Oscar 2014, miglior documentario: The Act of Killing, Cutie and the Boxer, Dirty Wars, The Square, 20 Feet from Stardom
Il prossimo 2 marzo saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2014. Scopri e vota con Cineblog tutti i candidati alla categoria Miglior documentario.
La Notte degli Oscar si avvicina e in attesa che il prossimo 2 marzo l’Academy annunci i vincitori dei Premi Oscar 2014, vi proponiamo un nuovo sondaggio sulle categorie in lizza.
Dopo avervi proposto i candidati per la miglior scenografia, costumi, trucco, fotografia, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora, canzone originale, effetti speciali. sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, montaggio, cortometraggio d’animazione, cortometraggio live-action, attrice non protagonista, attrice protagonista, attore non protagonista e attore protagonista, quest’oggi è il turno dei cinque nominati per il Miglior documentario.
Quest’anno in lizza per il miglior doc dell’anno troviamo The Act of Killing di Joshua Oppenheimer e Christine Cynn, Cutie and the Boxer di Zachary Heinzerling, Dirty Wars di Richard Rowley, The Square di Jehane Noujaim e 20 Feet from Stardom di Morgan Neville.
A seguire trovate il sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e a seguire video e info sui documentari candidati.
The Act of Killing
– I registi Joshua Oppenheimer e Christine Cynn hanno già co-diretto il documentario The Globalisation Tapes e per “The Act of Killing” sono stati supportati da un terzo filmmaker che ha preferito restare anonimo.
– Il film, uscito nei cinema italiani a ottobre 2013, è una co-produzione Danimarca/UK/Norvegia che ha già ricevuto un BAFTA.
La sinossi:
Anwar Congo e i suoi amici hanno danzato come cabarettisti durante un musical, hanno menato le mani come gangster in un film noir e galoppato nelle praterie urlando come cowboys. La loro incursione nel cinema è stata celebrata dai media e dibattuta in tv, anche se Anwar Congo e suoi amici sono assassini di massa.
Medan, Indonesia. Quando il governo dell’Indonesia fu rovesciato dai militari nel 1965, Anwar e i suoi amici furono promossi da piccoli gangster dediti al bagarinaggio di biglietti del cinema a leaders di squadroni della morte. In meno di un anno hanno aiutato i militari a uccidere più di un milione di presunti comunisti, membri della comunità cinese residente in Indonesia e diversi intellettuali. Come responsabile a capo dello squadrone della morte operante nella sua città di residenza, Anwar ha ucciso centinaia di persone con le proprie mani. Oggi Anwar è considerato uno dei padri fondatori della nazione e membro onorario di un’organizzazione paramilitare cresciuta come progenie degli squadroni della morte.
Questa organizzazione è diventata cosi potente che tra i suoi affiliati si contano addirittura ministri del governo, i suoi membri sono talmente temuti da potersi vantare con superbia di essere responsabili di corruzioni, intimidazioni e violenze. In The Act of killing Anwar e suoi amici hanno accettato di raccontarci la storia delle loro uccisioni. Tuttavia non si sono limitati a fornire testimonianze per il documentario. Hanno deciso di esser i protagonisti di un film che fosse quanto più possibile simile a quelli che hanno amato quando lavoravano come bigliettai al cinema. Abbiamo colto l’opportunità di raffigurare il momento in cui un regime fondato su crimini contro l’umanità e che mai è stato giudicato per tali nefandezze, faceva il suo ingresso intenzionale nella storia.
Abbiamo convinto Anwar e i suoi amici a sviluppare la storia del film secondo i loro gusti, adattandoli ai loro generi cinematografici preferiti: gangster, western e musical. Hanno scritto la sceneggiatura, hanno interpretato se stessi e hanno impersonato le loro vittime. Il loro lavoro di film?making ha viaggiato in parallelo con l’arco drammatico del film stesso. Il set è diventato lo spazio sicuro in cui abbiamo pressato Anwar e i suoi amici affinché iniziassero a capire che ciò che avevano fatto è sbagliato. Alcuni protagonisti hanno iniziato a pentirsi delle loro azioni. Altri avevano paura delle reazioni che il film avrebbe generato nell’opinione pubblica. I membri più giovani del gruppo Pancasila pensavano invece che il film, mostrando la terrificante violenza dei protagonisti, fosse un ottimo strumento per mantenere l’ordine e il potere. All’aumentare delle divergenze aumentava la tensione drammatica del film.
Le conseguenze più drammatiche le ha vissute Anwar. Il processo di realizzazione del film è diventato un viaggio catartico nel profondo delle sue emozioni inconsce, trasformatesi da arrogante orgoglio a, per la prima volta nella sua vita, profondo rimorso per le atrocità commesse.
The Act of Killing è la rappresentazione di una degenerazione. Da un immaginario morale ad una catastrofe morale
Cutie and the Boxer
– Il regista Zachary Heinzerling per questo documentario è stato premiato ai Directors Guild of America Awards e al Sundance Film Festival.
– La colonna sonora del film include diversi brani di Yasuaki Shimizu & Saxophonettes.
La sinossi:
Cutie and the Boxer è un documentario che racconta la storia d’amore unica tra Ushio e Noriko Shinohara, due artisti giapponesi sposati che vivono a New York. Legati da anni di tacito risentimento, delusioni e opportunità professionali perdute, sono bloccati in un rapporto d’amore e di dipendenza reciproca.
Il film inizia a Brooklyn dove la coppia fatica nel gestire un incipiente povertà. Esaminando la complicata storia di ogni artista, il film rivela le radici della loro relazione. Ushio Shinohara dopo aver raggiunto la notorietà nel Giappone del dopoguerra per i suoi quadri “Boxe” d’avanguardia, nel 1969 parte alla volta di New York in cerca di un riconoscimento internazionale. Tre anni dopo, all’età di 19 anni, Noriko lascia il Giappone per studiare arte a New York è resta affascinata da Ushio, tanto da abbandonare la sua istruzione e il sostegno dela sua ricca famiglia per diventare la moglie di un marito indisciplinato e, un anno dopo, la madre del loro unico figlio Alex.
I loro 40 anni di matrimonio hanno lasciato Ushio e Noriko in spazi distinti. A 80 anni Ushio continua a perseguire ossessivamente la pittura e la scultura e il successo di mezzo secolo prima. Reduce da una recente mostra in cui non ha venduto alcuna opera, è diventato sempre più disperato cercando di trasmettere la sua eredità negli ultimi anni della sua vita. Nel frattempo Noriko, 59 anni, si è finalmente messa in proprio. Con una rinnovata passione per l’arte si è cimentata nell’illustrazione con la sua serie “Cutie”, che visceralmente e umoristicamente raffigura il suo impegnativo passato con Ushio. Attraverso “Cutie” lei canalizza gli aspetti spiacevoli della sua vita in un corpo di dipinti e disegni immersi in un’esplosione di colori che rappresentano una donna di potere, sensualità e fantasia che agisce da contrappeso alla realtà di Ushio. Il film porta ad una mostra collettiva offerta ad entrambi gli artisti, che ha fornito a Noriko l’opportunità tanto attesa di mostrare il suo nuovo lavoro al pubblico. I due hanno lavorato insieme per preparare l’installazione.
Attraverso odierne scene di Cinema Vérité, immagini di repertorio e sequenze animate dei disegni di Noriko, il documentario ci porta a capire che le forti differenze nell’arte e nella personalità degli Shinohara sono la base per una simbiosi profonda e stimolante, radicata in uno spirito creativo vitale. Al suo interno Cutie and the Boxer è un film che rivela le verità universali dolorose sulla vita dell’artista e come il processo creativo si interseca con la realtà, l’identità e il matrimonio.
Dirty Wars
– Il regista Rick Rowley è alla sua prima candidatura all’Oscar e per questo documentario è stato già premiato al Sundance film Festival.
La sinossi:
Dirty Wars segue il giornalista investigativo Jeremy Scahill, autore del bestseller internazionale “Blackwater”, nel cuore delle guerre segrete americane, dall’Afghanistan allo Yemen, alla Somalia e oltre.
Parte thriller politico e parte detective story, Dirty Wars è un viaggio avvincente in una delle storie più importanti e sottovalutate del nostro tempo .
Quello che inizia come il rapporto di un raid notturno americano andato terribilmente storto in un angolo remoto dell’Afghanistan, si trasforma rapidamente in un’indagine globale del potete e segreto Joint Special Operations Command (JSOC).
Quando Scahill scava più in profondità nelle attività del JSOC, si ritrova in un mondo di operazioni segrete sconosciute al pubblico svolte in tutto il mondo da uomini che non esistono sulla carta e non dovranno mai comparire davanti al Congresso. In gergo militare, le squadre JSOC “trovano, sistemano e terminano” i loro obiettivi, che sono selezionati attraverso un processo segreto. Nessun obiettivo è off limits per la “Kill List”, inclusi cittadini statunitensi.
Coinvolto in storie e nelle vite delle persone che incontra lungo la strada, Scahill è costretto a confrontarsi con le dolorose conseguenze di una guerra fuori controllo, così come del suo ruolo di giornalista.
Nel film incontriamo due tipologie parallele di personaggi.
Agenti della CIA, operatori delle forze speciali, generali militari e signori della guerra sostenuti dagli USA e che popolano il lato oscuro delle guerre americane vengono ripresi e registrati, alcuni per la prima volta.
Possiamo inoltre vedere e sentire testimonianze direttamente dai sopravvissuti dei raid notturni e degli attacchi dei droni, compresa la famiglia del primo cittadino americano condannato all’eliminazione e ad essere braccato dal suo stesso governo.
Dirty Wars porta gli spettatori in angoli remoti del globo per scoprire guerre e i motivi per cui sono combattute, offrendo un dietro le quinte di un’indagine ad alto rischio che ha lasciato domande inquietanti circa la libertà e la democrazia, la guerra e la giustizia.
The Square
– La regista egiziana Jehane Noujaim per questo documentario ha già ricevuto da Amensty international un premio speciale al Festival di Berlino ed è stata premiata ai Directors Guild of America Awards.
– Il film, uscito nelle sale italiane il 20 febbraio 2014, è stato il primo progetto finanziato grazie al sito Kickstarter ad essere candidato all’Oscar.
La sinossi:
La rivoluzione egiziana è stata una continua montagna russa per tutti gli ultimi due anni e mezzo. Attraverso i notiziari si è potuto cogliere solo di sfuggita le battaglie più sanguinose, un’elezione, o un milione di uomini in marcia. All’inizio del luglio 2013 si è assistito alla deposizione del secondo presidente nell’arco di tre anni.
The Square (la piazza), è un’esperienza immersiva che trascina lo spettatore al fondo dell’intenso dramma emotivo e delle storie di molte persone che sono state al centro delle notizie. E’ la storia ispiratrice di giovani cittadini che rivendicano i propri diritti, sfidando forze di ogni tipo, in una lotta per creare una società più giusta. Dai colorati sit-in di protesta agli scontri con la polizia, l’occhio silenzioso di Jehane Noujaim segue infatti cinque protagonisti mentre a loro volta testimoniano, videocamera alla mano, le utopie e le atrocità di Piazza Tahrir.
20 Feet from Stardom
– Il regista Morgan Neville, alla sua prima candidatura all’Oscar, ha già ricevuto un premio per il miglior montaggio dall’American Cinema Editors e un premio per il miglior documentario agli Image Awards.
La sinossi:
In milioni conoscono le loro voci, ma nessuno conosce i loro nomi Nel suo nuovo avvincente film 20 Feet from Stardom, il pluripremiato regista Morgan Neville punta i riflettori sulla storia vera dei coristi che si celano dietro alcune delle più grandi leggende della musica del 21° secolo. Trionfante e struggente in egual misura, il film è sia un omaggio alle voci non celebrate che hanno dato forma e stile alla musica popolare sia una riflessione sui conflitti, i sacrifici e le ricompense di una carriera trascorsa in armonia con gli altri.
Questi artisti di talento si possono ascoltare su una vasta gamma di stili, generi ed epoche della musica popolare, ma ognuno ha una storia dal fascino unico e personale da condividere su una vita trascorsa all’ombra di superstar. Insieme con rari filmati d’archivio e una colonna sonora senza pari, 20 Feet from Stardom vanta colloqui intimi con Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Mick Jagger e Sting per citarne solo alcuni. Tuttavia questi nomi di fama mondiale per una volta restano in secondo piano rispetto alle diverse serie di coristi le cui vite e storie nel film sono al centro della scena.