The Irishman di Martin Scorsese nei cinema d’Italia dal 4 al 6 novembre
3 giorni al cinema prima di vederlo su Netflix. Arriva The Irishman di Martin Scorsese.
La pellicola Netflix, osannata dalla stampa americana, uscirà per 3 giorni, dal 4 al 6 novembre, prima di sbarcare sulla piattaforma streaming il 27 novembre. Interpretato da e Robert De Niro e Al Pacino, rispettivamente nei ruoli di Frank Sheeran e Jimmy Hoffa, Joe Pesci e Harvey Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin e Stephen Graham, il film è tratto dal libro di Charles Brandt “L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa” (Fazi Editore), mentre la sceneggiatura è firmata da Steven Zaillian, che aveva già collaborato con Scorsese in Gangs of New York.
Con il suo nuovo film il maestro statunitense, autore di una straordinaria serie di capolavori, porta sul grande schermo un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra: la storia è raccontata attraverso gli occhi di Frank Sheeran, veterano della Seconda Guerra Mondiale, imbroglione e sicario che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del XX secolo. The Irishman racconta, nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia statunitense, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.
Anche Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia che ha provato fino all’ultimo a portare The Irishman al Lido, si è sperticato in complimenti, dopo aver visto il film al Festival Lumière di Lione.
Un capolavoro. Superati i primi momenti di spaesamenti e disagio – dovuti al fatto che si fa fatica a capire dove voglia arrivare Scorsese con il film, ma anche all’effetto ‘facce di gomma’ creato dagli effetti di ringiovanimento di De Niro Pacino e Pesci – ci si abitua in fretta e si entra progressivamente in questa incredibile storia di impiegati del crimine, dove è assente non solo ogni prospettiva etica ma anche l’epica del Male dei film precedenti sulla mafia. Rimane solo la routine del crimine e la banalità quotidiana del male di arendtiana memoria, sino a un’ultima parte di impressionante e lancinante ed epica (questa sì) solitudine e tristezza. Un film senile, prostatico, mortale, privo di consolazione, redenzione e conforto. Un grandissimo palcoscenico dove i tre attori giganteggiano, fra uno stuolo di comparse tutte perfette. Un’emozione incredibile. Il film ‘definitivo’ (in senso kubrickiano) sulla mafia americana.
Fonte: EDuesse