Marcello D’Orta è morto, addio allo scrittore di “Io speriamo che me la cavo”
In seguito al folgorante successo del primo bestseller, il “Maestro D’Orta” ha scritto oltre venti opere letterarie, in gran parte dedicate ai bambini partenopei, anche solo dal primo libro è stato ricavato un film.
Per chi era un ragazzino nel 1990, Io speriamo che me la cavo fu un caso letterario, che venne addirittura paragonato all’impatto di De Amicis alla fine dell’800. Il suo autore era un maestro napoletano, Marcello D’Orta, all’epoca un esordiente estenuato dalla surreale vita scolastica nella provincia napoletana. D’Orta è morto ieri, a sessantanni esatti, nella sua Napoli, dopo aver combattuto per oltre tre anni contro una grave malattia, della quale incolpava la camorra e i rifiuti.
Il suo primo libro (cui seguirono altre decine di opere più o meno fortunate), divenne immediatamente un best seller, uno spaccato della Campania inedito, per l’epoca, e dal quale venne tratto l’omonimo film diretto da Lina Wertmuller, con un indimenticabile Paolo Villaggio a interpretare Marco Tullio Sperelli, alter ego del maestro D’Orta. Un diario di vita tenero e divertente, dove è sicuramente il maestro che impara lezioni di vita dai suoi giovani ma scafati alunni. Giusto per rimanere in tema, le riprese non si poterono fare a Napoli, visto che alla produzione fu chiesto un “contributo” un po’ troppo esoso, per cui si decise di spostarsi verso la Puglia e altre location.
Dopo il grande successo dell’esordio, D’Orta proseguì sul tema, con Dio ci ha creato gratis, altra raccolta di pensieri dei bambini di Arzano, da cui fu tratta l’omonima miniserie Tv con protagonista Leo Gullotta. Da lì seguirono altre divertenti raccolte di questi temi infantili ma tremendamente adulti e a D’Orta bisogna dare il merito di aver dato per primo voce a una realtà all’epoca sconosciuta e che solo nei decenni successivi sarebbe stata portata alla ribalta con tematiche ben più scottanti.