The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Diamo un’occhiata alle recensioni dei critici Americani e Italiani sul film “The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca” diretto da Lee Daniels
Avete visto The Butler? Vi è piaciuto? Dopo aver letto la nostra recensione, ecco le critiche Americane e Italiane. Su Rotten, mentre scrivo, il film ha il 72% di recensioni positive. The Butler è diretto da Lee Daniels e vede nel cast Forest Whitaker, David Banner, Michael Rainey Jr., LaJessie Smith, Mariah Carey, Alex Pettyfer, Vanessa Redgrave, Aml Ameen.
Trevor Johnston – Time Out: il film si rivela un affare decente, significativo, ma un po’ noioso.
David Denby – New Yorker: Un intrattenimento didattico ma irresistibile…
James Berardinelli – ReelViews: Forest Whitaker impregna la sua parte con immensa dignità.
Peter Rainer – Christian Science Monitor: Oprah Winfrey è brava e dimostra ancora una volta che è un’attrice e non solo una celebrità che interpreta un’attrice.
Lisa Kennedy – Denver Post: Una lezione di storia di violenza e resistenza. Un viaggio sentimentale.
Tom Long – Detroit News: “The Butler” mescola grandi temi e grandi persone e la vera vita umana con grazia sorprendente.
Richard Roeper – Richard Roeper.com: Forest Whitaker regala la performance della sua carriera.
Ben Sachs – Chicago Reader: Il film è un pasticcio, ma unico e provocatorio.
Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: “The Butler” è una bella idea per un film, ma ha una sceneggiatura per lo più sciocca.
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: la Fiction si fonde con la realtà, e, infine, vola.
Joe Neumaier – New York Daily News: Un film pieno di cuore.
Kristin Tillotson – Minneapolis Star Tribune: “The Butler” è nobile, struggente, storicamente importante.
Joe Williams – St. Louis Post-Dispatch: Il mash-up forzato di “Forrest Gump” e “Quel che resta del giorno” lascia dell’olio sul tappeto ma Forest Whitaker è lì per ripulirlo.
Michael Phillips – Chicago Tribune: Come l’America stessa, il film è un groviglio stimolante.
Laremy Legel – Film.com: Pieno di verità diluito dalla mancanza di messa a fuoco.
Peter Howell – Toronto Star: Il film a volte rischia il collasso, ma non lascia mai dimenticare la ricerca di totalità nel cuore della storia.
Jocelyn Noveck – Associated Press: Daniels e compagnia non hanno fatto un capolavoro, ma è un film che si dovrebbe vedere.
Todd McCarthy – Hollywood Reporter: sempre coinvolgente, spesso divertente e certamente mai noioso.
Scott Foundas – Variety: Forest Whitaker sembra catturare l’essenza di un uomo che ha trascorso tutta la sua vita cercando di non essere visto.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Il film di Daniels con Whitaker è un impeccabile riassunto di storia, prolungato e didascalico, servito coi guanti: non diventa mai passione.
Francesco Alò – Il Messaggero: Sarà un cinema con la mano pesante, sarà una pellicola così netta da risultare scontata, ma il racconto procede che è una meraviglia, l’emozione è forte e il dramma lascia spesso spazio alla commedia.
Alberto Crespi – l’Unità: E’ chiaro l’intento di Daniels: comporre un apologo sulla presenza “sommersa” degli afroamericani nella storia d’America. Peccato che gli strumenti narrativi siano più vicini al polpettone tv stile Radici, che al grande cinema; e che le caratterizzazioni tendano allo stereotipo, piuttosto che al ritratto. Una bella occasione mancata.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) il regista nero Lee Daniels non intendeva realizzare un biopic, quanto rievocare, attraverso un emblematico percorso la vita, le tappe della travagliata lotta per i diritti civili degli americani di colore. (…) l’importanza della tematica e l’interiorizzata interpretazione di Forest Whitaker – un Cecil che a dispetto di non essersi mai ribellato al suo ruolo di «servitore» dei bianchi emerge figura di grande dignità e spessore morale – risultano vincenti; e il film commuove e coinvolge. Buono il resto del cast con una convincente Oprah Winfrey nei panni di moglie di Cecil; mentre fra i cammei presidenziali, si distingue l’impeccabile Nancy Reagan della (ex?) leftist Jane Fonda.
Roberto Escobar – L’espresso: (…) A loro modo, forse Daniels, Strong e Haygood condividono la prospettiva un tempo imposta al piccolo Cecil. Gli uomini di cinema prudenti sanno che conviene guardare e mostrare il mondo come il mondo preferisce essere guardato e mostrato, senza creare problemi.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Scientificamente confezionato per il genere “film da Oscar” (anche se i Golden Globe lo hanno snobbato): argomento ambizioso, stile classicheggiante, grandi personaggi e grandi attori. Non diremo opportunistico; ma almeno “programmatico”, sì. Però gli eventi storici (…) sono sbrigativamente liquidati in dieci minuti, o meno. Funziona meglio l’idea di riassumere la lotta per i “civil rights” nel rapporto padre-figlio; anche se ciò comporta, di default, una drastica semplificazione. Ma se il ridimensionamento politico era (quasi) inevitabile, il finale paternalistico e unanimista (…) è troppo didascalico per non risultare un po’ irritante.