Tutto sua madre – trailer italiano della commedia francese premiata a Cannes
Tutto sua madre: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sulla commedia che uscirà in Italia il 23 gennaio 2014.
Tutto sua madre: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sulla commedia che uscirà in Italia il 23 gennaio 2014.
Disponibile un trailer italiano di Tutto sua madre, commedia francese campione d’incassi in patria (7 milioni di euro in due settimane di programmazione), tratta da una piece teatrale adattata per il grande schermo, diretta e interpretata da Guillaume Gallienne.
Il regista parla del film e del suo personaggio:
Nell’ostinazione a essere prima una donna, poi un omosessuale, e corrispondere a ciò che ci si aspetta da lui, il mio personaggio si trova a vivere situazioni delicate ma anche molto divertenti. Esploro, in questo modo, il paradosso della narrazione attiva del percorso di un uomo passivo, etichettato in qualche modo solo per questa ragione. Nello spazio scenico che fa avvicinare Guillaume a una nuova tappa di uomo e attore, volevo fare un film che fosse in grado di coinvolgere senza sosta, evocando i momenti forti e gli episodi deliranti di questa sua ricerca identitaria. Al crescendo umoristico si aggiunge la dimensione più intima: la natura toccante di questa relazione particolare che lega Guillaume a sua madre. D’altronde, se nella pièce incarnavo tutti i ruoli, nel film sono solo Guillaume…E Mamma. È normale, ho recitato la parte per quindici anni, e continuo a farlo ancora oggi, a quarant’anni. Questo dimostra che, in fondo, non risolviamo mai davvero i nostri problemi, ma li trasformiamo ogni giorno. E poi, ho tanta voglia di confrontare questo duo con altri attori. Ho voglia di farmi contaminare dalle loro proposte; cercare, al tempo stesso, la ‘giustezza’ e una presenza comica originale, ponendo tutto questo di fronte a me in modo forse improbabile, ma perfettamente consapevole. I segni formali che distinguevano i personaggi a teatro si arricchiscono di altre transizioni, esprimendo sempre humour, ma portando anche una più complessa umanità. È inquietante vedermi in scena nei miei panni e poi, improvvisamente, ritrovarmi in quelli di mia madre, in un ambiente familiare, in un’emozione reale, per raccontare proprio a lei il mio smarrimento di donna. Sarebbe stato frustrante far sopravvivere LES GARÇONS ET GUILLAUME, A TABLE! solo sotto forma di pièce, perché l’ho sempre immaginato come un film. Bisogna poter guardare Mamma da vicino per capire ciò che l’anima. Per sentirla in modo ancora più profondo. E lasciare che il sorriso si confonda nell’osservazione dei dettagli che apparivano invisibili nella mera e semplice presenza scenica. È bellissima questa capacità del cinema di indugiare sulla fragilità di uno sguardo, sullo spazio irrisolto di un gesto, sull’incongruità di un’espressione. Aggiungere, al ritmo preciso della commedia, la ricchezza delle emozioni umane attraverso la grazia delle parole, dei corpi, di quello che si riesce a cogliere di essi. Grazie al cinema, potrò rendere a mia madre la dolcezza che non riuscivo a darle a teatro. Questo film è come un movimento che deborda e che si amplifica, un desiderio che si comunica ad altri attori, ad altri tecnici, e ribolle dalla voglia di accompagnare questa trasformazione infondendovi il proprio “tocco”, perché assieme si possa accendere un fuoco, come una volta Guillaume ha pensato di poter fare ballando la Sevillana come “una ragazza”…No, non si tratta di coppie che si separano nei caffè parigini. Guillaume vive vere avventure, qui e altrove. Avventure che forgiano un destino, in mancanza di una sessualità. Correndo dalla tragedia alla commedia, dalla camera a qualsiasi universo esterno, Guillaume ritrova l’innocenza lontana di personaggi come quelli con cui Jack Lemmon si è divertito con Billy Wilder. Anche se Jack Lemmon non ha mai interpretato il ruolo di Sissi…Cito questi maestri perché, in fondo, immagino una bella commedia classica. Ritrovare la finezza dei toni che caratterizza il mio ambiente di nascita, utilizzando con entusiasmo gli artifici del cinema, per giocare a esacerbare quello che avrebbe potuto essere esacerbante,
ma forma in realtà lo spettacolo complice del mio divenire.
A seguire trovate il trailer italiano e una sinossi ufficiale, mentre se volete approfondire è anche disponibile una recensione in anteprima del film.
La trama del film:
Guillaume fin da bambino viene considerato da tutti diverso da come è. “Il primo ricordo che ho di mia madre risale a quando avevo circa cinque anni. Chiamò me e i miei fratelli per cena e disse Ragazzi e Guillaume a tavola! L’ultima volta che le ho parlato al telefono mi ha detto Ti abbraccio mia cara. ” È chiaro che da queste due frasi ci sia un malinteso con tutti, e soprattutto con sua madre, che dura da circa trenta anni finché incontra quella che diventerà la seconda donna più importante della sua vita.
Tutto sua madre – trailer e locandina del film francese premiato a Cannes 2013
Dopo la vittoria a Cannes 2013 nella sezione “Quinzaine des réalisateurs” e i 7 milioni di euro incassati in patria nelle sole prime due settimane di programmazione, arriva il prossimo 23 gennaio nei cinema italiani la commedia francese Tutto sua madre (Les Garçons et Guillaume, à table!).
Il film scritto e diretto da Guillaume Gallienne è interpretato da quest’ultimo con André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger, Reda Kateb, Gotz Otto, Brigitte Catillon, Carole Brenner, Charlie Anson, Yvon Back, Renaud Cestre, Oscar Copp e Pierre Derenne.
Guillaume, fin da bambino, viene considerato da tutti diverso da com’è. Il primo ricordo che ho di mia madre risale a quando avevo circa cinque anni. Chiamò me e i miei fratelli per cena e disse “Ragazzi e Guillaume, a tavola!”. L’ultima volta che le ho parlato al telefono, mi ha detto “Ti abbraccio, mia cara”. È chiaro da queste due frasi che ci sia un malinteso con tutti e soprattutto con sua madre che dura circa trent’anni, finché incontra quella che diventerà la seconda donna più importante della sua vita.
Il regista Guillaume Gallienne parla del suo film:
Per fare un bel film, pare che ci vogliano una donna e una pistola. Beh, in questo film c’è un uomo che fa la donna e la pistola… in realtà è una coperta. Dicono anche che per fare un film sia necessario parlare di cose che si conoscono. E io conosco un uomo, che con una coperta addosso, può diventare una donna bellissima. Che ne dici, mamma?”
Tutto sua madre diventa un film dopo essere stato una pièce teatrale, e sinceramente, stando alle risate che ho sentito in sala, e vista la gente che voleva entrare nel mio camerino a fine spettacolo – credo che sia anche piaciuta abbastanza. – Cosa, cosa? Un adattamento? Ma sei pazzo? Facevi tu tutti i ruoli, non puoi fare mica così al cinema! Hai presente dove si è ritrovato Eddy Murphy per questa megalomania? Volevo fare questo film perché ha una grande ricchezza emotiva e comica, tutto qui. Volevo riuscire a osservare me stesso e il mio percorso borghese con uno sguardo fantasioso, ludico, sensibile e condividere l’eleganza e l’inverosimile enormità di questo cambiamento. Come sono diventato attore, diventando mia madre per poi riuscire a diventare me stesso…Se questo non è un buon biglietto da visita per un film!
Al cinema, è chiaro, bisogna avere un genere. Ebbene Tutto sua madre è un film che affronta proprio questo argomento: il genere. Il mio genere, su cui tutti si sono sentiti in diritto di farsi tante domande e io per primo. Domande trasformate in scene colorate, che ho avuto voglia di riprendere giorno dopo giorno, proprio mentre le interpretavo. Una specie di coming out al contrario da cui emerge molto più che un’epifania di normalità. Il film, è chiaro, non parla di una verità in assoluto, ma certamente della mia verità. È la mia storia. La storia soggettiva di un attore. Alla ricerca delle emozioni che l’hanno plasmato. D’altronde, visto che si parla sempre della sincerità degli attori, anche dei più falsi, chi può essere più sincero di un attore che racconta in modo così intimo com’è diventato attore? Senza considerare che questa ricerca di realizzazione personale si sarebbe potuta trasformare in tragedia. Ma – per fortuna – grazie al gioco, questa ricerca è diventata comica, e un po’ surrealista – aggiungerei. Un surrealismo che mi fa passare da un’età all’altra, da un sesso all’altro, da una scenografia all’altra, con un solo imperativo: andare fino in fondo ed essere creduto. Per raccontare come, tra illusioni e disillusioni, sono arrivato fin qui. Con il piacere cinematografico di trasformare in un attimo la scena in altrettanti luoghi in cui si sono svolti gli episodi più importanti di questa odissea personale. È questa la gioia, la magia del cinema: penso a una persona, a un luogo, a un momento particolare, ed ecco che il mio personaggio, in un attimo, sta già osservando la scena, vive le sue debolezze e ne ride. È la mia memoria che parla, è la mia emozione che ne colora la rilettura. E a seconda che si tratti di un momento felice o angosciante, le scenografie, le luci e i costumi si riempiono di eccessi o diventano appena accennate, costruendo il mondo di Guillaume. Vengo da una borghesia fortunata, barocca, originale, cosmopolita e codificata, al di sopra di ogni cosa, anche dalla grossolanità. Un ambiente dove, anche di fronte a sentimenti molto intensi, l’importante è non lamentarsi mai. E quindi, sicuramente, serve la bellezza, ma anche una certa acutezza per dipingerla nella sua crudeltà e nella sua crudezza. Per riderne, emozionandosi con delicatezza e senza compiacimento.
Il progetto estetico del film illumina la pièce di un umorismo ancora più pungente. A fare da contrappeso, alcuni effetti visivi che drammatizzano con grande forza tutto ciò che avviene nella testa di Guillaume, lasciando a uno sguardo, a un gesto o a una parola, il compito di scatenare la risata. Bisogna ammetterlo: in questa storia, niente accade come ci si aspetterebbe. Rimbalzato senza sosta dal sogno all’incubo, il mio personaggio non molla mai la presa, rinasce ogni volta, senza alcuna distanza da ciò che vive. Subisce stoicamente delle cose impossibili, e le racconta in modo ingenuo, senza tuttavia concedersi il tempo di impietosirsi o analizzare le proprie delusioni. È sicuramente divertente da vedere. Non sempre – anzi, molto raramente – da vivere. Eppure, non può essere niente di grave, se sono qui a raccontarlo. Sullo schermo volevo creare una commedia ritmata, in cui i dialoghi si fondessero l’uno nell’altro, in cui le situazioni fossero concatenate e accelerate, per poi ripiombare nella mia storia personale, malgrado il timore, e scioglierne le fila proprio sotto gli occhi degli altri. Con una sincerità disarmante, che a volte può commuovere. Lo so, me l’hanno detto, è inutile nascondersi, sono reazioni assolutamente umane. Ognuno di noi, in fondo, prova un sentimento di empatia, quella capacità di identificarsi con l’altro che rivoluziona il funzionamento delle ghiandole lacrimali. Una vera dichiarazione d’amore alle donne e, in modo particolare, a mia madre. Quando ero piccolo, mia madre ci chiamava dicendo: “I maschi e Guillaume”. Quel “e” mi ha fatto credere che per restare unico agli occhi di questa madre, certamente non tenera ma straordinaria, e per distinguermi da quella massa anonima che erano i maschi, non dovevo assolutamente diventare uno di loro. Ho fatto di tutto per essere una donna… E quale modello migliore di mia madre? Così ho cominciato a giocare, a imitarla. A poco a poco, ho assunto la sua voce, i suoi gesti, le sue espressioni. Non sono diventato effeminato, ma femminile, mi sono appropriato di lei. E in seguito, di tutti i personaggi femminili che mi attiravano. È il mio modo di amare le donne, di dimenticare me stesso e di lasciarmi affascinare. E quindi, per forza di cose, mi hanno attaccato un’etichetta addosso, della quale mi sono circondato voluttuosamente per anni, prendendomi il rischio di esplorarne tutte le sfumature. Fino ad abbandonarla, infine, e distaccarmene quanto basta per raccontarmi. Filmarmi. Filmare le donne. Far ridere. Il tempo comico, nei modelli di riferimento migliori, si basa sullo stato di stupore dell’eroe. Il modo in cui incassa i colpi, il modo in cui reagisce, spesso, in maniera spropositata, senza vedere i proprio errori.