Paolo Sorrentino: La Grande Bellezza, eccellenze italiane, crisi, politica e Berlusconi
Il regista de La grande bellezza a L’uomo Vogue, parla del film, delle eccellenze italiane, della crisi, della politica e di Berlusconi.
Superando ogni pronostico, e a quanto pare anche qualche incertezza dello stesso Sorrentino, La Grande Bellezza è il miglior film straniero della settantunesima edizione dei Golden Globe.
Un trionfo che fa eco agli European Film Awards, è già in nomination per i Bafta e i Goya, aspettando quelle degli Oscar 2014, che saranno annunciate giovedì 16 gennaio.
Un progetto, ancor prima della vittoria, al quale L’Uomo Vogue dedica un’intervista nel numero di gennaio 2014, insieme alla copertina, dove il regista italiano è fotografato da Pierpaolo Ferrari, in completo sartoriale made in Italy.
Una delle tante eccellenze che per Sorrentino hanno i numeri per salvare l’Italia dalla crisi, anche se il paese non riesce a capitalizzare questa eccellenza
«Le eccellenze italiane gli italiani fanno di tutto per distruggerle. Tollerano quelle del passato, non quelle del presente. Ridimensionano. Non essendo noi eccellenti, non riconosciamo chi lo è. Giusto per fare un nome, Armani è un uomo molto bersagliato. “In fin dei conti cosa fa?”, sentiamo dire»
L’eccellenza della maggioranza silenziosa, non solo di nomi altisonanti come Armani (anche se lui lo indossa volentieri), per un uomo che detesta chi spara a zero contro l’Italia appena se ne allontana, viaggia spesso, ma e in fondo non ha mai contemplato l’idea di lasciarla.
«Eccellente è la maggioranza silenziosa di chi fa il proprio lavoro in maniera onesta, intelligente, originale. È più congeniale farla fuori: il paese non riesce a capitalizzare questa eccellenza. Ma è da qui che verrà la salvezza, da qui la riscossa».
Questa è in sintesi l’opinione del regista del film che lancia un messaggio a chi non crede nell’eccellenza. Nell’intervista che potete leggere per intero sul numero di gennaio del mensile Condé Nast, Sorrentino spende qualche parola anche per la politica del Bel Paese, una palude, ma anche un ottimo osservatorio antropologico di ‘casi’ interessanti
«La nostra politica è utile non per il benessere, ma come luogo emblematico di osservazione di tipi umani. Il cialtrone disonesto è decisamente interessante, pur non coincidendo con l’interesse del Paese».
Quando però si fa esplicito riferimento a Berlusconi, il discorso si sposta su sfaccettature complesse da maneggiare con cura
«Berlusconi è talmente interessante che faccio fatica ad avvicinarmici. Ha un tasso di complessità e di imprevedibilità che richiederebbe anni di lavoro. Forse la Roma de La grande bellezza è una prima, timida tappa di avvicinamento. Sarebbe bellissimo pensare a un approccio diretto alla faccenda. Occorrerebbe una riflessione accurata, mai pensato di ridurlo a un fenomeno da baraccone. È sfaccettato e complesso più di chiunque altro. Da maneggiare con cura».
Continuando a pare di eccellenze, in odore di trionfi, anche Carlo Rossella e Giampaolo Letta, rispettivamente presidente e vice presidente e amministratore delegato di Medusa Film, non hanno tardato a spezzare una lancia per il ruolo produttivo svolto da Medusa Film e del Gruppo Mediaset
“Il ruolo produttivo di Medusa Film e del Gruppo Mediaset si rivela ancora una volta determinante per la forza e per l’immagine del cinema italiano nel mondo, nel rispetto delle sue migliori tradizioni e nella sua più spiccata valenza espressiva e culturale, specie riflettendo sul fatto che l’Italia non si affermava al Golden Globe dal 1990, l’anno d’oro di Nuovo Cinema Paradiso. Naturalmente il maggior merito di tutto questo va alla genialità e al talento creativo di Paolo Sorrentino, un autore col quale Medusa e il Gruppo Mediaset condividono da oltre un decennio crescita, successi e intuizioni seduttive, altra indicazione di un cammino felicemente intrapreso nel segno della più costruttiva interpretazione di tendenza cinematografica. Fondamentale, allo stesso modo, il contributo di una nuova schiera di produttori come la Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, rappresentanti anche loro di una generazione di autori dalla quale lo stesso Sorrentino sta diventando simbolo”.