The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese è già da record – ma per il numero di parolacce
Mai sentiti così tanti ‘fuck’ in un unico film. Con The Wolf of Wall Street Martin Scorsese si è superato
C’è chi l’ha esaltato ma anche chi l’ha pesantemente stroncato. “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese ha diviso la critica a stelle e strisce, come spesso fatto nei 40 anni di carriera dal leggendario regista newyorkese, puntando comunque agli Oscar. Nominato ai PGA 2014, il titolo Paramount potrebbe fare incetta di candidature in casa Academy. Nell’attesa dopo 8 giorni di programmazione sono ‘piovuti’ 47,269,000 dollari sul suolo americano, dopo esserne costati 100.
Polemiche o meno, il Lupo di Wall Street ha già fatto storia, e non solo per la durata di 3 ore. Mai un film di Scorsese era infatti durato tanto. Secondo Wikipedia, e qui cade il ‘record’ numero 2, nella pellicola viene usata per 506 volte la parola ‘fuck’. Questo significa che ogni 60 secondi 3 ‘fuck’ inonderebbero lo schermo. Stracciato il precedente primato, per 14 anni in mano a S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York di Spike Lee, nel 1999 arrivato ai 435 ‘vaffa’ totali.
Scorsese ha quindi superato se stesso. Con Casino i ‘fuck’ furono infatti 422, mentre con Quei Bravi Ragazzi ‘solo’ 300. Contraddistinto da coca, alcool ed orge, The Wolf of Wall Street uscirà nei cinema d’Italia il prossimo 23 gennaio. Protagonisti al fianco di un Leonardo DiCaprio mattatore Jonah Hill, Matthew McConaughey, Jon Bernthal, Cristin Milioti, Margot Robbie, Spike Jonze, Jean Dujardin, Ethan Suplee, Jon Favreau, Rob Reiner, Kyle Chandler, Shea Whigham, Ben Leasure, Michael Jefferson, Chris Riggi, Joanna Lumley, J.C. MacKenzie, Christine Ebersole e Matthew Rauch.
Tratto dall’omonimo libro autobiografico di Jordan Belfort, The Wolf of Wall Street racconterà questa storia:
‘Negli anni ’90 Jordan Belfort ha guadagnato più soldi di quanti riuscisse a spenderne nelle sue leggendarie notti piene di coca, eccessi e squillo di lusso; più di quanti avesse mai osato sognarne ai tempi in cui vendeva carne e pesce nel Queens. Perché a Wall Street, cuore tachicardico della finanza mondiale, niente è impossibile, se sei giovane e affamato abbastanza. E nessuno ha più fame di Belfort, arruolato come semplice telefonista dalla società di brokeraggio LF Rothschild e subito contagiato dalla selvaggia ambizione dei giovani broker che “puzzano di successo lontano un miglio”. Geniale e spericolato, Belfort impara in un lampo l’ambigua arte di spostare mucchi di soldi e felicità, e giunge, nel giro di pochi anni, a fondare la sua società, la potentissima Stratton Oakmont, la “Disneyland dei broker”, dove il denaro si moltiplica senza controllo. Ma non bastano otto Ferrari, la villa più grande degli Hamptons, una moglie trofeo, l’elicottero personale pilotato in stato di ebbrezza, per farti padrone del mondo o, se è per questo, della tua vita. Dipendente da ventidue sostanze diverse, dalle orge, e dal vizio implacabile della grandezza, Belfort si prepara a una caduta più spettacolare persino della sua formidabile ascesa’.
Fonte: Variety