Quando c’era Berlinguer – 3 clip del documentario di Walter Veltroni
Quando c’era Berlinguer: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul documentario di Walter Veltroni nei cinema italiani dal 27 marzo 2014.
Quando c’era Berlinguer: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul documentario di Walter Veltroni nei cinema italiani dal 27 marzo 2014.
Giovedì debutta nei cinema Quando c’era Berlinguer, il documentario di Walter Veltroni di cui oggi vi possiamo proporre alcune clip con estratti del film che includono uno stralcio dell’intervista al cantautore Jovanotti.
Chi era Enrico Berlinguer? Che traccia ha lasciato nella memoria collettiva a trent’anni dalla sua scomparsa, l’11 giugno del 1984, dopo il malore che lo aveva colpito durante l’ultimo, appassionato comizio? Chi era quell’uomo, salutato a Piazza San Giovanni da oltre un milione di persone?
Walter Veltroni ha ritrovato i luoghi della formazione di Berlinguer, le sue letture giovanili, le sue passioni. A cominciare dal mare della Sardegna, sua oasi di serenità. Ha usato il repertorio cercando le immagini meno conosciute e attingendo a quanto è stato prodotto, nell’immaginario, dalla sua figura, per costruire un racconto corretto storicamente, ma giocato sul filo lieve e persino dolce della memoria di quel tempo. Non solo del suo lavoro, ma dei passaggi storici che hanno accompagnato la sua politica.
Raccontare una delle figure politiche italiane più amate, l’unico leader comunista dell’Occidente che riuscì a far votare il suo partito da un cittadino su tre, è raccontare un decennio di storia italiana. E le mutazioni radicali che hanno accompagnato un tempo che si apre con la vittoria al referendum sul divorzio e si chiude, passando per la morte di Moro, con il comizio di Padova e con i funerali di San Giovanni, spartiacque di un’epoca.
NOTE DI WALTER VELTRONI
Il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer finisce una fase della storia italiana. Muore il Pci, che sarà chiamato di lì a poco a fare i conti con il crollo di quei regimi autoritari che proprio Berlinguer aveva messo a distanza dalla vicenda dei comunisti italiani. Muore ma non nel modo inglorioso in cui sono finiti tutti i partiti comunisti occidentali. Muore cercando di far nascere altro, cercando di costruire una sinistra riformista e di governo. Se ha potuto farlo, se non si è dissolto, è perché c’è stato Berlinguer.
Era un uomo timido, riservato, competente, onesto, coraggioso. Divenne segretario di un Partito, pur glorioso, che non aveva mai superato il 25% e lo portò, in quattro anni, ad essere votato da un italiano su tre. Impresse accelerazioni vertiginose alla sua comunità, fino a immaginare una collaborazione di governo con l’avversario di sempre: la Dc. Mutò radicalmente la posizione del Pci nei confronti dell’Urss, dei blocchi militari, dell’Europa.
Era convinto che, in quel tempo aspro di guerra fredda, un partito che si chiamava comunista avrebbe potuto diventare forza di governo solo attraverso un passaggio di legittimazione che presupponeva un accordo con la Dc. Un ponte verso una democrazia dell’alternanza.
Erano gli anni del terrorismo e delle stragi , per chi avesse nostalgia di quel tempo. Berlinguer sapeva che né i sovietici né gli americani vedevano di buon occhio la forza crescente del suo partito e aveva coscienza di quello che era accaduto in Cile quando un governo di sinistra era stato schiacciato da un sanguinoso golpe militare.
E così la carica di energia di cambiamento, l’attesa di una svolta si arenarono sulla spiaggia dove la balena bianca era da anni, in debito di ossigeno ma eterna.
E venne un terribile inverno, fatto di disperazione sociale e violenza politica. Un tempo di sangue e di odio. Che culminò con il rapimento di Aldo Moro.
Ciò che accadde in quel giorno , lo stesso in cui si varava il primo governo con il Pci nella maggioranza, forse fu la dimostrazione che Berlinguer aveva ragione a temere che la reazione a quella prospettiva sarebbe stata la più violenta e imprevedibile.
Ho voluto raccontare soprattutto i dieci anni che separano la magica notte del Maggio 74 in cui prevalsero i No nel referendum sul divorzio e quella sera in cui Berlinguer combatté con la morte sul palco del suo ultimo comizio. Due Italie diverse, separate dal rapimento e dalla uccisione di Moro.
Quando c’era Berlinguer – trailer e locandina del documentario di Walter Veltroni
BiM distribuzione il prossimo 27 marzo porterà nei cinema Quando c’era Berlinguer, il documentario diretto da Walter Veltroni in cui si racconta una delle figure politiche più importanti e note della poilitica italiana con interviste a Giorgio Napolitano, Richard Gardner, Alberto Menichelli (capo scorta), Emanuele Macaluso, Alberto Franceschini, Eugenio Scalfari.
Quando c’era Berlinguer è il racconto di una delle figure politiche italiane più amate, l’unico leader comunista dell’Occidente che riuscì a far votare il suo partito da un cittadino su tre. E’ il racconto di un decennio di storia italiana. È un modo per riannodare i fili della memoria, con la nostalgia di una politica fatta di passione sincera e di partecipazione popolare, per riflettere sull’eredità dell’esperienza di Berlinguer e su quegli anni cruciali di storia italiana.
Walter Veltroni oltre che noto esponente politico è giornalista e autore di diversi saggi, racconti e romanzi di narrativa tra cui La scoperta dell’alba, libro che nel 2013 è stato adattato per il grande schermo, diretto e interpretato da Susanna Nicchiarelli.
Tra le curiosità legate al cinema c’è anche il doppiaggio di un personaggio del film d’animazione della Disney “Chicken Little – Amici per le penne” (il sindaco Rino Tacchino), Veltroni ha devoluto il compenso ricevuto per il film in beneficenza.
La trama ufficiale del film:
Quando c’era Berlinguer non è una biografia completa, non è compito di un film. E’ il racconto del modo in cui l’opera di Berlinguer è stata vissuta da un ragazzo di allora che non veniva da una famiglia comunista ma che guardava con grande interesse e suggestione al lavoro coraggioso di un uomo che guidava un Partito Comunista verso approdi inimmaginabili in termini di novità politiche e culturali e di consenso popolare. E’ il racconto della solitudine di Berlinguer e dei suoi successi, in una chiave narrativa che ha cercato di saldare i ricordi personali dell’autore con i ricordi dei protagonisti del tempo.