di mezza età.

Tom Long – Detroit News: potrebbe non essere perfetto, ma può rubare il vostro cuore. Voto: B-

Moira MacDonald – Seattle Times: Mi chiedo solo se il pubblico di questo film potrebbe essere più felice a casa, rannicchiato con un libro. “La bambina che salvava i libri”, forse. Voto: 2/4

Ty Burr – Boston Globe: è ineccepibile, sentimentale, e po’ noioso. Voto: 2/4

Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: vecchio e inadeguato. Voto: 1/4

James Berardinelli – ReelViews: è così brutto che è difficile decidere se è meglio usarlo come un aiuto per il sonno o visto sotto l’influenza come un oggetto di derisione. Voto: 1.5 / 4

Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: è una presentazione commovente ed efficace della vita sotto il nazismo, vista da un angolo insolito. Voto: 3/4

Claudia Puig – USA Today: Con lucentezza superficiale, appiattisce la storia intricata di eccessiva semplicità. Voto: 2.5 / 4

Rafer Guzman – Newsday: Fotografia splendida e con la potenziale giovane star Sophie Nelisse, ma questa è la visione rosea della Germania nazista di “Tutti insieme appassionatamente”. Senza la musica. Voto: 2/4

Tony Hicks – San Jose Mercury News: Fortunatamente per Percival, ci sono gli attori giusti per guidarci attraverso questo terreno difficile. Voto: 3/4

Peter Howell – Toronto Star: un trattamento superficiale di grandi eventi che trasmette a malapena l’orrore dei tempi. Voto: 2/4

Ben Sachs – Chicago Reader: potrebbe essere utile come mezzo per introdurre l’Olocausto ai bambini piccoli, ma è indifendibile su quasi tutte le altre condizioni.

Peter Rainer – Christian Science Monitor: E’ rispettabile, sicuro, intelligente e un po’ noioso. Voto: B-

Jessica Herndon – Associated Press: Sophie Nelisse è una giovane di talento, i cui occhi espressivi dicono tutto. Voto: 3.5 / 4

Adam Markovitz – Entertainment Weekly: Sarebbe uno spettacolo abbastanza orribile, se non fosse per Emily Watson e Geoffrey Rush. Voto: B-

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Maurizio Porro – Il corriere della sera: Brian Percival (…) si adagia nel rassicurante stile che smussa gli angoli anche di una storia selvaggia che inizia e finisce con la voce fuori campo della Morte. (…) Una quasi fiaba che rivela il viso dolce diabolico della 14enne Sophie Nélisse accanto alle facce note di Emily Watson e del grande Goeffrey Rush.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Ispirato al best seller di Markus Zusak, La Ladra di libri è un film illustrativo che tuttavia prende qualche forza dalla storia che racconta: l’odissea di un’adolescente orfana, affidata alle cure di una matura coppia nella Germania nazista (…) In tutto questo, il dato più importante è che Liesel apprende a leggere; e nei romanzi scopre una via di fuga dai lutti e della guerra, trova il suo germe di futura scrittrice. Nella pellicola c’è una fastidiosa voce narrante, niente di meno della Morte in persona e la regia di Brian Percival soffre di una certa piattezza, però la Liesel di Sophie Nelisse è luminosa e Geoffrey Rush ed Emily Watson sono commoventi genitori adottivi.

Maurizio Acerbi – il Giornale: Le signore preparino i fazzoletti anche se la regia didascalica di Percival suscita poca emozione. Ottimi, Goeffrey Rush e Emily Watson.

Roberto Escobar – L’espresso: Germania, 1939. Senza più la madre, internata dal regime, la piccola Liesel (Sophie Nélisse) viene cresciuta in un borgo da Hans e Rosa Hubermann. Un giorno sottrae un libro scampato al rogo di “testi degenerati” ordinato dai nazisti. Sarà poi un giovane ebreo, nascosto in cantina dagli Hubermann, a insegnarle l’amore per la lettura e la scrittura. Lineare, ma non semplicistico.

Roberto Nepoti – la Repubblica: Da un romanzo di Markus Zusak venduto in otto milioni di copie, una parabola umanista che sventola la bandiera della cultura contro la barbarie. (…) Racconta la storia la Morte in persona, che ha il senso dello humour. Però è l’unica. Brian Percival invece, uno dei registi dellaserie Downton Abbey, non ne mostra altrettanto nel mettere in scena una rappresentazione ligia ai modelli del “film storico” (magniloquenza, scene madri, colore grigiastro da archivi d’epoca), che appiattisce i personaggi sullo sfondo e si guarda bene dal discutere gli stereotipi di repertorio. I tedeschi non fanno che gridare, la brava famiglia protegge l’adolescente e nasconde un giovane rifugiato ebreo nel sottoscala… ma occorre davvero tanto manicheismo per convincere il pubblico che i nazisti erano cattivi?